You've got your demons and darling, they all look like me

-Che ci fai qui?- mi volto. Will si dirige verso di me o meglio, verso lo studio del medico; io mi limito a sorridere.
-È la tua prima seduta di radioterapia, mi sembrava ovvio fossi qui-
-Non mi hai detto niente ieri-
-Perché sapevo che non mi avresti fatto venire-
-Will tesoro- una donna arriva subito dopo. E' alta più o meno quanto me, ha un caschetto biondo e due grandi occhi azzurri, dello stesso colore di quelli del ragazzo. –Oh ciao- mi dice.
-Salve- dico timidamente.
-Mamma, lei è Beatrice Everly Williams Greyson-
-Piacere, sono Diana, finalmente ti conosco, ho sentito tanto parlare di te-
-Oddio, adesso ho paura-
-Non ti preoccupare, Will si è sempre espresso in termini positivi nei tuoi confronti-
-Non dovevi venire, dico sul serio, torna ad Oxford-
-Sono arrivata col treno, il prossimo è tra un'ora, oggi è festivo-
-Beh allora va' a casa tua-
-Mia madre è a Bruxelles per un corso di aggiornamento e mia nonna è in gita in Scozia con le amiche del bridge-
-Avevi calcolato tutto, non è così?- mi limito a sorridere e lui sospira. –Sappi, però, che io non sono contento di averti qui, perciò non prenderla come un'abitudine, è chiaro? Sarà la prima e ultima volta-
-So che sei agitato, ma ricordati che, comunque, non ti autorizza a fare lo stronzo- alza le mani ed entra nello studio, seguito a ruota da me e sua madre.
-Sai almeno che mi dovranno irradiare lì sotto e che, sicuramente, non potrai entrare?-
-Mi metterò di spalle, in modo da guardare in faccia te, non ti preoccupare, anche perché la radioterapia colpisce solo la parte interessata per questo, in futuro, potresti avere degli arrossamenti e delle eruzioni cutanee in quella parte-
-Wikipedia è ottima, vero?-
-Il mio patrigno è medico, mi è bastato chiedere a lui- arriviamo a destinazione, con Will visibilmente arrabbiato.
-Aspettate qui, okay?- ci fa cenno di rimanere ferme e si allontana.
-Ha questo brutto vizio di prendersela con tutto e con tutti quando è arrabbiato-
-Lo avevo notato, il problema è che sbatte contro un muro più duro di lui-
-In effetti mi ha raccontato più volte che gli tieni testa, fai bene Beatrice Everly, ha bisogno di sapere che non può avere sempre ragione lui-
-Birdie, solo Birdie-
-'Birdie'...è un soprannome adorabile-
-Lo ha uscito fuori mia madre quando ero ancora in fasce e mi è rimasto-
-La conosco, è l'avvocato migliore di tutta la City-
-E purtroppo ne è consapevole- mia madre è sempre stata perfetta, una perfezione a cui, per molto tempo, ho aspirato ad arrivare, prima di rendermi conto di essere totalmente il suo opposto sotto questo punto di vista, impregnata di un'emotività che non le appartiene e che è solo mia.
-L'ho vista un paio di volte, sei la sua copia sputata-
-Giuro che sto facendo di tutto per distinguermi- esclamo, ridendo. Sono diciannove anni che convivo con lo spettro di mia madre, e diciannove anni che cerco di liberarmene.
Poco dopo esce il medico, che ci raggiunge.
