Capitolo 14
La ragazza, imbarazzata, non rispose.
«O-ora mi puoi slegare?» chiese quando l'aria tornò nei suoi polmoni.
«Ti ho chiesto come è stata la tua prima volta... devi rispondere.» le ripetè West all'orecchio con un sorrisino divertito, godendo del rossore imbarazzato di Kat.
«Ecco... non, non male…» svagó con lo sguardo.
Jade scoppiò a ridere,
«Non male? Cosa c'è, non ne sei sicura?
Se hai bisogno di chiarirti le idee riproviamo subito…» spostò la mano tra le sue gambe.
La ragazza squittí presa alla sprovvista.
«No! No, no! Stavo scherzando!» si agitò preoccupata, sapendo che non avrebbe retto un secondo round.
L'insegnante si leccò un labbro rosso, sorridendo.
«Quindi com'è stato?» insistette.
«Da come urlavi non penso sia stato solo "non male".» la provocó, girandole il volto verso di sé per scrutarla, consapevole del potere delle sue iridi.
«Ecco, ecco penso che…» spostó lo sguardo in basso pur di evadere dall'imbarazzo.
«Sì... è stato bello…» ammise arrossendo vistosamente e spostando il volto altrove.
«Avrei voluto sentirti dire che hai goduto come una cagna e che ti sei eccitata solo a guardarmi.
Ma mi accontenterò dell'ingenuo aggettivo "bello".» sorrise Jade osservando l'altra chiudere gli occhi a disagio.
'Adorabile.' pensò prima di girarla di schiena senza dire niente.
Si sedette su di lei strusciando leggermente l'intimità sul suo sedere. Aveva un culetto perfetto.
Udì un debole sospiro che la fece sorridere.
«Comunque, Valentine...» continuò a strusciarsi lentamente
«Quando ti ho scopata... con un dito dentro...e la mia lingua contro al tuo clitoride gonfio... nell'ultimo orgasmo... dove stavi godendo un sacco…» aggiunse tutti quei dettagli divertita, sapendo di star facendo morire d'imbarazzo la ragazzina, che col viso nascosto nelle coperte non fiatava.
«Insomma, hai presente?» scoppiò a ridere prendendola in giro.
«Quando sei venuta hai urlato il mio nome, te lo ricordi?» continuò Jade, mordendosi il labbro per non ridere, mentre le slegava i polsi.
«S-sí…» sussurrò flebilmente Katherine.
Non ricordava con chiarezza il momento, ma sapeva di averla chiamata così, presa dal piacere, aveva sentito il desiderio di farlo come a mettere il suo nome su un momento così intenso, che lei aveva creato.
«Ecco…» la voce della professoressa si fece seria.
«Non farlo piú.» slegò la cravatta riposandola dove l'aveva presa.
«Voglio che mi chiami Professoressa, Prof o, al massimo, West, quando ti scopo.» le palpó una natica per poi girarla a pancia in sù.
Kat si studió i segni rimasti sui polsi e sulle braccia fingendosi calma, mentre qualcosa crollava lentamente dentro di lei.
«Okay…» bisbigliò piano.
Non sapeva perché l'aveva chiamata per nome, non era previsto, le era venuto spontaneo andare oltre le formalità in un momento così intimo.
Non avrebbe dovuto, era stata stupida?
Forse avrebbe dovuto continuare a vedere la sua terribile Professoressa di Matematica West e non la rassicurante e passionale Jade.
«Ma perché?» chiese guardandola un solo istante negli occhi.
West ancora seduta su di lei, le prese le braccia per controllare a sua volta i segni rimasti. Sarebbero andati via nel giro di un oretta.
«In generale; non mi piace che qualcuno con cui scopo mi chiami col mio nome... dopotutto è solo sesso.
Nello specifico; sono la tua Professoressa e tu la mia alunna Valentine. Non ti è concesso chiamarmi col mio nome.» scese da sopra di lei.
Katherine rimase ferma a pancia in giù.
Lo sguardo perso nel vuoto.
Qualcosa in mezzo al petto la stava divorando. Il dolore lancinante scavava nella sua gabbia toracica.
Si morse il labbro sentendo quella sensazione forte salire fino alla gola, fino alle lacrime.
'Sono solo qualcuno con cui scopa. Solo una scopata. La sua alunna, la sua scopata.' ricordò a se stessa mentre il mondo le schiacciava i pensieri.
