🥀2. La neve ghiacciata🥀 (Revisionato)
POV Darcie
La neve cadeva leggera, i fiocchi bianchi danzavano nel vento gelido che si insinuava sotto i nostri vestiti, pungendo la nostra pelle come aghi.
Il sacco di quel Babbo Natale maledetto giaceva vuoto al centro del giardino innevato e Cedric e Suzumi erano lì accanto, inermi.
Quando li vidi mi si mozzò il fiato nel petto.
"Sono loro!" gridai, scivolando sulla neve mentre correvo verso di loro.
Il freddo era insopportabile, ma non potevo fermarmi.
Suzumi giaceva sulla neve come una bambola spezzata, i suoi capelli neri sparsi attorno al suo viso pallido.
Cedric era poco distante, riverso su un fianco, con il viso nascosto tra le braccia come se si fosse protetto da qualcosa all'ultimo momento.
Mi inginocchiai accanto a Suzumi e con le mani tremanti le afferrai il volto delicato.
Era freddo come il ghiaccio, e i suoi occhi chiusi non davano segno di vita.
"Suzumi!" chiamai la mia amica disperata, con la voce incrinata. "Apri gli occhi, ti prego. Non lasciarmi!"
Daphne mi raggiunse, scivolando sulla neve fino a inginocchiarsi accanto a me.
Con le mani gelate cercò di scuotere Suzumi, il volto rigato dalle lacrime. "Non può essere..." mormorò.
Magnus e Jared si erano già avvicinati a Cedric.
Jared lo afferrò per le spalle, girandolo delicatamente.
"Cedric!" Lo chiamò con forza, scuotendolo leggermente.
Dalle labbra increspate dal freddo di Cedric non fuoriuscì alcuna risposta.
Magnus, con una calma innaturale, si tolse il suo cappotto spesso e lo avvolse attorno al corpo immobile del nostro amico.
"La macchina," disse Jared con il tono alquanto urgente. "Dobbiamo portarli al caldo, subito!"
Magnus annuì, il volto segnato dalla tensione. Si girò verso di me, e per un istante i nostri sguardi si incontrarono. C’era qualcosa nei suoi occhi che mi costrinse a respirare più a fondo, come se volesse ancorarmi alla realtà.
"Darcie," disse, con una fermezza che sembrava sciogliere il gelo attorno a me. "Prendi Suzumi. Io e Jared pensiamo a Cedric."
Le sue parole mi diedero la forza di agire. Con Daphne, afferrai Suzumi sotto le braccia, sforzandomi di sollevarla.
Il suo corpo era leggero, ma il gelo sembrava aver congelato anche i miei muscoli.
Le mie gambe tremavano mentre cercavamo di portarla verso l'auto parcheggiata poco distante.
Ogni passo era una lotta contro la neve profonda, e il vento sembrava volerci respingere indietro.
Jared e Magnus ci seguirono con Cedric, i loro volti erano duri come la pietra.
Finalmente raggiungemmo il veicolo.
Jared aprì le porte posteriori con un gesto rapido, aiutandoci a sistemare Suzumi all'interno.
Daphne le tolse gli stivali e le avvolse le gambe in una coperta, mentre io le stringevo le mani, tentando di scaldarle con il mio respiro.
Magnus e Jared fecero lo stesso con Cedric, avvolgendolo nelle coperte che avevamo recuperato dalla casa prima di fuggire.
"Respira ancora," disse Jared, con il tono basso ma carico di preoccupazione. "Ma è debole."
Mi voltai verso Suzumi, disperata. "Ti prego," sussurrai e con le dita le accarezzai il viso. "Devi svegliarti. Non posso perdere anche te..."
Mentre ero china su Suzumi, una mano calda sfiorò la mia spalla. Mi voltai e vidi Magnus, il volto duro ma con una dolcezza che non ricordavo.
"Ce la farai," mi disse, piano. "Sei più forte di quanto pensi."
Quelle parole mi colpirono più profondamente del gelo. Per un attimo, fui tentata di rispondere, di dirgli che non lo ero affatto, che senza di loro mi sentivo persa. Ma il suo sguardo mi tenne ferma. Era lo stesso Magnus di un tempo, quello che avevo amato, quello che mi aveva spezzato il cuore.
Mi limitai ad annuire, e lui premette leggermente la sua mano sulla mia spalla prima di allontanarsi per aiutare Jared.
"Andiamo," disse Magnus, accendendo il motore.
Il rombo dell'auto spezzò il silenzio opprimente della notte, ma non fu sufficiente a dissipare la mia angoscia.
Ma sapevo che non era finita qui.
Mentre ci allontanavamo dalla casa distrutta, un brivido mi percorse la schiena.
Guardai fuori dal finestrino, oltre il paesaggio innevato che sembrava avvolgerci in un manto di quiete.
Ma la quiete era un inganno.
Non riuscii a trattenere un grido quando lo vidi.
Lì, in piedi tra le ombre degli alberi, c'era lui.
Babbo Natale.
Il suo abito strappato ondeggiava al vento, la barba grigia era un groviglio di filamenti anneriti, ma furono i suoi occhi a incatenarmi.
Quelle due pozze nere, vuote e fameliche, che brillavano nella notte come fari di una malvagità inesauribile.
"È vivo," sussurrai, con un filo di voce.
Daphne si voltò verso di me, seguendo il mio sguardo.
Quando lo vide, si portò una mano alla bocca per soffocare un grido.
Magnus si accorse della nostra agitazione e, per un istante, girò la testa verso di me. "Che succede?" chiese.
Ma non riuscivo a rispondere. Lo sguardo di Magnus si spostò verso il finestrino, ma il Babbo Natale maledetto era già sparito tra le ombre.
Non era finita.
E Magnus, con quel semplice gesto di protezione, mi ricordò che non avrei affrontato tutto questo da sola.
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