You really know how to make me cry when you give those ocean eyes

-Lo hai fatto sul serio- il venerdì mattina trovo Will davanti alla porta, con il volto rosso e i capelli dritti sulla testa. –Adesso ho davvero paura di te- sono ancora assonnata quando lui comincia a parlare, per questo mi limito a spostarmi dall'uscio, sperando che abbassi il tono della voce o che, quantomeno, mi spieghi esattamente a cosa si stia riferendo.
-Saranno anche le nove del mattino e tutto il resto, ma mi sono svegliata per colpa del campanello, quindi dovrai essere un po' più specifico-
-La lista dei ragazzi del campus-
-Tu non hai idea di cosa può essere capace un gruppo di ragazze arrabbiate per essere state votate e trattate come dei semplici numeri-
-Devi trovarti qualcosa da fare- roteo gli occhi al cielo, dirigendomi verso la cucina.
-Immagino che, adesso, suggerirai un fidanzato-
-Ammetto che ti terrebbe abbastanza occupata trovare l'altra metà della tua mela-
-Io non devo trovare la metà della mia mela semplicemente perché io non sono una metà, sono una persona intera che si basta così. E' come quando mangi il gelato senza panna, è buono lo stesso- prendo la tazza, ci verso il latte e ci metto due cucchiai di Nesquik.
-Non riesco a capire se pensi davvero questo o se è soltanto una forma di difesa-
-E' difficile che io dica qualcosa senza crederci sul serio, visto che odio l'incoerenza in ogni sua forma-
-E bevi il latte dalla cannuccia- ridacchia, indicando il mio modo di fare colazione. Per tutta risposta gli mostro il terzo dito, ancora troppo assonnata per potergli rispondere. –Il risucchio è un tocco di classe-
-Beh almeno così non ho il problema dei baffi sporchi di latte-
-Oh certo certo, e per il Nesquik che scusa hai?-
-Che non mi piace il gusto del latte. Ho provato tutto negli anni: biscotti, ma mi dà fastidio sentire i rimasugli molli con le labbra all'interno della tazza, i cereali, l'orzo...e poi è arrivato il Nesquik, non bevo latte senza, c'è stato un periodo in cui me lo portavo appresso quando andavo a sciare o quando viaggiavo in generale-
-Alle volte mi racconti delle cose che mi fanno pensare che non sei così dura come vuoi dare a credere-
-Ti posso assicurare che non voglio far credere proprio niente-
-Cambi umore molto facilmente-
-E' che mi sono appena svegliata, devo ancora capire come andrà la giornata- sciacquo la tazza nel lavandino e la metto nella lavastoviglie.
-Beh, a giudicare da quel che vedo, non troppo bene-
-Abbiamo una cena questa sera, vero?-
-Sì, la prima da quando siete membri, ricordati che devi indossare qualcosa che sia o blu, o nero, o bianco o argentato-
-Una vasta gamma di colori tutti allegri devo dire-
-Beh tanto voi ragazze non vestite sempre di nero?-
-Non credo nemmeno di avere una maglietta di quella tonalità-
-Strano-
-Apri il mio armadio, ti verrà il mal di testa, Maddie me lo ripete sempre-
-Con i capelli a volte fanno proprio un bel contrasto-
-Comunque scusami, non ti ho offerto niente- mi stropiccio gli occhi, per poi sbadigliare.
-E' la personalità numero tre questa?-
-Certo che sei davvero uno stronzo, e dire che avevi quasi iniziato a starmi simpatico-
-A parte questo, la serata sarà abbastanza di gala, quindi mettiti qualcosa di elegante-
-Mi stai dicendo che vesto male per caso?-
-No, solo che, di tanto in tanto, ti ho visto girare con Converse, jeans strappati e camicie a quadri, e vorrei evitare-
-Quello è il mio look da 5 Seconds of Summer, ma ti posso assicurare che sono in grado di capire che cosa indossare anche da sola-

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-Credevo che non avessi vestiti neri comunque- mi dice Jesse. Il ricevimento per noi nuovi membri si sta tenendo nel castello della famiglia di Will, nel Sussex. Mia madre, sicuramente, sarebbe orgogliosa del fatto che, finalmente, mi trovo in un contesto sociale che potrebbe aiutarmi ad aprirmi.