Tirandosi a sé, indietreggió col sedere, fino a sentire il sostegno della parete fredda darle sollievo.
Il suo sguardo ancora perso nel vuoto, tra le lenzuola.
Jade, in piedi, si accorse immediatamente della sua espressione ferita.
«Oh... dai!» sorrise sadicamente.
«Cosa pensavi che stessimo facendo? L'amore?» scoppiò a ridere con un ghigno sul volto. Godendo di ogni scintillio di dolore, riflesso negli occhi della ragazzina.
«Io non amo.
Figuriamoci se mi innamoro di una ragazzina, e tu di certo non mi ami.» ammise fermamente avvicinandosi al letto di qualche passo, per cercare una qualche reazione nella ragazza, ma Kat rimase impassibile svuotata dalla violenza di quelle parole.
«Insomma Valentine, io sono la professoressa che odi, ricordi?
Ti ho presa in giro davanti ai tuoi compagni, ti ho guardata piangere sorridendo, ah... e che altro ?
Ah sì, ho fatto espellere quel ragazzino del cazzo.» rise stronza, quasi provasse piacere, quasi la eccitasse la consapevolezza della propria immoralità.
«Ti sto solo usando, tesoro.
Lo sai. Lo hai sempre saputo.» aggiunse, dedicandole uno sguardo vincente, come a spingerla verso il fondo.
Non poteva farne a meno. Quella fame di dolore la spingeva ad affondare la lama in profondità, ad addentare ogni ferita fresca che poteva trovare.
Kat persa tra le lenzuola, vide il sangue sul letto e tra le gambe.
'È stata solo una scopata.
È stata solo la mia prima volta.
E l'ho sempre saputo.'
Le sue mani tremarono. Si obbligò a non piangere. La solitudine la consumó.
«E questa cosa ti piace, nonostante il tuo odio per me... diciamolo, io ti eccito e non poco.
D'altronde andare a letto con la propria professoressa, è un sogno erotico molto comune.» le accarezzó una gamba.
Valentine rimase immobile continuando a guardare le macchie rosse sulle coperte.
'L'ho sempre saputo.
L'ho desiderato, e mi è piaciuto.
È solo una scopata. La mia prima volta.'
«Ti preparo un bagno. Immagino tu ti senta sporca.» le alzò il viso infilandole la lingua in bocca.
Kat rispose al bacio come aveva imparato a fare, ma non era lì, il suo sguardo e la sua mente rimasero fissi altrove; all'interno dove la sofferenza ardeva.
La professoressa le accarezzò un seno facendole venire la pelle d'oca.
La guardò soddisfatta prima di recarsi verso una porta chiusa, di fianco all'armadio.
Entrò, chiudendo alle proprie spalle.
Katherine rimase sul letto.
Vuota, consumata, sola.
Il suo sguardo perso.
Nella sua testa rieccheggiavano quelle parole.
«Non piangere.» supplicò se stessa, ma gli occhi le bruciavano troppo.
«Ha ragione.» continuò mentre una lacrima scendeva.
Non avrebbe dovuto sentirsi ferita.
Sapeva che le cose sarebbero andate così, ma sentirlo dire ad alta voce le avevano fatto troppo male.
L'aveva riportata alla realtà con uno schianto.
Le aveva ricordato di non valere niente, di essere solo un gioco temporaneo.
Le aveva ricordato il disprezzo che provava per se stessa ogni volta che non riusciva a resistere a quella donna.
Le avevano ricordato che tipo di donna fosse West; crudele ed egoista.
Si odió per averlo scordato, per aver davvero creduto che tutta quella dolcezza, tutto quel calore e attenzione potesse significare qualcosa.
Rise, rise della propria ingenuità mentre le lacrime le cadevano dalle guance.
«Sono ridicola.» solo l'amarezza e la rabbia che provava per sé la trattennero dalla disperazione, dal dolore lancinante che la sua parte più fragile voleva piangere fuori.
Disperata cercó l'apatia, in mezzo al pensiero di essersi sprecata nell'essere solo una scopata, di non valere altro.
Spaventata cercó la realtà sotto ai propri occhi.
Guardó i polsi vedendo i sottili segni rossacei. Passó lo sguardo sul proprio corpo, percependolo sudato e sporco.
