Starry eyes sparking up my darkest nights

-Smettila di guardare il cielo- Will mi lancia una pallina di pane, ridacchiando. –Mi sembra di star mangiando con Snaso- indica il pupazzo, che ho appoggiato sulla sedia libera e, a quel punto, rido. –Non pensavo di aver fatto una battuta tanto divertente-
-Mi fa ridere tutta la situazione in realtà-
-O forse è il vino, facciamo che non bevi più- uncina il mio bicchiere con l'indice e lo trascina via.
-Daaaai, non fare l'antipatico-
-Sei rossa come un peperone, non sto facendo l'antipatico, ci sto salvando la nottata. L'ultima cosa che voglio è doverti tenere la testa mentre vomiti, non mi alletta molto-
-Non verrei a scomodarti, puoi stare tranquillo-
-Mi alzerei lo stesso- mormora.
-Come faresti a sentire? Casa tua è enorme-
-La camera che ti ho dato è a due passi dalla mia-
-Che non mi hai fatto vedere tra l'altro-
-Non avevamo tempo, appena torniamo a casa ti lascio ballare per tutta la casa-
-Sei un idiota- a quel punto il mio cellulare squilla ed io, che ho da sempre Thinking Out Loud come suoneria, mi affretto a prenderlo e a metterlo in silenzioso. –Scusami un attimo-
-Prego-
-Harry veloce, sono fuori- dico, accettando la chiamata.
-Lo so sorellina, hanno pubblicato la foto di Will Thornbury-Harrington alla premiere di Animali Fantastici e dove trovarli insieme ad una misteriosa ragazza che non è mai stata vista prima d'ora-
-Tu lo sapevi che i tabloid hanno già pubblicato la nostra foto?- chiedo al diretto interessato. Lui scuote la testa, prendendo immediatamente il cellulare. –L'ha vista anche papà?-
-Sì, e ha chiamato tua madre. Fossi in te non tornerei a casa per un paio di weekend-
-Lei lo sapeva, glielo avevo detto oggi pomeriggio-
-A quanto pare sarai tu la protagonista al mio compleanno-
-Non iniziare a fare il melodrammatico Harry, risolverò questa cosa-
-Ah ah-
-Senti, siccome sono nel bel mezzo di una cena con lo scapolo d'oro di Londra, ti saluto, ciao-
-Ciao Birdie, mi raccomando- chiudo la chiamata e poggio l'iPhone sul tavolo. Will mi guarda, con un mezzo sorriso che gli curva le labbra. –Che c'è?-
-Niente, avevo semplicemente capito che non avessi un ragazzo, quindi vorrei evitare di essere picchiato-
-Harry è mio fratello idiota-
-Hai un fratello?-
-Fratellastro, dal primo matrimonio di mio padre, è undici anni più grande-
-Non lo sapevo-
-Ci sono taaante cose che non sai di me...mi passi il vino?-
-Vacci piano Bacco- versa la bevanda nel mio bicchiere, scuotendo la testa. –Ho fatto in modo che i tabloid rimuovessero la foto comunque-
-Tanto mio padre l'ha già vista, quindi-
-È molto severo?-
-In realtà no, assolutamente, lo è di più mia madre, ma è un uomo particolare: non tutti gli vanno a genio, litiga col mondo e si aspetta che io frequenti solo quelli che piacciono a lui-
-Quindi sono finito nella lista dei cattivi?-
-Non gliel'ho direttamente detto. Mia madre lo sapeva, lui no, quindi mi aspetterà un brutto quarto d'ora- dico, assottigliando le labbra.
-Hai lo stesso sguardo triste di quella volta che sei andata a pranzo con lui e Teddy-
-Penso che tu, ormai, mi conosca abbastanza da sapere che non mi faccio tanti problemi nel dire le cose o nell'affrontare certe situazioni, sono abbastanza spontanea stranamente-
-Sì ma cosa c'entra questo?-
-C'entra perché, con mio padre, questo non mi riesce mai. Non è un tipo molto paziente, ed io temo sempre di farlo arrabbiare, mi fa paura alle volte; per questo, già l'idea di doverlo affrontare al compleanno di Harry mi causa un'ansia incredibile-
-Certo che i padri sono davvero un casino- rido. Will, a quel punto, allunga un braccio verso di me e mi strizza una guancia. –Senti se vuoi possiamo tornare a casa, o io posso portarti da tuo padre per chiarire...-
-No no, tranquillo. Mi sto divertendo, non ho alcuna intenzione di chiudere la serata qui. Insomma quante persone possono dire di essere andate ad una premiere con William Thomas Thornbury-Harrington?-
-Il mio nome sembra uno scioglilingua-
-Come Beatrice Everly Williams Greyson-
-Mi dispiace di averti messo nei casini comunque-
-Non ti preoccupare, ne vale la pena-
-Ah sì?- mi chiede, ridendo sotto i baffi.
