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Violenza

Chris si allontanò di un passo, ma il suo sguardo non si staccava da me.

C'era una strana tensione nei suoi occhi, una lotta silenziosa tra ciò che voleva dire e ciò che riteneva necessario nascondere. Si passò una mano tra i capelli, visibilmente frustrato.

"Non puoi capirlo adesso," disse, la voce bassa ma carica di un'emozione che non riuscivo a identificare.

"E non posso spiegartelo come vorresti. Non posso rischiare che tu sappia troppo... ma allo stesso tempo, non posso permettere che tu resti all'oscuro."

"Chris, questo non ha senso!" urlai, tirando di nuovo contro le manette, anche se sapevo che era inutile.

"Se ci sono delle persone che mi stanno cercando, perché non posso sapere chi sono? Come pensi che io possa proteggermi se non so nemmeno da cosa?"

Lui scosse la testa. "Non puoi proteggerti, Darcie. Questo è il punto. È per questo che ci sono io."

"E io dovrei fidarmi di te?" sibilai, fissandolo con rabbia.

"Mi hai appena legata a un letto, Chris. Come puoi pensare che questa sia la tua idea di protezione? Non hai il diritto di decidere per me."

"Non è una questione di diritto!" esplose, la sua voce riempì la stanza. Si avvicinò di nuovo, il suo volto a pochi centimetri dal mio.

"È una questione di sopravvivenza. Ci sono cose in gioco che non puoi nemmeno immaginare, Darcie. E tu... tu sei al centro di tutto. Ma non te lo ricordi."

"Non mi ricordo cosa?" dissi, il mio tono più calmo ma ugualmente esasperato.

"Chris, smettila di parlare per enigmi e dimmi la verità. Non posso andare avanti così. Perché credi che io sia in pericolo? E che cosa sai di me che io non so?"

Per un momento, sembrò quasi cedere. La sua espressione si ammorbidì, e un'ombra di tristezza attraversò il suo volto.

"Hai parlato con lui, Darcie," disse infine, con un filo di voce.

"Quando eri bambina. Hai parlato con quello che tu chiamavi Babbo Natale."

Quelle parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. "Che stai dicendo?" sussurrai. "Babbo Natale? È una fiaba per bambini, Chris. Non puoi essere serio."

"Oh, è molto più di una fiaba," replicò, il suo tono carico di oscurità. "Non era un gioco. Non era un sogno. Quello che hai visto, quello che ti ha detto... era reale. Lui era reale."

Mi mancava il fiato. "E chi sarebbe, allora?" chiesi, il mio tono scettico, ma dentro di me cominciavo a sentire qualcosa di familiare, una sensazione inquietante che non riuscivo a ignorare. "Chi è questo Babbo Natale? E cosa c'entra con me?"

Chris mi guardò con un'intensità che mi fece gelare il sangue. "Non è ciò che pensi. Non è un uomo buono. È... un'entità, un demone, che ha usato quell'immagine per avvicinarsi a te. E tu lo hai lasciato entrare."

Le sue parole mi fecero rabbrividire. Ricordi confusi cominciarono a emergere dalla nebbia della mia mente.

Una figura oscura con un sorriso inquietante.

Parole che mi avevano fatto sentire speciale, ma che ora, ripensandoci, mi sembravano cariche di una malizia sottile.

"No," sussurrai, scuotendo la testa. "Non può essere vero."

Chris si inginocchiò accanto a me, il suo sguardo implorante.

"Ascoltami, Darcie. Non sto dicendo queste cose per spaventarti. Sto cercando di farti ricordare, perché solo tu puoi affrontarlo. Solo tu puoi fermarlo."

Le sue parole mi fecero venire la pelle d'oca. "E tu che ruolo hai in tutto questo, Chris? Perché sembra che tu sappia così tanto? Perché sembri... parte di tutto questo?"

Si fermò, il silenzio tra noi era pesante come il piombo.

Poi abbassò lo sguardo, come se fosse incapace di guardarmi negli occhi mentre pronunciava le sue prossime parole.

"Perché io... io non sono chi pensi che io sia, Darcie. E nemmeno lui lo è."

Il mio cuore perse un battito. "Cosa stai dicendo?" sussurrai, il terrore crescendo dentro di me.

Chris alzò lo sguardo, i suoi occhi brillarono di un rosso spaventoso per un breve istante.

"Perché lui non se n'è mai andato," disse con voce grave. "E io... sono la sua eredità."

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