Capitolo 48

Jade:
Mh, toccati sopra gli slip, ma non hai il mio permesso di venire.

Erika continuò a toccarsi, ma farlo per ordine di Jade lo rese più intenso, concreto. Il respiro la colpiva pesante. Con la sola mano libera continuò a scriverle.

Erika:
Oh si
ah sono cosí bagnata
così tanto
La prego Prof mi faccia godere di più

Jade:
Sei proprio rimasta la mia Violet… puttana come sempre.
Ora, togliti gli slip e spalanca le gambe.

Erika non esitò, obbedì spogliandosi completamente. Si immaginò dall'esterno, da sola in camera, a gambe aperte, completamente nuda sul proprio letto. Provò vergogna ed una scarica di piacere.

Jade:
Ti vedo Violet.
La tua figa è così bagnata e larga.
Vuoi solo godere.

Il respiro si fece affannoso. Delle fitte al ventre la bagnarono ancor di più. Si sentiva come se West fosse stata davvero lì, davanti a lei ad osservarla.

Erika:
Si voglio godere tanto la prego
Sto obbedendo ad ogni ordine obbedisco a qualsiasi suo ordine Prof
Qualsiasi

Jade:
Bene, ora accarezzati il ventre e scendi.
A gambe ben aperte, fai scivolare il medio tra le tue labbra.
Senti quanto sei bagnata,vero?
Oh, lo sei molto, sei fradicia.

Erika eseguì gli ordini, come aveva imparato a fare. Sospirò. Il dito scivolò sul clitoride e poi lungo tutta l'apertura, altalenante e di continuo, facendola tremare di piacere.

Jade:
Masturbati senza entrare dentro.
Voglio che ti sporchi bene le dita.
Quando sono fradice portale ai seni e stringiti un capezzolo con le stesse dita luride.
Ricordo quanto i tuoi seni siano sensibili...
Fai con calma, devi sentire la sensazione sulla pelle. La senti la tua eccitazione, tesoro?

Erika la sentiva. Sentiva tutto il proprio corpo fremere di voglia e desiderio. I capezzoli erano sempre stati il suo punto debole, le bastava sfiorarli per ansimare. Le fece piacere sapere che West se lo ricordasse.

Jade:
Fai scivolare un dito all'interno, ma non hai il permesso di fotterti. Tienilo dentro.
Lo senti vero? Vuoi essere scopata, eh?

La rossa quando sentì il dito entrarle dentro piano, gemette immaginando fosse la sua West a farlo. Immaginando la sua voce. Il suo sguardo sadico. Le sue parole volgari.

Erika:
Sii ti prego si scopami


Scrisse tremando ed azzeccando i tasti giusti a fatica. Leggere i messaggi di Jade continuava ad eccitarla e a renderla fisicamente ipersensibile.

Jade:
Non ancora piccola.
Toglilo da dentro e portalo alla bocca.
Succhia bene. Deve tornare fuori pulito. Lecca bene, forza tesoro, succhia forte.

Erika controvoglia si portò il dito alle labbra. Sapeva che ne sarebbe valsa la pena. Nonostante aspettare fosse una tortura.
Dopo averlo leccato ed essersi data un assaggio iniziale, se lo spinse in bocca. Chiuse gli occhi immaginando fosse la sua Jade a farlo.

Più succhiava il proprio dito, più sentiva le guance scaldarsi, rosse di eccitazione.
Immaginò la voce di Jade che le dava della troia, che le ricordava quanto le piacesse umiliarsi così.

Jade:
Lo vedo come sei bagnata ed eccitata.
Umh sì, sei stata brava.
Ora la mia brava cagna può finalmente godere.
Porta il dito alla tua entrata, voglio che lo spingi dentro. Ora ti è concesso di fotterti.
Urla tesoro, urla il mio nome e scopati violentemente, come lo farei io.
Che puttana. Godi vero? Oh sì, sbattiti per bene. Sei o non sei mia?

Jade spense il cellulare e lo mise nella borsa.
Si era divertita abbastanza, ed il pensiero di Erika che passava la serata ad urlare il suo nome la soddisfaceva abbastanza.

Si stava annoiando da morire, ma si era già esclusa fin troppo dalle conversazioni e la sua reputazione sociale avrebbe iniziato a risentirne se avesse continuato così.
Per fortuna la maggior parte dei suoi colleghi era brilla ed allegra, come lei d'altronde.

