I was midnight rain
– Com'è che, ogni volta che torni da New York, ti porti dietro sempre più cose? – domanda mia madre, mentre io fatico a chiudere l'ultima valigia.
– Non ne ho la più pallida idea...però ehi, ammetterai che sono diventata un'esperta nel ficcare dentro ogni cosa. –
– Occupi anche la parte dell'armadio di Daniel? –
– In realtà io e Daniel abbiamo due stanze separate in cui ognuno ha il suo armadio, i suoi cassetti... –
– ...perché sennò invaderesti anche quelli. –
– Sto percependo un certo sarcasmo nella tua voce. –
– Sto solo realizzando che è il tuo ultimo anno prima della laurea – aggrotta la fronte. – Mi sembra ieri che entravi al liceo e mi chiedevi di non accompagnarti fino alla porta –
– Mi sembra ieri che borbottavo perché mi avevi trascinata a New Orleans – sorrido. – Aaaah oddio, sono passati sette anni –
– Già – assottiglia le labbra, annuendo. – Sette lunghi anni – in quel momento penso a quante ne abbiamo passate, a tutto quello che abbiamo affrontato, e a quello che dovremo affrontare, visto che Mike è ancora a piede libero dopo aver giurato vendetta a tutti noi, in particolar modo alla sottoscritta. – Sono davvero orgogliosa della persona che sei diventata –
– Dici sul serio? – annuisce, poggiando le mani sulle mie spalle.
– Nonostante debba costantemente convivere con la paura che ti accada qualcosa di brutto, sono fiera di te e di tutto quello che hai fatto. –
– Sto per piangere – inizio a ridacchiare nervosamente. Io e mia madre abbiamo avuto i nostri alti e bassi durante gli anni, ci siamo scontrate e ci siamo ferite a vicenda, eppure, adesso, tutto sembra stranamente allineato, come se avesse finalmente raggiunto la sua forma finale. – Aaaaa odio essere tanto emotiva –
– Lo sei sempre stata, fin da piccola. Pensavo ti sarebbe passato prima o poi. –
– Invece è peggiorata, se mi urlano in faccia rischio di scoppiare a piangere. –
– Non si direbbe, visto il tuo caratterino. –
– Che posso dire, mi piace essere poliedrica – ridacchio. – Se dovessi essere presa ad Oxford... –
- Se dovessi essere presa ad Oxford sarò ancora più fiera di te, non importa se dovrò farmi dodici ore e passa di aereo per venirti a trovare. –
– Vorrei che anche Daniel la pensasse così. –
– Hai paura che, nel caso in cui capitaste in due posti diversi, lui possa dare di matto? – annuisco. – Questo è il rischio che si corre quando non ci si è mai lasciati per più di una manciata di mesi –
– Ti prego non ti ci mettere anche tu, lo so benissimo. –
– Penso che sia semplicemente arrivato il momento di realizzare che voi due possiate non durare per sempre. È vero, siete stati fortunati a capitare tutti in college vicini al primo giro, ma questa volta potrebbe non capitare, e quando tu e Daniel vi siete messi insieme avevate diciassette anni, adesso, invece ne avete ventuno. –
– Che intendi dire? –
– Che siete cresciuti Rosebelle, e che è arrivato il momento di capire se continuate a stare per amore o per abitudine. –
– Per amore – annuisco. – Le cose vanno bene tra noi due, non abbiamo litigato per tutta l'estate –
– L'ho notato, anche perché non è andato niente a fuoco – mi passa una mano tra i capelli. – È inutile chiederti di stare lontano dai guai vero? –
– Ti giuro che, spesso e volentieri, sono loro che mi vengono a cercare, non il contrario. –
– Se Mike... –
– Verrà sicuramente a cercarci – sospira. – Vorrei dirti che non è così, che siamo al sicuro e quant'altro, ma ti prenderei in giro. Lui ci ha minacciato, attaccherà quando meno ce lo aspettiamo –
– Se penso a tutto ciò che ho fatto per tenerti al sicuro... –