-Potete entrare, ma è stato categorico riguardo al fatto...-
-Non lo guarderemo, potete stare entrambi tranquilli- esclamo. L'uomo ci fa strada fino alla stanza, dove entriamo. Indossiamo dei camici verdi e delle cuffie, per poi raggiungere il ragazzo. Sia io che sua madre camminiamo a testa bassa, prendendo posto su due sedie poste ai lati di Will. Il ragazzo è sdraiato sul lettino. Una tendina divide il basso ventre dalle gambe, che si trovano in direzione dei raggi. –Visto? Problema risolto-
-Questo sarà un episodio isolato-
-Ah ah-
-Dico sul serio-
-Anche io- mi chino ed esco fuori un libro dalla borsa. Prendo gli occhiali e li indosso. –Adesso ti leggerò qualcosa-
-Birdie...-
-Dobbiamo pur far passare questi lunghissimi trenta minuti, non credi?-
-Va bene, hai vinto tu questa volta...che hai portato?-
-Il Corvo e altre poesie di Edgar Allan Poe-
-Robetta allegra mi dicono-
-Il Romanticismo è il mio movimento letterario preferito-
-Beh almeno non hai portato Orgoglio e Pregiudizio- lo guardo di traverso e lui, finalmente, sorride.
-Ti dirò, in certi momenti mi ha fatto venire il latte alle ginocchia-
-Va bene vai, spero che tu non mi faccia addormentare-
-Ero la lettrice migliore di tutti alle elementari-
-C'è qualcosa in cui tu non abbia eccelso?-
-Lo sport, la danza e la scherma sono un'eccezione-
-E il calcio?-
-Sono sempre stata molto veloce-
-Hai la risposta pronta-
-Come te- interviene sua madre. –Tra l'altro è impossibile intromettersi in una vostra discussione-
-Ti sembra il momento di fare la gelosa mamma?- dice, ridendo.
-Sei uno stupido William-
-Dai Birdie leggi- apro il libro e mi schiarisco la voce.
-Una volta, a mezzanotte, mentre stanco e affaticato
meditavo sovra un raro, strano codice obliato,
e la testa grave e assorta — non reggevami più su,
fui destato all'improvviso da un romore alla mia porta.
«Un viatore, un pellegrino, bussa — dissi — alla mia porta,
solo questo e nulla più!»
Oh, ricordo, era il dicembre e il riflesso sonnolento
dei tizzoni in agonia ricamava il pavimento.
Triste avevo invan l'aurora — chiesto e invano una virtù
a' miei libri, per scordare la perduta mia Lenora,
la raggiante, santa vergine che in ciel chiamano Lenora
e qui nome or non ha più!
E il severo, vago, morbido, ondeggiare dei velluti
mi riempiva, penetrava di terrori sconosciuti!
tanto infine che, a far corta — quell'angoscia, m'alzai su
mormorando: «È un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
un viatore o un pellegrino che ha battuto alla mia porta,
questo, e nulla, nulla più!».
Calmo allor, cacciate alfine quelle immagini confuse,
mossi un passo, e: «Signor — dissi — o signora, mille scuse!
ma vi giuro, tanto assorta — m'era l'anima e quassù
tanto piano, tanto lieve voi bussaste alla mia porta,
ch'io non sono ancor ben certo d'esser desto». Aprii la porta:
un gran buio, e nulla più!
Impietrito in quella tenebra, dubitoso, tutta un'ora
stetti, fosco, immerso in sogni che mortal non sognò ancora!
ma la notte non dié un segno — il silenzio pur non fu
rotto, e solo, solo un nome s'udì gemere: «Lenora!»
Io lo dissi, ed a sua volta rimandò l'eco: «Lenora!»
Solo questo e nulla più!
E rientrai! ma come pallido, triste in cor fino alla morte
esitavo, un nuovo strepito mi riscosse, e or fu sì forte
che davver, pensai, davvero — qualche arcano avvien quaggiù,
qualche arcan che mi conviene penetrar, qualche mistero!
Lasciam l'anima calmarsi, poi scrutiam questo mistero!
Sarà il vento e nulla più!
Qui dischiusi i vetri e torvo, — con gran strepito di penne,
grave, altero, irruppe un corvo — dell'età la più solenne:
ei non fece inchin di sorta — non fe' cenno alcun, ma giù,
come un lord od una lady si diresse alla mia porta,
ad un busto di Minerva, proprio sopra alla mia porta,
scese, stette e nulla più.
