So if I'm losing a piece of me, maybe I don't want heaven?

-Complimenti a tutti voi che siete arrivati fino a questo punto, siete ad un passo dall'entrare nel nostro mondo, ma prima dovete appunto compiere quest'ultimo passo che vi separa da noi- è Will a parlare, con un largo sorriso sul volto e gli occhi che guizzano da una parte all'altra della stanza. Sta in piedi sul tavolo, giusto per sottolineare meglio che, qui, è lui a comandare. –Come sapete, noi club di Oxford non godiamo di un'ottima reputazione-
-Mi chiedo come sia possibile- borbotto. Il diretto interessato, però, deve avermi sentito, perché mi guarda per una frazione di secondo, non troppo contento.
-Quindi, per una volta, cercheremo di essere all'altezza delle dicerie su di noi. Questa sera dovrete bere tutto quello che vi daremo noi, coloro che restano in piedi entreranno a far parte del club-
-Come facciamo a sapere che non ci saranno droghe al loro interno?-
-Siamo ad Oxford- mi risponde Oliver, allargando le braccia e scoppiando a ridere subito dopo.
-Appunto, e poi, vogliamo parlare dei rischi di un coma etilico o comunque di finire in ospedale per una possibile complicazione?-
-Birdie se non ti va bene puoi anche andartene- esordisce Emma, più acida che mai. Sicuramente le sue tirapiedi le hanno riferito che Will ha pranzato con me oggi.
-Okay-
-Cosa?-
-Mi hai sentito benissimo, non volevo neanche venirci qui all'inizio, quindi vi saluto- Jesse si volta di scatto verso di me, con gli occhi sbarrati. –Rimani, dico sul serio, però cerca di stare attenta-
-Siamo noi a controllarvi- esordisce Will ad un certo punto. –Faremo in modo che a nessuno capiti niente- salta giù dal tavolo con un balzo e si dirige verso di me. –Hai la mia parola-
-Harrington...-
-Tu fidati- dice. –Non ti capiterà niente-
-Ti vengo a cercare domani in caso-
-Non sarà necessario farlo, anche perché sarai con i postumi-
-O in coma etilico-
-Non ce la fai proprio a credere nel prossimo-
-No-
-Beh questa volta dovrai farlo, te lo assicuro- mi sorride e ritorna al suo posto. Questa è la ricetta per l'apocalisse.
Will
-Non dovevi convincerla a rimanere-
-Le sue paure sono fondatissime Emma, hai dimenticato dell'incidente alla nostra iniziazione?-
-Quindi mi stai dicendo che lo hai fatto solo per questo? Per evitare complicazioni?-
-Quali altri motivi dovrei avere?-
-Non l'hai mollata un secondo da quando Oliver ha iniziato a servire da bere- osservo Birdie trangugiare l'ennesimo cocktail. Si raddrizza sulla schiena, sbatte un paio di volte le palpebre in maniera più lenta del solito e si guarda intorno.
-Emma che cosa vuoi esattamente? Non sono tenuto a spiegarti niente-
-Sei uno stronzo-
-Dimmi qualcos'altro che non so- mi avvicino all'altra ragazza che, per tutta risposta, scoppia a ridere. –Come va?-
-Sto ancora cercando di capire per quale motivo mi presti così tante attenzioni, però grazie, avevo paura che mi finisse male-
-Non ti preoccupare, ma tu sei sicura di stare bene?-
-Non ne ho idea se devo essere sincera, reggo malissimo l'alcool- ride di nuovo, non l'ho mai vista così prima d'ora.
-Credo che tu sia brilla-
-Molto probabile- Oliver le porge l'ennesimo drink ed io lo guardo. So benissimo che cosa ha intenzione di fare, e non mi piace per niente.
-Rilassati, non ci ho messo niente, mi hai sequestrato tutta l'LSD prima di entrare-
-Volevo evitare un altro incidente come quello di due anni fa-
-Ma quando ci fermeremo?- chiede. Il mio amico se ne va, lei inizia a barcollare.