-Infatti era così, dopo che il nostro conte preferito se ne è andato, ho preso il treno e sono tornata a Londra. Sono passata a salutare mia nonna e poi sono andata da Harrods con la macchina-
-Francesca che ha pensato di questa cosa?-
-Che lei, quando aveva la mia età, con mia zia Katie volava a Parigi per fare shopping, quindi sono la degna figlia di mia madre. E poi il vestito era uno dei più economici-
-Non voglio sapere nient'altro-
-Non ho ricominciato con la shopping mania, te lo posso assicurare-
-Devo ricordarti che...-
-...che mia madre mi ha lasciato due settimane senza soldi quando sono andata in vacanza studio in Francia dopo la fine della scuola? No, infatti ho imparato la lezione, quando ci sono tornata per l'Erasmus mi sono saputa gestire egregiamente-
-Il vantaggio di essere l'unica figlia dell'avvocato più importante di tutta la City- sfodero un sorriso a trentadue denti. So benissimo che Jesse sta soltanto scherzando, infatti non mi arrabbio. Non direbbe mai qualcosa con cattiveria o, quantomeno, non contro di me. –Non mi hai comprato niente, vero?-
-No, rilassati, avevo paura che mi avresti fatto il bucato per un'altra settimana-
-Quella borsa che mi hai comprato costa...-
-Jesse basta, lo sai come sono fatta. Se vedo qualcosa che piace ad una persona a me vicina gliela prendo, fine della storia-
-Che cosa state confabulando da un'ora?- Maddie poggia le braccia sulle nostre spalle e fa' capolino con la testa. –E tu smettila di guardami così-
-Hai il carbone bagnato?-
– Senti, non è colpa mia va bene? Arthur ed io ci siamo messi a parlare un paio di volte mentre ti aspettava per uscire e, in fin dei conti, non è che è mai successo qualcosa tra voi due... –
– E questo, per caso, ti ha dato in qualche modo il permesso per andarci a letto? –
– Perché te la prendi solo con me? Ti assicuro che c'era anche lui quella sera. –
– Oh ti assicuro che a lui è andata peggio, fidati. Con te mi contengo perché, purtroppo, abitiamo sotto lo stesso tetto. –
– Non voglio sapere altro – mormoro, mentre le due continuano a battibeccare. Alle volte è davvero difficile trovarsi nel mezzo, consapevole che, una presa di posizione o un'altra, potrebbe peggiorare drasticamente la situazione.
-Che cosa state facendo qui tutte sole?- sussultiamo quando, senza alcun rumore, Emma ci raggiunge. Ci voltiamo lentamente verso di lei. Indossa un vestito nero che le lascia scoperte le spalle, i capelli scuri sono raccolti sopra la testa e ci sta guardando come se fossimo nel posto sbagliato. –Non è educato isolarsi durante una festa-
-Non c'eravamo isolate, stavamo semplicemente chiarendo una vecchia questione, ecco tutto- la ragazza si avvicina a me e mi squadra dalla testa ai piedi, come se non avesse fatto altro da quando sono entrata. Il suo trucco è perfetto, immacolato, mentre io devo sempre chiedere a Jesse di farlo per me, visto che non ho mai imparato.
-Sai che sono stata io a sceglierti per il club?-
-Oh grazie, non ne ero al corrente, credevo...-
-...che fosse stato Will? Figurati, lui ed i ragazzi si occupano soltanto di isolare quelle che vogliono portarsi a letto, e ti posso assicurare che tu non c'eri-
-Okay- mi stringo nelle spalle. Non so se credeva di offendermi in qualche modo, ma non è stato così.
-Okay?-
-Sì-
-A che gioco stai giocando?-
-A nessuno, credo che tu ti sia semplicemente immaginando un complotto inesistente nella tua testa-
-Come prego?-
-Emma, smettila di spaventare le nuove arrivate su- anche Ethan ci raggiunge, mentre io inizio a diventare sempre più nervosa. Odio essere al centro dell'attenzione, e odio quando devo essere incolpata per qualcosa che, alla fine dei giochi, non ho fatto.
-Dov'è Will?-
-Non lo so, credevo che avessi il radar, non sai sempre dove si trovi in qualsiasi momento della giornata?-
-Spostati- gli dice lei, urtandolo volontariamente con la spalla.
