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È solo questione di tempo: prima o poi ciò che ci spaventa ci trova.
(L.)
L'aria gelida si stava gettando con forza contro la parete metallica della nave. Quel pianeta desertico non era del tutto privo di vita, ogni tanto qualche movimento in lontananza si vedeva, ma la creatura era veloce e si confondeva tra le dune di sabbia che componevano il paesaggio.
Le sue impronte stavano già svanendo, coperte dal vento.
A pochi metri da due stormtrooper, di guardia al mezzo di trasporto, l'abito nero faceva contrasto nel paesaggio calmo che precedeva l'arrivo della notte, quando il freddo pervade l'aria del deserto e il silenzio scatena paura negli abitanti dei piccoli villaggi e avamposti di Jakku.
Da settimane non si era vista nessuna pattuglia del Primo Ordine sorvolare le abitazioni, ma la presenza improvvisa di questa aveva destato stupore e preoccupazione, poiché solitamente se una veniva avvistata al suo seguito ce ne dovevano essere almeno altre due.
Una sola nave in più di due mesi di calma, come se improvvisamente il Primo Ordine si fosse svegliato e avesse iniziato una perlustrazione prima dell'invasione. Questo era ciò che si sentiva per le strade, quasi vuote, da un paio d'ore; i sussurri e i bisbigli facevano mormorio, ma tutto cessava prima che qualcuno potesse sentire.
La figura incappucciata e avvolta in abiti scuri si abbassò fino ad arrivare a pochi centimetri dal suolo, ancora tiepido per il caldo torrido di quel pomeriggio, come ogni altro giorno, ma prima di toccare il terreno, con un gesto veloce, si tolse il guanto nero che gli ricopriva sempre la mano.
Al contatto con la polvere grossolana, che ricopriva la quasi totale superficie della pianura in cui si trovavano, sussultò, ma si impose di rimanere impassibile.
I soldati erano immobili, tuttavia erano nervosi ad essere lì.
Da quando era tornato tutto era muto in attesa di un'altra esplosione di rabbia e odio, ma non era successo, era stato silenzioso da quando aveva rimesso piede sullo Star Destroyer, denominato Finalizer, e nessuno aveva osato avvicinarsi, anche il generale Hux pareva avere del timore nei suoi confronti quando prima lo riteneva poco più di un gioco scherzoso del Leader Supremo Snoke.
Le armature stavano coprendo l'ansia che pervadeva i due uomini che, per una volta, furono contenti di indossare un casco di continuo.
La maschera metallica che ricopriva il suo viso non aveva nulla in comune con quelle bianche dei soldati, essa, più di loro, incuteva terrore a chiunque vi fosse davanti e non lasciava trapelare nulla, nemmeno un'esitazione, non più.
-Lei è stata qui. DR-2189, informi il generale Hux di iniziare una perlustrazione a lungo raggio, ho bisogno di sapere se trovano traccie, e che monitori le attività vicino all'orbita del pianeta.-
-Sì signore.- il soldato si voltò sollevato per poi dirigersi all'interno della navetta, espirò e si concesse due secondi di pausa da quella tensione che non l'aveva mollato da quando avevano lasciato l'hangar.
Kylo Ren avvertiva la sua paura, era come respirare, poteva come trarre forza da essa. Non ci diede molta attenzione e tornò a concentrarsi sul suo compito.
Continuava a vederla, correva verso una nave, gridava qualcosa al pilota e poco dopo questo avviava i motori e partiva, ma lei era rimasta lì, a guardare l'Ala-X allontanarsi. Non era potuto andare oltre, tutto era confusionario dopo: passi incerti che lasciavano una scia leggera sulla sabbia, qualcosa che cadeva sul terreno, rumori metallici, poi tutto si mescolava in un passaggio veloce di immagini e parole pronunciate velocemente, che si mischiavano portando suoni senza un apparente senso logico.
Quando si alzò la sua ombra, visibile anche con la poca luce proveniente dai sistemi elettronici che fuoriusciva dalla passerella di sbarco, era cupa e sembrava quasi proibito risalirne alla fonte.
Si precipitò all'interno del vecchio veivolo rischiando di inciampare e di sbattere la testa contro le paratie che ricoprivano il corridoio, aveva il fiatone e nella sua mente continuava a rimbombare la propria voce che le urlava di andarsene al più presto.
Ma cosa poteva fare? Stavano arrivando, lui era già lì. Cosa le era sfuggito? Si maledisse mentalmente per esser tornata lì, doveva lasciar andare Finn, si era offerto volontario prima di lei e di sicuro avrebbe attirato meno attenzione.
-Poe! Sono arrivati!-
Il pilota si affacciò con espressione stressata e preoccupata dalla cabina di comando del Millenium Falcon.
-Da quanto?-
Rey, occupata a levarsi di dosso la sabbia dopo che era caduta rotolando dalla collina vicino alla loro specie di nascondiglio, gli rivolse un'occhiata allarmata.