-Il Phoenix Club comprende venti membri alla volta. Il Consiglio di base, quest'anno, è formato da otto membri, quindi-
-Noi siamo partiti in trenta-
-E adesso siete in venti. Quando rimarrete in tredici, allora la gara finirà-
-Non reggerò mai, a meno che non mi ficchi due dita in gola e vomiti- vedo nei suoi occhi un guizzo che non mi piace per niente, credo che abbia appena avuto un'idea. –Aspetta un attimo...-
-Se vomiti hai perso, ma puoi comunque andare in bagno visto che, beh con la pipì dovresti mandarne-
-Le regole non dicono niente se sono io a provocarmelo, giusto?-
-Non dovresti essere esclusa, ma non credo che dovresti farlo-
-Non ti preoccupare, è una vita che mi ficco le dita in gola per vomitare, sono un'esperta ormai- mi sorride e, dondolando da una parte all'altra, si dirige in bagno. Rimango impietrito un attimo per quel che ho appena saputo e che, probabilmente, non mi avrebbe mai detto se fosse sobria.
-A quanto pare la tua amichetta è squalificata-
-Sa che, rimettendo, si sentirà meglio, non era ancora arrivata al limite, è stata una sua scelta, e non è contro le regole-
-Quella lì è un osso più duro di quel che pensassi- dice, a denti stretti. –Avevo scelto bene in fin dei conti-
-E' perfetta, e lo sai benissimo anche tu-
-Le devo fare i complimenti questa volta, sul serio- torna qualche minuto dopo. E' ancora parecchio brilla, ma sembra un po' più cosciente.
-Hai fatto?-
-Vorrei dire che ho spazio ancora per taaanti altri drink, però non reggo davvero l'alcool, ho paura di sfiorare il come etilico-
-Farò in modo di fermarti prima di raggiungere quel punto, ti ho dato la mia parola-
-Sei davvero gentile, però non voglio che pensi che sono una fanciulla da salvare, io me la so cavare benissimo da sola, sono una donna emancipata e con dei principi incontrovertibili-
-Certo che tu l'alcool non lo reggi proprio-
-Zero-
Passo l'ora seguente a tenerla d'occhio, sperando di non destare troppi sospetti. Ero serio quando le ho promesso che mi sarei occupato di lei e che avrei impedito che le capitasse qualcosa di brutto, però non voglio che gli altri lo capiscano, anche se credo che, in parte sia già successo.
-Sai che sono tuo amico, perciò è d'obbligo chiedertelo: ti sei preso una cotta?-
-Smettila Ethan-
-Chiedo solo- sfodera un sorriso furbo, il volto ricoperto di lentiggini è particolarmente rosso oggi. –Perché ti stai preoccupando solo di lei-
-Non c'entra niente, volevo solo evitare che facesse troppe questioni come al solito. Sai come si dice, bisogna tenersi stretti gli amici e ancora di più i nemici-
-Perché la vuoi a tutti costi nella società?-
-Se m'interessasse davvero come pensi, non mi sarei nemmeno sforzato. Ti risulta che questa cosa mi abbia limitato negli anni?-
-Sei un tale pallone gonfiato alle volte- gli mostro il terzo dito in risposta, lui scoppia a ridere.
-Sono solo realista, dico le cose come stanno-
-La modestia, questa illustre sconosciuta-
-Non...- osservo Birdie andare nuovamente in bagno. Ciò che mi ha detto prima mi ha fatto scattare un campanello d'allarme. –Scusami un attimo-
-Ma che...-
-Ho una situazione da tenere sott'occhio- raggiungo la ragazza, che trovo china sulla tazza. –Questa storia ti sta sfuggendo di mano-
-No è tutto a posto- si rialza barcollando, si sciacqua la bocca e, dalla borsetta, estrae uno spazzolino e un dentifricio.
-Per quale motivo giri con queste cose?-
-Perché tengo alla mia igiene orale-
-Beatrice Everly-
-Cosa?- si volta verso di me. Una parte dell'alcool è ancora in corpo, quindi non credo che sia totalmente lucida. –Vuoi che ti dia la possibilità di fare l'eroe della situazione? Perché mi pare di averti detto prima che non sono una principessa da salvare-
-Voglio soltanto aiutarti, d'altronde eri tu che non volevi disputare la prova...-
-Hai idea di quante ragazze vengano stuprate durante feste di questo tipo nel mondo? Portate in camera totalmente incoscienti?-
-Non siamo così Birdie-
-Tu magari no, ma non puoi parlare per gli altri, ed io non posso crederti sulla parola- mi supera, senza rimuginare troppo sulla nostra discussione.