Quell'augel d'ebano, allora, così tronfio e pettoruto
tentò fino ad un sorriso il mio spirito abbattuto:
«Sebben spiumato e torvo, — dissi, — un vile non sei tu
certo, o vecchio spettral corvo della tenebra di Pluto?
Quale nome a te gli araldi dànno a corte di Re Pluto?»
Disse il corvo allor: «Mai più!».
Mi stupii che quell'infausto disgraziato augello avesse
la parola, e benché quelle fosser sillabe sconnesse,
trasalii, ché, in niuna sorta — di paese fin qui fu
dato ad uom di contemplare un augel sovra una porta,
un augello od una bestia aggrappata ad una porta
con un nome tal: «Mai più!».
Ma severo e grave il corvo più non disse e stette come
s'egli avesse messo tutta quanta l'anima in quel nome:
sovra il busto, appollaiato — non parlò, non mosse più
finché triste ebbi ripreso: «Altri amici m'han lasciato!
il mattin non sarà giunto ch'egli pur m'avrà lasciato!».
Disse allor: «Mai più! mai più!».
Scosso al motto ch'or sì bene s'era apposto al mio pensiere,
«Certo, — dissi, — queste sillabe sono tutto il suo sapere!
e chi a tale ritornello — l'addestrò, forse quaggiù
sarà stato sì infelice ch'ogni canto suo più bello
come un requiem, non aveva ogni canto suo più bello
a finir che in un mai più
Ma un pensier folle ancor voltomi a un sorriso il labbro torvo:
scivolai su un seggiolone fino in faccia al busto e al corvo,
e qui, steso nel velluto — presi intento a studiar su
cosa mai volesse dire quel ferale augel di Pluto,
quel feral, sinistro, magro, triste, infausto augel di Pluto
col suo lugubre: «Mai più!».
Così assorto in fantasie stetti a lungo, e sempre intento
all'augello i di cui sguardi mi riempivan di spavento,
non osai più aprire labro — sprofondato sempre giù
fra i cuscini accarezzati dal chiaror di un candelabro
fra i cuscini rossi ov'ella, al chiaror di un candelabro,
non verrà a posar mai più!
Allor parvemi che a un tratto si svolgesse in aria, denso
e arcan, come dal turibolo d'un angelo, un incenso.
«O infelice, dissi, è l'ora! — e infin ecco la virtù
e il nepente che imploravi per scordar la tua Lenora!
Bevi, bevi il filtro e scorda! scorda alfin questa Lenora!»
Mormorò l'augel: «Mai più!».
O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
o l'Averno t'abbia inviato — o una raffica di bora
t'abbia, naufrago, sbalzato — a cercar asil quaggiù,
in quest'antro di sventure, di' al meschino che t'implora,
se qui c'è un incenso, un balsamo divino! egli t'implora!»
Mormorò l'augel: «Mai più!».
«O profeta — urlai — profeta, spettro o augel, profeta ognora!
per il ciel sovra noi teso, per l'Iddio che noi s'adora
di' a quest'anima se ancora — nel lontano Eden, lassù,
potrà unirsi a un'ombra cara che chiamavasi Lenora!
95a una vergine che gli angeli ora chiamano Lenora!»
Mormorò l'augel: «Mai più!».
«Questo detto sia l'estremo, spettro o augello — urlai sperduto.
Ti precipita nel nembo! torna ai baratri di Pluto!
non lasciar piuma di sorta — qui a svelar chi fosti tu!
lascia puro il mio dolore, lascia il busto e la mia porta!
strappa il becco dal mio cuore! t'alza alfin da quella porta!»
Disse il corvo: «Mai, mai più!»
E la bestia ognor proterva — tetra ognora, è sempre assorta
sulla pallida Minerva — proprio sopra alla mia porta!
