Katherine
-Quindi qualcuno l'ha uccisa- esclamò Jenny. Era pallidissima e sembrava essere stata lei quella che aveva dovuto vegliare una moribonda.
-Le ha uccise- la corressi –entrambe- mi mordicchiai le labbra –l'ultima sicuramente con il veleno, belladonna oserei dire- sospirai, probabilmente anche Margaret era stata avvelenata allo stesso modo, questo spiegava perché si trovava sul balcone, aveva le allucinazioni e probabilmente non sentiva neanche il freddo –cosa sai dirmi di questa cameriera?-
-Si chiamava Katherine, una ragazza cordiale, non ha mai dato problemi-
-Frequentava qualcuno?-
-Non che ... - e si fermò.
-Che cosa vuoi dire?-
- Margaret sospettava che avesse una relazione con Steven -
Mi ritrovai ad annuire. Il solito stupido cliché, era così evidente ... troppo evidente, qualcosa mi diceva che dovevo guardare oltre l'apparenza, dovevo sollevare quel velo che pareva ricoprire tutto. – Andrò a fondo alla questione- dissi.
Jenny annuì. –Penso che a questo punto la festa salti-
-Quale festa?- chiesi improvvisamente interessata.
-Il ballo in maschera, non ti ho detto nulla per farti una sorpresa-
Ballo in maschera? Il coronamento di un mio sogno! Io impazzisco per i balli, se poi sono in maschera è praticamente la perfezione.
-Visto ciò che è successo però ... -
-Noi dovremo farlo- m'intromisi –sarebbe un'occasione perfetta per capire chi è il colpevole-
-Credi?-
-Certo- e avevo già in mente dove trovare un vestito perfetto per l'occasione. Mi potevo già vedere mentre percorrevo il grande salone del castello, le scarpe con i tacchi che battevano ritmicamente sul pavimento. Avrei avuto tutti gli sguardi addosso, soprattutto uno. Mi morsi con forza le labbra, no, non dovevo pensare a quello sguardo, ormai era una cosa appartenente al passato.
-Se dici così ne parlerò a Steven – e non riuscì a nascondere il rossore. Oh, povera Jenny, mamma avrebbe detto che era un errore imperdonabile mostrare la propria debolezza davanti ad un'altra donna. Beh, mamma non avrebbe proprio approvato Jenny come figlia.
-Perfetto, e vedremo di incastrare il colpevole-
-Spero proprio, perché io inizio ad aver paura-
-Questo è il mio lavoro, troverò il colpevole e pagherà per tutto ciò che ha fatto- e proprio in quel momento sentii il cellulare squillarmi. Lo estrassi e, aperta la custodia glitterata, guardai lo schermo: era Jill dal laboratorio. –Solo un attimo- mi scusai con Jenny, quindi mi allontanai di qualche passo e risposi. –Dimmi tutto- esordii.
-Le conversazioni s'iniziano con: ciao, come stai?- mi riprese Jill.
-Certo, ma questa volta sono troppo curiosa per i convenevoli-
-Va bene, allora farò un'eccezione: vuoi sapere prima della bottiglietta o della medaglia?-
-Scommetto che nella bottiglietta c'era dell'atropina-
-Non ti chiedo come hai fatto ad indovinarlo-
Sorrisi. –Intuito-
-Comunque non puoi proprio indovinare cos'ho scoperto circa il medaglione-
-Ti ascolto-
-Appartiene ad una congregazione-
Aggrottai la fronte. –Congregazione di cosa?-
-Qualcosa riguardante la magia nera, molto nera da come c'è scritto qua-
-Vuol dire che chiunque fosse il proprietario di quel medaglione potrebbe essere immischiato in qualche strano rituale?-
-Potrebbe, almeno il medaglione fa pensare a questo, se vuoi ti mando una mail con tutti i dettagli-
-Perfetto- così avrei potuto studiarmi tutto con maggiore calma.
-E mentre che ci sono ne approfitto per farti una domanda: è ancora un bel ragazzo il caro Steven?-
-Lo conosci?- chiesi sorpresa.
-Molto bene anche-
-Come ... no, lascia perdere, non voglio sapere-
-Non c'è nulla da sapere, nulla di scabroso perlomeno-
-Almeno quello- sospirai –sembra che andiate tutte pazze per lui-
-Un uccellino mi ha detto che nemmeno tu lo disdegnavi una volta-
Chi è che aveva parlato? Ci scommettevo che era colpa di mia sorella! –Io non me lo ricordo- risposi.
-Non c'è peggior smemorato di chi non vuole ricordare-
-Ehi, questa è una mia battuta!- ma a questo punto Jill aveva già riattaccato, senza neppure un saluto. Una gran maleducata, ecco cos'era. Scossi la testa e tornai da Jenny.
-Eccomi qua- dissi.
-Spero nulla di serio-
-Per niente- sorrisi e la presi sottobraccio, iniziando a parlare del più e del meno.
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