-Prima che aggiunga altro, vorrei ricordarti che ho bevuto già tre bicchieri di vino, quindi la mia concezione della realtà potrebbe essere poco nitida-
-Ripeto quel che ho detto prima: facciamo che non ne bevi più-
-Va bene, come vuoi tu-
-Vuoi il dolce?- sorrido, annuendo. –Mio dio, ti si sono illuminati gli occhi anche per questo, sei davvero fantastica-
-Sono molto golosa più che altro. E poi sono convinta che, da domani in poi, dovrò affrontare l'inferno, quindi tanto vale sfogarmi stasera-
-Neanche se fossi uscita con uno degli One Direction-
-Capito?- il ragazzo chiama il cameriere e chiede di portare due specialità della casa. –Senza offesa comunque, anche passare la serata con te non mi sta dispiacendo-
-Ti prego smettila, mi sto emozionando- gli faccio la linguaccia, lui ride. –Quel pupazzo è inquietante-
-Questo pupazzo è meraviglioso-
-Ti verranno gli incubi stanotte, e anche a me probabilmente-
-Beh tanto non devi dormire con me, quindi il problema non si pone-
-Stai cercando di dirmi qualcosa per caso?-
-Non ci sperare-
-Ah peccato, pensavo che ti fossi addolcita abbastanza per potermi concedere un'occasione- schiocca le dita, prendendo un altro soro di vino.
-Non starai bevendo un po' troppo?- lo canzono.
-Non hai idea di quanto sia alta la mia soglia di sopportazione. Eton...- lascia la frase a metà. I suoi occhi si rabbuiano per un attimo, la sua espressione si indurisce. Si schiarisce la voce, si passa una mano tra i capelli e ricomincia. –I miei anni lì non sono stati proprio tranquilli, mi hanno reso forte sotto molti punti di vista-
-Quindi non tutte le voci che girano su di te sono sbagliate-
-Quelle sulle mie avventure ad Eton non del tutto, se devo essere sincero. Quando mi paragonavano agli anni d'oro del principe Harry non sbagliavano-
-E poi cos'è successo?-
-Niente di eclatante, in realtà. Nessun trauma, nessuna morte sulla coscienza, sono soltanto cresciuto...e ho capito che, col mio comportamento, la situazione a casa non sarebbe cambiata, anzi, faceva soffrire ulteriormente mia madre, ed era l'ultima cosa che volessi-
-Siete molto legati-
-Lo hai dedotto da quel che hai visto oggi o dai due tatuaggi?- mi chiede, ridendo.
-Ti brillano gli occhi quando parli di lei-
-Touché- a quel punto il cameriere torna, portandoci due fette di Red Velvet.
-È una delle mie torte preferiteeeeee- esclamo. Domani, probabilmente, passerò tutta la giornata a mangiare verdure per i sensi di colpa.
-Questa è una versione rivisitata, per questo si chiama 'specialità della casa'. Al suo interno trovi nocciole e pezzi di cioccolato e, per la crema, utilizzano la stessa composizione che usano per le cheesecake-
-Io adoro la cheesecake-
-Sempre detto che ci so fare con le ragazze, anche con quelle difficili come te-
-E perché io sarei difficile?-
-Perché...beh perché...-
-Non mi rispondere- prendo una forchettata di torta e la porto alla bocca, incenerendolo con lo sguardo. –Mio dio, ma è davvero buonissima-
-Visto?- gli mostro il terzo dito, lui mette su il broncio. –Che peccato, eravamo andati così bene fino ad ora-
-Ti sei bruciato tutto con la battuta di prima-
-E se facessi qualcosa per rimediare?-
-Dubito che ci riusciresti-
-Mi stai sfidando-
-No, perché so già che perderesti- storce la bocca in un sorriso sghembo. Che cosa si è messo in testa? –Mi stai guardando in modo strano-
-Vado un attimo in bagno-
-Okay- si alza con nonchalance, ed io ne approfitto per sbirciare il cellulare. La quantità di messaggi che ho ricevuto questa sera è ridicolmente alta, e tutto soltanto per una serata passata con Will. Nonostante ciò, sono consapevole che, ancora, non ho fronteggiato la parte peggiore: Emma. Sicuramente non me la lascerà passare liscia, già non sopportava che mi parlasse, figuriamoci adesso che mi ha portato alla premiere.
