Il ferito
La cosa che avrei voluto fare per prima era correre dal signor Johnson e constatare le sue condizioni ... ovviamente non potevo farlo, avrei solo rischiato di essere ferita.
-Dietro di me- mi ricordò Erik, come per sottolineare che era lui ad avere l'ultima parola.
-Certo- borbottai io –sei tu il capo-
-Esatto- confermò lui.
Erik entrò, la pistola sempre in pugno, si fermò un attimo, si guardò intorno, poi sparò. Non avevo neppure visto la creatura che si stava avvicinando a noi quasi strisciando, ma Erik era stato abituato a vedere anche l'invisibile. Sparò un'altra volta. Qualcosa gemette, un gemito per nulla umano. Inspirai a fondo. Qualcosa cadde dal soffitto e si avvicinò a noi con una velocità sorprendente. Sparammo entrambi questa volta ed il rumore dei colpi rimbombò nell'ambiente piccolo e soffocante.
-Ben fatto- mi disse Erik.
Piegai leggermente le ginocchia a simulare un inchino. –Sono brava, vero?-
-Bravissima ... forse un po' troppo-
Finsi d'imbronciarmi un attimo, poi con la testa indicai in direzione di Johnson. Dovevamo occuparci di lui.
-Vai, ti copro le spalle-
-Grazie- dissi. Mi diressi dal signor Johnson con passo veloce. La prima cosa che notai era che aveva parte del volto ferito, con pezzi di pelle che pendevano ... difficile che sopravvivesse con simili ferite. Rapida cercai la pulsazione, pregando di trovarla. Non appena gli sfiorai la pelle lui sgranò gli occhi e mi fissò con sguardo vacuo.
-Va tutto bene- gli dissi –adesso vediamo cosa fare-
Qualcuno urlò. Alzai la testa e vidi che c'erano delle specie di piccole gabbie infilate dentro le pareti scavate nella terra. Dietro una di esse potei vedere il viso pallido e spaventato di John.
-Bev ... aiutami -
-Ci sono delle precedenze- dissi con un sorriso un po' cattivo ed il desiderio di lasciarlo lì.
-Certo, liberare me-
Beh, a questo punto avrei potuto fare un sacco di cose, per esempio ... non lo so, tirargli qualcosa in testa. Invece mi limitai ad ignorarlo, come una vera signora.
-Signor Johnson, se riesce a capire cosa dico mi stringa la mano- gli dissi. Dovevo comprendere se era in grado di comunicarmi qualcosa. E lui mi strinse la mano anche se debolmente. Mi ritrovai ad essere un po' troppo sollevata per la cosa, anche se ero certa che fosse molto difficile riuscire a salvarlo.
-Attenta- urlò qualcuno.
Mi abbassai ancora prima di capire cosa stesse succedendo, spinta da un istinto atavico.
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