Era ad un buffet di lavoro, stavano festeggiando l'approvazione per la una nuova terapia cognitivo-comportamentale sperimentale, specifica per pazienti psicotici e schizofrenici. Ora che lo stato aveva deciso di finanziare il gruppo di ricerca, avrebbe potuto mettere in atto la sperimentazione a Giugno.
Avevano chiesto la collaborazione di Jade per le sue ricerche pregresse, da cui avevano preso spunto per alcune cose.

«Rieccomi, scusatemi.» con un sorriso si introdusse nella conversazione.

Un gruppo misto, per lo più di donne di mezza età, era seduto su dei comodi divanetti.
In tutto il locale erano una trentina. Jade conosceva già la maggior parte delle persone grazie a seminari e progetti passati, e lei era conosciuta da tutti, almeno per fama.

Dayana, le scambiò uno sguardo.
Indossava un vestito viola scollato, femminile ed elegante, che metteva in mostra i piccoli ed eleganti tatuaggi sul suo corpo. Contrastava egregiamente con la sua carnagione scura. Jade le rispose con uno sguardo complice. La trovava sexy, nonostante l'età matura, o forse proprio per quella.

Riprese in mano il calice di vino rosso e lo portò alla bocca assaporando lentamente.
Il sapore dell'alcol le bruciò i timpani.

«Allora, a te come sta andando il lavoro Jade?» chiese Max, un uomo biondo di bell'aspetto.
Jade lo conosceva e collaborava con lui da un paio d'anni. Max la considerava un'amica, motivo per cui ci teneva alla sua opinione e a confidarsi con lei, ma la cosa non era reciproca. Lui non conosceva West, non realmente, e non l'avrebbe mai conosciuta davvero.

Jade ci passava il tempo principalmente perché era una persona piacevole, ma soprattutto per la sua utilità, essendo un genio di informatica e statistica. Sapeva tutto di lui. Aveva due figli, che Jade aveva conosciuto, e si era da poco risposato, con una donna buona ma noiosa. Max aveva il terrore del conflitto e l'abbandono, e per questa ragione si presentava come una persona gentile e tranquilla, ottima per i lavori di gruppo, ma pessima per se stessa.

Elizabeth fece un altro sorso prima di appoggiare il bicchiere e rispondere.
«Molto bene, molto bene. Grazie.
Sto insegnando in un nuovo liceo Scientifico, come docente di Matematica.
Niente di che, ma sai quanto mi piaccia insegnare ai ragazzi.
Mentre nel tempo libero cerco di approfondire l'effetto del tempo sui traumi e sulla dipendenza.»  era certa che il suo "approfondimento" in quel momento stesse scivolando davvero nel "profondo".
Sorrise a se stessa, cercando di trattenersi.
Ovviamente si riferiva a Violet. Quasi le dispiacque non poter condividere l'ironia di quel pensiero.

«Ricerca molto interessante.» commentó Dayana per poi continuare.
«Io sto continuando con i miei pazienti dissociati. Soprattutto quelli con il DID, più lavoro con loro, più mi rendo conto che ne sappiamo davvero troppo poco.»

«Pff… la multipla personalità non esiste. In tutta la mia carriera, cioè in ben quarant'anni, non ho mai visto nessuna personalità. É più probabile si siano autoconvinti di questa follia, o che siano schizofrenici.» Allies si introdusse bruscamente nel discorso di Dayana.

Jade si morse la lingua e versò un altro bicchiere obbligandosi al silenzio. Vide bene sul viso di Dayana il dolore pure per le stronzate appena udite.
I quarant'anni di esperienza poteva ficcarseli su per il deretano, insieme al suo astio per la giovinezza ed il progresso. Questo pensò West ingoiando l'alcol. Certo lei era la prima ad essere arrogante e sfacciata, ma non era un ignorante, ed aveva sempre ragioni logiche a sostegno del proprio vanto.