Il suo sguardo sembra il guardo — d'un dimon che sogni, e giù
sui tappeti il suo riflesso tesse un circolo maliardo,
e il mio spirto, stretto all'ombra di quel circolo maliardo
non potrà surger mai più!-
-Hai letto il corvo?- mi domanda, corrucciato.
-Sì-
-Ne sei sicura?-
-Sì-
-Il mio professore non la leggeva così-
-Eri tu che non andavi d'accordo con la letteratura, tutte quelle lettere che mi arrivavano a casa ne erano la prova-
-Smith mi odiava. Ha scoperto che sono andato a letto con la professoressa McGruver, che non sapevo essere la sua fidanzata, e mi ha preso di mira da quel momento in poi- il libro rischia di cadermi dalle mani, mentre io mi riprometto di non intervenire in alcun modo, non adesso che sto iniziando a distaccare Will dalla figura di cui ho letto sui giornali.
-Per quale motivo sto sapendo questa cosa sola adesso?-
-Perché mi avresti ucciso mamma- un sorriso sghembo piega le sue labbra mentre, di tanto in tanto, sussulta per il dolore. –A parte gli scherzi, non l'hai mai letta come l'ha letta lei, non so nemmeno di cosa parli, o meglio non l'ho mai capita bene-
-Narra la cupa vicenda di un amante, lo stesso Edgar Allan Poe, che aveva da poco perso la sua amata, ancora in pena per la sua scomparsa. Mentre stava meditando, a mezzanotte, riceve la visita di un corvo che non farà altro che ripetere monotonamente "Nevermore" (Mai più), quasi a simboleggiare che lui non amerà più dopo Lenora-
-Mio dio Beatrice Everly, potevi scegliere qualcosa di più allegro-
-Ha una bella musicalità-
-Ma parla di morte!- assottiglio le labbra, lui sospira. –Ti prego, la prossima volta, porta un libro diverso-
-Pensavo avessi detto che non ci sarebbe stata una prossima volta-
-Beh devo pur sempre passare il mio tempo qui, e battibeccare con te aiuta. E poi voglio evitare che venga lei, guardala, sta per mettersi a piangere- indica sua madre, che tira su col naso.
-Sai davvero essere insensibile quando vuoi-
-Spero che sia l'unico tratto che ho preso da papà-
-William-
-Rilassati, le ho raccontato tutto, e stranamente non si è impressionata-
-Perché non hai ancora conosciuto la mia famiglia, credimi faticheresti a tenere il passo-
-Mi hai detto che non vai d'accordo con tuo padre o sbaglio?-
-Non è questo, semplicemente non si è mai preoccupato di me. Una volta, quando avevo quattordici anni, mia madre era partita per una conferenza ad Hong Kong e mi aveva lasciato a casa con mia nonna perché lui, all'epoca, viveva con una tizia e con i figli di quest'ultima che non mi andavano molto a genio. Ero a scuola e mi è venuto improvvisamente il ciclo, con circa due settimane di anticipo, ed io non avevo niente con me. Allora l'ho chiamato per farmi portare gli assorbenti, e lui non mi ha risposto perché era in campagna lei. La tua ex moglie è dall'altra parte del mondo, tua figlia sta con la nonna, e tu che fai? Non rispondi al cellulare, non ti preoccupi neanche di vedere che ti stia chiamando, te ne freghi e basta- Will sorride, allunga una mano verso il mio volto ed io mi sposto.
-Non ti faccio niente, giuro- sospiro, e lascio che mi accarezzi il volto. –Mi dispiace comunque-
-Oh non ti preoccupare, questo è niente. E poi te l'ho raccontato per farti capire che ti capisco, ti capisco alla perfezione-

✨✨✨

-Birdie viene a pranzo con noi no?- domanda la madre di Will una volta usciti dalla clinica.