– Ed ha funzionato. Se non mi avessi trascinato qui a New Orleans, forse non sarei ancora viva. –
– Ne sei proprio sicura? –
– Sarebbero venuti a cercarmi prima o poi, lo sai benissimo anche tu. Se mi avessi tenuto a San Francisco, se nessuno mi avesse raccontato la verità, probabilmente non sarei sopravvissuta. –
– Te lo avrei detto, stavo aspettando i tuoi diciotto anni. –
– Ma gli Psuché erano già lì fuori nel frattempo. –
– Quindi non sono stata una cattiva madre? Voglio dire, alle volte credo di essere io la causa di tutti i tuoi guai, di essere io la regione per cui rischi di morire praticamente ogni anno. –
– Tu hai annullato i tuoi poteri per me, hai spento qualsiasi cosa! – la donna sospira per l'ennesima volta. – Non hai alcuna colpa, te lo posso assicurare –
– Mi dispiace. –
– Basta con questo faccino triste, io sto benissimo – ridacchio. – Dico sul serio –
– Promesso? –
– Promesso – esclamo. – Anche perché non sono in grado di mentire lo sai –
– Vero anche questo – china leggermente la testa di lato. – Per quel che riguarda Daniel... –
– Non ne voglio parlare – socchiudo le palpebre e arriccio il naso. – Davvero, so come la pensi tu e come la pensate tutti e, per quanto sia d'accordo, non ho intenzione di lasciarlo –
– Nessuno ha mai parlato di lasciarlo, semplicemente allentare un po' la presa. –
– Si è calmato negli ultimi tempi – mi stringo nelle spalle. Potranno essere passati anche sette anni, ma difenderò sempre Daniel Manson, alle volte è più forte di me. – È più riflessivo, più pacato... –
– Ah sì? –
– È la sottoscritta quella che ha continui colpi di testa, te lo posso assicurare. –
– Chissà perché non faccio fatica a crederlo. –
– Chi lo avrebbe mai detto, ero una bambina talmente calma prima. –
– Vero, eppure ho sempre sospettato avessi il fuoco dentro: sempre curiosa, sveglia...hai imparato a leggere a quattro anni! – a quel punto schiocco le dita e le ultime cose si sistemano da sole nella valigia. – Rosebelle –
– Così possiamo continuare a parlare – allargo le braccia. – Non c'è di che –
– Non devi sempre usare la magia. –
– In verità non uso quasi mai la magia – mi guarda con un sopracciglio alzato. – Te lo giuro, questo è uno di quei pochi casi –
– Buongiorno – Daniel compare in camera mia, sfoderando un sorriso a trentadue denti.
– Lo stesso non si può dire di lui. –
– È Daniel, che ti aspettavi? – le dico.
– Sto percependo un certo astio nei miei confronti. –
– Nessun astio, stavo semplicemente aiutando Rose con i bagagli. –
– È assurdo come, ogni volta che torniamo per le vacanze, le tue valigie aumentino – mi fa notare anche lui. – Non comprendi proprio il concetto di 'stretto necessario' –
– Preferisco avere cose in accesso che in difetto. –
– Certo, perché siccome devi andare nella giungla – Daniel scuote la testa. – Sei incredibile –
– Beh ho comunque finito e sono pronta per partire. –
– Perfetto, perché mio padre vuole parlarci. –
– Perché? – aggrotto la fronte.
– Non lo so, mi ha solo chiesto di avvertire tutti, ed è quello che sto facendo. Ho mandato un messaggio sul gruppo, ma tu non hai risposto, perciò sono comparso qui. –
– È successo qualcosa di grave? –
– Rosebelle ti ho già detto che non ne ho la più pallida idea. –
– Pensavo ti avesse anticipato qualcosa – scuote la testa. – Okay andiamo, ma useremo la mia macchina –
– Stai scherzando spero. –
– Assolutamente no. –
– Quindi fammi capire: l'altro giorno ti ho beccata nel bosco mentre facevi un incantesimo di localizzazione ma, adesso, non vuoi teletrasportarti da qui a casa mia. –
– Cosa stavi facendo tu? – domanda, a quel punto, mia madre.
