Ventisei (Logan)
L'eco dei miei passi rimbombava nelle stanze vuote.
Le lenzuola coprivano ancora i mobili della mia vecchia casa.
Con nostalgici pensieri mi avviai verso quella che una volta era la cucina.
La stanza senza l'inconfondibile odore dello stufato di Will non era più la stessa. Non avevo ricordi dei miei veri genitori, non sapevo chi fossi prima dell'orfanotrofio. Ma, da quando Will ed Emily mi avevano accolto sotto il loro tetto, non avevo più pensato a quel periodo buio, non avevo più guardato indietro, volevo solo andare avanti, cambiare, ricominciare.
Poi il diabete si portò via Emily. Ero un semplice ragazzo di quindici anni, a cui il destino portava via la figura materna per la seconda volta. Arrabbiato con il mondo, scontroso, ribelle. Will, uomo e padre dalle spalle larghe si fece carico del suo e del mio dolore senza lamentarsi. Mi diede forza e m'insegnò ad accettare il dolore, a essere capace di superarlo. "Il dolore ti piega, ma non lasciarti spezzare" la sua voce continuava a ripetermelo.
Poi, il caso, il destino o semplice coincidenza, mi ha fatto rincontrare lei...
Con il suo cappottino firmato, circondata da figli di vari avvocati e imprenditori, a stento la riconobbi. Portava il viso sporcato da colori che non le appartenevano, il rosso accecante, sulle labbra di una giovane ragazza fragile, la marcatura nera nel suo sguardo semplice. Rideva. Ma la sua non era una risata sincera. Le passai dinanzi, mi guardò, o meglio mi attraversò con lo sguardo. Non indugiò un istante, non un dubbio, nessuna sorpresa: nulla. Non mi riconosceva. Si era dimenticata di me.
Come poteva? Io mi ricordavo di lei, di quello che c'eravamo promessi. L'avevo difesa, l'avevo protetta, c'ero stato quando lei aveva avuto bisogno di me. In quel momento ero io ad aver bisogno del suo aiuto, ma lei non c'era più. Nascosta sotto stracci pagati come oro.
Andai oltre senza guardarmi indietro. Imposi a me stesso di dimenticarmi di lei.
Aprii la porta su retro. Il vecchio dondolo arrugginito malinconicamente si lasciava cullare dal timido vento invernale.
Mi accovacciai sul primo gradino della veranda. Lo sguardo perso tra le erbacce che oramai spadroneggiavano su quel che rimaneva di ancora bello, al resto ci stava pensando il gelo.
La mia anima era quel giardino. Il lento ticchettare del mio cuore aveva il suono di quel dondolo arrugginito.
Novembre stava andando via, e al suo passaggio ogni albero si era tinto di arancio e marrone, le foglie erano volate via, e in quel momento gli alberi si stavano chinando a Dicembre, spogliandosi di ciò che rimaneva.
Stavano morendo per poi rinascere in primavera.
Non riuscii a non ripensare a mio padre.
Will, anche lui era andato via a fine novembre, lo avevano spogliato della sua vita, si erano presi anche quella. Uomini vestiti di soldi e fama, strozzini di alto lignaggio, deturpatori di animi. Non si limitavano a svuotare il portafoglio, loro si prendevano la dignità, l'umanità, la gioia di vivere, e nel caso di Will anche la vita.
L'assassino era Gerard Wilson. Con il suo sorrido beffardo si era preso gioco della buona fede e dell'onestà di un piccolo artigiano, gli aveva rubato il lavoro, la vita e alla fine si ritrovava anche le tasche piene.
Ero di nuovo un orfano. Mi avevano strappato via l'ultima briciola di affetto. Che senso aveva a quel punto la mia vita?
Poi il freddo, la notte scura e cupa, e il ponte... lo stavo facendo, mi stavo buttando di sotto. Quando un paio di occhi azzurri e limpidi, nei quali vedevo il riflesso degli occhi di mio padre, m'inchiodarono di nuovo su questa terra.
Shana era la figlia di quell'uomo, era la figlia del diavolo. Non potevo far finta di nulla. Non potevo dimenticarla. No. L'avrebbero pagata entrambi. Mi sarei preso con le unghie e con i denti quello che mi spettava. Bramavo vendetta, esigevo giustizia, quello era il mio unico scopo di vita. Will non sarebbe morto invano.
Rimisi il casco scuro, coprii al mondo il mio dolore, ritornai verso l'ingresso.
Diedi un ultimo sguardo alla casa e mi richiusi la porta alle spalle.
Lasciai che il rombo della Yamaha sostituisse l'eco del mio passato assordante e tornai verso l'istituto che era l'unica casa che avevo. Orfano da bambino, orfano da adulto.
Quel pomeriggio Buck si era occupato di Shana personalmente. Mi aveva liquidato dicendomi che "voleva giocare un po' lui con la bambolina". Mi sentii stranamente in agitazione, ma di certo non mi sarei mai opposto al suo volere.
Tornai con il fagotto della cena sotto braccio. Vi era uno strano odore nell'aria.
Un silenzio quasi tombale.
Arrivai alla stanza e attraverso lo spioncino guardai all'interno.
La scena mi raggelò il sangue nelle vene.
Non la vedevo.
Il letto macchiato di rosso. A terra dietro di esso una grossa macchia scura e densa.
Aprii la porta di getto.
Accessi le luci di emergenza e la vidi.
Era a terra. Rivolta verso la finestra, esanime.
Le misi due dita al lato del collo. Il battito era debole.
Aveva la camicia inzuppata di sangue, non riuscivo a capire dove fosse ferita.
Le strappai la camicetta, il busto non aveva segni. Tirai un sospiro di sollievo. Non era stata colpita ad organi vitali.
Poi notai il foro al braccio sinistro. La grossa macchia di sangue sul pavimento si faceva sempre più grande. Da quanto tempo era lì? Quanto sangue aveva perso?
Colpo d'arma da fuoco. Buck così aveva deciso di divertirsi? Ero fuori di me dalla collera.
Non faceva parte dell'accordo! Non era Shana a dover morire!
Per quanto potessi essere deluso o in collera con lei, non era di certo Shana a meritare la morte, lei era un mezzo per arrivare a Gerard, e Buck se la giocava così? Uomo capriccioso, viziato e arrogante. Maledetto lui e le sue manie di onnipotenza.
Nota_Autrice
Qui finisce la versione demo presente su wattpad... se vi va di scoprire il resto e leggere il finale del libro trovate il link diretto sul mio profilo, o basta cercarlo e lo troverete nei maggiori store on line.
Vi ringrazio per il tempo dedicatomi e per essere passati sulla mia storia! Qui sotto vi è la copertina della storia completa così come la troverete sulle piattaforme di vendita on line!
un bacio vostra Wisey
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