-Quindi il tuo comportamento è dato da questo? Paura?- si volta lentamente verso di me. Il labbro inferiore sporge leggermente di più rispetto a quello superiore, non perché voglia mettere il broncio, si tratta semplicemente di una delle sue tante espressioni.
-Sto per dire una cosa che, probabilmente, se fossi più sobria, non mi verrebbe mai in mente di far venir fuori, anche perché è davvero un cliché unico-
-Mi stupisce quanto tu sia in grado di argomentare anche se stai in queste condizioni-
-Perché non ho ancora raggiunto il limite, sennò fidati, sarebbe davvero molto peggio. Comunque, hai visto il Cavaliere oscuro?-
-Quale dei due?-
-Ho detto semplicemente 'il Cavaliere oscuro', non 'il Cavaliere oscuro, il ritorno' quindi mi sto riferendo al secondo film della trilogia di Nolan. Hai presento quando Harvey Dent dice 'o muori da eroe o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo'? Ecco, niente paura o qualsiasi altra cosa ti passi per la testa-
-Adesso ho la prova che sei proprio ubriaca- si stringe nelle spalle e, senza aggiungere altro, ritorna nella sala. La maggior parte dei ragazzi è, ormai, svenuta per terra o accasciata in un angolo, gli unici rimasti sono Birdie con tutto il suo gruppetto, Christine, la ragazza che piace a Teddy, con una sua amica, mia cugina Charlotte e il suo ex ragazzo Tom, che hanno appena iniziato i loro master qui e qualche altro ragazzo a cui non ho prestato tanta attenzione. –Okay, siete gli ultimi, benvenuti nel Phoenix Club- esclamo.
-Ho messo a repentaglio il mio fegato per questo, spero che ne valga la pena-
-Lo scoprirai solo vivendo mia cara Beatrice Everly-

Birdie
-Gli occhiali con le lenti scure, qualcuno non si è ripreso dalla sbornia di ieri- Teddy prende posto accanto a me, fresco come una rosa, come se non fossimo rimasti fino alle due di mattino ad ingurgitare una quantità di alcool vergognosa e che avrebbe potuto farci finire in coma etilico.
-E tu sembri non aver bevuto per niente- faccio scivolare il nasello lungo il ponte del naso, quanto basta per scoprire appena gli occhi e guardarlo.
-Woah woah woah, ma come sei combinata?- toglie l'oggetto dal mio volto, scoppiando a ridere subito dopo. –Le tue borse hanno le borse-
-Lo so, infatti oggi sono in incognito- riafferro gli occhiali e li riporto al loro posto. –E' una fortuna che il professore sia fissato col fare lezione in cortile, almeno ho una scusa-
-Pensavo che, dopo l'Erasmus, reggessi meglio l'alcool-
-Lo credevo anche io, visto che ho bevuto praticamente fino a quattro mesi fa, ho perso il conto di quante volte mi sia dovuta ficcare le dita in bocca per poter vomitare-
-A proposito di questo...-
-Andiamo Teddy non cominciare, abbiamo vissuto insieme per sei mesi, sei al corrente dei miei problemi alimentari, non c'è bisogno di discuterne ulteriormente-
-In realtà volevo dire che, ieri sera, probabilmente presa dai fumi dell'alcool, hai dato questa informazione anche a Will-
-Io ho fatto cosa?- scatto sulla sedia, sollevando di colpo gli occhiali sulla testa. –Ti prego, dimmi che mi stai prendendo in giro-
-Rimettiti questi, mi fai impressione-
-Theodore!-
-Comunque no, è tutto vero, e non so che cosa altro tu gli abbia raccontato, perché ad un certo punto ti ha accompagnato in bagno-
-No no no no- mi porto le mani tra i capelli, scuotendo la testa. –Questo è incubo-
-Vabbè dai, magari non hai dato troppo fiato alle trombe- metto lo zaino sulle gambe, prendo il cellulare e poi lo ributto sul prato. –Che stai facendo?-
-Chiedo direttamente a Will, semplice-
-Da quando hai il numero di Will Avalon-Harrington?-
-Più o meno da quando è cominciata questa storia-
Will Thornbury-Harrington
Che cosa ti ho raccontato ieri sera?
Buongiorno anche a te raggio di sole, come ti senti?

Uno schifo...adesso mi dici che cosa ti ho raccontato ieri sera?
Non ti ricordi?

Will non ho voglia di fare questi giochini.