-Da poco, una ventina di minuti, ma devono sapere che siamo qui, lui lo sa.-
Poe si soffermò a pensare, non era previsto nel programma, non lo era proprio.
-Ok, solo una nave per ora, giusto?-
Lei annuì per risposta e si fece strada fino ad un pannello alla sua destra. Iniziò a digitare alcuni comandi frettolosamente.
-Saranno a...quattro centinaia di metri, troppo poco.-
Sì, decisamente troppo poco, quattrocento metri erano nulla, Rey aveva sempre più la sensazione di un pericolo incombente.
-Non credo che il nostro informatore si farà vivo, ci conviene sparire prima che ci rilevino.-
La guardò e le rivolse una domanda muta a cui lei rispose subito.
-Accendi i motori, cerchiamo di mantenerci a bassa quota, tempo di calcolare la rotta e prepararsi al salto a velocità luce.-
Detto ciò, Rey gli fece un cenno col capo, Poe sparì dalla sua vista e lei lo raggiunse nella cabina sedendosi sulla poltrona del pilota. Azionò alcuni comandi ed inserì le coordinate.
-Spera che non ci abbiano già rilevato.-
-Non ci pensare, dobbiamo sparire prima che i loro scanner inizino ad emettere segnali.- per un istante tutto tremò, poi i propulsori si azionarono e il Falcon iniziò a prendere quota.
Rey era nervosa, più di prima, un brivido la percorse mentre l'iperguida segnalava che i motori erano pronti e le coordinate confermate. Solitamente si trovava bene a viaggiare nello spazio, ma mentre lasciavano l'atmosfera provò un senso di vertigini, una specie di inquietudine mentre si allontanavano.
I primi caccia TIE comparvero sullo scanner, ma la nave era già pronta a partire.
-Rey, aziona la leva. Rey?-
Poe era abituato ai suoi movimenti veloci, ormai avevano passato tante fughe assieme, ma la vide esitare, ciò non era da lei.
-Rey, stai bene?-
D'improvviso fu presa da un giramento di testa, fu sul punto di perdere i sensi e si alzò aggrappandosi allo schienale della poltrona, poi una mano nera la tirò indietro, come un'ombra la trascinò a terra fuori dalla cabina.
Le si mozzò il respiro, non riusciva a respirare, le sembrava di soffocare. La sua immagine era confusa, come se non fosse realmente lì, la osservava e lei non riusciva a muoversi, come compressa dall'aria contro il freddo pavimento del corridoio.
-Vattene.- la presa che avvertiva sui polsi si strinse, ma non smise di guardarlo. Non era come se lo ricordava, non era più debole.
Iniziò come un pizzico, un brivido che la percorse, e si ritrovò con le mani strette in vita, una smorfia di dolore sul viso. Stava cercando di respingerlo, ma la sua forza era opprimente e lei lo sentiva, come aghi che la trafiggevano.
Poe aveva problemi con la leva, ma dopo vari tentativi riuscì a sbloccarla e fu un sollievo vedere di nuovo le stelle trasformarsi in scie argentate attorno alla nave. Rimase bloccato per due secondi, il silenzio che proveniva dalle sue spalle cercava di spingerlo a non voltarsi, ma si alzò comunque, anche se in preda ad una grande preoccupazione per qualsiasi cosa lo aspettasse.
Aveva visto molto in tutti quei viaggi su pianeti deserti, pieni di verde o di ghiaccio, comprese le vite dei suoi compagni svanire sotto l'inevitabile fuoco nemico; ora provava le stesse emozioni di quei momenti: paura e ansia.
Corse al fianco del corpo disteso in mezzo al corridoio senza esitazione. Constatò che respirava e non sembrava aver ferite o nulla di simile, ma cosa le era successo?
Lasciò la presa. Indietreggiò di qualche passo, rivolse un'ultimo sguardo verso la direzione in cui era scomparso il vascello e si voltò verso la nave, ferma in mezzo al deserto freddo della notte. Era riuscita a scacciarlo nonostante lui la sentisse debole, ciò lo stupì, ma ora doveva concentrarsi, doveva sapere dov'era diretta, dove l'avrebbe trovata ancora.
Si diresse a passo svelto dentro la nave.
Quando fece ingresso nella sala comando calò il silenzio. A passi sicuri si diresse verso il generale. Hux era teso, ma ciò non sembrò toccare minimamente Ren.
-Il Falcon è appena sparito dai nostri scanner.- annunciò Mitaka cercando di mantenere un tono autorevole come suo solito.
-Attivi le comunicazioni con la base.- Kylo si rivolse ad Hux e uscì velocemente dalla sala per poi dirigersi verso il corridoio 17, verso la poco illuminata sala che faceva da scenario all'ologramma di Snoke.
Nuova storia!
Questi due personaggi mi hanno veramente coinvolto nella loro storia dalla prima che ho scritto, quindi ne ho iniziato una nuova con la speranza di riuscire ad andare avanti con la scrittura e di elaborare una buona trama. È solo il primo capitolo, spero che sia buono come inizio🙂.
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