▴Cinque▴
Mi catapultai vicino la finestra. Il ragazzo di cui sospettavo era ancora seduto sulla stessa panchina. Non poteva essere stato lui a passare quella busta sotto la porta.
O non c'entrava nulla ed io mi ero immaginata quello sguardo d'odio, oppure aveva qualche complice, il quale per arrivare fino allo studio di mio padre doveva con ogni probabilità essere interno.
Avevo una paura folle, ma la mente non la voleva smettere di lavorarci su. Volevo capire cosa si nascondeva dietro quelle minacce e, soprattutto, chi odiava fino a quel punto mio padre e perché.
Cercai di ricompormi e apparire più calma possibile. Uscii dallo studio e richiusi l'ingresso, poi, silenziosamente, varcai la soglia, scrutando uno ad uno gli sguardi di chi mi circondava. Tutti erano intenti nelle loro mansioni, nessuno badava a me oltre il necessario.
Ripercorsi a ritroso la strada fatta poco prima ed uscì dal palazzo, sede dell'Impero Wilson.
Cercai di immettermi nella folla, evitando di stare ferma più di tanto nello stesso luogo. Non ero al sicuro da nessuna parte, né a casa, né all'università, né tanto meno lì, in mezzo alla strada al di là del palazzo.
Il ragazzo dai capelli biondo cenere non si era ancora mosso di una virgola e era abbastanza sospetto. Stava semplicemente aspettando qualcuno? No, era troppo attento e vigile. Mi spostai dal suo campo visivo. Non mi aveva ancora vista e doveva pensare che mi trovassi ancora nello studio.
Entrai in un negozio vicino, chiedendo gentilmente al proprietario, un signore sulla cinquantina intento alla cassa, di poter usare il bagno. Distrattamente, mi rivolse un cenno verso una piccola porta alla sua sinistra.
Entrando, afferrai un paio di occhiali e una sciarpa poggiati sul bancone. Mi chiusi dentro e cominciai a riflettere. Tolsi la felpa. Faceva freddo, ma almeno non risultano vestita allo stesso modo. Mi avvolsi la sciarpa interno alla testa, come un velo mussulmano, in modo da nascondere i miei capelli e indossai gli occhiali che coprirono parte del mio viso. Uscii dal bagno e il signore non si accorse nemmeno del cambiamento.
Mi affrettai ad uscire.
Sulla panchina lui era ancora in attesa.
Mi aggregai ad un gruppo di ragazzi e mi spostai dalla sua zona visiva.
Qualche vicolo più in là si trovava la metrò. Scesi di corsa le scale e comprai un biglietto. Sembrava tutto tranquillo e, soprattutto, nessuno pareva seguirmi.
Il problema adesso era uno solo: dove sarei potuta andare?
Joy era l'unica persona di cui mi fidassi e su cui potevo contare, ma non volevo metterla in pericolo. Non potevo andare da lei e dal suo bambino, così come non potevo tornare a casa da un padre ubriaco e poi, se veramente qualcuno mi teneva d'occhio quanto ci avrebbe messo a ritrovarmi?
Ero in una situazione assurda e mi sentivo più sola che mai. Quando davvero avevo bisogno di aiuto non c'era assolutamente nessuno in grado di aiutarmi.
Dovevo giocare d'astuzia. Loro sembravano conoscere i posti che frequentavo e le persone che vedevo, quindi avrebbero potuto anticipare le mie mosse, ma se io non fossi stata in grado di prevedere le mie stesse prossime mosse, allora anche per loro sarebbe stato più difficile.
Saltai sul primo convoglio in arrivo, senza sapere nemmeno quale fosse la destinazione.
Tolsi sciarpa e occhiali e indossai nuovamente la felpa nera. Avevo la punta delle dita viola dal freddo. Abbassai il cappuccio fin sopra gli occhi.
Quel cappuccio non mi avrebbe coperta ancora per molto, ma almeno mi nascondeva dalla vista di quegli estranei. Quanto avrei voluto che mi proteggesse anche da chi voleva prendermi.
Le colpe di mio padre non potevano ricadere su di me. Non lo avrei permesso!
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Scusate l'attesa! Ho avuto una settimana pienissima!!
So che è più corto rispetto ai precedenti capitoli ma è di passaggio.
State riuscendo a seguire la storia? I pensieri di Shana sono abbastanza chiari?
Va bene vi lascio... sono in preparazione psicologica per domani sera e sono un tantino instabile emotivamente. Chi conosce e segue hunger games può capirmi! Mi rifiniondo sul libro che sto rileggendo per la settordecima volta.... aiutooo non sono pronta a salutare i miei piccoli ...
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