Cena al castello

Quella sera scesi a cena con un abitino nero stretto in vita. Mentirei se non dicessi che avevo passato un tempo esagerato a decidere quale mettere. Mi ero sistemata i capelli e ritoccata il trucco. Strinsi forte la pochette azzurra dentro la quale avevo fatto stare cellulare e pistola. Inspirai a fondo, percorrendo il corridoio: ero pronta a qualsiasi reazione. Effettivamente non vedevo più John da molto tempo, avevo solo ricevuto qualche sua scarna notizia, anche se non avevo mai fatto nulla per ottenerle. E poi era arrivata la pugnalata al petto: si era fidanzato con un'altra, una senza né arte né parte, brutta, senza soldi e pure senza famiglia. Una buttata fuori di casa dai suoi stessi genitori ... un'arrampicatrice sociale insomma e della peggiore specie. E la cosa peggiore era che sembrava che lui l'amasse per davvero. O almeno questo era ciò che mi aveva detto una certa persona di cui, in realtà, non mi fidavo molto, ma il cuore è tremendamente esigente e credulone e anche attaccato al passato visto che io non amavo John, forse non lo avevo mai amato. Lo volevo solo perché adesso lo aveva un'altra, questa era l'unica spiegazione possibile, o meglio lo volevo fare a pezzettini per vendicarmi.

-Sei bellissima- mi disse Jenny non appena mi vide.

Per tutta risposta feci un giro su me stessa ed un inchino. –Anche tu stai benissimo- conclusi, con un enorme sorriso. Ed era vero, quell'abito blu scuro sembrava essere stato fatto apposta per lei e le donava molto. Quasi mi ricordava Margaret, i lunghi capelli lasciati sciolti, i lineamenti così simili a quelli della defunta. Forse non bisognava poi andare troppo lontani per ritrovare il fantasma della morta.

-Grazie- e sorrise mostrando i denti bianchi e leggermente storti. Il fantasma di Margaret, non avrei potuto usare un paragone migliore.

-Siamo solo noi due a cena?-

-In realtà ci sono altri ospiti-

-Davvero?- chiesi, fingendomi sorpresa.

-Sì, alcuni amici di famiglia, anche se ne farei a meno molto volentieri-

-Sfortunatamente gli amici di famiglia normalmente sono antipatici ed invadenti- esclamai con un bel sorriso. E proprio in quel momento, come se lo avessimo chiamato, ecco apparire John, camicia fuori dai pantaloni, jeans blu scuro e scarpe da ginnastica, un look casual eppure elegante. Come lo detestavo! Al suo fianco una ragazzetta insignificante, con una minigonna così corta da mostrare la cellulite e le gambe tremanti, probabilmente non riusciva a portare i tacchi. Ci potevo scommettere che sarebbe caduta!

-Buonasera a tutti!- esclamò John, quindi posò lo sguardo su di me, o meglio sul mio vestitino e su ciò che questo svelava. Non mi aveva riconosciuta. Poi alzò lo sguardo e allungò la mano. –Io sono John -

-Memoria corta- esclamai.

Lui sbiancò. –Bev? Sei cambiata- sussurrò.

-Davvero?- mi finsi sorpresa.

-Cosa ci fai qui?-

-Sono venuta a trovare mia cugina- dissi indicando Jenny.

-Una delle tante- borbottò lui.

-Siamo una famiglia numerosa- e ricca tremendamente ricca.

-Lo immagino-

Non era felice di vedermi e così avevo fatto il primo punto. E poi notai lo sguardo assassino della sua accompagnatrice: secondo punto. Ero decisamente felice. Ora dovevo solo fare il terzo punto per ritenermi pienamente soddisfatta ... per quella sera. E proprio in quel momento entrò Steven. Lo osservai un attimo chiedendomi come si potesse cambiare in così pochi anni. Lo Steven che ricordavo io era un uomo di bell'aspetto, dal passo agile e sorriso sempre sulle labbra, un uomo che all'epoca non avrebbe mai guardato la ragazzina con l'apparecchio che lo fissava ammirata. Beh, ora quel signore dall'aria stanca non poté non spalancare gli occhi di fronte alla fanciulla slanciata che gli stava di fronte stringendo una pochette azzurra tra le mani.

-Felice di rivederti- dissi solo.

-Non ti avevo quasi riconosciuta- esclamò lui.

-Già, il tempo passa così in fretta, ma devo ammettere che tu sei identico all'ultima volta che ti ho visto- e notai un gesto di stizza da parte di John. Terzo punto, meglio di così non poteva andare. Buttai indietro i capelli e sorrisi.

-Io direi di accomodarci a tavola- disse Steven –gli altri invitati arriveranno a breve-

-Come preferisci- dissi stringendominelle spalle.

Prendemmo posto a tavola. Io mi accomodai accanto a Steven, Jenny al mio fianco. Di fronte a me si mise la brutta con vicino il suo orrendo cavaliere. Quella che doveva essere la governante, una donna ben oltre la mezza età, con corti capelli grigi, si fece avanti e sussurrò qualcosa all'orecchio di Steven. -Attendiamo ancora i Johnson – gli rispose questo. Altri amici di famiglia? La cosa si complicava. Ed improvvisamente ricordai quello che mi aveva detto Jenny. Megan Sugar Johnson, chissà se stavo per cenare con l'amante di Steven. Sinceramente ero proprio curiosa di vederla. In quel momento un maggiordomo che poteva benissimo uscire da qualche film giallo si fece avanti per annunciare i nuovi arrivati. I Johnson erano una coppia male assortita con appresso due figli. La madre era una donna magra, alta, dai boccoli biondi e dal sorriso abbondante sulle labbra. Il padre aveva un'espressione severa. La figlia, avrei scommesso che era proprio lei la famosa Megan, era una ragazza snella, una di quelle con cui a scuola non avrei mai parlato. Il figlio infine era il classico giovanotto con la testa sempre tra le nuvole. Una famiglia molto particolare insomma. La prima cosa che notai fu lo sguardo d'ammirazione che la ragazza rivolse a Steven e poi la rapida occhiata sia a me sia alla brutta, come per capire se eravamo la concorrenza. Beh, io forse, ma l'altra certamente no.

-Stavo giusto parlando di voi- disse Steven alzandosi.

Ci fu un veloce scambio di presentazione, quindi anche i nuovi arrivati si accomodarono a tavola e la cena ebbe inizio. La conversazione si diresse subito alla politica ed io iniziai ad annoiarmi. Non mangiai molto, ero stanca per il viaggio ed innervosita dal modo in cui John continuava ad abbracciare la brutta. Quasi mi pentivo di aver accettato il caso. Ma in fondo io ero lì per un compito superiore. Senza contare che non riuscivo proprio a capire cosa Steven avesse trovato in quella Megan. E proprio mentre stavo per assaporare la buonissima sacher, specialità della cuoca del castello, un urlo squarciò l'aria. Lasciai cadere il cucchiaino nel piatto ed afferrai la pochette con dentro la pistola, un gesto automatico.

-Da dove veniva quel grido?- chiese la signora Johnson.

-La Galleria- disse Jenny, tremante.

Mi alzai ed estrassi la pistola. –Andiamo a vedere- e senza aggiungere, né aspettare altro, mi diressi verso la Galleria, tremendamente felice di quel diversivo.

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