Verso il castello dei Johnson

Indossai un abito a fiori lungo. Prima di uscire mi guardai un'ultima volta e mi passai un filo di rossetto rosso, sorridendo alla mia immagine allo specchio. Mia madre non approvava il rossetto rosso, ma io lo trovavo trasgressivo e questo mi piaceva enormemente. Afferrai la mia borsa modello Chanel, quindi uscii.

Ci recammo al castello sulla fantastica ed enorme macchina di Steven, quasi una limousine con tanto di autista. Io ero schiacciata tra Jenny e Mary Jane ma questo non m'impedì di godermi il viaggio. Steven c'intrattenne con qualche racconto sulle sue proprietà.

-Una volta c'era un wendigo che si aggirava in questo bosco- disse.

Oltre ai vampiri anche i wendigo, meglio non andare troppo in giro di notte da quelle parti. –Oh, io ho cacciato alcuni wendigo- dissi.

-Sono pochi gli esseri più pericolosi di quelli, ti fanno proprio provare il brivido della caccia-

Come lo capivo! L'adrenalina che scorre nelle vene, il desiderio di colpire, di vedere il sangue scorrere, di vincere. Mi morsi le labbra. Non avevo mai provato nulla di simile. La caccia alle creature oscure è tremendamente pericolosa, un sacco di gente è anche morta, e soprattutto non è adatta ad una ragazza minuta come me. La praticano principalmente uomini e donne che di femminile hanno ben poco, ma fin da bambina ne ero affascinata, così una volta avevo convinto Erik a portarmi con lui.

-Non ti rendi conto di quanto sia pericoloso- mi aveva detto.

-Io voglio provare e sai che sono testarda-

Lui aveva riso e così mi aveva fatta travestire da uomo, cosa che sinceramente detestavo visto il mio amore per il trucco e lo smalto, e mi aveva portata con lui. Era stato magico. Si trattava di una caccia ad un licantropo particolarmente aggressivo della zona. E la cosa incredibile era che ero stata io a piantargli la pallottola d'argento nel cuore. E così avevo dovuto svelare a tutti la mia identità e ricordavo l'espressione di Tom, il patriarca della famiglia, colui che per me è come un padre e che tutto può. Era fiero di me.

-Benvenuta tra noi cacciatori, Beverly – aveva detto, utilizzando il mio nome per dare più spessore alla situazione.

Ed io mi ero sentita davvero importante.

-Uccisi quel wendigo personalmente- stava raccontando Steven.

-Decapitazione?- chiesi, ottenendo lo sguardo di disapprovazione di Karol. Non so cosa mi trattenne dal farle un gestaccio.

-No, l'ho bruciato-

E chi l'avrebbe detto che Steven era un piromane?

-Un incendio che per poco non riuscivamo a fermare, incredibile-

Si credeva proprio un grand'uomo e a me piaceva come si atteggiava, quasi fosse il migliore. Se avesse avuto qualche anno in meno ...

-Esperienze simili non sono per tutti-

-Sono solo per veri cacciatori-

-Già- il suo sguardo brillava e mi ricordava quello di Erik quando mi parlava della caccia ed io non vi avevo mai partecipato e sentivo un desiderio immenso di capire cosa succedeva, di partecipare a quegli oscuri rituali, di comprendere perché i suoi occhi brillassero in quel modo.

-Io non ho mai cacciato- intervenne John.

-Un vero peccato, un ragazzo della tua età dovrebbe cacciare un licantropo, un wendigo, non so, dovrebbe comportarsi come un uomo, ecco, la caccia agli esseri oscuri è un rito di passaggio-

-Sciocchezze- fu la sua risposta.

-Credo che il tennis sia uno sport da veri uomini-

E a questo punto io e Steven scoppiammo a ridere.

John divenne praticamente rosso di rabbia, ma non ebbe il tempo per replicare perché la limousine si fermò e potei vedere dal finestrino l'immenso castello dei Johnson. Adesso ci sarebbe stato da divertirci.

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