Okay okay, ci vediamo a pranzo e ne parliamo
Blocco il cellulare e lo rimetto nello zainetto. Questa non ci voleva, non ci voleva proprio.
-Allora?-
-Ha detto che ne discuteremo a pranzo-
-Certo che ci prova spudoratamente-
-Teddy non cominciare, non è proprio giornata-
-E' davvero impossibile trovarti una e dico una sola volta di buon umore, devi sempre avercela con qualcuno, sei costantemente incazzata-
-Non è assolutamente vero-
-Invece sì, ci sono momenti in cui non ti sopporto- il professore arriva con la sua solita nonchalance. Sbuffo, prendo il quaderno degli appunti e lo poggio sulle gambe.
La mia testa duole, è come se avessi un martello pneumatico nel cervello, e non c'è verso di farlo smettere. E' assurdo come non mi sia ancora abituata a certe cose, nonostante abbia passato praticamente sei mesi a bere ogni sera. E Teddy sa benissimo quando può scherzare e quando deve starmi lontano, come oggi, quindi non capisco perché stia facendo tutte queste storie.
Ma mi limito a rimanere in silenzio, anche perché sento la rabbia montarmi dentro per la figura fatta con Will. Che io dica la verità quando sono brilla è ormai risaputo, ma questa, sicuramente, me la sarei risparmiata.
Dopo la lezione e una disastrosa prova di francese che, spero, non sia influente sul voto finale, mi dirigo a mensa, rimanendo ferma all'entrata, aspettando Will.
-Chi stai cercando?- mi domanda Jesse, seguita a ruota da una Maddie che cerca, invano, di parlarle. Sono quarantottore che battibeccano incessantemente, e non credo che la situazione si sgonfierà tanto facilmente.
-Will- rispondo, senza troppi giri di parole. –A quanto pare ieri sera, quando sono andata a vomitare, gli ho detto che non era necessario preoccuparsi, visto che io sono abituata a vomitare-
-Ah questa è...-
-La peggior cosa che potrebbe succedere, tutto Oxford lo saprà entro questo pomeriggio, spero per te che tu non gli abbia raccontato nient'altro- guardiamo entrambe Maddie che, come al solito, non è per niente incoraggiante. –Che c'è?-
-Sei davvero di supporto in questo momento-
-Non devo essere di supporto Jessamine, devo prepararla al peggio!-
-Non chiamarmi...- la ragazza prende un respiro profondo, chiude le palpebre e serra le mani a mo' di pugni. –Apri qualcuno dei miei libri di psicologia di tanto in tanto, a furia di stare tra piantine di case, architravi e quant'altro sei diventata fredda come un pezzo di marmo-
-Non cominciate, è l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento-
-Scusa- dice Jesse, scuotendo la testa. –Che conti di fare adesso?-
-Scoprire che cos'altro ho blaterato e pregarlo affinché non lo spiattelli ai quattro venti, sarà molto imbarazzante-
-Ehi raggio di sole- il diretto interessato ci raggiunge, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi. –Allora, andiamo?-
-Non dovevamo pranzare insieme?-
-Sì, ma sono stanco del cibo della mensa, usciamo su-
-Okay- mi volto verso le ragazze, che mi guardano confuse. –Ci vediamo dopo-
-A dopo-
-Ciao- le saluta lui. –E' una bella giornata oggi- rimango in silenzio, iniziando ad essere sempre più agitata. –E fa persino caldo, sono sconvolto- un paio di persone lo fermano, rendendo la nostra uscita dal campo ancora più lenta. Spero di non incontrare Emma, vorrei evitare di trovare qualcosa in rotta di collisione con la mia testa. –Ti vuoi dare una calmata?- esclama, mentre riprendiamo finalmente il nostro cammino.
