Venticinque

Continuavo a tormentare le ciocche di capelli.

Sentivo i sottili filamenti incastrarsi tra le dita e scivolare via. Ma la mia mente era altrove.

Cosa voleva quell'uomo da me? Quali risposte avrei mai potuto dargli? Lui avrebbe comunque continuato a tormentarmi. Sarei sempre stata il bersaglio della sua rabbia.

Non sapevo nulla di quest'uomo. Era arrabbiato e voleva vendetta nei confronti dei Wilson, mio padre... mio padre? Non sapevo come definirlo più...

Gli atteggiamenti di quest'uomo non si discostavano per nulla dal suo "nemico". Forse lo odiava tanto perché erano simili. Due lati della stessa medaglia. Due uomini scontrosi e violenti.

Iniziai a sentire qualcosa di viscido colare giù dal naso. Tamponai con le dita e sentii il liquido continuare a venire giù.

Mi avviai verso l'insulso bagno. Con la fioca luce della piccola lampadina notai il sangue.

Evitai di alzare la testa, per non ingoiarlo. Mi abbassai verso il lavandino, con la poca carta cercai di contenere il liquido denso, mentre con l'altra mano cominciai a inumidire la fronte con l'acqua fredda.

Il sangue continuava a venire giù, sembrava non volersi fermare, cominciai a pensare al peggio. Forse mi avevano avvelenato, oppure ero troppo deabilitata e il mio corpo si stava ribellando.

Continuavo a immaginarmi distesa per terra in una pozza di sangue, morta.

Stavo esagerando, la mia mente continuava a ipotizzare scenari al limite dell'assurdo.

Intanto il mio sguardo era fisso sul lavello. Il rosso scarlatto sembrava essere l'unico colore vivo in quel mare di oscurità. I miei occhi si offuscarono dal velo di lacrime amare. Pioggia salata e sangue si mischiavano in quel lavello putrido. Erano l'esatto ritratto del mio animo in quel momento.

Tornai verso la stanza immersa nel buio. Avanzai tentoni cercando di non urtare i mobili. Mi rannicchiai sulla brandina.

Dalle fessure della finestra sbarrata un po' di luce filtrava dando modo alle scure ombre dei mobili di prendere vita. Così come i miei pensieri, demoni oscuri, si cibavano di tutta la forza e la speranza.

Le ombre si rincorrevano in un'infinita corsa senza vincitori.

Le urla cominciarono a popolare la mia mente. Joy disperata chiamava il mio nome. Sebastian gridava come un forsennato. Non vi era gioia per loro. Il solo fatto di essere entrata in contatto con loro, di aver attraversato le loro vite li faceva soffrire. Ero io la causa. Senza di me sarebbero stati felici. Riuscivo ad immaginare le loro vite lontano da me. Nessun problema, nessun dramma, nessun Gerard Wilson. Fino a quel momento il mio demone era Gerard, ma forse mi sbagliavo il vero Male ero io. Ero io che avevo portato sofferenza con al solo passaggio.

Dei rumori di passi cominciarono a farmi tremare di nuovo.

Mi preparai psicologicamente. Ma la persona non si fermò alla mia cella. Andò oltre.

Sentii una porta cigolare. Un tonfo sordo.

Poi uno sparo.

I brividi mi attraversarono l'intera spina dorsale. Li sentivo dolorosi rincorrersi fin sulla nuca.

Iniziai a sudare freddo. Che cosa era successo?

I passi tornarono a farsi sentire. Si fermarono fuori dalla mia porta. Questa, con l'inconfondibile suono metallico, si aprì. Una figura alta e robusta entrò, uno strano luccichio nella mano mi fece notare l'arma. La porta si richiuse alle sue spalle.

Sarebbe toccata la stessa sorte anche a me? Il dio rapitore aveva forse già perso la pazienza e voleva uccidermi?

«Eccoci Shana! Sono puntuale eh?» mi disse la stessa voce della sera prima.

Ingoiai saliva sonoramente.

«Hai una sola possibilità. Ti conviene giocartela bene» si avvicinò pericolosamente.

Il gelido tocco del marchingegno infernale cominciò a disegnare i contorni del mio volto.

«Non ho tempo da perdere ragazzina. Dove sono?» Il tono era perentorio.

Il freddo tocco della pistola come una lama incandescente aveva lasciato cicatrici sul mio volto. Sentivo il sangue ribollirmi nelle tempie. Chiusi gli occhi pronta a lasciare questo mondo, con un filo di voce appena risposi: «Non lo so»

«Risposta sbagliata»

Una minuscola scintilla illuminò la stanza. I secondi parvero infiniti. Il suono dell'arma mi perforò i timpani. Un dolore lancinante. Così forte che non riuscii nemmeno a capire dove mi avesse colpito. Era come essere caduti all'inferno e avervi fatto ritorno.

«Non scherzo ragazzina... dove sono?»

«Non lo so» gli urlai di nuovo cercando di domare il dolore che opprimeva ogni singola cellula del mio corpo «Dannazione non lo so! Non so nulla!»

Lo sentii sbraitare e uscire furioso sbattendosi la porta dietro le spalle.

Intanto la mia forza scivolava via lentamente. Respiravo a fatica e i miei sensi chiedevano pace.

.... continuavo a immaginarmi distesa per terra in una pozza di sangue, morta.


Nota Autrice

Chiedo immensamente perdono, sono stata giorni interi con il foglio bianco avanti, non voleva uscire niente. Ho provato con la musica, le passeggiate e mettermi a testa in giù (metodi suggeriti dalla inimitabile Olympia) qualche cosa alla fine ne è uscita... Con calma cercherò poi di sistemarla e aggiustarla...

Poi rispondo alle tremila challenge facendone una sola riassuntiva! Ringrazio (si fa per dire) per la nomina Odeth_99 yumixnoir BJ_Porter olympia_124a zakuro-dono sofisemmi Viaggiatricedisogni  SaraTramonte e le altre... scusatemi eravate troppe ho perso il conto!

Curiosità!

1 Da bambina amavo i cartoni animati da maschi u.u (Holly e Benji, yu gi oh, i pokemon, Dragonball, i Digimon) non disprezzando comunque alcuni del genere femminile (Sakura, che non so perchè nessuno conosca, Sailor Moon, Terry & Meggy, é quasi magia Jonny e via dicendo...)

2 "Da grande sarò" la mia risposta era... "una doppiatrice di cartoni Disney!" (maledetti sogni infranti)

3 Avevo un canarino di nome Cip (fantasia portami via) era la mia sveglia mattutina, e il suo canto mi metteva sempre di buon uomore. Cip è stato un ragalo di un collega di mio padre, era nato lo stesso giorno mio *.*

4 Dopo Cip non ho mai voluto animali domestici, soffro troppo quando vanno via....

5 tra l'indice e il pollice della mano destra ho una cicatrice di un morso di un cane. Per cui capirete che ho il terrore dei cani!

6 Sono lunatica, metereopatica e leggermente paranoica...

7 Sono in una relazione piuttosto seria con il mio letto. Tutte le sere mi coccola troppo, tanto che la mattina non sento mai la sveglia

8 Sono dipendente dai pistacchi. Non lasciatemi in una stanza da sola con i pistacchi, potrei non rispondere di me

9 Il primo libro letto è stato "Tobia e L'angelo" di Susanna Tamaro

10 Odio la matematica

Dovrebbero essere 13 ma ho terminato le idee e il mio stomaco reclama cibo!

Non nomino nessuno... se qualcuno vuole farla liberissimo, se non vi va consideratevi graziati.

Passo e chiudo!

Angela




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