11

Nulla ci rende più vulnerabili della solitudine.
(Hannibal)

Quello che vide fu il nulla, ciò che la imprigionava sembrò allontanarsi lentamente da lei e, per un secondo, la sua mente si perse, annaspando nell'oscurità in cerca di un qualcosa a cui aggrapparsi.
La prima cosa che avvertì fu un gran mal di testa ed il respiro corto. Espirò e sentì il calore del proprio fiato affievolirsi per il freddo che la circondava.
Mosse di poco la testa ed una strana sensazione la pervase. C'era qualcosa di umido, incrostato tra i suoi capelli, sul quale era poggiata.
Sentendo le palpebre deboli iniziò a tastare con la mano destra il pavimento metallico, realizzando con terrore poco dopo, quando un odore forte la raggiunse, di essere circondata da un liquido rossastro... Sangue! La parola le venne in mente velocemente e, cercando di stabilizzare il ritmo del respiro, spalancò gli occhi.
La vista appannata scomparve poco a poco e Rey riuscì a mettere a fuoco la superficie ormai macchiata sulla quale era distesa e, lentamente, risalendo con gli occhi, vide una mano.
Fermo, pallido, stava lì di fronte a lei un viso immobile.
Il corpo morto a poca distanza da lei la fece rabbrividire non tanto per il fatto che non fosse vivo, ma perché, chi stava osservando, era sé stessa.
Gli occhi vitrei riflettevano ancora la poca luce presente in quella stanza, il viso e le mani erano segnati da rivoli rossi e in alcuni punti la pelle mostrava numerosi tagli, non linee ben delineate, ma graffi irregolari, come se in preda al panico qualcosa si fosse aggrappato a lei.
Rey prese a respirare pesantemente. Si allontanò velocemente dal corpo, sporcandosi le dita e sentendo le gocce del liquido colare dai suoi capelli fino al collo, provocandole leggeri sussulti.
Provò a stabilizzare il respiro mentre il cuore prese a battere sempre più veloce, ma fu tutto inutile. Inalò aria in modo sempre più incontrollato, le mani si contorcevano stringendo i lembi della giacca e, mentre inspirava, qualcosa l'avvolse oscurandole la vista.
-Rey!- il nome si perse nell'eco della sua testa, lasciando in lei il terrore.

Così, quando aprì gli occhi per l'ultima volta, si ritrovò sola,  abbandonata sul pavimento freddo della sua cella.
Si sollevò frettolosamente, mettendosi a sedere e appoggiandosi alla parete.
Non era reale?  No, non poteva esserlo. Nulla lo era stato, eppure aveva una sensazione strana, come se il sangue le stesse ancora scorrendo sulla pelle, le vene le pulsassero e le mani tremassero.
Sì portò istintivamente le dita a percorrere la pelle del viso alla ricerca di un qualche segno simile a delle ferite, ma nulla, solo brividi e respiri pesanti la facevano tremare. Per la prima volta provò paura, vera paura. 

Così, intenta a cercare di calmarsi,  non si accorse che, in silenzio, degli occhi la stavano guardando, un bagliore quasi invisibile si riflesse in essi.

-Cos'hai visto?-

Rey alzò di scatto la testa, sussultando quando vide Kylo fermo a pochi passi da lei.
Si alzò, spaventata, ed indietreggiò di un passo.
Puntò i propri occhi nei suoi e, in quel preciso istante, si perse nell'osservare i tratti del suo viso.
Non erano duri, ma morbidi, assomigliavano appieno a quel foglio di carta stropicciato che la tormentava. Senza rendersene conto fece un passo avanti, incuriosita dall'espressione calma che aveva assunto lui. Ren era immobile, forse teso, ma non agitato o infastidito, il silenzio in quella stanza era semplice attenzione da parte di entrambi.

Luke espirò pesantemente, alzandosi dalla sedia della sala destinata alle riunioni ormai vuota, esclusi lui e la figura che stava affacciata alla grande vetrata che dava sulla foresta circostante la base.
La notte avvolgeva nell'ombra tutto, mostrando il profilo della sorella, a contrasto con la lieve luce proveniente dall'esterno.
-Leila.-
Lei non si girò, rimase immobile con lo sguardo volto ad osservare ogni foglia che si muoveva alla brezza notturna, un brivido di gelo che circondava l'avamposto.
- Spostare la base su Bestine era necessario, tutto ciò che è stato fatto lo era, eppure ho un costante senso di sbagliato. La Resistenza. Senza di essa, cosa sarebbe successo? Non voglio immaginarlo, ma non posso far a meno di convincermi sempre più del fatto che io non sia la persona giusta per mandare avanti tutto questo.-
Luke si avvicinò a Leila, pensieroso e concentrato.
-Senza di te, senza di noi.... Non pensare a ciò che poteva essere, quello che doveva succedere non può essere condizionato dal presente. Il futuro è cosa assai più incerta.-
Leila parve riflettere, perdendosi completamente nel panorama che davano gli alberi di notte, sospirò e si appoggiò alla ringhiera di fronte alla vetrata, chiuse gli occhi e parve soppesare ciò che stava per dire.
-E se tutto questo non avesse una fine? Se fossimo destinati ad una lotta eterna?... Se ogni nostra convinzione fosse falsa, basata su speranze così volubili e fragili, siamo noi in grado di cambiare il destino o è esso a guidarci?
Forse tutto ciò in cui ho sperato sta per crollare e non sono pronta a questo.-
Luke sembrò bloccato, fermo stava con lo sguardo fisso sulla sorella.
Improvvisamente qualcosa nei suoi occhi cambiò, un'ombra ne oscurò i riflessi e lui, instabile, fu costretto a sorreggersi alla ringhiera mentre Leila gli si avvicinò preoccupata.
-Luke!- lo tenne per un braccio mentre cercava di riacquistare equilibrio.
Lui si portò una mano ad una tempia mentre lei lo guardava preoccupata.

-Ho avvertito qualcosa. Un tremito, nella Forza.-


Scusate il ritardo con la pubblicazione, ma in questo periodo non avevo proprio testa per scrivere, aprivo wattpad e le idee svanivano.
Spero vi sia piaciuto il capitolo, alla prossima! 😘

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