🥀8🥀
Un incontro particolare
Dopo aver sistemato tutto in cucina, dissi agli altri: "Vado a farmi una doccia," e mi incamminai verso le scale.
Jared mi rispose con un semplice "Va bene," con uno sguardo che sembrava volesse dirmi qualcosa di più, ma poi si limitò a quello.
Magnus, invece, non alzò nemmeno la testa dal telefono, se non per un attimo prima di tornare a scrollare lo schermo.
Daphne era immersa in un libro, ma fece un cenno rapido con la testa senza nemmeno staccare gli occhi dalla pagina.
Suzumi e Cedric si alzarono insieme da tavola e mi seguirono al piano superiore.
Li osservai di sfuggita mentre salivamo.
Sembravano esausti, i loro movimenti erano lenti, i volti pallidi, gli occhi velati da qualcosa che non riuscivo a decifrare.
"Vi sentite stanchi?" chiesi sottovoce, non volendo disturbare troppo il silenzio che sembrava averli avvolti.
"Molto," mormorò Cedric, con la voce appena percettibile.
Suzumi non disse nulla, limitandosi a un cenno leggero, lo sguardo ancora fisso al pavimento.
Non potevo trattenermi dal domandare, però. "E... cosa è successo dopo che il sacco di Babbo Natale vi ha inghiottiti?"
Suzumi non rispose.
Il suo sguardo si fece ancora più cupo, come se quella domanda avesse appena riaperto una ferita che stava cercando di ignorare.
Cedric sospirò profondamente. "Era buio," disse, con una strana calma nella voce.
"Inquietante. Come fluttuare in un vuoto infinito. Ma stiamo bene, davvero. Non pensarci."
Non pensarci? Più facile a dirsi che a farsi.
Annuii comunque, senza fare altre domande, e li salutai quando arrivammo al corridoio.
Chiusi la porta della mia camera dietro di me, lasciando che il silenzio mi avvolgesse.
Entrai nel bagno e iniziai a spogliarmi lentamente, lasciando cadere i vestiti sul pavimento uno alla volta.
La stanza si riempiva pian piano di vapore mentre aprivo l'acqua della doccia, aspettando che raggiungesse la temperatura perfetta.
Quando finalmente mi misi sotto il getto caldo, mi lasciai andare a un lungo sospiro, quasi liberatorio.
Presi il primo shampoo, quello per il corpo, al melograno.
Versai una dose abbondante sul palmo e iniziai a strofinarlo sulla pelle, creando una schiuma soffice e profumata che sembrava scivolare via ogni tensione accumulata.
Poi fu il turno dello shampoo per i capelli, sempre al melograno, con una fragranza più intensa.
Mi massaggiai il cuoio capelluto con cura, godendomi la sensazione rilassante.
Infine, applicai il balsamo, lasciandolo agire per qualche minuto mentre il profumo dolce e fruttato invadeva ogni angolo del bagno.
Chiusi gli occhi e rimasi sotto il flusso d'acqua, il calore avvolgente che cercava di sciogliere non solo i muscoli, ma anche i pensieri che mi affollavano la mente.
Pensieri che, inevitabilmente, tornarono a lui. Chris.
Lo rividi nella mia mente, quel sorriso enigmatico, quella strana aria familiare e al tempo stesso inquietante.
Sembrava nascondere qualcosa, eppure mi dava l'impressione di sapere tutto di me.
Cosa voleva davvero da me?
Perché proprio da me?
Mi ritrovai a strofinarmi il viso con le mani, come se potessi cancellare quei pensieri, ma non serviva a nulla.
C'era qualcosa in lui che non mi lasciava tregua.
Aveva detto di volermi conoscere, ma la verità era che sembrava già sapere più di quanto mostrasse.
E quel dubbio... la sensazione che non fosse affatto una coincidenza incontrarlo.
L'acqua continuava a scorrere mentre il mio cuore iniziava a battere più forte.
I miei pensieri si interruppero bruscamente quando sentii la porta del bagno aprirsi.
"Ragazzi, che cosa c'è?" chiesi, convinta che fosse uno dei miei amici.
Forse avevano bisogno di qualcosa, o magari era Daphne che si era dimenticata il libro.
Non ricevetti risposta, solo il suono della porta che si richiudeva con un clic deciso.
Sobbalzai quando sentii dei passi avvicinarsi.
La tensione crebbe quando percepii un suono familiare, vestiti che venivano lasciati cadere sul pavimento.
Il vetro della doccia era appannato, impedendomi di vedere chiaramente. "Chi è?!" gridai, un filo di panico nella voce.
Non poteva essere uno dei ragazzi, non si sarebbero mai permessi... vero?
Poi la porta della doccia si aprì, e la prima cosa che vidi furono quei capelli bianchi disordinati.
Chris.
L'acqua che cadeva sulle mie spalle improvvisamente sembrava gelida rispetto alla vampata di calore che mi invase.
Con un gesto istintivo, mi coprii le parti intime, cercando di riparare almeno un po' della mia dignità.
Il mio respiro si mozzò quando i suoi occhi azzurri e taglienti incontrarono i miei.
C'era una calma inquietante in quello sguardo, ma allo stesso tempo una scintilla che non riuscivo a decifrare.
"Cosa ci fai tu qui?" balbettai, le guance in fiamme.
I miei occhi, per quanto cercassi di evitarlo, scivolarono per un attimo sul suo corpo, scolpito e perfetto, bagnato dalle gocce che colavano lungo la pelle.
Mi sentii ancora più vulnerabile.
Chris non rispose subito.
Si limitò a chiudere la porta della doccia dietro di sé con un gesto lento, quasi deliberato, senza mai staccare lo sguardo dal mio.
Poi fece un passo avanti, inchiodandomi al muro con il suo corpo.
La schiena mi premeva contro le fredde piastrelle mentre lui si avvicinava, lasciando pochissimo spazio tra noi.
Il calore del suo respiro si mescolava con il vapore della doccia.
"Cosa vuoi da me?" sussurrai, cercando di mantenere la voce ferma, ma il mio tono tradì il tumulto che avevo dentro.
Chris inclinò leggermente la testa, un accenno di sorriso che non raggiunse mai i suoi occhi.
"Lo sai già," disse, con una calma che mi fece rabbrividire. "Sei tu che continui a chiedertelo, ma dentro di te... lo sai."
Le sue parole mi lasciarono senza fiato. Non c'era più traccia del ragazzo divertito e spensierato che avevo visto sulla pista di ghiaccio.
Quella calma, quella determinazione... era come se avesse deciso che niente lo avrebbe fermato.
"Non puoi essere qui," riuscii a dire, anche se la mia voce era più debole di quanto avrei voluto.
Cercai di spostarmi, ma lui non mi lasciò spazio.
"Eppure ci sono," mormorò.
La sua mano si alzò lentamente, e per un attimo pensai che volesse toccarmi.
Ma invece sfiorò il vetro appannato dietro di me, tracciando qualcosa che non riuscivo a vedere.
Il suo sguardo si fece ancora più intenso.
Era come se il tempo si fosse fermato.
Ogni fibra del mio corpo era tesa, come una corda pronta a spezzarsi.
Chris era troppo vicino, troppo reale, e io non riuscivo a capire se fosse tutto un sogno o un incubo.
"Non puoi sfuggirmi, Darcie," disse infine, la sua voce un sussurro che si insinuò nella mia mente. "Non questa volta."
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