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Magia

La notte precedente, nonostante il mio disagio e la paura, il sonno mi avvolse lentamente.

Mi ritrovai a dormire in una posizione scomoda, con il braccio piegato sotto la testa per cercare un minimo di conforto.

La stanza era silenziosa, ma percepivo una presenza costante.

Ad un certo punto sentii il letto affossarsi leggermente.

Chris si era sdraiato accanto a me, mantenendo una certa distanza, ma abbastanza vicino da farmi sentire il calore del suo corpo.

Forse pensava che dormissi profondamente, ma in un momento di semi-incoscienza mi accorsi che mi aveva coperta meglio con le coperte.

Un gesto silenzioso, quasi premuroso, ma che non riusciva a cancellare la confusione e il timore che provavo.

Durante la notte il dolore al braccio aumentò, e iniziai a muovermi e a fare piccoli mugolii.

Mi svegliavo e riaddormentavo a tratti, disturbata dal fastidio.

Chris si accorse del mio disagio.
Sentii un lieve fruscio e poi il clic delle manette che venivano rimosse.

Mi lasciò libera, senza dire una parola, ma il suo gesto mi fece sentire un po' meno oppressa.

Mi accoccolai su me stessa, stringendo le ginocchia al petto, e mi addormentai di nuovo, questa volta più profondamente.

●●●●●

Quando aprii gli occhi, la stanza era immersa in un'oscurità appena rischiarata dalle prime luci dell'alba.

Guardai l'orologio sul muro, erano le 5:30 del mattino.

Sentendomi irrequieta e ansiosa, decisi di alzarmi.

Mi mossi lentamente, attenta a non svegliare Chris che dormiva profondamente accanto a me.

Il suo viso sembrava più rilassato, lontano dalla tensione e dall'oscurità che avevo visto nei suoi occhi il giorno prima.

Trattenni il respiro, mi alzai dal letto con cautela e mi diressi verso la porta della stanza.

Con estrema attenzione, aprii la porta senza fare alcun rumore.

Quando la chiusi alle mie spalle, tirai un sospiro di sollievo e mi guardai intorno.

Il corridoio era silenzioso, la casa sembrava ancora immersa nel sonno.

I miei piedi nudi facevano un lieve suono sul pavimento freddo mentre mi dirigevo verso le scale.

Scendendo lentamente i gradini, raggiunsi l'ingresso.

Davanti a me c'era la porta d'uscita, la mia via di fuga.

La mia mente era concentrata unicamente su quel pensiero, uscire da quella casa, scappare da quella situazione che non riuscivo a comprendere e che mi opprimeva.

Afferrando la maniglia, aprii la porta con decisione, ma ciò che vidi mi lasciò senza parole.

Davanti a me non c'era il mondo esterno, ma un muro ghiacciato, imponente e insormontabile.

Il freddo che emanava era intenso, tanto da farmi tremare.

"Non ci posso credere..." sussurrai, osservando il muro come se fosse una sorta di scherzo crudele.

Non avevo altra scelta, non potevo uscire da quella casa.

Con un misto di rabbia e disperazione, alzai la mano destra e poggiai il palmo contro quella superficie gelida.

All'improvviso, una luce rossa scaturì dalla mia mano.

Il bagliore intenso mi avvolse, e il muro di ghiaccio cominciò a creparsi.

I suoi frammenti si sgretolarono con un rumore assordante e svanirono nell'aria come fossero evaporati.

Rimasi immobile, il cuore che mi batteva all'impazzata.

"Che cosa... è successo?" mormorai, osservando incredula il vuoto che si era creato davanti a me.

Una brezza leggera, fredda ma libera, mi sfiorò il viso.

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