10
In queste promesse infrante, nel profondo, ogni parola si perde nell'eco.
(Linkin Park)
Il corpo venne lasciato cadere con un tonfo sordo a terra, lasciando che piccole nubi di polvere, attaccata agli abiti sporchi e incrostati in alcuni punti di sangue, turbinassero attorno ad esso, disegnando spirali nell'aria.
Piccoli rivoli rossastri percorrevano il viso e un colpo di tosse fece sputare all'uomo il sangue che si era accumulato in bocca.
Rey indietreggiò, scioccata e ferita da quella vista.
L'unica cosa che riuscì a fare fu il trattenersi dall'urlare.
Si morse fino a far sanguinare la lingua e, con un retrogusto amaro, si svegliò.
Il respiro iniziò a stabilizzarsi dopo alcuni secondi.
Strinse le palpebre prima di aprire gli occhi, mostrando uno sguardo stupito quando si accorse di non sapere dove si trovava. La superficie gelida sulla quale era poggiata non era quella della sua cella e davanti a lei non vi era il cibo poco saporito, che lei aveva avanzato dopo il primo boccone, non era più davanti a lei, l'ultima e triste visione che aveva avuto prima di cedere al sonno.
Trovò difficile muoversi, i suoi muscoli le dolevano, ancora stanchi e bisognosi di riposo visto che dormire non era stato ciò che aveva occupato il suo tempo da quando era prigioniera e di certo l'assenza di cibo commestibile faceva la sua parte. Una smorfia di dolore le si delineò sul viso quando sollevò il busto ed una fitta alla testa, come se fosse stata pressata, la colpì.
Faceva freddo; Rey si strinse nella giacca che indossava. Era una semplice giacca lunga marrone, nulla di particolare, ma per qualche istante si perse nel percorrere con le mani i particolari in pelle che ricoprivano il tessuto, pensando che quel semplice capo fosse l'unica cosa che aveva.
Le era stata data da Leia, un gesto gentile che Rey doveva ancora ricambiare. Si chiese se sarebbe riuscita a farlo, se sarebbe mai fuggita da quel posto oscuro nel quale era stata intrappolata.
I suoi occhi percorsero ogni centimetro della stanza dove si trovava, ma riusciva a vedere solo fino a qualche metro di distanza, più in là tutto si perdeva nell'oscurità.
-CLANK!- qualcosa di metallico cadde a terra, mentre un fruscio sembrava arrancare sul pavimento sempre più vicino a Rey, che rabbrividiva ad ogni suono udito.
Per quanto quei suoni dimostrassero il contrario si dovette rendere conto di una cosa:
era sola in quel posto buio. Non sola nel vero e proprio senso della parola, ma il freddo, l'ombra scura che la circondava ed i sibili prodotti dallo striscio continuo di qualcosa la portarono a sentirsi isolata e completamente ed inevitabilmente vulnerabile.
Improvvisamente un tonfo proveniente dalla sua sinistra portò con sé alla luce una piccola figura, una ragazza, di quasi diciotto anni si sarebbe detto, ma i segni che portava in viso ed i suoi occhi stanchi e arrossati portavano a pensare che portasse su di sé più anni di quelli che le si sarebbero dati.
Proprio quando le sue iridi color nocciola si bloccarono su quelle di Rey la ragazza abbassò le palpebre e le strinse, socchiuse la bocca come a trattenere un urlo e crollò sulle ginocchia.
Istintivamente Rey si sporse in avanti, sollevandosi e cercando di mantenere un equilibrio stabile sulla gambe, ma prima che la potesse raggiungere qualcosa di scuro la avvolse, una presa stretta le circondò i polsi, costringendola ad indietreggiare di un passo, andando contro qualcosa e ritrovandosi in poco tempo impedita anche dall'urlare poiché una mano le stava poggiata sulle labbra.
Iniziò a contorcere le mani per liberarsi, ma quella forte stretta non scompariva e dopo poco i polsi iniziarono a dolerle.
La ragazza a qualche passo da lei iniziò ad urlare, tanto che Rey fu costretta a distogliere lo sguardo.
Non aveva mai sentito urla simili, erano insopportabili, tali da far sembrare la voce della ragazza tirata fuori a forza.
Riuscì a liberarsi i polsi sentendo la presa su di essi farsi meno stretta e si portò le mani ai lati della testa, cercando di far smettere quella tortura.
Non è reale, non è reale, non è reale. Più lo ripeteva e meno se ne convinceva e più le sembrava tutto tremendamente vero.
Iniziò a tremare e per quanto si sforzasse quelle urla assordanti non scomparivano, al contrario sembravano penetrarle sotto a pelle, dandole la sensazione di essere punta da aghi invisibili. Mentre le grida iniziavano a sembrare solo voci in lontananza, lentamente ogni brivido la scuoteva da testa e piedi. Tale e distruttiva è la percezione, un sussurro è capace di scuotere l'animo nel profondo e, a volte, di distruggerlo.
In quell'istante di rassegnazione aprì gli occhi.
Il passo del generale era calmo, ma della preoccupazione si poteva intravedere nel suo sguardo, che alternava un'espressione seria ad una più ansiosa. Finn prese un respiro e si sedette al tavolo olografico, Poe sospirò, consapevole del fatto che tutto fosse accaduto così in fretta da non lasciare il tempo di agire e Luke era muto vicino a loro, con l'aria di essere concentrato su qualcosa d'importante.
-Generale.- il pilota scosse la testa, lasciando che alcuni ciuffi ricadessero sulla fronte mentre con sguardo serio si rivolgeva a Leila.
-Il Primo Ordine non poteva sapere della nostra partenza.-
Il generale espirò e si fermò vicino al tavolo.
-Ciò non toglie il fatto che Rey sia nelle loro mani. Loro erano lì, sapevano del vostro arrivo. No, mi rifiuto di credere che sia stata una coincidenza. L'informazione della vostra partenza per Tatooine è trapelata e non per caso.
Il Primo Ordine non agisce secondo voci incerte, ma secondo fonti attendibili, fonti non facili da rintracciare più che per loro, per noi.- Leia parve riflettere per alcuni secondi, poi si appoggiò al bordo del tavolo, lasciando che il suo peso gravasse sulle braccia.
-Perdonatemi, se avessi dato l'ordine di inviare più navi nulla di tutto ciò sarebbe successo.-
Finn rivolse uno sguardo alla sua mano fasciata, ancora dolorante dopo lo scontro su Tatooine, e ricordò di come i soldati del Primo Ordine non avessero esitato a portare la guerra persino su quel pianeta così lontano dal male della galassia. Ricordava bene i giorni passati ad essere un uomo senza volto, considerato da molti portatore di morte e si era imposto da ormai troppo tempo di non poter ripensarci.
-Senza la Resistenza io non sarei qui, senza di lei, generale, nessuno di noi sarebbe qui e, per quel che può valere, farò qualsiasi cosa per evitare che la sola cosa che ci ha tenuti in vita fin'ora, la speranza, sia soppressa e per salvare Rey, per sconfiggere il Primo Ordine.-
Erano parole, per quanto piene di coraggio, pericolose. Sì, pericolose poiché nelle frasi pronunciate con sicurezza e forza sovente si celano paura e terrore, emozioni così profondamente radicate nelle menti da celarsi dietro le volontà più nobili.
Finalmente sono riuscita a pubblicare! Scusate se allungo sempre i periodi d'attesa.
In ogni caso sarei felice di sapere come vi sta sembrando la storia, spero vi piaccia.😘
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