Lost in your current like a priceless wine
-Auh!- un libro mi cade sul capo, prima di finire per terra con un sonoro tonfo. –Fortuna che ho la testa dura-
-Certo che tu fai tanto rumore- Ethan fa capolino dagli scaffali, ridendo sotto i baffi. –Che hai combinato?-
-Abbiamo una presentazione settimana prossima, vale come esame in itinere, e avevo bisogno di questo libro- gli mostro il manuale, massaggiandomi il capo.
-Mi spieghi come hai fatto?-
-Ho cercato di allungarmi il più possibile per tirarlo giù ma, come ben vedi, non è andata a finire bene-
-Hai notato che c'è una scala proprio lì?-
-Soffro di vertigini, e mi dà fastidio salire su quelle, ho sempre paura di cadere-
-Hai bisogno di qualche altro manuale? Perché posso prenderteli tranquillamente io-
-Oh no non ti preoccupare-
-È solo un libro. Tu stai facendo avanti e indietro da Londra in questi giorni-
-Tre volte a settimana, ma non mi pesa, mi sono offerta io volontaria-
-Lo so, ti sembrerà strano, ma anche noi ragazzi parliamo-
-Pensavo fosse una leggenda metropolitana-
-Invece no- ridiamo. –Allora, quali libri devi prendere?-
-Quello sui diritti umani e quello di approfondimento sui diritti delle donne-
-Argomenti leggeri- Ethan allunga un braccio e afferra entrambi i manuali. –Te li porto io non ti preoccupare, sono belli pesanti-
-Pensavo di posarli a casa però-
-E che male c'è? Tanto so dove abiti, per via di tutta la storia delle rose-
-Okay, allora grazie, sei stato davvero gentile-
-Quindi niente storie sul fatto che, soltanto perché sei una ragazza, questo non significa che non sei in grado di portare i libri da sola?-
-Sto diventando davvero così prevedibile?- non mi risponde, si limita a girare i tacchi e a dirigersi verso l'uscita della biblioteca. –E comunque no, una persona mi ha fatto notare che, a furia di fare così, sto iniziando ad essere fin troppo sulla difensiva, senza contare che potrei causare odio per la causa che sto perorando-
-Will continua a ripetere che sei simpatica e per niente acida, forse ha ragione- abbasso lo sguardo, sentendo il volto andare a fuoco. –O forse è di parte, dimmi tu-
-Sta a te decidere, non a me-
-Mi basta sapere che tu stai vicino al mio migliore amico in un momento del genere-
-Sperando che Emma non mi uccida prima-
-Will sa come tenerla a bada, non ti preoccupare-
-So a cosa ti stai riferendo- si volta verso di me e, per poco, non fa cadere i libri per terra. –Me ne ha parlato l'ultima volta che siamo andati a Londra-
-Allora dovresti stare tranquilla-
-Emma non mi sembra una persona che si arrende facilmente Ethan, se devo essere sincera-
-E tu non mi sembri una persona che si fa spaventare facilmente-
-Non si tratta di spaventarsi, ma di voler vivere serenamente-
-A te piace Will?- mi domanda a quel punto, senza pensarci due volte.