-Scusatela, speravo che, col tempo, crescesse e maturasse ma, a quanto pare, non è una cosa che succede a tutti-
-Si è fissata con me senza che facessi niente-
-Lo so ma non ti preoccupare, non appena Will inizierà ad uscire con qualcuna, mollerà la presa e si concentrerà sulla malcapitata in questione, fa sempre così-
-Ma non si stufa?- chiede Jesse, in un misto tra lo stupito e lo scocciato. –Spero, comunque, che questo club di cui tanto vi vantate non sia soltanto lei che sbrocca non appena vede qualcuno vicino a Will-
-E' molto di più, te lo posso assicurare-
-La cosa strana è che sia stato deciso di aprirlo alle ragazze, di solito le società segrete sono prettamente maschiliste, come gli Skull and Bones o il Bullingdon Club-
-Beh anche noi dobbiamo entrare nel ventunesimo secolo, Birdie e poi credevo che ne saresti stata contenta-
-La battaglia è ancora lunga- mi limito a dire. Nessuno di loro ci prende veramente sul serio, erano davvero contenti quando Emma ci ha fatto spogliare tutti, in particolare le ragazze, e mi hanno dato ragione soltanto quando Will ha parlato.
-Unitevi agli altri, la festa è appena iniziata- allarga le braccia. Jesse e Maddie si guardano e, senza pensarci troppo su, decidono di avvicinarsi al centro della sala.
Con la coda nell'occhio scorgo Teddy parlare con Christine, che ride praticamente a tutto ciò che dice. Sono contenta, era convinto di non avere nessuna chance con lei.
-Vado a prendere un po' d'aria- annuncio alle ragazze e, facendomi strada tra la gente, esco dal grande salone principesco.
Mi ritrovo immediatamente immersa nell'oscurità e mi stupisco nell'aver pensato che un castello dovesse sempre avere le luci accese.
Mi guardo intorno, non sapendo bene dove andare. Non ricordo da dove siamo entrati, ci hanno bendati non appena scesi dalla macchina.
-Che stai facendo ficcanaso?- sobbalzo. Il volto di Will si staglia nella penombra, scoppiando a ridere subito dopo. -Non pensavo di essere tanto spaventoso-
-Non stavo curiosando, volevo soltanto uscire, ma non dove sia la porta, o meglio i battenti-
-Abbiamo issato il ponte levatoio, devi fare attenzione ai coccodrilli che stanno nel fossato...vieni, c'è una portafinestra da questa parte-
-Non so se sia una buona idea, Emma ti sta cercando-
-Hai ancora paura di Emma?-
-Non ho mai avuto paura di Emma- sbotto, indignata. –Te l'ho detto, non voglio semplicemente rogne, è così difficile da credere?-
-Beatrice Everly, si parla soltanto di chiacchierare con me, non farne una questione di stato, sembri più melodrammatica di lei- sospiro. Improvvisamente sento l'aria fresca sulla pelle, e prendo un respiro profondo.
Di fronte a me si estende un enorme giardino, non troppo illuminato, da cui si diparte un inebriante profumo di fiori.
-Wow, è davvero meraviglioso-
-Hai visto che hai fatto bene a seguirmi?-
-Non vedo la mia macchina-
-Questo è il giardino sul retro, voi siete entrati dalla porta principale-
-Hai mai letto "Il giardino di mezzanotte"? Adesso non mi ricordo bene chi sia l'autore o se il titolo sia corretto, ma praticamente parlava di questo ragazzino, Tom Long, che scopriva che il cortile della casa dei suoi zii, a mezzanotte, si trasformava in un meraviglioso giardino-
-Non credo di averlo mai letto, domani cercherò nella biblioteca al piano di sopra-
-Hai una biblioteca al piano di sopra?- domando, forse con un po' troppa enfasi.
-Hai uno strano luccichio negli occhi- cerco di ricompormi, ringraziando il favore delle tenebre che nasconde il rossore delle mie guance.
-Comunque intendevo che questo giardino mi ricordava la descrizione del libro-
-Ti faccio vedere un posto, vieni con me- mi fa un cenno col capo.
Ci incamminiamo lungo un sentiero di mattonelle chiare, i cui lati sono protetti da alti cespugli. Un forte odore di rose mi avvolge, mentre continuo a guardarmi intorno. Alla fine di esso, mi ritrovo davanti ad un vasto spazio, con archi di erba e rose ai lati. I ciottoli si schiacciano sotto i miei stivaletti neri, mentre l'acqua zampilla da una fontana posta al centro del luogo.
-Wow-
-Questo è il roseto. Mio nonno ha iniziato a costruirlo quando è nata mia madre, poi ha continuato con mia zia e ha proseguito fino a mia cugina. Adesso è mia madre che se ne occupa, con l'aiuto della servitù, quando è in città ovviamente, cosa che non capita più molto spesso ormai- mormora, abbassando per un attimo il tono della voce. –Ne è molto gelosa, infatti si arrabbierebbe tantissimo, se scoprisse che ti ci ho portato-
-E' davvero meraviglioso-
-E non hai ancora visto tuto-
-C'è dell'altro?- chiedo, visibilmente stupita.
