Capitolo 2.

Dopo il racconto, la mia migliore amica resta un po' sconvolta incolpandosi di non essere rimasta con me quella sera.. La tranquillizzo dicendole che la colpa non è la sua dell'accaduto, ed evidentemente doveva succedere per forza, infondo sarebbe potuto andare ancora peggio, ma fortunatamente sono qui, e sono ancora viva. Certo le parole di quello sconosciuto ancora ronzano dentro la mia testa, ma prima o poi riuscirò a scordarmi anche di ciò. 

Non ho intenzione però di stare qui e parlare ancora di quella serata, perciò cambio argomento, sperando che Jennifer capisca la mia scelta.

 << Allora il tuo studio, com'è andato? >> dico con molta calma come se non le avessi raccontato nulla. 

<<Allora.. ho conosciuto un ragazzo bellissimo, simpaticissimo, con un fisico da paura, capelli mori e due occhioni verdi meravigliosi e sopratutto con un.. ah giusto lo studio! Per quello, non ci sono stati problemi. >> annuisce cambiando subito argomento, non oso immaginare come voleva terminare la frase. Ascolto ogni sua singola parola limitandomi semplicemente a ridere. 

<< Ma ora parliamo di te, come stai dopo... be' quello che è successo..? >> mi chiede in modo titubante, non volendo continuare il discorso iniziato prima. Evidentemente volea saperne di più.

<< Sto bene. >> rispondo più a me stessa che a lei. 

 << Non stai bene, ti conosco ormai... non posso dire ti capisco, perché non mi sono mai sentita come ti senti tu in questo momento, però sappi che ci sarò sempre per te, e supereremo questo momento insieme. >> mi risponde lei riuscendo a capire infondo come stavo, dandomi un po' di speranza in quelle semplici parole.

Ma  era ora di spiegarle le mie decisioni. << Grazie Jen, grazie davvero di esserci sempre per me, però ho bisogno di spiegarti alcune cose, anzi a spiegarti le mie scelte, perché per il resto sai già tutto. 

In questi giorni in cui tu eri via, ho pensato. Pensato che non posso più stare qui, è troppo doloroso e pericoloso per entrambe. Sai che mi stanno cercando in ogni modo possibile e finché non mi avranno,faranno di tutto, uccideranno chiunque mi stia accanto, non voglio che ti succeda niente. Per questo dovremo eliminare ogni tipo di contatto tra di noi almeno per un po', tu dirai in giro che sono morta così non vedendomi più non proseguiranno le loro ricerche e.. >> presi un respiro profondo prima di continuare <<e tu sarai al sicuro. Mentre io me ne andrò, non so ancora bene dove, ma lontano da qui. Per quanto difficile sia, devo farlo. Mi capisci vero? >> chiedo con un briciolo di speranza.

Durante la spiegazione la faccia sconvolta e le labbra tirate in una smorfia, della mia amica, avevano già detto tutto. Era contraria alla mia decisione, infondo non volevo lasciarla qui da sola, ma qui lei era al sicuro.

<< No! Non ci penso nemmeno, quelli ti cercheranno ovunque finché non avranno ottenuto ciò che vogliono, ovvero vedere te morta, e questo lo sai benissimo, sei forte si, ma non abbastanza. E se ti aspetti che io me ne resti qui, mentre la mia migliore amica sparisce chissà dove, ti sbagli di grosso! Tu hai bisogno di me, e io ho bisogno di te, verrò in qualunque posto tu andrai, e ti aiuterò ad affrontare tutto quanto. Possiamo farcela ma solamente insieme. >> il tono che poco prima era scherzoso, in questa risposta era diventato serio e concentrato. 

<< Jen, è pericoloso. Non so neanche io a cosa andrò incontro, ma ormai ci sono abituata, ma tu no! E non voglio che ti succeda quello che è successo ai miei genitori. >> rispondo con tono abbastanza supplichevole. 

<< I tuoi genitori sono morti in un incidente d'auto, poteva succedere a chiunque. E poi Non se ne parla! Faremo così: andremo a New York insieme, entreremo nella Columbia e diventerai una ragazza perfetta e nessuno ti riconoscerà più. Fidati di me per una volta. >> evidentemente non sono riuscita neanche minimamente a convincerla, non penso sia una buona idea che venga con me, forse però potrà funzionare così. E so benissimo che finché non accetterò continuerà ad assillarmi. 

<< Sono sicura che dietro la morte dei miei ci sia ben altro e scoprirò quale sia.. comunque d'accordo.. >> lascio un piccolo sospiro uscirmi dalle labbra per continuare 

<< Faremo così. >> rispondo infine accettando i suoi piani.

Dopo esserci messe d'accordo sul giorno e l'ora della partenza Jennifer lascia casa mia andando a prenotare i biglietti sapeva che io ero una frana in queste cose perciò voleva occuparsi tutto lei. Ma prima di tutto, avrebbe dovuto convincere i genitori a lasciarla partire.