-Mi piace passare del tempo con lui-
-Non era questo ciò che ti avevo chiesto-
-Non lo so, è una cosa che sto cercando di capire-
-Lui si rammollisce quando si parla di te - esclama, ridacchiando. –E non te lo sto dicendo perché sono uno stronzo, semplicemente per spingerti a mollare, se hai soltanto intenzione di usarlo per chi è e per le sue conoscenze-
-È Will ad essere sempre venuto da me, non il contrario-
-Lo so lo so, però magari, dopo la premiere...-
-Non è cambiato neanche il nostro rapporto dopo la premiere, figuriamoci il mio modo di rapportarmi con lui-
-Sei sulla difensiva-
-Diciamo che mi sento come se mi stessero facendo il terzo grado, ma potrei sbagliarmi-
-Scusami, non volevo, mi sono lasciato prendere un po' troppo la mano-
-Di solito questa è una cosa che fanno le amiche per evitare che si capiti con lo stronzo di turno, quindi apprezzo molto questa inversione di ruoli- mi guarda, corrugando la fronte. Cinque minuti con me e finirà al manicomio. –Mi dispiace solo che tu abbia dovuto portare tutti i miei libri-
-Non ti preoccupare, sollevo di più in palestra-
-Comunque lui come sta? E intendo sul serio, so che tende a nascondere i sintomi per evitare che la gente lo compatisca o lo consideri debole-
-È più umano- esclama. –Nel senso che è sempre stato il migliore atleta, anche quando eravamo ad Eton, con tempi quasi da Olimpiadi in qualsiasi sport, adesso, invece, è più raggiungibile-
-Ma è sempre di una bellezza pari a quella di Achille nell'Iliade- Ethan scoppia a ridere, ed io sento ogni centimetro della mia pelle andare a fuoco. –Non che tu non sia bello s'intende, o che abbia qualcosa da invidiargli...e ti pregherei di non riferirgli ciò che ho appena detto-
-Lo sapevo che ci avresti fatto divertire quest'anno, è la prima cosa che ci è venuta in mente quando ti abbiamo selezionata-
-Lieta che la mia vita allieti la tua- rimugino su quello che mi ha appena detto, prima di aprire nuovamente bocca. –Non c'è una scommessa di mezzo, non è così?-
-Tu hai letto fin troppi libri-
-È semplicemente mancanza di fiducia nel genere umano, sai com'è-
-Tipico trauma alle spalle con il genere maschile?-
-Nessuno degno di nota, te lo posso assicurare-
-Allora problemi con tuo padre-
-Abbiamo un rapporto normale-
-Hai sofferto per il divorzio dei tuoi!-
-Ma quante cose c'erano scritte nel mio fascicolo?- sbotto. Pensavo che il terzo grado fosse finito. –E comunque no, avevo due anni quando si sono separati, nemmeno mi ricordo come fosse vivere con loro due nella stessa casa-
-Quindi è per questo-
-Oh mio dio- mi passo le mani tra i capelli rossi e rosa, sospirando. –No, non ho...il divorzio dei miei genitori non ha influito minimamente su di me, te lo posso assicurare-
-Allora il tuo patrigno-
-Richard è un secondo padre per me-
-Quindi...-
-...quindi è soltanto carattere, fine della storia- finalmente arriviamo nei pressi di casa mia, ed io tiro un sospiro di sollievo. –Grazie per l'aiuto, sei stato fantastico-
-Apri la porta, li poso in camera tua-
-Okay, ma niente più domande va bene?-
-Perché, hai qualcosa da nascondere per caso?-
-Ethan- il ragazzo ridacchia, un ciuffo di capelli pel di carota gli ricadono sul volto. –Ti posso assicurare che sono esattamente così come mi vedi-
-Quindi non hai alcun segreto?-
-Nessuno degno di nota- mento. Ma quello più grande, quello che tento con tutte le mie forze di celare, è fin troppo ingombrante, e non voglio che venga fuori. –Praticamente una santa- faccio scattare le chiavi nella serratura e mi dirigo direttamente verso la mia stanza.
-Ciao Birdie, ciao...Ethan?-
-Ti spiego dopo Jesse-
-Ah ah- effettivamente, nell'ultima settimana, ho apportato fin troppe modifiche nella nostra normale e tranquilla routine quotidiana, quindi non mi stupisco che sia leggermente confusa.
-Mi piace qui, le casette color pastello mi hanno sempre incuriosito-
-Mia madre ha trovato un'offerta lo scorso anno e ha deciso di comprarla. Quando ci saremo laureate tutte e tre la metterà in affitto-
-Quindi hai preso il carattere da tua madre-
-Il carattere, l'aspetto, i modi di fare...mio padre dice che, di tanto in tanto, gli faccio paura-
-Non mi sento di contraddirlo onestamente, si è separato eppure a te che gli ricordi continuamente la sua ex moglie, deve essere estenuante-
-Non è del tutto innocente, te lo posso assicurare- il ragazzo, a quel punto, poggia i libri sulla scrivania. Spero che l'interrogatorio sia finito per oggi, ho paura di tradirmi in qualche modo e di spifferare qualcosa che non dovrei. –Grazie ancora per il tuo aiuto di oggi, sei stato molto carino-
-Figurati, grazie a te per stare accanto a Will in modo tanto spassionato-
-Mi piace passare del tempo con lui- dico. –Non è odioso come pensavo-
-Abbiamo scoperto recentemente che ha un cuore che batte lì sotto, strano ma vero-
-Dai poverino-
-Tu non conosci il vecchio Will, quello di Eton, era una persona completamente diversa da ora, una di quelle che avresti odiato con tutta te stessa-
Will
-Ho aiutato la tua ragazza a portare dei libri a casa, certo che è davvero puntigliosa quando si tratta di studiare- Ethan entra in camera mia senza bussare, mentre io tengo ancora il naso sulle pagine scritte.