-E' una fortuna che tu non abbia messo i tacchi-
-Non li metto quasi mai- riprendiamo il nostro cammino, giungendo in un'area completamente verde.
Proprio alla fine del roseto, si può notare un piccolo gazebo bianco, con una panchina di legno. I fianchi che conducono ad esso sono di pietra, così come gli scalini, e l'intera impalcatura è sormontata da meravigliose rose.
L'atmosfera è resa ancora più magica dalla presenza di tante piccole lucciole che ci fluttuano intorno.
-Credo di essermi innamorata- esclamo, sentendomi quasi catapultata in una favola.
-E' il mio posto preferito in assoluto. Quando torno a casa ci passo ore e ore intere, o meglio quando torno qui, visto che abbiamo anche due appartamenti a Londra...-
-Hai un concetto particolare di appartamento, visto che possiedi tutto l'edificio-
-E tu come fai a saperlo?-
-Abito anche io a Kensington, e tutti sanno dove abita il duca di Norfolk, la cronaca rosa ti ha amato in questi anni. Forse era meglio se fossi rimasto a Mayfair, dai tuoi-
-Non sapevo stessimo vicini-
-Prima abitavo a Kingston Upon Thames, mia madre aveva comprato una casa proprio accanto a quella dei miei nonni ma, quando si è lasciata con mio padre, lo studio nella City andava già alla grande, quindi ci siamo spostati a Kensington, sai anche per le scuole e per tutto il resto-
-Ti rendi conto che abbiamo frequentato praticamente gli stessi ambienti e che non ci siamo mai incontrati?-
-Non direi proprio così, non...non ho mai fatta tanta vita sociale, se devo essere sincera-
-Questo spiega tutto, anche perché ti avrei notata sennò- si accomoda sulla panchina e, con un rapido gesto della mano, si spettina i capelli.
-No, per niente- sono rimasta per anni nell'ombra, senza che nessuno si ricordasse di me o sapesse minimamente chi fossi, poi, d'improvviso, è cambiato tutto, ma sicuramente uno come lui non avrebbe nemmeno mai saputo il mio nome.
-Perché dici così?-
-Perché parlo con cognizione di causa-
-Guarda che puoi anche sederti, non ti mordo mica-
-Ero sovrappensiero, e poi non voglio incastrarmi il vestito nelle assi, l'ho appena comprato ed io ho una particolare tendenza nell'impigliare gli abiti dovunque-
-Ricordati che questa è una panchina che si trova nel castello del Duca di Norfolk, è stata levigata a mano dai folletti- rido, scuotendo la testa.
-Credevo che i folletti si occupassero principalmente dei metalli-
-Sì, e sono davvero bravi, il problema è che hanno questa assurda regola che, quando compri qualcosa da loro, lo considerano un prestito-
-Allora hai letto davvero tutti i libri- decido, a quel punto, di sedermi. Will si limita ad annuire.
-E ti dirò di più, ho i biglietti per la prima di Animali Fantastici e dove trovarli qui a Londra-
-I vantaggi di essere il duca di Norfolk-
-I vantaggi di essere il conte di Arundel e anche il volto di Burberry's-
-Ah vero, avevo dimenticato che, a tempo perso, sei anche un modello-
-Il mondo ha sempre avuto questa sorta di ossessione per la nobiltà inglese e tutto ciò che la riguarda-
-Ed i risultati si sono visti, guarda la principessa Diana-
-Anche mia madre si chiama così-
-Non lo sapevo-
-Se vai sulla nostra pagina di Wikipedia la trovi- scoppiamo a ridere. Il punto è che ha ragione, c'è davvero una pagina di Wikipedia che parla di loro. –C'è tutto il mio albero genealogico a dir la verità-
-Gli alberi genealogici sono una cosa che mi hanno sempre affascinato, sin da piccola-
-E li guardi con gli stessi occhi con cui sta guardando il roseto?-
-Finiscila-
-A parte gli scherzi, come mai? Avevi voglia di trovare qualche antenato illustre?-
-Ma no figurati, mi piace l'idea di poter ricostruire l'intera storia di una famiglia, a prescindere dai natali più o meno nobili-
-Sai che questa è la prima volta che stiamo discutendo in cui non sei sulla difensiva?- roteo gli occhi al cielo. Mi chiedo per quale motivo si sia così tanto fissato con me.