– Grazie mille Manson – sibilo. – Non preoccuparti, stavo semplicemente cercando di rintracciare Mike –
– Lo avevo capito Rose, non sono stupida. –
– È di lui che si tratta! – esclamo. – È per questo che tuo padre vuole vederci! –
– Non lo sooo – sbotta. – Potrebbe anche essere, mi ha semplicemente di chiamarvi, fine della storia. Devo ripeterlo per una quarta volta per caso? –
– No tranquillo, non è necessario – Derek deve aver scoperto qualcosa, forse lo hanno finalmente rintracciato. – Beh questo non cambia niente comunque, andremo lo stesso con la macchina –
– Non avevo alcun dubbio a riguardo – rotea gli occhi. – Possiamo muoverci però? –
– Mi stai facendo venire l'ansia. –
– Devo anche andare al bagno, perciò... –
– Va bene va bene ho capito, mi do una mossa. –
– Brava ragazza. –
– Però ho comunque l'ansia! –
– Lo so Rosebelle, percepisco i tuoi stati d'animo, ricordi? –
– Scusa. –
– Ora possiamo andare? –
– Va bene va bene, non essere così nervoso però. –
– Rosebelle. –
– Così, però, sembra quasi che tu mi stia nascondendo qualcosa. –
– Rose, muoviti, ORA. –
🤍🤍🤍
– Non è mai una buona cosa quando ci riunite tutti così – Chris si guarda intorno, spostando il peso dai talloni alle punte. – Tu sai qualcosa? – scuoto la testa. – Sei un po' troppo calma –
– Non poso sempre andare a mille, ti pare? – mi stropiccio le palpebre.
– Però sei di cattivo umore. –
– Non è questo – non vedo Daniel da quando siamo arrivati. Appena messo piede in casa, infatti, è sparito con sua padre, e questo non promette mai nulla di buono.
– Possiamo sbrigarci? Ho un appuntamento con River. –
– Tutti abbiamo da fare Diana – Audrey rotea gli occhi al cielo. Questa estate è uscita con un paio di persone, abbastanza da evitare di passare del tempo con noi. Ci odia, il problema è che, ancora, il motivo non è ben chiaro.
– Ehi – Daisy poggia un braccio sulla mia spalla. – Che succede? –
– Te l'ho detto, non so niente. –
– No intendevo cosa succede a te. Non sei calma, ci manca poco che inizi a dare scosse elettriche a tutti. –
– Perché non riesco a capire cosa stia accadendo. Daniel è ermetico, non lascia trasparire niente, ma so che c'è qualcosa sotto, lui è fin troppo nervoso. –
– Diciamo che lo siete entrambi – la guardo di traverso. – Non sappiamo ancora se si tratta di qualcosa di brutto, magari è una bella notizia –
– Credi davvero a ciò che stai dicendo? –
– Mi sto sforzando ma sì – assottiglia le labbra. – Insomma, sono mesi che non succede niente –
– Appunto, abbiamo abbassato la guardia. –
– Tu no. –
– Io no ma non ho comunque concluso niente. Non una singola traccia, non un indizio, il nulla cosmico. –
– E ti senti in colpa per questo. –
– Molto – annuisco – Avrei potuto fare di più –
– Rosebelle ti assicuro che non puoi salvare il mondo da sola, datti un po' di tregua di tanto in tanto. –
– Sono contento che siate tutti qui – finalmente Daniel e Derek ritornano tra noi. Trattengo il respiro, come se la mia intera vita dipendesse da questo (e, da una parte, credo che sia davvero così). – Siete silenziosi –
– Che è successo? – domando, senza troppi giri di parole.
– Rose... –
– Derek – chino leggermente la testa di lato. – La verità –
– Gli Psuché stanno sparendo ad uno ad uno. Non soltanto l'ultima generazione, ma anche la prima: ogni giorno sono sempre meno. –
– Quindi una bella notizia! – esclama Audrey.
– No, significa che Mike li sta radunando – l'uomo mi guarda, non proferendo parola. – Era questo che stavi cerando di dire no? –
– Vorrei che rimaneste qui, che non tornaste a New York. –
– Come? – Chris riduce le palpebre a due fessure. – Non se ne parla nemmeno, ci laureiamo quest'anno –
– Da quanto lo sapevi? – dico, rivolta a Daniel.