Guardo il peluche di Snaso seduta sulla sedia e sorrido, ho passato una splendida serata, e sto rischiando di rovinarmela con tutti questi assurdi pensieri. Chi se ne frega cosa pensa Emma, cosa penserà mio padre, non devo rendere conto a nessuno.
-Eccomi qui, scusa per il ritardo- Will ritorna al suo posto, armeggiando con qualcosa nella sua tasca.
-Hai pagato non è così?- non mi risponde, si limita a sorridere. –Dio Harrington-
-E' inutile che ti lamenti, non pagherai mai mentre sarai con me, e non perché penso che tu non possa permettertelo o perché ti consideri inferiore, semplicemente mi fa di farlo, fine della storia-
–Prevedo molte liti nel nostro futuro–

🪼🪼🪼🪼

-Okay, è arrivato il momento di togliere i tacchi- io e Will stiamo camminando per Hyde Park, intenzionati a dirigersi verso la macchina per tornare a casa. –Ho superato la mia soglia di sopportazione, sono fiera di me- mi abbasso e sfilo le scarpe, beandomi della sensazione dell'erba umida sotto i piedi.
-Non penso che ti dispiaccia, ti vedo sempre camminare scalza sul prato del campus-
-Penso che sia una delle sensazioni più belle del mondo-
-E' novembre Birdie, temo che ti risveglierai con un bel raffreddore domani-
-Nah, non è detto-
-Ho passato davvero una bella serata, sono riuscito a non pensare a tutto quello che mi sta succedendo-
-Allora vuol dire che sono riuscita nel mio intento- esclamo. –Volevo aiutarti a rimanere con la mente libera. So che, da domani in poi, quel che ti sta accadendo diventerà più reale e un po' più spaventoso, quindi ecco, pensavo che ti meritassi un'ultima serata di svago, anche se con la sottoscritta-
-Mi è piaciuto passarlo con te in realtà-
-Ma saresti stato più felice con qualche modella-
-No. Lo sono con te, per quale motivo devo desiderare la compagnia di altri?- gli sorrido. Avevo giudicato male Will, limitatamente a quell'episodio del quaderno e, per quanto sia consapevole della gravità della cosa, non posso circoscrivere la sua persona solo a quello. –Dobbiamo attraversare la strada, la macchina è lì-
-Ah, quindi devo rimettere le scarpe- a quel punto si abbassa e, senza dirmi niente, mi prende in braccio. –Potevi avvertirmi-
-La tua faccia, in questo momento, è impagabile te lo giuro-
-Certo, mi sono spaventata-
-Non ti preoccupare, non ti farò cadere per terra-
-Ti ucciderei senza pensarci due volte-
-Lo so- appena la luce del semaforo diventa verde, Will attraversa la strada, muovendosi come se non stesse tenendo sessanta chili in braccio.
-Essere portata in braccio da Will Thornbury-Harrington, quante persone possono dire di essere state tante fortunate?-
-Veramente poche in realtà- arrivati dall'altra parte, Will caccia le mani in tasca, esce le chiavi della macchina e schiaccia sul pulsante di apertura.