-Perché t'importa così tanto?-
– Non si tratta tanto di questo, quanto piuttosto di riuscire ad avere una discussione con qualcuno. È difficile trovare una persona che non mi dia ragione soltanto per il mio titolo nobiliare. –
– Beh in effetti non deve essere bello quando ti danno sempre ragione su tutto, proprio no. –
– Noto una certa nota di sarcasmo. –
– Noti bene. –
– Comunque mi dispiace per Emma, speravo che, in questi mesi, s'intestardisse con qualcun altro. –
-Non ti preoccupare, alla fine basta ignorarla, probabilmente ho ingigantito il problema-
-Anche io mi arrabbierei se fossi in te, o meglio, mi infastidirei parecchio-
-Ti sei reso conto che, la maggior parte delle volte in cui discutiamo, il soggetto è sempre e solo Emma?-
-Sì, e sembra che ne siamo entrambi ossessionati- allunga una mano, stacca una rosa e me la porge. –Non dirlo a mia madre, mi userebbe come concime-
-Grazie- mi guardo intorno di nuovo, sorridendo. –Mi sono davvero innamorata di questo posto-
-Ti ci porto quando vuoi, non c'è alcun problema-
-Non hai detto che tua madre...-
-Ho anche detto che è molto spesso via per lavoro, per occuparsi delle varie aziende di famiglia sparse per il mondo, e per scappare da mio padre- ripete di nuovo questa frase, abbassando lo sguardo.
-Vuoi parlarne?-
-Qualche giorno fa hai affermato che fossi contenta del divorzio dei tuoi, ti ricordi?-
-Sì certo-
-Ecco, i miei non hanno voluto prendere questa felice scelta, ormai non vanno più d'accordo da sette anni, ma continuano a stare insieme, col risultato che io sono stato mandato ad Eton e lei ha iniziato a viaggiare più che poteva-
-Non hai iniziato ad andare lì quando ne avevi tredici?-
-Dormivo a casa, ma quando le cose tra loro si sono definitivamente rovinate, mi hanno fatto le valigie e mi hanno spedito lì- passo le mani sulle braccia, sentendo un freddo improvviso, non so se sia per un reale abbassamento della temperatura o per ciò che mi ha detto lui.
-Guarda il lato positivo, ti hanno evitato molti litigi-
-Che ci sono lo stesso quando torno a casa-
-Mi dispiace, le famiglie sono un casino, i genitori, alle volte, creano più problemi che altro, soprattutto i padri-
-Come fai a sapere che la colpa è di mio padre?-
-Perché sono gli uomini quelli che abbandonano la famiglia più spesso, o che si spaventano quando stanno per avere un pargoletto, e poi perché ho notato la dolcezza con cui parli di tua madre- abbassa lo sguardo sorridendo, le sue guance assumano una colorazione più scura.
-Tieni comunque- si toglie la giacca e la poggia sulle mie spalle. –Ho notato che avevi la pelle d'oca-
-Grazie mille, in effetti avevo un po' di freddo- guardo svogliatamente l'orologio, è passato del tempo da quando ho deciso di uscire a prendere una boccata d'aria.
-Rilassati, Emma non sa di questo posto, non è necessario che tu stia in ansia-
– Non sono in ansia. –
– Invece sì, non riesci a stare ferma un minuto. –

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-So benissimo cosa siete venute a chiedermi- la porta di camera mia si spalanca di colpo, urtando il muro. Non ho nemmeno bisogno di alzare lo sguardo per sapere di chi si tratti.
-Beh sei sparita per una buona mezz'ora e sei ritornata con Will e la sua giacca-
-Non capisco se piaccia più a te o a lei-
-A me non piace, Maddie- mi volto verso le due, che sfoderano un sorriso a trentadue denti. –Siete davvero inquietanti. Piuttosto, è strano che tu non ci abbia ancora provato-
-Effettivamente lui è tipo il principe William degli anni d'oro, tranne per il fatto che non è un principe, ma è un erede al trono-
-Peccato che, per ottenere la corona, l'intera famiglia reale dovrebbe essere sterminata-
-Avrei anche potuto provarci a dir la verità, ma non volevo mettermi contro Emma, anche perché sappiamo tutti che, alla fine dei giochi, finiranno per sposarsi-
-Perché nessuno prende in considerazione quel che pensa Will?- mi stringo nelle spalle.
