Ospite notturno

Il rumore di un sasso che sbatteva contro la finestra mi svegliò. Sbattei le palpebre e mi misi a sedere. Fuori il vento fischiava e potevo sentire la pioggia battere con violenza. Scesi dal letto e andai a guardare dalla finestra, scostando leggermente la tenda. Una figura alta e scura stava immobile sotto quel diluvio. Un lampo lo illuminò. Paul. Ora dovevo decidere io se aprire o meno. Beh, non potevo certo lasciarlo sotto la pioggia, non ero sicuramente così crudele. Aprii la finestra.

-Vieni su- gli urlai.

E un attimo dopo era lì, tanto velocemente che sobbalzai di sorpresa. –Ti conviene chiudere la finestra, altrimenti prenderai freddo-

-Già- sorrisi –la tradizione dice che entrano i fantasmi- mormorai, chiudendo la finestra.

-O i vampiri-

Mi sfuggì una risata a quelle parole. –Oppure gli amanti- mi spinsi a dire e subito me ne pentii ... non era forse un po' troppo esplicito?

Lui parve non cogliere la provocazione e guardò la camera buia. I suoi capelli erano completamente bagnati, così come i suoi abiti, eppure non tremava, anzi, era immobile come una statua, quasi non fosse reale. E forse non era reale, forse veniva direttamente dai miei sogni, una figura tenebrosa e pallida che mi veniva a trovare la notte, una creatura affascinante che mi desiderava. Non era reale, non poteva essere reale. Eppure era così. 

-Vieni, ti do qualcosa per asciugarti- ed entrai in bagno alla ricerca di un asciugamano.

-Non sono così sensibile all'acqua-

-Il pavimento purtroppo sì, dovrebbe essere parquet e non voglio certo che si gonfi-

Sul viso di Paul comparve un sorriso. –Allora dovrò asciugarmi-

-Esatto- afferrai un grande asciugamano e glielo lanciai.

Lui fu rapidissimo ad afferrarlo e un attimo dopo lo usò per asciugarsi i capelli. Restai immobile ad osservare i suoi movimenti, così rapidi ed efficienti, a vedere come si muoveva sembrando quasi una statua che stava prendendo vita. Era incredibile. E poi un secondo dopo fu dinnanzi a me. Non ebbi il tempo di fare nulla perché mi baciò, rapido e fulmineo come solo un vampiro può esserlo. Sentii le sue labbra gelide contro le mie bollenti, le labbra di un morto contro quelle di una viva. Le sue braccia mi avvolsero con dolce rudezza. La sua stretta era protettiva ed allo stesso tempo possessiva, come a dire che mi avrebbe tenuta con sé, volente o nolente. Oh, ma io volevo stare stretta a lui, io lo desideravo fortemente, a me lui piaceva da impazzire, come non mi piaceva più nessuno da molto tempo. Forse nemmeno John mi era mai piaciuto in quel modo.

Lasciai che Paul mi sollevasse di peso e mi portasse verso il letto. Con delicatezza mi posò sopra ad esso e continuò a baciarmi. Mi accarezzò teneramente i capelli, quindi si tirò un po' indietro come per guardarmi meglio.

-Non posso restare molto- mi disse.

Lottai contro la sensazione di delusione ed annuii. –Va bene- mormorai.

-Devo fare un viaggio e starò via per un po'-

Un po'? Già un viaggio? Cercai di mostrarmi abbastanza indifferente.

-Non è per mia volontà, Bev, io non me ne andrei via così, ma questo viaggio è legato al mio passato-

-Lo immagino- sussurrai, ma la mia voce risultò ferita, rivelando ciò che volevo tenere nascosto.

-Tornerò, non devi temere questo ... anzi ... che ne dici d'incontrarci a Parigi? Tra tre mesi a partire da oggi-

Sgranai gli occhi. Parigi? Tre mesi? Avrei dovuto urlare, invece mi limitai a scoppiare a ridere, come se la cosa in fondo mi divertisse quando invece mi disgustava solamente.

-Non fare così, Bev, ti giuro su ciò che vorrai che ci rivedremo tra tre mesi a Parigi-

Annuii lentamente. –E dove ci dovremmo incontrare?-

E lui mi diede il nome di un albergo. –Dovrai chiedere di me, prenoto sempre una sala per mangiare da solo-

-Come se tu mangiassi- dissi, ridacchiando.

-Hai ragione- e rise anche lui, una risata vagamente metallica e certamente non umana –in realtà prenoto la sala proprio per questo, posso fingere di mangiare così-

Sorrisi. –Un'ottima tattica-

-Lo so-

-Quindi ci ritroveremo lì ... tu non ci sarai vero? Me lo dici solo per non farmi arrabbiare-

-Perché dovrei mentirti?-

-La gente mente e penso che tu lo sappia meglio di me-

-Non ti mento, Bev, non potrei mai mentirti-

Già, era bello credere quello, ma avevo imparato che le persone spesso mentono, quindi bisogna cercare di non illudersi troppo. Sorridere ed essere lieti di ciò che si ha, ecco il trucco. –Voglio crederti- dissi con un sorriso e gli accarezzai teneramente la guancia bagnata, un gesto delicato, il tenero gesto di un'amante.

-Ci rincontreremo-

Forse aveva ragione. Forse no. In quel momento importava qualcosa? Per niente. Lasciai che mi baciasse.

-Ora devo andare- mi disse.

Lo afferrai per le braccia e lo tirai con forza a me. –Non te ne andare, non questa notte almeno- non avrei mai pensato di poter dire quelle parole ad un quasi sconosciuto, soprattutto perché io non volevo davvero passare la notte con un uomo ... non in senso fisico almeno, non fino a quel punto. Lui mi fissò con il volto immobile, poi sorrise.

-Possiamo parlare tutta la notte se ti va- disse, come se comprendesse il mio improvviso timore.

Annuii, improvvisamente rincuorata dalla cosa.

-Questa notte voglio solo che tu sia felice-

Risi. –Oh, questo non sarà un obiettivo semplice-

-Ed io non sono un uomo dagli obiettivi semplici-

-Ne sono sicura-

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