-Puoi rimettermi giù adesso, non sono tranquilla nel vederti fare tutto con una mano-
-Rilassati, so quel che faccio- tira la maniglia dello sportello, lo apre e mi lascia andare sul sedile anteriore. –Visto?-
-Posso dire di aver guardato la morte negli occhi-
-Idiota- fa il giro e si accomoda nel posto del guidatore. –Sono il migliore atleta della scuola-
-Sì ma potevo comunque caderti per terra, e credo che mi sarei fatta molto male-
-Ma non è successo, non ti avrei messo in così grave pericolo- mi sbeffeggia, per poi mettere in modo. –Ero convinto di poterlo fare, infatti ci sono riuscito-
-E tutto questo per non farmi rimettere i tacchi o per non farmi camminare a piedi scalzi sulla strada-
-Esatto, dovrei come minimo ricevere un encomio dalla regina-
-Sei tu quello vicino a Betty, non io-
-Mi invita sempre a Balmoral d'estate, mi adora-
-Chissà perché lo immaginavo-
-E anche Harry in realtà. E William, sono stato invitato ai battesimi dei suoi figli-
-E' assurdo che stiamo davvero discutendo di una cosa del genere- dico. –Adesso capisco per quale motivo Emma ti vuole tenere stretto a sé-
-Ed io che pensavo che fosse per il mio carisma, il carattere e il mio indubbio fascino-
-Beh anche quelle sono delle ottime motivazioni-
-Comunque non la nominare ti prego, ho dovuto bloccare il suo numero da ogni parte, mi ha chiamato cinquanta volte e mi avrà mandato un centinaio di messaggi-
-Adesso ho paura di tornare ad Oxford-
-Non ti preoccupare, ci penserò io in caso, anche se so benissimo che tu sai difenderti da sola-
-Grazie, anche se ho paura che possa peggiorare ulteriormente le cose-
-Non preoccuparti, so qualcosa che farà stare zitta Emma, qualcosa che solo io e lei sappiamo e che potrebbe farle perdere quel poco di reputazione che le rimane- svolta nella stradina di casa sua, apre il garage dal telecomando ed entra al suo interno. –Ben presto imparerai che fare parte del Phoenix Club implica anche custodire i segreti dei tuoi compagni-
-Mi stai facendo paura-
-Stai tranquilla, tanto non hai segreti, sei la persona più onesta che io conosca- non rispondo. Will ha un'idea talmente sbagliata di me, ed è solo ed esclusivamente per colpa mia. Ma, questa volta, come faccio a dirgli che, ciò che ha appena detto, non è assolutamente vero? –Ehi, tutto a posto?-
-Che?- scendiamo dalla macchina mentre cerco di evitare il più possibile lo sguardo del ragazzo.
-Mi dispiace, non ti volevo spaventare con la storia dei segreti-
-Non ti preoccupare- si avvicina a me, si abbassa, mi afferra per le caviglie e mi carica sulla spalla. –Will, non sono una bambola-
-Non volevo farti sporcare i piedi-
-E' davvero un pensiero gentile, ma la prossima volta chiedi okay?-
-Va bene- si accinge a salire lentamente le scale e, ad ogni gradino, prego di non cadere e sbattere la testa contro uno di essi. Non capisco perché non stia prendendo l'ascensore.
–Sai quello che fai anche questa volta, non è così?-
-Ovvio, non rischierei mai di mandarti all'ospedale-
-Anche perché sono parecchio stanca, ho davvero bisogno di dormire-
-Ecco fatto- mi fa scendere. La casa è totalmente immersa nell'oscurità, non riesco a vedere ad un palmo dal mio naso. –Se non sbaglio ti avevo promesso un tour della casa-
-E' tardi, sono davvero distrutta-
-Va bene, allora sarà per la prossima volta-
-Ci sarà una prossima volta quindi?-
-Lo spero- stringo lo Snaso, mentre seguo Will su per le scale che portano alle camere. –E spero che la mia risposta non ti abbia troppo spaventato-
-Ma no figurati, sono solo stanca. Siamo tornati tardi ieri, ed io mi sono svegliata presto per poter arrivare in tempo per la tua radioterapia-
-Scusami, sono un po' paranoico, probabilmente è colpa del vino-
-Non ti preoccupare- arriviamo al nostro piano. Will si dirige a passo svelto verso una delle stanze e accende la luce.
-Questa è camera mia, è subito accanto alla tua, quindi, se hai bisogno, sono qui-
-Sei davvero uno zuccherino Will Thornbury-Harrington-
-Non lo ripetere mai più, okay?-
-Allora buonanotte-
-Buonanotte- rimaniamo a guardarci un paio di minuti, prima di entrare ognuno nella propria stanza. Chiudo la porta alle mie spalle e mi appoggio ad essa. Chi lo avrebbe mai detto che, un giorno, Beatrice Everly Williams Greyson, un giorno, sarebbe andata ad una premiere con il duca di Norfolk? Ero talmente timida a scuola, nessuno mi notava, probabilmente perché tendevo a nascondermi dietro i miei amici per paura di apparire.
Mi spoglio, cercando di non stropicciare troppo il vestito, e lo appoggio sulla sedia.
Mi strucco, mi lavo i denti e mi infilo sotto le coperte. Nonostante il riscaldamento, il letto è freddo, quasi ghiacciato.
Osservo le stelle dalla finestra per circa mezz'ora, salvo poi iniziare a girarmi e rigirarmi, senza prendere sonno.