-Cosa?-
-Sei tesa come una corda di violino, e non ne capisco il motivo-
-Perché ho paura di quel che possa averti detto-
-Effettivamente da ubriaca sei più loquace- mi mordo il labbro. Ci ho messo due anni per lasciarmi tutto alle spalle, per ricostruirmi come una persona diverse e, in una sola sera, ho mandato tutto a quel paese. –Birdie, se il tuo timore è che possa spiattellare tutto ai quattro venti, ti sbagli di grosso, non è nel mio stile-
-Non ti conosco, non posso saperlo-
-Devi solo fidarti-
-Non posso farlo- mi guarda corrucciato, ed io prendo un respiro profondo. –Scusa, è che ho litigato con Teddy questa mattina-
-Non sembrate i tipi che litigate-
-Accade più volte di quel che sembra, anche perché lui ha questa stupida fissazione di voler sapere sempre ogni cosa-
-E a te non piace raccontare di te-
-Non è assolutamente vero-
-Invece sì, racconti solo lo stretto indispensabile, il resto è un optional-
-Mi spieghi per quale motivo hai voluto che mangiassimo fuori? Quello reale però, non la scusa che mi hai rifilato prima- camminiamo lungo le viuzze di Oxford. Le foglie sugli alberi si stanno lentamente ingiallendo, cadendo poi leggiadre al suolo.
-A mensa anche i muri hanno le orecchie e, visto e considerato che, per tua fortuna, hai parlato solo con me e con i tuoi amici ieri sera, non volevo che qualcun altro venisse a sapere ciò che mi hai detto-
-Oh-
-Non sei l'unica a fare del bene, strano ma vero-
-Scusami Will, è che quella storia...-
-Intendi il fatto che ficchi le dita in gola per vomitare? C'è un temine preciso per descriverla, ed è bulimia- dice, senza troppi giri di parole.
-Non sono bulimica-
-Hai detto che è una vita che lo fai e che, ormai, sei un'esperta. Io direi che hai un problema e non lo vuoi ammettere-
-Vedi? E' proprio per questo che non mi va di parlarne, perché vi eleggete tutti a psicologi senza sapere con che cosa avete a che fare-
-E allora dimmelo tu no?- scuoto la testa. Il resto del tragitto verso il centro della città è parecchio silenzioso, con io che mi guardo la punta delle scarpe e Will che scrive messaggi in continuazione. Sicuramente Emma si sarà accorta della sua mancanza e avrà trovato qualcuno che le ha detto che si è allontanato con me, ed ora lo starà sicuramente tartassando di messaggi. Probabilmente si vendicherà in malo modo non appena ne avrà l'occasione.
-Almeno posso sapere dove andremo a pranzo?-
-Hanno aperto un nuovo ristorante di sushi, non so se ti piace...-
-Lo adoro- dico, sentendo già il mio umore migliorare.
-Sbaglio o la tua ira si sta placando?-
-Potrebbe essere così-
-Comunque non riesco a guadarti in faccia con questi occhiali a forma di cuore, sembri un cartone animato-
-Non è assolutamente vero- allunga una mano verso di me, afferrando l'oggetto che ho sul viso e poggiandolo sul suo naso. –Tu sei ridicolo- prende il cellulare dalla tasca e apre la fotocamera, osservando il suo riflesso.
-Eppure ho sempre pensato che il rosa mi donasse, ho tanti abiti di questo colore-
-Davvero?-
-Perché questo tono stupito?-
-Perché di solito voi ragazzi lo considerate da 'femmine'- dico, mimando le virgolette con le mani.
-Basta con questi pregiudizi, ti prego-
-Hai ragione scusa, sto diventando come tutti quelli che critico-
-Tieni- mi restituisce gli occhiali da sole, che ritorno ad indossare. –E comunque sei messa davvero male-
-Lo so, non mi capacito di come sia possibile, avevo imparato a reggere meglio l'alcool quando ero in Erasmus-
-Non si direbbe-
-Ti prego, dimmi che non mi sono resa ridicola-
-No, su questo puoi stare tranquilla, anche perché hai parlato solo con me-
-Una botta di culo, strano, non è da me-
-Hai appena detto...-
-Lo so, ma ho come l'impressione che tu non tradiresti la parola data, non chiedermi per quale motivo-
-Non ti sbagli, comunque, non sono quel tipo-
-Meno male- arrivati al ristorante, il ragazzo mi apre la porta, facendomi cenno di entrare. –Grazie-
-Sempre questo tono stupito-
-Non è colpa mia, ma delle voci che girano su di te-
-Adesso chiariamo anche questo...due per favore- dice alla cameriera che ci accoglie. –Sono davvero stanco di tutte queste malelingue-
-Quindiiii che cosa ti avrei raccontato esattamente?- chiedo, dividendo le bacchette in due.