«Oh, no no. La schizofrenia non c'entra assolutamente nulla con la dissociazione.
Può capitare che qualche paziente psicotico creda di avere il DID, ma noi specialisti riconosciamo la differenza tra allucinazioni e sintomi dissociativi. E non basta autoconvincersi per creare qualcosa di così complesso. Non ci si può inventare tutto quel carico di sofferenza. Probabilmente ai tempi, non aveva gli strumenti adatti per riconoscerlo. È un disturbo difficile da notare e solo ad oggi se ne sta parlando di più… » Dayana con una pazienza e calma impressionante rimase sulla propria posizione.
Jade fece una smorfia. Dayana non se la prendeva mai, non capiva come potesse rimanere tanto tranquilla in situazioni che per lei sarebbero state da omicidio.

«Come no! Se ne parla di più, così questa nevrosi passa da terapeuta a paziente, tsk!
Così i criminali possono avere una scusa in più per evitare il carcere!
Insomma, è pura fantasia: un luogo immaginario popolato da personalità che prendono il controllo del corpo e che possono parlare addirittura lingue straniere. Non c'è nessuna prova scientifica.
Le personalità non esistono e la gente che dice di essere affetta da... sto disturbo, recita solamente.»

Eh no, quello era davvero troppo. Quanto poteva essere stupida quella vecchia?
Jade finì di getto il bicchiere.
Non aveva intenzione di sentire altre cagate su argomenti così importanti.

Dayana stava per intervenire ma vedendo Jade così presa lasciò fare a lei.
"Oh Allies, mi dispiace deluderti ma ti sbagli. Il Disturbo Dissociativo dell'Identità, è considerato parte dei disturbi dissociativi.
Le personalità esistono e si formano dalla frammentazione della personalità e dall'impossibilità dei suoi sottosistemi di comunicare fra loro. Questo perché i pazienti con questo disturbo sono stati vittima di traumi, spesso abusi infantili. Ciò genera una divisione della coscienza e dei ricordi, formata per rendere possibile all'individuo di vivere una vita normale che altrimenti vivrebbe nel dolore.
Le personalità EP, ovvero emozionali, custodiscono il ricordo traumatico, e questo le porta ad avere comportamenti introversi e ostili al mondo.
Quelle ANP, apparentemente normali, gestiscono la vita e sopprimono il ricordo allontanando le personalità ferite e traumatizzate. Queste secondo il modello della dissociazione strutturale. Sai, dobbiamo ringraziare studiosi come Kathy Steele, Janina Fisher e Onno Van Der Hart se ora si stanno facendo tanti progressi.» Jade si versò un altro bicchiere tanto per gustarsi meglio la vittoria.

«Inoltre esistono molteplici prove "scientifiche". Per esempio è stato dimostrato che il DID non può essere simulato.
È stato chiesto ad attori di recitare e fingere di avere personalità EP e ANP, peccato che davanti agli stessi stimoli la loro attività cerebrale sia stata la medesima, sia per le EP che per le ANP. Poiché recitare non cambia la tua coscienza di te, o le tue capacità cognitive. Diversamente le molteplici identità hanno attività cerebrale unica per alter. Prevalentemente  le parti emotive manifestano attività nell'emisfero destro, e le ANP nell'emisfero sinistro.
Insomma di questi tempi, credo ci siano prove più che valide per il riconoscimento di questa condizione.

Ma immagino che per voi che... non siete abituati alla tecnologia, sia difficile trovare news a proposito...»

Jade le sorrise bastarda, ma lo fece velatamente. Nascondendo il proprio sadismo dietro un falso tono cortese.
Cortese o no, le aveva appena dato della vecchia decrepita tra le righe, e nessuno se lo era fatto sfuggire. Max si sforzò di sopprimere una risata facendo un altro sorso.
Allies senza dire una parola in più fece una smorfia sconcertata prima di alzarsi ed andarsene offesa, giustificandosi di avere cose serie da discutere con gli altri del gruppo.

Dayana scoppiò a ridere.
«Hai visto che faccia ha fatto?
Non l'ho mai vista così. Fortuna che ci sei te, Liz.» le mise una mano sul braccio per reggersi dal ridere. Jade pensò avesse un sorriso grazioso.

«Sì, l'ho vista.
Mi ero stancata di tutte quelle cazzate. Quella cogliona non ha manco mai visto un caso del genere. Non dovrebbe permettersi di invalidarlo…
Quanto mi stanno in culo i terapeuti così.
Non a caso è psicanalista. Aggiungerei.» accigliata osservò il vino nel calice. A quanti bicchieri era arrivata?
«Ma sì, hai ragione. Senza di me sarebbe una noia. Sono proprio stata geniale.» concluse con un sorriso arrogante.