– Una settimana – mormora. – Non te l'ho detto... –
– Lascia stare – taglio corto. – Non penso che sia una buona idea, qui siamo più esposti –
– Lo siete anche a New York, sa dove abitate. –
– Stessa cosa qui – mi stringo nelle spalle.
– A New Orleans posso controllarvi meglio. –
– Se vorrà farci del male, ci riuscirà tranquillamente. È riuscito a raggiungerci pure mentre eravamo divisi per il mondo, quindi tanto vale goderci quest'ultimo anno di college come meglio possiamo, perché forse non ne avremo un altro. D'altronde, stavi cercando di dirci anche questo no? –
– Sei davvero impertinente, lo sai? Pensi di sapere tutto ma la verità è che sei solo una ragazzina prepotente. –
– Ricordami quante volte questa ragazzina ha salvato la situazione. –
– Non eri sola. –
– Beh ma sono sempre e comunque l'unica che si insospettisce sin dall'inizio e che, guarda un po', alla fine dei giochi ha sempre ragione. –
– Ehi, calmatevi – Daniel si mette in mezzo. Adesso prendiamo tutti un respiro profondo e... –
– Rose ha ragione – s'intromette Daisy. – Per quale motivo dobbiamo rimanere qui a nasconderci? Non ha per niente senso. È il nostro ultimo anno, lasciatecelo godere –
– Vi rendete conto di quanto sia infantile ed immaturo ciò che mi state chiedendo? Io sto cercando di proteggervi e poi pensate a divertirvi! –
– Non è questo il punto papà – dice Daniel con un filo di voce. – Credo piuttosto che ognuno di noi sia consapevole a cosa rischia di andare incontro, e proprio per questo vuole, almeno per questa volta, vivere un periodo di normalità –
– Che stai... –
– Sono sette anni che lottiamo ogni giorno contro Morsein e chi per lui, ma ora siamo stanchi. Lui è riuscito a rovinare anche il nostro diploma, Mike non farà lo stesso con la nostra laurea. Si andrà in guerra, ci saranno feriti, lo sappiamo, ma restare qui non cambierà niente. Se vuole trovarci, ci troverà, se vuole farci impazzire, lo farà, quindi tanto vale giocarci il tutto per tutto. –
– Non staremo nascosti – interviene Diana. – Non questa volta, non dopo ciò che è successo –
– Nessuno vuole minare la tua autorità Derek, anche se sono un tantino offesa da quello che mi hai detto, semplicemente vogliamo assaporare un po' di normalità, almeno questa volta. Ce lo meritiamo, tu che dici? –
– Non sono per niente d'accordo su questa vostra decisione – si passa una mano sul volto. – Per niente –
– Mi dispiace parlarti in questo modo, ma abbiamo tutti ventuno anni, puoi fare ben poco ormai – Derek guarda il figlio, senza nascondere un certo disprezzo nei suoi confronti, disprezzo che, ahimè, non vedevo da tanto. – Non guardarmi così ti prego –
– Qualsiasi cosa vi accadrà sarà solo ed esclusivamente vostra responsabilità. –
– Va bene – rispondo, senza pensarci due volte. – Non ci lamenteremo –
– Apprezziamo comunque quello che stai facendo per noi – Albus. Si schiarisce la voce. – Grazie –
– Siete davvero incredibili – borbotta. – Siete riusciti a sopravvivere per tutti questi anni e ora, improvvisamente, volete mandare all'aria ogni singolo sforzo –
– Insomma 'improvvisamente', persino Luke sapeva che non rispettiamo le regole – Chris ridacchia. – Al Consiglio non si parla d'altro da anni –
– È un modo di dire – sibila. – Adesso andate via di qui, non ho alcun voglia di vedervi ulteriormente –
– Papà... –
– Neanche te Daniel – il ragazzo china leggermente lo sguardo e sbatte un paio di volte le palpebre. Quando lo rialza, le iridi si sono colorate di un viola acceso e brillante.