-Che sei abituata a vomitare. Mi hai chiesto se rischiassi di essere squalificata se fossi stata tu stessa a procurarti i conati, e quando ti ho risposto di no mi hai detto questa cosa-
-Ah- assottiglio le labbra. Non sono mai stata così tanto diretta in vita mia, e non mi aspettavo di cominciare adesso.
-Poi mi hai accusato di trattarti come una sorta di donzella in pericolo-
-No ti prego-
-Sono una donna emancipata e con dei diritti incontrovertibili- mi fa il verso, dondolando la testa a destra e a sinistra.
-Se mai dovesse capitare di nuovo che io beva in tua presenza, sei autorizzato a tapparmi la bocca-
-E per quale motivo? E' stato talmente divertente-
-Oddio- il cameriere ci consegna due menù, mentre chiediamo un bottiglia d'acqua. –Non ti ho detto nient'altro?-
-Quando ho alluso al fatto che, magari, il tuo comportamento era determinato dalla paura, mi hai risposto che o muori da eroe, o vivi abbastanza da diventare il cattivo-
-Ti prego, dimmi che mi stai prendendo in giro-
-No, mi hai lasciato senza parole- il ragazzo di prima torna con l'acqua e con i calamari fritti a forma di patatine, con tanto di salsine. Dopodiché prende le ordinazioni e sparisce.
-Beh è davvero una fortuna che mi abbia ascoltato solo tu-
-Sei bulimica?- chiede, a quel punto, a bruciapelo. Lo guardo per cinque minuti buoni, prima di rispondergli.
-Se lo fossi, sarei molto più magra-
-Non per forza-
-No comunque-
-Non ti credo-
-Andiamo, ero ubriaca-
-Gli ubriachi dicono sempre la verità-
-Non per forza-
-Eppure, per qualche assurdo motivo, credo invece che tu lo faccia-
-Che cosa vuoi sapere esattamente Will?-
-Se stai bene, solo questo-
-Sì non ti preoccupare- assottiglia le labbra, sospirando. In quel momento il cameriere ritorna con le nostre ordinazioni, ed io mi lascio andare ad un largo sorriso. –E comunque se sono entrata a far parte del Phoenix Club è solo merito tuo-
-Non è vero, hai superato tutte...-
-Sai benissimo che stavo per mollare ogni cosa, tu mi hai convinto a rimanere-
-Diciamo che vedi un po' troppe serie tv-
-No Will- rispondo, prendendo un pezzo di sushi. –Purtroppo non è così, è una triste verità. Hai mai sentito parlare della droga dello stupro?-
-Pensi che io viva in una gabbia dorata?-
-Sembri molto ingenuo più che altro-
-Posso assicurarti che non è così- il suo volto si rabbuia per un attimo. Forse dovrei indagare più a fondo, ma questo implicherebbe una mia apertura di conseguenza, cosa che, in questo momento, non ho proprio voglia di fare. –E comunque, non è mai successo niente del genere nella storia del club, su questo puoi stare tranquilla-
-Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio-
-Ma vivi male-
-Su questo mi permetto di dissentire, secondo me si hanno la metà dei problemi- il ragazzo prende il cellulare, cha ha iniziato a vibrare, lo guarda, blocca la chiamata e inserisce quello che penso che sia la modalità aereo. –Emma?-
-Qualcuno le avrà riferito qualcosa, o ci sarà arrivata da sola, non lo so onestamente-
-Tu sei proprio sicuro che lei abbia capito che non state più insieme, vero?-
-Io e lei ci siamo lasciati un bel po' di volte in questi anni, e se per caso io mi azzardavo frequentare qualcun altro, lei scatenava l'inferno, la perseguitava-
-Lo so, i tuoi amici mi hanno raccontato qualcosa, peccato che, comunque, noi due non siamo nemmeno amici-
-Questo mi ferisce, pensavo di starti almeno simpatico- corruga la fronte, continuando a mangiare.
-Sto ancora valutando in realtà, non mi dimentico di quel che è successo lo scorso anno-
-Avrei dovuto lasciare che tenessero la tua foto come bersaglio per le freccette-
-Ehi!- esclamo. –E' una cosa orrenda-
-Ti sei fatta un bel po' di terra bruciata intorno con quella storia del quaderno-
-Ho fatto ciò che era giusto-
-Hai ingigantito la situazione-
-Sai che faccio appena torno ad Oxford? Creo un elenco in cui le ragazze possano votare quelli con cui sono stati, vediamo chi si diverte adesso- 

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