«Avanti non mi sembra il caso di alimentare questa guerra contro gli psicoanalisti. Ho buoni colleghi e amici che fanno psicoanalisi.» rispose Dayana ridendo. La battaglia tra psicoanalisti e cognitivo-comportamentali era storia.
«Saranno l'eccezione che conferma la regola. Per ora casualmente tutti i deficienti che incontro io sono psicoanalisti, ma che ti aspetti da gente che venera un drogato sessista come Freud?» Jade sorrise divertita dalle proprie parole.

«Eh certo, dovrebbero venerare la grandissima  Elizabeth Jade West. Genio indiscusso!
Senza la quale moriremmo tutti di noia. Specialmente io.» con una risata diede un colpetto alla sua spalla. Non poteva fare a meno di prenderla in giro.
«Ma smettila! Va a quel paese.» West pur provandoci non riuscì a non ridere. Dayana era l'unica che poteva parlarle così.

La donna per scherzare le diede un buffetto sul braccio, che si trasformò in una carezza. Il suo tono si fece improvvisamente serio, come il suo sguardo.
«Allora che dici ho fatto bene a spingerti dentro al progetto? Non volevo fosse un problema farti riprendere con questa ricerca.» le sussurrò.
Jade alzò le spalle facendo un sorso in più. «Perché dovrebbe essere un problema?» Dayana la scrutò in silenzio, poi annuì, senza dire altro, con la solita espressione apatica e comprensiva.
Jade aveva sempre l'impressione che la stesse studiando quando i suoi occhi d'ambra la fissavano in quel modo.

Era l'unica in grado di capirla così a fondo. Anche se non si erano mai dette niente, anzi proprio perché non si erano mai dette niente. Perché Dayana si fermava sempre prima che fosse troppo, poco prima che la facesse esplodere, capiva sempre quando era meglio cambiare argomento.

«Con chi è che stavi scrivendo con così tanto ardore?» chiese allora, tanto per curiosità.
«Una collega di scuola...» mascherò una smorfia, ripensando a Violet.

«Ah e parlavate di lavoro scommetto.» chiese Dayana guardandola storta, con un semi sorriso, come a suggerirle di aver capito.
L'espressione furba e colpevole di Jade affermò il tutto.
«Oh sicuro...» fece intendere inumidendo il labbro inferiore con la punta della lingua.

«Mh, non so se avere una relazione con un proprio collega sia un'idea furba, soprattutto dato che lavorate in una scuola...» Dayana fece un'espressione pensierosa, accigliata. Spostò una ciocca ribelle dietro all'orecchia. Era sfuggita alla morsa del fermaglio che le tratteneva elegantemente la capigliatura in uno chignon.

«Cos'è? Sei gelosa?» Jade le lanciò una frecciatina.
«Comunque...» continuò.
«Non ho mai parlato di una relazione.» alzò lo sguardo con vanto.
«Ah beh... immagino non sia una cosa seria allora.» il tono di Dayana si inclinò e Jade ne percepì il giudizio. Era la previsione di un dialogo che non le sarebbe piaciuto. Lo sentiva nelle ossa e nel modo in cui Dayana passava i propri occhi su di lei.
«Già.» rispose secca. Le girava un po' la testa, ma non era abbastanza. Bevve un altro bicchiere.

«Non hai avuto più niente di serio da quando Adeline se n'è andata...» Dayana fece quell'affermazione cautamente, ma con naturalezza. Mise una mano sulla spalla della giovane insegnante per darle vicinanza.

La mora sentendo quella frase iniziò a ridere, noncurante del comportamento attento dell'altra. Ormai le girava tutto, niente le sembrava più così importante.
«Mh... e quindi? È una proposta o cosa?»  approfittò della vicinanza per sfiorare il volto di Dayana con il proprio, poteva sentire il suo respiro sulle guance.
«Vuoi per caso... venire a letto con me Dayana?» le sussurrò fissando i propri occhi ghiaccio in quel limpido abisso, bramando le pietre preziose di quel riflesso dorato, cercando di penetrarlo con il gelo del proprio sguardo.
Jade provando ad entrare dalla porta principale per un attimo la sentí scricchiolare.