-Oh non si disturbi, prendo un panino da qualche parte e lo mangio sul treno per Oxford, ce ne dovrebbe essere uno tra un'ora-
-Non dire cavolate, andiamo al ristorante e poi torni con me, non mi piace l'idea di farti prendere da sola il treno- esclama, a quel punto, Will. Pensavo che avermi intorno fosse l'ultima cosa che volesse.
-L'ho fatto tantissime volte vedi-
-E questa volta non lo fai, semplice-
-Ti stai leggermente fissando-
-Lo ripeti sempre anche tu che, purtroppo, per voi ragazze, non è sicuro camminare per strada a determinate ore o prendere i mezzi pubblici, ed io sto semplicemente evitando che tu lo faccia-
-Emma mi ucciderà, e sarà solo ed esclusivamente e colpa tua-
-Tu hai deciso di venire qui, io non ti volevo nemmeno-
-Avete finito di litigare voi due?- ci richiama sua madre. –Fate sempre così?-
-No, di tanto in tanto andiamo d'accordo- risponde Will. –Dove vuoi pranzare?-
-Oh no scegliete voi, tanto io mangio tutto-
-Andiamo allo Sky Garden allora- esclama Diana. –Prendiamo sia la mia che la tua macchina, così non dobbiamo fare avanti e indietro-
-Oookay, vieni con me nanerottola- lo guardo di traverso, ma lo seguo comunque, non avendo altra scelta. –Perché non glielo hai detto?-
-Devi essere un po' più specifico-
-Non le hai detto che soffri di vertigini-
-Ah quello. Mi sembrava male, è stata così carina ad invitarmi-
-Io non ti capisco. Hai sempre la risposta pronta, combatti più battaglie di quante realmente ce ne siano e poi, in certi momenti, diventi timidissima, senza contare le guance che ti diventano rosse-
-Fino a qualche anno fa non entravo nemmeno nei negozi per paura di dover parlare con le commesse- saliamo in macchina ed io mi allaccio la cintura di sicurezza. –E non ordinavo la pizza per telefono, mi vergognavo troppo-
-Non ci crederò né ora né mai- mette in moto. Sono sempre più convinta che tutte le persone che ho incontrato negli ultimi due anni o giù di lì non mi conoscano davvero, tanto ho forzato il mio cambiamento.
-Non sono sempre stata così, fino a qualche anno fa sarei passata inosservata-
-Ho i miei dubbi-
-Sono quel tipo di persone che, se è a casa di qualcuno e trova del cibo che non le piace, lo mangia lo stesso per non essere scortese-
-Ma in quante siete lì dentro?- esclama, a quel punto. Roteo gli occhi, certe volte è davvero inutile fare un discorso serio con Will. –Mi piaci comunque-
-In che senso?-
-Mi piace che tu sia una persona poliedrica, non come tutti si aspettano o come tutti ti percepiscono, un po' come me. Sono molto lontano dalla persona descritta nei giornali-
-Sai che, forse, non hai tutti i torti? Siamo più simili di quel che pensassi-
-Eri davvero così tanto timida come dici?- annuisco.
-Balbettavo, mi vergognavo a parlare in pubblico e mi facevo mettere i piedi in testa da tutti. Ero...hai mai visto Noi siamo infinito?-
-Ho anche letto il libro a dir la verità-
-Sono colpita...comunque io ero esattamente come Charlie nei primi capitoli, una carta da parati. Jesse e Maddie erano spigliate, divertenti, belle, e poi c'ero io. Far venire fuori la Birdie con cui battibecchi ogni giorno è stato un processo lungo e per niente facile-
-Mi dispiace per la storia delle freccette nello spogliatoio-
-Sopravvivrò- sorride. Stranamente non c'è molto traffico oggi, il che è piuttosto anomalo, visto che siamo a Londra.