-Non è la mia ragazza...e che hai fatto tu?!-
-Ero in biblioteca e, ad un certo punto, ho sentito un tonfo- ridacchio, chissà perché mi aspettavo che si presentasse così. –Praticamente ha fatto cadere un manuale perché non voleva salire sulla scala-
-Soffre di vertigini, l'ho scoperto durante le prove di iniziazione-
-Doveva semplicemente salire su una scala-
-Lo so lo so, è strana sotto questo punto di vista, l'altra volta l'ho trovata sulla terrazza di casa, dice che non riesce comunque a resistere-
-Deve avere qualche rotella fuori posto...ma a parte questo, a quel punto, visto che mi sembravano libri abbastanza pesanti, mi sono offerto di darle una mano, così ne ho potuto approfittare per farle qualche domande e scoprire qualcosa in più su di lei-
-Mio dio Ethan, già detesta Emma, adesso ti ci metti pure tu-
-Mi è sembrata un tantino infastidita e, allo stesso tempo, leggermente spaventata, credo che nasconda qualcosa Will-
-Noi non siamo nella condizione di poter giudicare, io non sono nella condizione di poter giudicare, e tu lo sai benissimo-
-Le ho chiesto che cosa provasse per te-
-Cosa? Ma che ti è saltato in mente?! Adesso penserà che sono un idiota che manda i suoi amici per tastare il terreno! Senza contare che io e lei avevamo già affrontato questa discussione la sera della premiere-
-Lo so, ma non ti aveva dato una vera e propria risposta-
-E questa volta lo ha fatto?-
-No- esclama. –Ha detto le stesse identiche cose che ha detto a te-
-Mio dio Ethan, giuro che, in questo momento, potrei ucciderti seduta stante. Mi aspettavo un comportamento simile da Leo, non da te-
-Mi sono sentito chiamato in causa- il diretto interessato entra in camera, poggiandosi allo stipite della porta. –Che è successo?-
-Ho incontrato Birdie in biblioteca oggi, l'ho aiutata a portare i libri, le ho fatto il terzo grado, le ho detto che Will è cotto di lei e le ho chiesto che cosa provasse per lui-
-Tu hai fatto cosa? Hai fumato per caso?-
-Volevo soltanto difenderlo, è in un periodo delicato. E poi non sembra strano anche a voi che, prima non lo sopporta e, invece, adesso lo adora?-
-Birdie non mi adora, abbiamo semplicemente passato del tempo insieme e abbiamo scoperto che, in fin dei conti non siamo poi così diversi. Per il resto, Ethan, non voglio che provi pena per me, e poi credo di riuscire a capire da solo chi mi sta sfruttando, e ti posso assicurare che lei non è tra queste-
-Sperando che ti parli ancora- esclama Leo, ridacchiando. –Onestamente, tra lui ed Emma che minaccia di ucciderla un giorno sì e l'altro pure, non mi stupirei se ti mandasse a quel paese, non vali tante rotture di scatole-
-Grazie ragazzi, dico sul serio- chiudo il libro, ormai rassegnato all'idea che, per oggi, non studierò più. Mi tolgo gli occhiali a quel punto, e mi massaggio il ponte del naso.
-Quindi posso ufficialmente provarci?- anche Oliver si unisce alla conversazione, sfoderando un largo sorriso. –Quell'aria da santarellina mi intriga, devo scoprire se è così pure...-
-Sta' zitto, va bene?- gli intimo. –Sapevo che non dovevo raccontarvi niente-
-E' abbastanza palese come cosa, l'avremmo capito da soli- incenerisco Ethan con lo sguardo, lottando contro la voglia di prenderlo a pugni. –Scusa-
-Non avevi nient'altro da fare oggi?-
-L'ho fatto per te! Volevo solo darti una mano-
-Quindi Birdie è di nuovo sulla piazza?-
-Oliver!- urlo. –Ti ho già detto di no-
-Beh ma se le cose non vanno bene con te...-
-Vado ad assicurarmi che vadano bene- mi alzo, prendo le chiavi di casa e supero i tre, diretto a passo spedito verso la porta.
-Dove stai andando?-
-A quantificare i danni che hai fatto, e spero per te che non siano tanti- esco di lì. Non posso crederci che Ethan sia stato così stupido, ma che gli è preso? –Sono circondato da idioti- esclamo, cacciando le mani in tasca.