Verso le quattro, decido di scendere in cucina, sicura che, ormai, non riuscirò più a dormire.
Esco dalla stanza, ma non so bene dove andare, è buio e non voglio svegliare Will.
Decido, quindi, di andare per logica, e di scendere le scale. La casa è immersa nel silenzio più totale, sembra quasi sinistra per certi versi, ben lontana dall'aria principesca che mi ha sempre affascinata.
Persa in questi pensieri, arrivata al terzultimo scalino, inciampo, rotolando giù. Dio mio Birdie, sei davvero un disastro.
Mi rialzo, borbottando tra me e me riguardo la mia totale mancanza di coordinazione, e realizzo di aver raggiunto il mio scopo: mi ritrovo, infatti, in sala da pranzo, con cucina annessa. Quest'ultima, in particolare, è molto ampia e spaziosa, occupando quasi due terzi del primo piano.
Mi avvicino al frigorifero e lo apro, prendendo una bottiglia d'acqua. La poggio sul ripiano e mi guardo intorno, rendendomi conto di non avere idea su dove siano i bicchieri. Ottimo.
-Va tutto bene?- mi giro di colpo. Will sta in piedi dietro di me, indossa un pigiama blu a maniche corte, e continua a fissarmi.
-Non riuscivo a dormire e avevo sete, così sono venuta qui, solo che...- si avvicina, apre lo sportello della credenza più grande e prende due bicchieri. –Grazie mille-
-Potevi venire da me se avevi problemi-
-Ma no figurati, qualche volta mi capita. Un anno e mezzo fa, quando ero ancora al liceo, non ho dormito per circa una settimana, ho finito per addormentarmi sul tema che stavo scrivendo-
-Come hai fatto?-
-Stavo interiorizzando un problema. Ho questa brutta abitudine di interiorizzare i problemi più che posso, rimuginandoci la notte. Poi, se non mi addormento subito, inizio ad andare nel panico e...beh poi diventa un circolo vizioso-
-Hai gli attacchi d'ansia perché non dormi? E' possibile come cosa?-
-A quanto pare- verso l'acqua, rimetto la bottiglia al suo posto e bevo. –Ma eri sveglio anche tu?-
-Ho sentito un tonfo e mi sono preoccupato- assottiglio le labbra, sentendo un improvviso calore al volto.
-Sono caduta dalle scale- non riesce a nascondere una risata, per questo si limita a nascondere le labbra col braccio. –Fa' pure, è abbastanza ironica come cosa. Io ci provo davvero con tutte le mie forze, ma l'equilibrio sarà sempre il mio tallone d'Achille-
-Ti sei fatta male?-
-No non ti preoccupare, il pigiama ha leggermente attutito. Probabilmente domani avrò i lividi-
-Certo che sei delicatina-
-Sì- dico, ridendo. –E avere la pelle chiara non aiuta-
-Che dici, torniamo a dormire? Io sono davvero stanco-
-Tu vai, io penso di rimanere qui, non credo che riuscirò a chiudere occhio-
-E se ti facessi compagnia?- il mio volto, se è possibile, diventa ancora più rosso. –So che questo può essere equivocato in qualche modo, ma non voglio arrivare da nessuna parte-
-Quindi sei seriamente preoccupato che io non abbia abbastanza ore di sonno?-
-Più che altro quello che mi preoccupa è che tu possa romperti qualcosa, visto che sei già volata dalle scale-
-Effettivamente non hai tutti i torti-
-Comunque mi dispiace essere stato inopportuno, non era assolutamente mia intenzione-
-Stento a riconoscerti oggi, mi stai davvero stupendo-
-Te l'ho detto, siamo più simili di quel che pensi-
-Vengo solo per cinque minuti, il tempo di assopirmi un pochino, poi mi sposto in camera mia-
-Ti eri fissata che dovevi vedere per forza la mia stanza-
-Se vuoi ritiro tutto-
-Nah, andiamo- mi fa cenno di seguirlo. La luna, stasera, è alta nel cielo, e il suo lieve chiarore si infrange sugli scalini in marmo, regalandogli una sfumatura argentea. –Non guardare i tuoi piedi, così è sicuro che inciampi-
-Stavo notando la colorazione che assumono le scale con la luce della una in realtà-
-Quanto sei poetica Birdie-
-Quanto sei stronzo Will- lo guardo, e lui ridacchia. –Te lo dico proprio col cuore-
-Intanto stai venendo da me perché non riesci a dormire-
-Ma se me lo hai chiesto tu-
-E' assurdo che, alle quattro e un quarto del mattino, tu abbia davvero voglia di litigare- gli faccio la linguaccia, e continuiamo a camminare senza dire altro.