-Hai letto tutti gli articoli che sono usciti su di lui in questi anni? Sono sempre tornati insieme, e lui è stato anche con Gigi Hadid-
-Beh prima o poi arrivi ad un punto in cui dici basta, no?-
-Perché ti preoccupa tanto il fatto che possa tornare con Emma?-
-Ti sbagli Maddie, non m'interessa niente, anche se voi due state iniziando a pensare chissà che cosa- indosso la felpa, prendo le chiavi e le metto nella tasca della tuta. –Io esco-
-Dove vai?- mi domanda Jesse.
-Biblioteca, io e Teddy abbiamo un progetto da presentare entro la fine del mese e mi servono alcuni libri, dopo passo da lui in dormitorio-
-Non dimenticarti il cellulare-
-Sì mamma- le do un bacio sulla guancia, mentre lei mi porge l'oggetto in questione. –Ci vediamo stasera-
-Mangi da lui?-
-Sembri davvero mia madre in questo momento, rilassati-
-Jessamine sei davvero una rompipalle-
-Maddie- le dico. –Cercate di non uccidervi mentre sono via-
-Non ti posso garantire niente- mi risponde Jesse. Alle volte diventa molto apprensiva nei miei confronti, ma ormai ci ho fatto l'abitudine, visto che lo è diventata da tre anni a questa parte.
-Ciao animaletti, fate le brave- esco di casa e mi incammino a passo svelto verso la scuola.
Ho sempre amato l'atmosfera che si respira in questa città, in netto contrasto con il caos con cui sono cresciuta a Londra, o forse sono condizionata dal fatto che molte delle scene di Harry Potter sono state girate proprio qui, nei vari college di Oxford.
Quando ho visto il primo film ho pregato mia madre di comprarmi i libri, visto che, a tre anni e mezzo, già leggicchiavo qua e là e, mentre li divoravo, mentre li comparavo con quanto veniva trasposto sul grande schermo, la mia voglia di cercare Hogwarts nella vita reale è cresciuta a dismisura e, quando ho scoperto di Oxford, sapevo che avrei studiato lì, a qualsiasi costo. Mia madre, in realtà, sin da quando ho iniziato a dare segni di intelligenza, aveva immaginato per me un futuro ad Oxbridge, e le scuole che ho frequentato nel corso degli anni ne sono state la prova. Tuttavia c'è stato un momento in cui ha pensato di aver sbagliato ogni cosa, e in cui credo di averla delusa, anche se non si è mai sognata di dirlo a voce alta.
In preda ai miei pensieri più intricati, arrivo in biblioteca. Essendo sabato mattina nessuno si sogna di mettere piede qui dentro, nonostante io abbia seriamente pensato di trasferirmici, circondata da tutti questi libri e dai ricordi della biblioteca di Hogwarts.
Inizio a saltellare allegra tra le varie sezioni, canticchiando sottovoce.
-Birdie...- mi volto di colpo, sentendo qualcuno sussurrare il mio nome.
Eppure, dietro di me, non c'è nessuno. Prendo un respiro profondo, sarà stata la mia immaginazione.
Poco dopo un libro cade. Il cuore inizia a battere più forte e, nonostante i vari film dell'orrore che ho visto mi suggeriscano di fare il contrario, mi avvicino al punto in questione.
Il manuale si è aperto, e le sue pagine sono rivolte verso l'alto. Man mano che la distanza tra noi due diminuisce mi accorgo che ci sono varie foto attaccate sopra.
Quando, finalmente, lo prendo, mi rendo conto che si tratta di un vecchio registro dove sono annotati gli studenti che hanno frequentato Oxford un bel po' di anni fa.
-Quello è il Phoenix Club originale- faccio un balzo, trovando Will dietro di me. –Scusa, non resistito-
-Da quanto sei qui?-
-Nemmeno cinque minuti, ti ho vista mentre entravo e ho pensato di farti spaventare, e direi che ci sono riuscito-
-Soltanto perché credevo di essere sola-
-Dovrebbe appartenere alla seconda metà dell'Ottocento più o meno, loro sono i membri originali- ripete, mentre sfiora le pagine con le dita.
-Che ci fai tu qui?-
-Perché mi chiedi sempre la stessa cosa quando ci incontriamo in biblioteca? Ti posso assicurare che non hai l'esclusiva- 

Sbaaam!

eccomi qui con la mia nuova storia, questa volta ambientata in Inghilterra. Che ve ne pare fin ora?


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