-Grazie per essere venuta, sei riuscita a distrarmi molto bene con le poesie di Edgar Allan Poe-
-Sono contenta di averti dato anche qualche lezione di letteratura, è assurdo che tu non avessi capito il senso de Il corvo-
-Ho superato letteratura inglese per il rotto della cuffia, quel piccolo incidente mi ha messo i bastoni tra le ruote- -Hai davvero avuto una relazione con la tua professoressa?-
-Sì. E prima che tu me lo chieda no, non ho mai tradito Emma, tutte le mie altre relazioni hanno avuto luogo quando io e lei non stavamo insieme. Il tradimento è una delle cose che non perdonerei mai-
-Lo stesso vale per me- lo guardo. E' di una bellezza quasi surreale, o forse sono io che tendo a vedere gli altri sempre migliori di me in tutto e per tutto. –Sto iniziando a preoccuparmi per tutte queste somiglianze tra noi due-
-Non sia mai che tu possa essere simile alla progenie di Satana-
-Non ti ho mai definito così-
-Ma lo hai pensato-
-Mi dispiace davvero, ti ho malgiudicato per via dei vari articoli che hanno scritto su di te. Sono stata superficiale, e me ne pento, mi piace passare del tempo con te-
-Anche a me- mormora. –E' quello che hai fatto oggi è stato davvero bello, non me lo aspettavo-
-Vuol dire che dovrò trovarmi qualcosa da fare per tre pomeriggi a settimana, posso anche ripeterti le materie in caso?-
-Hai intenzione di venire con me ad ogni seduta?-
-Sì, tanto non ti dispiace- il ragazzo inizia la manovra di parcheggio, non dandomi una vera e propria risposta. –Avevo dodici anni quando a mio nonno è stato diagnosticato un tumore, ma mi hanno tenuto lontano più che potevano-
-Mi dispiace Birdie-
-Non ti...-
-Non solo per quello, ma anche per averti giudicato una stronza acida con un ghiacciolo al posto del cuore­- spegne la macchina e si slaccia la cintura di sicurezza.
-Non posso contraddirti perché mi rendo conto che è questa l'impressione che do- scendiamo dall'auto. Due ragazze che passavano di lì si voltano a guardano Will. –Persino Teddy me lo dice alle volte-
-Qualsiasi sia il motivo del tuo comportamento, ti posso assicurare che non ne vale la pena. E ora entriamo, mia madre è già arrivata, e lei odia aspettare-
-Oh sì certo- lo seguo, mentre controllo il cellulare. Jesse e Maddie si stanno chiedendo dove sia, visto che sono sgattaiolata via prima che loro si svegliassero.
-Va tutto bene?-
-Me ne sono andata mentre tutti dormivano, non sapevo che dirli- prendiamo l'ascensore e Will digita il numero quarantasette. So già che mi pentirò di questa scelta
-La verità, non farti problemi-
-Che?-
-Sono serio, dà qua- prende l'iPhone dalle mie mani e manda una nota audio a Jesse in cui le spiega la situazione. –Problema risolto-
-Sei sicuro che vada tutto bene?- le porte dell'ascensore si aprono ed entrambi usciamo.
-Mercoledì lo dirò durante la riunione del club, non ti preoccupare- mi riporge il cellulare. Mentre ci inoltriamo tra i vari tavoli io mi guardo intorno, notando come non ci siano muri in questo ristorante, ma principalmente finestre, da cui si intravede tutta Londra.
-A che altezza siamo Will?-
-Non credo che tu voglia saperlo Beatrice Everly-
-Ma si vede anche Kensington da qui-
-Non guardare-
-Come faccio se tutte le pareti sono di vetro?!-
-Te lo avevo detto io, adesso non lamentarti- lo incenerisco con lo sguardo. Poco dopo adocchiamo sua madre, che alza il braccio e ci fa cenno di raggiungerla.
-Ce ne avete messo di tempo, pensavo che aveste deciso di fare tutti e quarantasette i piani a piedi e, considerando che la torre è alta centocinquanta metri, ci avreste messo un po'-
-C-centocinquanta metri?- la donna annuisce, mentre io sento venirmi meno. Grande Birdie, questo non lo avevi calcolato vero?