In venti minuti arrivo a destinazione, la casa rosa sulla strada principale. Suono e, poco dopo, la porta si apre.
-Ciao-
-Ciao Jesse, c'è Birdie?-
-Ethan l'ha riaccompagnata un paio di minuti fa, quindi perché mi stai facendo una domanda del genere?-
-È proprio di questo che devo parlare con lei-
-Accomodati, è in camera sua-
-Grazie- la ragazza si sposta e mi fa passare. Salgo velocemente le rampe di scale, sicuramente penserà che sono un pazzo, ma sento la necessità impellente di limitare i danni causati da Ethan. –Birdie senti- la ragazza fa un salto dalla sedia e mi guarda, spaventata. –Scusami, avrei dovuto bussare-
-Sai com'è, potevo anche essere nuda o star facendo qualcosa che non avresti dovuto vedere-
-Me ne sono reso conto dopo-
-Che cosa è successo di tanto grave da farti piombare così in camera mia?-
-Ethan mi ha raccontato della vostra discussione di poco fa, sono mortificato, non so che cosa gli sia preso, io e Leo siamo convinti che abbia sbattuto la testa o che si sia fumato qualcosa-
-In effetti mi sembrava un po' strano ma non ti preoccupare, è stato divertente vedere i ruoli invertiti, non è una cosa a cui, purtroppo, si assiste ogni giorno- sorride. Ero seriamente convinto che fosse arrabbiata, quasi furiosa, invece mi sembra alquanto tranquilla. –Puoi tornare a respirare adesso-
-Ero andato a correre, ma mi sono affaticato, e poco dopo sono venuto qui, i sintomi stanno iniziando a farsi sentire-
-Siediti e rilassati, adesso non hai più nulla di cui preoccuparti-
-Va bene, ancora scusa per l'entrata in scena tanto drammatica- mi accomodo sul materasso, osservandola mentre si rimette a studiare.
-Dovresti vedere le mie, ti batto a mani basse-
-Non fatico a crederlo-
-Ti dispiace se mi rimetto a studiare? Se prendo un voto basso nell'esame in itinere mio padre romperà sia a me che a mia madre-
-Insistendo sul fatto che io sia una distrazione presumo-
-Esattamente-
-Se vuoi me ne vado-
-No figurati, stavo finendo- mi lascio cadere sul materasso, osservando il soffitto. Una parte di me vorrebbe gironzolare per la stanza e curiosare qua e là, ma so che la distrarrei, ed è l'ultima cosa che voglio.
Per questo rimango in silenzio per circa venti minuti prima di vedere il suo volto entrare nel mio raggio visivo. I suoi lunghi capelli rossi e rosa mi solleticano il volto, mentre lei continua a fissarmi incuriosita.
-Stai cercando di farti baciare per caso?-
-No idiota, eri troppo silenzioso, pensavo fossi morto- si allontana ed io mi rialzo. –Non ci tengo ad averti tanto vicino-
-Ma se abbiamo dormito insieme- borbotto.
-Aaaah errore! Abbiamo dormito nello stesso letto, per come hai detto tu la gente potrebbe equivocare-
-Non sia mai che qualcuno possa sospettare che tra di noi ci sia qualcosa-
-La gente parla ad Oxford, non ti è arrivata la voce?-
-Sì, ma se ne dicono talmente tante su di me che, ormai, non ci faccio più caso- storce il naso. –Comunque mi piaceva tutta quella vicinanza-
-Quanto sei stupido-
-Io, comunque, ancora non ho ben capito cosa senta tu nei miei confronti- le sue guance si tingono di un rosso acceso. Beatrice Everly Wiliams Greyson potrebbe salire sulla Muraglia Cinese e tenere un discorso all'intera popolazione ma, quando si tratta di affrontare questioni più intime, diventa timida e introversa tutta d'un colpo.