«Mpfh... sei già ubriaca.» la donna stoppó bruscamente quel contatto visivo e si ritrasse ferita. Ignorò il calore sulle proprie guance.
Si alzò in piedi e si allontanò. West offuscata dall'alcol la seguì d'istinto.
La raggiunse all'esterno del locale, e al suo fianco, su una panchina di pietra al suo fianco.
«Lo so che mi vuoi...» mordendosi il labbro Jade osò, fece scivolare la propria mano sull'interno coscia dell'amica , scivolando sotto la gonna del vestito, accarezzando la sua pelle nuda.

Non passò nemmeno un istante prima che sentisse la stretta di Dayana attorno al polso scostarla brutalmente, così forte da farle male.
«Smettila Elizabeth. Se avessi voluto scopare con te, lo avrei già fatto.
Con tutte le volte che ti sono venuta a recuperare ubriaca e fatta, in quei locali di merda per riportarti a casa.
Non credi che se avessi voluto approfittarmi di te sarebbe già successo?» la respinse gelida, con rabbia.

Jade si alzò e allontanò  di qualche passo, come se fosse stata improvvisamente gettata nell'acqua ghiacciata e le stesse ustionando la pelle. Non sapeva se le facesse più male sentirsi rifiutare così spudoratamente, o ricordare quei tempi orribili.

«Oh, ma fammi il favore, sono passati anni da quando ho smesso.
È stato solo un brutto periodo.» le ringhiò contro guardandola truce, ricercando tutta la propria arroganza e il proprio orgoglio amareggiato.

«È stato un orribile periodo e ti sono sempre rimasta accanto.» il tono di voce della donna si addolcì lievemente, ma la mora non lo notò, inseguita da un miscuglio di ricordi confusi e di parole sfocate, come le figure che vedeva intorno a sé.
Solo in quel momento si rese conto di avere ancora il bicchiere di vino rosso pieno in mano. Portandolo alla bocca troppo bruscamente se ne versò un po' sulle dita e sul vestito.

«Beh, mi pare ovvio lei se ne era appena andata, come dovevo sentirmi secondo te?!» West alzò la voce. L'irritazione era un crescendo nei suoi pensieri.
Fissò i propri occhi più ghiacciati che mai nello sguardo di Dayana, desiderando di zittirla così. La odiava per star tirando fuori quelle cose in quel momento.

«Senti nessuno ti ha chiesto niente, io non ti ho chiesto niente. Non provare a rinfacciarmi tutto questo, ora.
Avresti benissimo potuto lasciarmi dov'ero, potresti ancora benissimo farlo, sai che mi frega di te?
Ce l'avrei fatta comunque da sola, ce l'ho sempre fatta da sola, ce la faccio sempre.» stringendo il calice di vino in mano, con un gesto meccanico lasciò che quel sapore forte le sciacquasse i pensieri, ma l'alcol amplificò il dolore e la confusione.
Senza pudore riprese il contatto visivo, per avvertirla, per minacciarla al silenzio.

Dayana lasciò che quella tempesta passasse nelle sue iridi. Le vennero i brividi, per tutto l'odio e la rabbia che vi lesse, ma soprattutto le vennero i brividi per la visione di tanto dolore.
Sorrise compassionevole. Si chiese come un fiore così fragile potesse  trattenere tanto dolore senza dire una parola, senza cercare aiuto, senza chiedere acqua, ostinandosi a pungere chiunque si avvicinasse troppo, con le sue spine.

«Liz, non intendevo questo. Mi dispiace.
Lo so che non mi hai mai chiesto niente. Lo so.
È stata una mia scelta. Sono l'unica della compagnia che non sei riuscita ad allontanare dopo che Adel se n'è andata...
Non mi pento di essere rimasta, Elizabeth.»

Spazio scrittrice:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. :)
Che ne pensate del nuovo personaggio di Dyana e sel suo rapporto con Jade?
Fatemi sapere nei commenti! Personalmente amo molto questo capitolo e il rapporto di amicizia che c'è tra Dayana e Jade.

E scusate il ritardo!
Come sempre farò uscire un capitolo a settimana,  cercherò di pubblicare per venerdì/sabato. Alla peggio pubblico Domenica come oggi.

Spero stiate bene e  buona Domenica!❤️

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