Usciamo in silenzio dalla stanza, fermandoci nel salone. Nessuno fiata, ci limitiamo a guardarci negli occhi.
– Avevi detto che non sapevi di cosa si trattasse. –
– Ti ho detto una balla, sai che novità. Tu hai idea, invece, di quello che hai combinato prima? –
– Ho ferito l'ego dell'ennesimo maschio, sai che novità – mi stringo nelle spalle. – A parte gli scherzi, non mi risulta di essere stata l'unica a parlare, anche tu eri d'accordo –
– C'è modo e modo di dire le cose. –
– Non sono stata l'unica – ripeto. – E poi discutiamo di come tu mi abbia detto una bugia –
– Oh ti prego, come se fosse la prima volta. –
– È la prima volta da tanto. –
– Volete che ce ne andiamo? – Daisy indica la porta, schiarendosi la voce. – Perché per noi non c'è alcun problema –
– No, per quel che mi riguarda non ho altro da aggiungere – mi supera, dispiega la maestose ali e vola via da una delle finestre.
– Gli uomini Manson sono di cattivo umore oggi – borbotto. – Tu sai qualcosa per caso? – Albus scote la testa, scrollando le spalle. – Bene, se qui abbiamo finito, io avrei una cosina da fare –
– Perché ho come l'impressione che dovrei preoccuparmi? –
– Perché sei sospettosa di natura Daisy – sfodero un sorriso a trentadue denti. – Rilassati, dico sul serio, non è niente di pericoloso –
– Mi posso fidare? -
– Vieni con me – mi stringo nelle spalle. – Così vedrai con i tuoi occhi –
– Dov'è il trucco? –
– Non c'è, sono meno furba di quel che pensiate. –
– Questa è bella – esclama Albus. – Davvero bella –
– Allora che fai? Vieni con me? –
– Sì – dice decisa. – Anche perché è da tanto che non passiamo del tempo insieme –
– Mi sembra quasi di sentire Daniel – mi guarda di traverso. – Okay okay, come non detto...ci vediamo dopo ragazzi –
– Ciao – usciamo anche noi. Fuori casa c'è la mia Vespa, Daisy storce il naso.
– Andiamo, non dirmi che ti spaventi della mia guida. –
– Mi spavento di te su quella in realtà. –
– Non ho mai avuto un incidente. –
– In realtà sì, al terzo anno. –
– Erano stati gli Psuché, non conta. –
– In effetti – china leggermente la testa di lato. – Non posso contraddirti sotto questo punto di vista –
– Sto pensando a Daniel – mormoro.
– E qual è la novità? –
– No nel senso... – prendo un respiro profondo. – Odio quando si comporta così –
– Ripeto: e qual è la novità? –
– Nessuna, è che sono talmente stupida che, ogni volta, penso sempre che abbia abbandonato questa brutta abitudine. –
– Ne ha perse molte altre in compenso – si stringe nelle spalle. – Insomma, è una persona totalmente diversa da quella di qualche anno fa –
– Sì questo è vero, non posso lamentarmi. –
– Comunque dov'è che devi andare? –
– Lo vedrai. –
– Devo aver paura? – sorrido, scuotendo la testa. – Rosebelle! –
– Rilassati, ti ho mai cacciato nei guai? –
– No. –
– Ecco, hai la tua risposta adesso – le porgo il casco. – Su principessa, non è la prima volta che sali con me –
– Mi sembri Daniel in questo momento – salgo sulla Vespa. La ragazza, a quel punto, sospira e, molto malvolentieri, si mette dietro.
– Dai smettila con questa storia, non sono una cattiva guidatrice – sfreccio via. L'aria è particolarmente calda oggi, non soffia nemmeno un alito di vento.