-Mi piace passare del tempo con te, fine della storia- a quel punto scoppio a ridere, beccandomi un'occhiataccia. –Lo hai fatto a posta, non è così?-
-Colpevole vostro onore. Dio mio, avrei fatto meglio a chiederti di elencare tutti i Primi Ministri che abbiamo avuto-
-Sei davvero uno stronzo- mi dà uno schiaffo, continuando ad avere il viso di un'insolita colorazione rossastra. –Uno stronzo di prima categoria-
-Ricordati che sono malato, non infierire-
-Quando ti conviene perché, tutte le altre volte, sei il Superman della situazione-
-Non so a cosa tu stia riferendo-
-Mi sto riferendo agli allenamenti di canottaggio e di calcio, potresti sentirti male Will-
-Sto bene-
-Anche l'altra volta stavi bene, e sappiamo entrambi cosa è successo- distolgo lo sguardo. Pensavo che non ne avremmo più parlato. –Ascoltami, non volevo metterti in imbarazzo o altro, mi preoccupo semplicemente per te, e sapere che, nonostante tutto, continui ad allenarti tranquillamente come se niente fosse, mi fai stare in ansia. Non voglio che ti capiti niente- mormora. –In fondo mi sto affezionando a te-
-Non voglio lasciare il canottaggio e non voglio smettere di fare sport, però posso premetterti che cercherò di rallentare un pochino e di non stressarmi-
-Mi farebbe stare meglio, e farebbe stare meglio anche te-
-L'ultima cosa che voglio è farti preoccupare, soprattutto perché, se non sbaglio, questo fine settimane, c'è il grande evento-
-Non me lo ricordare ti prego- si getta sul letto, sbuffando. –Mi aspetta la ghigliottina-
-Su dai, non farla tanto tragica, sono sicura che non andrà tanto male-
-Questo perché non conosci mio padre- mi sdraio accanto a lei. Non mi piace l'espressione che ha sul volto, c'è qualcosa che la turba profondamente, e vorrei capire di che si tratti. –Nel senso, so che il tuo non è proprio uno stinco di santo, ma neanche il mio scherza, te lo posso assicurare-
-L'ho notato, eri abbastanza nervosa quella volta che siete andati a pranzo insieme-
-Mi sono persino portata Teddy per arginare i danni, e invece lui gli ha dovuto dire...-
-Cosa?-
-Niente- esclama, fin troppo velocemente. –Gli piace particolarmente mettermi in imbarazzo, soprattutto davanti ai miei amici-
-E tua madre che ne pensa di tutto ciò?-
-Io e mia madre siamo identiche: stesso carattere, stesso aspetto...se non avessi i capelli tinti di rosso e di rosa, saremmo state due gocce d'acqua-
-Sto iniziando a provare una leggera empatia per tuo padre adesso-
-Stronzo- ridacchio, mentre lei sbuffa. –Alle volte mi chiedo come abbiano fatto a stare insieme per circa sette anni, non me ne capacito-
-Probabilmente perché non li hai mai...-
-...perché non so come sia vivere con entrambi sotto lo stesso tetto? Può essere, ma mia madre sta con Richard, il mio patrigno, da quando avevo dieci anni, e lui si è trasferito da noi dodici mesi dopo, ti posso assicurare che non mi è mancata l'immagine classica di una famiglia che si vuole bene, è davvero fantastico-
-Di solito...-
-No, lui è letteralmente perfetto. Rende mia madre felice e mi ha sempre trattato come se fossi sua figlia-
-Perché non hanno mai pensato di avere un bambino insieme?-
-Mia madre aveva trentaquattro anni quando sono nata, quindi fatti un po' due calcoli- si stropiccia gli occhi. È la prima volta che si sbottona tanto con me, o forse con qualcuno in generale. –E poi ripeteva sempre che io le ero venuta talmente perfetta, che aveva paura di come sarebbe potuto venire fuori un altro bambino-
-Deve volerti molto bene-
-È la madre migliore del mondo, anche se, spesso e volentieri, litighiamo, ma penso che sia normale, visto che abbiamo lo stesso carattere-
-Io davvero non oso immaginare come sia vivere con voi due-
-Rick riesce a conviverci da otto anni, evidentemente non è tanto terribile come sempre-
-O forse, più semplicemente, è un uomo rassegnato- si gira verso di me e ride, scuotendo la testa. –È la prima volta che mi parli liberamente della tua famiglia-
-Tra le tante domande che mi ha posto Ethan oggi, ce ne sono alcune che mi hanno fatto capire che, forse, tutti voi pensate che io abbia qualche sorta di trauma legato ad essa o qualcosa del genere quando, invece, è abbastanza normale-
-Mi dispiace ancora, di solito non si comporta in questo modo, mi sarei aspettato un comportamento del genere da Leo, ma non da Ethan-
-Ti ho detto di non preoccuparti, l'ho presa sul ridere-
-Davvero?- annuisce. Ho l'istinto di avvicinarmi a lei, quasi se avessi bisogno di un contatto ma, non appena le sfioro il braccio con un dito, i suoi occhi si sgranano, e lei si alza di scatto.