-Va tutto bene? Sei pallida, o almeno credo che tu lo sia, sei talmente bianca.
-Soffre di vertigini, ma non te lo ha detto per non sembrare maleducata-
-Ed era implicito che non dovessi farlo nemmeno tu- esclamo, col volto in fiamme.
-Sei rossa come un pomodoro- dice Will, ridacchiando. –Mio dio, sei lo stesso colore dei tuoi capelli, o almeno la parte che non è rosa-
-Finiscila-
-Birdie possiamo cambiare ristorante se vuoi, per me non c'è alcun problema-
-Oh no no non si preoccupi, sono salita anche sulla Tour Eiffel da piccola, cerco di farmi condizionare il meno possibile da questa cosa-
-Basta che poi non vomiti in macchina, perché giuro che te la faccio fare a piedi fino ad Oxford-
-Gli piaci, per questo si sta comportando così. Alle volte fa come i bambini piccoli, che infastidiscono le loro compagne per attirare l'attenzione-
-Mamma!- esclama Will. –Che dici?-
-Adesso sei tu quello rosso come i miei capelli- mi pizzica la gamba, leggermente scocciato. –Auh!- rispondo con una gomitata, dando così il via ad una battaglia fatta di colpetti e pizzicotti.
-Ragazzi insomma, vi state comportando davvero come due bambini!- solo a quel punto smettiamo, proprio nel momento in cui il cameriere arriva per potarci il menù. –Siete davvero una bella coppia voi due-
-Non siamo una coppia mamma-
-Non ancora- dice, ridendo.
-Non ho voglia di stare con nessuno per ora-
-Basta che non torni con Emma io sono felice, non l'ho ma sopportata-
-E' una stronza di prima categoria- nasconde il volto dietro il menù. Sono sempre più convinta che, in realtà, ci sia qualcos'altro sotto, qualcosa che non vuole dire o di cui non gli piace parlare. –Tra l'altro sta dando il tormento a lei sin dal primo momento in cui le ho parlato. Manda Vanessa e Claire in giro per il campus per controllarmi-
-Non è mai cresciuta, la cosa non mi stupisce, senza contare che è convinta che tu sia di sua proprietà-
-Beh mi hanno sempre descritto come un bambolotto, e l'hobby da modello saltuario non ha facilitato per niente la situazione- mi guarda con la coda nell'occhio. So benissimo che vuole condannarmi per l'ennesima volta di averlo malgiudicato.
-William, tesoro mio, ammetterai che non hai avuto un'adolescenza proprio tranquilla-
-Sì okay, ma ormai ho ventun anni, non ho...mi sono dato una calmata, l'ultima volta che sono uscito sul giornale è stato per quella cena con Hailey Baldwin questa estate-
-Il problema è che, chi non ti conosce, si ferma solo a questo, è lo stesso errore che ho fatto io- ammetto. –Però mi sono resa conto di aver sbagliato, e sai che mi dispiace tantissimo per questo. Alle volte vorrei davvero prenderti a pugni perché mi fai arrabbiare, ma mi sono affezionata a te, o non sarei qui oggi-
-Ti voglio bene anch'io Beatrice Everly, non ti spaventare a dirlo-
-No è che...- il mio volto va' di nuovo a fuoco, dannazione, perché continua a succedermi? –Mi vergognavo a dirlo, tutto qui. Te l'ho spiegato, io di base sono molto timida, non parlo tanto se non mi sento a mio agio o se non ho tanta confidenza con le persone-
-Si vergognava a dirlo davanti a me che sono tua madre, era questo il succo del discorso- scivolo lungo la sedia, non ho mai fatto tante brutte figure in un colpo solo. –Adesso capisco perché Will è tanto preso da te, piaci persino a me- 


Sbaaam!

eccomi. oggi ho praticamente rischiato di morire in circa cinque modi diversi, per ora non me ne va bene una. Voi che mi raccontate?

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