Quando entriamo in camera di Will, io rimango a bocca aperta: nonostante non sia più grande di quella in cui mi sono sistemata io, le pareti bianche e i mobili azzurri le concedono una particolare luminosità, senza contare che si vede una buona porzione del Kensington Park il che, immediatamente, mi trasmette calma.
Alle pareti non c'è attaccato alcun poster, e l'ordine regna sovrano. Ho quasi paura di spostare qualcosa per sbaglio, tanto è immacolato questo posto.
-Ti sei imbambolata di nuovo-
-E' molto bello qui-
-Lo hai detto di ogni singola cosa che hai visto qui dentro-
-Perché casa tua è semplicemente la casa dei sogni- dico. Il ragazzo si sdraia sul letto, ed io faccio lo stesso, avendo cura di non toccarlo nemmeno per sbaglio, onde evitare di creare dell'imbarazzo.
-Sei tutta rossa-
-Non puoi vedermi-
-Non ci vuole molto per capirlo-
-Smettila- copro il volto con le mani. Mi pentirò di ogni cosa detta e fatta oggi, me la sento.
-E' la prima volta da ore che ti vedo senza Snaso, dove lo hai lasciato?-
-In camera mia, stava dormendo, non volevo svegliarlo-
-Credo che tu gli piaccia comunque, non ti ha staccato gli occhi di dosso stanotte-
-E' reciproco- ride. Vorrei sapere cosa gli stia passando per la testa in questo momento, capire come abbiamo fatto ad arrivare fin qui, e se mi sta prendendo in giro come temo.
-A che stai pensando Birdie?-
-A niente, perché?-
-Non me la bevo, si vede lontano un miglio che ti sta frullando qualcosa in testa-
-Sto solo cercando di trovare un significato a tutto quel che è successo oggi-
-E perché devi per forza farlo?-
-Perché non mi piace non avere il controllo delle cose-
-E quindi stai analizzando ogni singolo particolare, ogni singolo evento che è successo nelle ultime diciassette ore?-
-Sì- esclamo, mettendomi seduta sul letto. –Sento che c'è qualcosa che mi sfugge-
-E sentiamo, di che si tratta?- imita la mia posizione, incrociando le braccia al petto.
-Non lo so te l'ho detto, è più una sensazione se devo essere sincera-
-Quindi, se ti dicessi che mi piaci, probabilmente rischierei di mandarti in tilt, un po' come quando i computer ti dicono 'error quattrocentoquattro not found'-
-Me l'hai già detto un paio di volte vedi-
-Intendevo dire che mi interessi, pensavo fosse ovvio-
-Che?- ride, scuotendo la testa. –Mi stai prendendo in giro vero?-
-Perché dovrei?-
-Perché quelli come te non guardano quelle come me-
-Mio dio, che cliché da film americano! Dopo questa potrei quasi quasi ripensarci-
-Stupido- prendo il cuscino e gli do un colpo, mentre lui ride. –Lo sapevo che era uno scherzo-
-Ero serio, pensavo lo avessi capito- mi guarda, assottigliando le labbra.
-No in realtà, non sono per niente brava in queste cose-
-Me ne sto rendendo conto- rimango in silenzio. Non so bene che rispondere, come rispondere, come argomentare. In questo momento, in testa, ho il vuoto cosmico. –Birdie non ti preoccupare, intendevo che mi incuriosisci, riprendi pure a respirare-
-Per un attimo mi ero spaventata-
-Questa è la prima volta che mi succede-
-Pallone gonfiato- borbotto. –Però mi piace passare del tempo con te, e stasera mi sono sentita come in uno di quei romanzi che leggevo una volta-
-Prima di diventare leggermente più cinica-
-E...non lo so Will, però non voglio che, quel che abbiamo adesso, domani non ci sia più-
-E' tutto okay, non ti preoccupare- mi passa una mano tra i capelli, sorridendo. –E prima che tu lo dica no, farti venire qui non era una scusa-
-Non sei molto credibile in realtà-
-Perché non provi a dormire? Direi che è arrivato il momento di mettere a riposo quel cervellino che ti ritrovi, credo che tu stia svalvolando. –

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