-Che fai, rimani a cena?-
-L'ultima volta non eri tanto contenta-
-Si cambia idea nella vita, credo che siano davvero poche le persone che riescono a mantenere la stessa corrente di pensiero fino a quando non esalano il loro ultimo respiro-
-Mi hai dato appena dato una visione molto struggente-
-Non hai ancora risposto alla mia domanda-
-Come mai mi vuoi a cena?-
-Mio dio Will!- esclama, rossa in viso. –Senti lascia stare okay? Fa' come se non ti avessi detto niente-
-Comunque va bene per me. Jesse prepara di nuovo il pollo al curry per caso?- le sue labbra si curvano in un sorriso, prima che scuota la testa.
-Niente da fare, stasera vellutata di zucca e carota-
-Mi sono appena pentito di aver accettato-
-Con patate al forno. Jesse le fa come mia nonna, prima le fa bollire e poi le inforna-
-Beh, se ci tieni così tanto...-
-Stai facendo tutto da solo in realtà, tu te la canti e tu te la suoni-
-Sei di ottimo umore oggi-
-Sono solo stressata perché domenica devo tornare a Londra per il compleanno di mio fratello e affrontare la gogna pubblica- mormora. –Niente mi spaventa quanto mio padre, lo sai-
-Vuoi che ti accompagni?-
-Per l'amor di dio no! Peggioreresti soltanto la situazione- il suo volto, per l'ennesima volta, si colora di un'accesa sfumatura scarlatta. –Ma grazie per l'interessamento, non ti offendere, ho semplicemente risposto a palla-
-L'ho notato-
-Spero che tu non ci sia rimasto male-
-Ma no figurati-
-Senti, io adesso devo chiamare mia madre e farmi il bagno, quindi...-
-Ho visto Jesse in cucina, posso andare da lei-
-Sì perfetto, le stai molto simpatico-
-Questo mi rincuora, credevo di aver perso il mio fascino- rotea gli occhi, per poi sorridere. –Comunque sei davvero bella-
-Perché?-
-Deve esserci per forza un motivo per dirtelo?- si stringe nelle spalle. Penso che la storia con quel ragazzo durante il liceo l'abbia segnata più di quanto voglia ammettere.
-Quindi lo pensi sul serio?-
-Certo che sì Beatrice Everly, sin dal primo momento in cui ti ho vista- mi sorride, un sorriso timido, accompagnato da due guance colorate di rosa. –Tanto dura e tanto fragile, sei davvero una persona poliedrica-
-Sono una contraddizione vivente, è questo il problema-
-Perché ti butti giù così facilmente?-
-Perché so quanto è difficile starmi accanto- mormora.
-Non dovresti dare ascolto alle persone che ti fanno credere queste cose, e non lo dico perché sei tu, ma in generale. Nessuno dovrebbe credere di non meritare qualcuno accanto-
-Dopo questa conversazione strappalacrime io vado a lavarmi, non vorrei che pensassi che sono troppo tenera-
-Trooooppo tardi- le faccio l'occhiolino e scendo giù.
Lungo le scale mi sopraggiunge un delicato aroma di patate al forno, mi piace stare qui. Loro non hanno qualcuno che li preparare da mangiare, non hanno qualcuno che pulisce, eppure sembrano stare bene. –Birdie mi ha chiesto se rimanessi a cena ed io le ho risposto di sì, spero che non sia un problema- Jesse mi guarda e mi sorride, mentre versa un intruglio verde in una pentola.
-No figurati, frullo un altro po' di verdure-
-Grazie-
-Frullo anche le tue palle, se ti azzardi a farla soffrire- sgrano gli occhi. La ragazza si volta verso di me, sorridendo. –Credi che non sappia niente? O che non abbia notato niente?-
-La mia espressione di stupore era rivolta alla delicatezza della frase-
-Le ragazze possono parlare soltanto di gattini e coniglietti secondo te?-
-Mio dio, questa casa è una trappola-
-È la persona che ho più vicino al cuore, quindi bada a te-
Sbaaam!
Lo so, lo so, manco da tantissimo tempo. Sono stati dei mesi frenetici e, purtroppo, ancora non è finita. Questo 2024 mi sta uccidendo.
Inoltre sono molto contrariata dal fatto che Wattpad accetti soltanto lavori in determinate lingue, non la reputo una cosa molto giusta se devo essere sincera.
Anyway, cosa mi raccontate voi? Come sta andando questo anno so far?
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