13
Cosa sei disposto a sacrificare per ciò in cui credi?
(Malekith)
Il sibilo della porta della cella che si apriva fece riprendere lentamente conoscenza a Rey che, prima che se ne accorgesse, fu sollevata di peso, tirata su per un braccio. Le gambe stentarono a rimanere in equilibrio, ma si sforzò comunque di dimenarsi dalla presa, ritrovandosi però un blaster puntato dritto sulla sua tempia. Senza volerlo, un brivido gelido la percorse, immobilizzandola fino a quando il soldato dall'armatura bianca la spinse a fare un passo avanti, conducendola nel corridoio che percorreva l'area di detenzione.
Il "tack" continuo degli stivali che battevano dietro di lei ad ogni passo la facevano innervosire. Un metro dopo l'altro oltrepassarono alcune celle, fino ad un ascensore, dove un'altra guardia la attendeva. Fu spintonata in malo modo all'interno e si dovette trattenere dal voltarsi e tirare un pugno al soldato che, purtroppo, continuava a puntarle il blaster contro. Tenne la testa china, ma quando l'unica via d'uscita di quello piccolo spazio si chiuse uno sguardo soddisfatto le comparve sul volto mentre, nel silenzio, il pavimento tremò.
Un lieve sussulto e le guardie si ritrovarono immobilizzate, sospese di poco da terra, per poi essere lasciate andare e cadere incoscienti ai lati di Rey.
Non aveva pensato, era stato piú un impulso che non aveva potuto trattenere, ma non ebbe il tempo di restare a riflettere: non appena l'ascensore si fermò si precipitò fuori, percorrendo a passo veloce il corridoio di fronte a lei.
Osservò ogni particolare, non sapeva dove si trovava, ma riconobbe quella che doveva essere una postazione di controllo, stranamente deserta.
Trafficò alcuni minuti con la console e riuscì a capire che si trovava due ponti sotto l'hangar principale, non era troppo distante, ma neanche troppo vicina. Si allontanò di due passi dalla postazione e riiniziò a percorrere i corridoi alla ricerca di un preciso elemento: un passaggio d'emergenza. Erano degli stretti condotti che percorrevano come capillari ogni tipo di nave di dimensioni considerevoli, avevano la semplice funzione di costituire una via di fuga rapida in caso di necessità.
Dopo minuti che sembrarono ore mise un piede al centro di un incrocio, indecisa dove andare, si fermò ed espirò. Da quant'era che girava per quei corridoi? Perchè c'era quel costante silenzio che la faceva sentire schiacciata ad ogni respiro? Avvertendo un senso di ansia pervaderla, senza rendersene conto riprese a camminare ancora più velocemente, andando verso il corridoio di destra, sentiva qualcosa, una sensazione instabile e strana che la attirava.
Più andava avanti e più il respiro si faceva pesante, le pulsazioni del cuore le rimbombavano nella mente.
Smise di correre di colpo, prendendosi due secondi per riprendere fiato e appoggiandosi ad una parete. Improvvisamente le giunse un rumore di passi, si diffuse come un'eco attorno a lei, fece appena in tempo ad appiattirsi contro una paratia prima che un gruppo di tre stormtrooper comparisse da dietro l'angolo, superandola. Stavano scortando una prigioniera, Rey la seguì con lo sguardo, osservandola e riconoscendo quasi subito un'uniforme da pilota: era della Resistenza. Contando che solitamente i prigionieri vengono portati ad essere interrogati o alle celle dopo esser stati catturati, quindi dopo aver sequestrato la loro nave, loro dovevano provenire dall'hangar. Ora sapeva dove dirigersi, ma non poteva lasciare quella ragazza lì, era contro ogni suo principio morale. Appena sentì i passi più distanti iniziò a seguirli, fino ad una porta di sicurezza, dove le guardie si fermarono per una conferma del codice di blocco. Rey evitò di sporgersi troppo, ma vide comunque chiaramente che la prigioniera stava muovendo troppo le dita vicino alla chiusura delle menette elettroniche. Una piccola spia verde si illuminò su di esse a segnalare che erano state disattivate, cosa che però passò inosservata ai soldati. Rey sollevò un sopracciglio sorpresa mentre vedeva la ragazza stringere in un pugno un piccolo pezzo di metallo che non riuscì a distinguere bene. Un rumoroso "tlack" e la porta iniziò ad aprirsi, ma prima che le guardie la oltrepassassero la prigioniera, con più naturalezza possibile, fece uno sgambetto a due di loro, approffittando del momento in cui una le inciampò vicino per lasciar cadere le manette e colpirla con un calcio dritto in testa...forse fin troppo delicatamente visto che poi non si rialzò. Uno dei due stormtrooper rimasti si affrettò a puntarle il blaster contro mentre l'altro si prese una gomitata da sotto il mento, che gli fece storcere di lato il casco, essendo così costretto ad indietreggiare e toglierlo per ritrovarsi infine a terra dopo aver ricevuto un colpo alla gamba. Rey si affrettò a fermare il soldato con il blaster, attirando l'arma a sè e girandosi per evitare un pugno. Con un movimento veloce avvolse con un braccio il collo della guardia per poi puntare il blaster alla sua testa. Rivolse lo sguardo avanti, verso la ragazza, trovandola nelle stesse condizioni del suo prigioniero: tenuta ferma dal soldato senza casco e con un'arma diretta verso la sua tempia destra.
Rey osservò il ritmo irregolare del respiro della ragazza... quella ragazza. Era lei, quella che aveva visto, che aveva sentito urlare, la riconobbe. Stessi capelli, stessi occhi.
-Fai qualsiasi cosa e io la uccido.-
La mano di Rey tremò, un attimo incerta su cosa fare.
-Tu provaci ed io uccido lui.- disse stringendo la presa attorno al collo, ma il suo avversario parve assumere un'espressione scettica. Rey non lo avrebbe ucciso, ne era sicuro, lo vedeva dalla sua presa poco salda sull'arma.
-Fallo e lei morirà comunque.-
-Oh... E anche tu moriresti.- aggiunse e qualcosa si appoggiò sulla testa di Rey e lei si rese conto di essere in trappola. Il soldato di fronte a lei fece un segno al suo compagno dietro di lei.
Uno. Due. Tre.
Bastarono tre secondi, giusto il tempo di mirare, e la ragazza davanti a Rey si scontrò malamente al suolo, il corpo inanime e gli occhi vitrei. Stava ai suoi piedi.
Lei si sporse in avanti, venendo trattenuta però da una delle guardie.
Perchè? Non ne avevano motivo.
Il ghigno soddisfatto sul viso dello stormtrooper la disgustò, gli rivolse uno sguardo truce.
-Dovevi lasciarla.-
Una piccola risata ironica provenì dall'uomo.
-Dovevi lasciarla viva.-
La guardia stava per ribattere, ma alcune luci che avevano iniziato a sfarfallare lo distrassero.
Il buio venne di colpo, i soldati furono spinti con violenza contro le paratie metalliche, un rumore che si diffuse nei corridoi. Rey espirò, sentendo un gelo improvviso attorno a lei quando il silenzio riprese a circondarla mentre le luci si riaccendevano.
Un bagliore rossastro si espanse attorno a lei, segno di un allarme attivato in quel settore della nave: sapevano dove si trovava.
Fece fatica a riprendere il controllo, ma poi la avvertì, come una presenza costante, vicina, tremendamente vicina.
Doveva scappare, glielo ordinava la logica, ma le gambe le sembravano pesanti, la trattenevano.
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