– Sei nervosa oggi. –
– Sì, lo abbiamo appurato poco fa. –
– Non avercela con Daniel, c'era suo padre di mezzo, sai come diventa quando si parla di lui. –
– In questo momento sto, più che altro, cercando di capire che cosa stia succedendo. Ho come l'impressione che ci sia qualcosa che non dicono. –
– Rosebelle... –
– Non dirmi di non cominciare. –
– Non... –
– Sì, cercherò il pelo nell'uovo, perché so benissimo che non mi sbaglio, non l'ho mai fatto. –
– Io, invece, vorrei capire dove stiamo andando. –
– Al cimitero, stavo andando a portare dei fiori ad Holden, d'altronde è morto per colpa nostra – noi ne siamo usciti indenni, siamo riusciti a non avere troppi danni, ma lui no, lui ci ha rimesso la vita, e questo non me lo perdonerò mai. – Oggi avrebbe dovuto iniziare il suo settimo anno come insegnante alla Marymount –
– Okay, adesso mi sono rattristata. –
– Beh diciamo che fa un po' schifo. Lui non c'entrava niente, non aveva colpe... ed io l'ho persino accusato di fare il doppio gioco. –
– Quindi si tratta di questo, dei tuoi sensi di colpa...di nuovo. –
– Io gli volevo bene! L'unica persona che mi è rimasta vicina durante il terzo anno, che si è accorto di quanto stessi male... –
– Per quanto tempo ancora ci rinfaccerai questa cosa? –
– In realtà non sto rinfacciando niente, è semplicemente un dato di fatto. –
– Non è colpa tua – taglia corto. – So che stai pensando a questo. –
– Se io non avessi dubitato di lui... –
– Mike non lo ha ucciso per questo Rosebelle, e lo sai benissimo anche tu. –
– Ma ha indagato per colpa mia! – sbotto. – Se mi fossi fidata, se non avessi insistito, forse lui sarebbe ancora qui –
– Rose, quanto pensi che potrai stare ancora così? Sono anni che ti addossi la colpa per la qualsiasi, devi imparare a lasciare andare le cose una volta per tutte. –
– È più facile a dirsi che a farsi. –
– No, semplicemente non ci hai mai provato. –
– Non è vero. –
– Oh andiamo Rose, ti conosco meglio di chiunque altro, e so benissimo che non è vero. –
– Mi sto quasi pentendo di averti portata con me. –
– Cosa? E per quale motivo? –
– Perché non fai altro che criticarmi – mi fermo al semaforo. – Non stai facendo altro –
– Mio dio quanto sei melodrammatica alle volte – dallo specchietto vedo che sta roteando gli occhi. – Compatisco Daniel –
– Ah ah, spiritosa. –
– E ti ha persino dato un...dov'è l'anello? – guardo il dito dove, effettivamente, manca il famosissimo diamante.
– Sono uscita di corsa questa mattina e non l'ho messo, non ho neanche gli orecchini. –
– Credevo che ci dormissi. –
– No, non l'ho mai fatto. –
– Davvero? – annuisco. Scatta di nuovo il verde, ed io riparto. – Strano –
– Non è strano, è un anello pesante, è...normale credo. –
– Sei sicura che non ci sia niente sotto? –
– Nessuna crisi all'orizzonte se è questo che stai cercando di chiedermi. –
– Volevo andarci con i piedi di piombo. –
– Mi chiedo dove tu abbia visto il problema. –
– Cinque minuti fa stavate discutendo. –
– Appunto, discutendo, non litigando. Hai presente come sono le liti mie e di Daniel no? Oggetti che volano, lampadine che scoppiano... –
– Sì, le ho presenti molto bene, e ho presente anche i frammenti che volano per tutta la casa. –
– Ecco appunto, ti risulta che sia successo niente di tutto questo? –
– Ottima argomentazione. –
Sbaaam!
eccomi con il secondo capitolo dell'ultimo libro della saga (sì, avete capito benissimo, dopo dark light chiudiamo i battenti, anche perché credo che, ormai, siate rimasti in pochi a leggere, se non nessuno😂).
I ragazzi, nel frattempo, cercano di vivere normalmente la loro vita, di andare avanti, sempre con la consapevolezza di dover vivere con la costante paura che Mike ritorni. Come ci siamo arrivati sino a questo punto?
Per il resto, quanti di voi sono rientrare a scuola/lavoro/si stanno preparando per la lezione?
vi lascio i link dei miei profili
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un bacio e a presto
rose xx
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