Ormai era sera, e il mio stomaco mi avvertiva che era ora di cena, così chiamo la pizzeria facendomi portare a casa una leggera pizza margherita, nel mentre che aspetto decido di preparare la valigia con le cose che mi sarebbero potute servire per una nuova vita, quindi metto dentro la borsa pochi vestiti, infondo se dovevo essere una “ragazza nuova” mi sarei dovuta anche vestire in maniera diversa. Dopo neanche mezz'ora arriva finalmente la pizza, così lascio la valigia e metà e divoro il mio cibo praticamente in pochissimo tempo. 

 Stavo andando in camera, quando vedo in un angolino del corridoio una valigetta rossa.  La tiro su apprendendola e squadrandola, all'interno ci sono alcuni documenti con numeri e lettere strane incise sopra, probabilmente codici segreti. 

Non sembrava essere la nostra lingua, però non appena la prendo in mano, subito mi vengono alla mente i ricordi di quando mio padre usciva con questa piccola valigetta nella mano. Forse mi sarebbe tornata utile quando avrei iniziato le mie ricerche sulla vera morte dei miei genitori. 

Così la infilo nella borsa anche questa, e una volta pronta la valigia sento il telefono squillare avvertendomi di un messaggio, era Jennifer: “missione convincere genitori eseguita alla perfezione :') biglietti presi!! Domani alle 10 sto da te, perciò fatti trovare pronta, all'aeroporto ci accompagna l'autista di papà.”

Leggo il suo messaggio con un leggero sorriso, ero felice che avesse programmato tutto lei e soprattutto che si preoccupava tanto per me. Le rispondo velocemente “Ti adoro, grazie mille di tutto! ci vediamo domani, notte <3” metto la sveglia alle otto, così avrei avuto tutto il tempo per preparami con tutta la calma possibile. 

La notte passa in un attimo e mi ritrovo così giù nel cortile di casa ad aspettare Jennifer, una parte di me era felice di lasciare questa casa, questa città e questi ricordi, ma l'altra, la parte probabilmente più sensibile mi implorava di restare qui. In questo caso era difficile scegliere, ma dovevo smetterla una volta per tutte di soffrire, so benissimo che andando lontano da qui i problemi non finiranno, ma almeno diminuiranno, lo spero. La macchina con Jennifer all'interno arriva puntuale alle dieci, così carichiamo la valigia in macchina e ci avviamo verso l'aeroporto.

Austin, l'autista di fiducia della famiglia di Jennifer ci aiuta a scaricare le nostre valige e ad imbarcarci sopra l'aereo, dopo di che ci lascia sole. Cerchiamo i nostri posti, ovviamente la prima classe aveva scelto, i suoi genitori erano molto ricchi perciò dei soldi non le importava niente. Una volta trovati ci sediamo, due posti vicino al finestrino, perfetto direi. 

<< Ehi, tranquilla andrà tutto bene, capito? >> mi dice Jennifer probabilmente notando la mia ansia che cresceva mano a mano, guardavo imperterrita fuori dal finestrino e il paesaggio che si estendeva sotto di esso. << Ho pensato anche ad un altra cosa, vuoi cambiare vita? Perciò da oggi in poi sarai Sophia. Che dici?>> Ci metto un po' a capire ciò che aveva detto, così rispondo dopo qualche minuto 

<< Non si può cambiare identità come se niente fosse, i problemi si moltiplicherebbero. Basta solamente non raccontare niente del mio passato e tutto quanto andrà bene..>> il tono della mia voce sembra diminuire ad ogni parola fino a quando diventa come un sospiro. << Andrà bene, fidati di me!>> mi risponde la mia compagna di avventure, molto più convinta di come lo sono io. Infondo lei amava viaggiare più di ogni altra cosa, io non mi ero mai spostata da casa mia.

 Il resto del viaggio passa molto in fretta, tra risate, scherzi e anche qualche pisolino. Mi erano mancati i periodi in cui stavo con Jennifer e mi divertivo con lei. Scendiamo dall'aereo andando immediatamente al nostro taxi che ci attendeva davanti all'aeroporto.

Dopo quelli che a me sembrano secoli finalmente il nostro taxi ci porta davanti alla nostra nuova vita: la Columbia.

Ci dirigiamo immediatamente in segreteria dove ad accoglierci c'è una signora di mezz'età con un vestito un tantino troppo attillato per una donna come lei. Non avrà gusti nel vestirsi, ma almeno è cordiale e anche carina con noi. Ci spiega gli orari delle varie lezioni e ci fa fare un giro veloce della struttura. 

La maggior parte delle lezioni mi interessavano, ma questa cosa era veramente troppo per me.. Dovevo solo farci l'abitudine.

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