Sfioró leggermente il piccolo segno violaceo a lato del seno, sentendolo bruciare.
«Ho dato la mia prima volta ad una stronza per cui non sono nulla... ed è stato il momento piú bello della mia vita.» sussurró piano Kat.
Quella verità le fece male, ma Kat se la disse comunque. Quasi per punirsi.
Il senso di colpa crebbe in lei puntandole il dito contro. Crescendo l'odio e la pena che provava per sé
Non sapeva nemmeno che la sottomissione potesse eccitarla così.
Di nuovo Kat si perse tra i pensieri e le sensazioni contrastanti.
Non capiva perché stesse piangendo.
'Non avrei dovuto dimenticarmi di chi è West.' ribadí alle proprie lacrime, si passò i palmi sugli occhi per asciugarli.
Il suono dello sgorgare dell'acqua nella stanza accanto la raggiunse.
Fece per piegare una gamba ed avvicinarla a sé, improvvisamente si accorse di quanto tutto il suo corpo fosse pesante e stanco. Gemette piano quando le gambe nude la portarono giú dal letto.
Il pavimento freddo le diede i brividi.
Le gambe tremavano ancora, stanche.
Proprio in quel momento l'insegnante spalancó la porta.
Squadró il suo corpo nudo in un espressione maliziosa, per poi sorridere alla vista di quel delicato tremolio
«L'acqua è pronta, tesoro.» non le tolse gli occhi di dosso, aspettando.
Kat con la testa bassa non aveva la forza di incrociare il suo sguardo. Convinta che se lo avesse visto sarebbe scoppiata a piangere, temendo che si sarebbe accorta del suo volto sporco di lacrime.
«Tremi. Ti ho proprio stancata…» le si avvicinò sfiorandole il fianco, dandole la pelle d'oca.
«Ti porto io.»
Kat stava per protestare, ma l'adulta le alzò le gambe prendendola in braccio, come un principe con la sua principessa.
Peccato che Jade West non assomigliasse né ad un principe, né ad una principessa.
Valentine osservò il volto dell'insegnante, ritrovandosi a pensare a quanto fosse bella, e maledicendosi l'istante dopo per averlo fatto.
«Mh, è venuto proprio bene il succhiotto che ti ho fatto.» commentó soddisfatta, osservandole i seni.
In bagno la ragazza si osservò attorno. Fece una smorfia. Anche quel bagno era più grande di camera sua.
Una vasca jacuzzi ampia e circolare, decorava il centro della stanza.
Kat trovò assurdo ci fosse anche una doccia.
Un lavello doppio, con due rubinetti. Il bidèt, e un armadio bianco molto lungo, contenente una serie infinita di prodotti per capelli e corpo. Jade aveva il vizio di non chiudere gli sportelli, notò Kat.
Sulla parete uno specchio ampio tanto quanto il narcisismo di West.
Ed ovviamente il water.
Kat sorrise. Almeno quello era un normale cesso come quello di casa sua.
La professoressa la posó delicatamente nella vasca d'acqua calda.
«Okay, eccoci qui, bimba.» entró anche lei, togliendo gli slip ormai bagnati, che non si era mai sfilata.
L'acqua era calda, rassicurante.
I muscoli di Kat si rilassarono, lasciandola in balia dei brividi.
Jade la prese per un fianco e la tirò a sé abbracciandola da dietro.
Nessuna delle due disse niente, mentre l'acqua calda rilassava i corpi e le menti di entrambe.
L'adulta le accarezzò la spalla dolcemente.
«Sei proprio carina, lo sai?» le posó un bacio sulla schiena.
Quel momento sarebbe potuto essere perfetto. Kat si sentiva al sicuro, stretta tra braccia forti, coccolata dall'acqua, da carezze e parole gentili.
Quel momento sarebbe potuto essere perfetto, se solo non fosse stato un'illusione.
Kat sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Come poteva essere così dolce dopo averle sputato addosso quelle atrocità?
Il cervello della rossa carico di tensione, andò in tilt, proprio come voleva West.
Valentine si morse forte un labbro, ma alla fine un singhiozzo risuonò forte nella stanza, seguito da un altro e un altro ancora.
La Professoressa la strinse piú forte a sé.
«Shh… piangi, su su, piangi tutto.» la rassicurò accarezzandole i capelli.
«É cosí la vita, è ingiusta.
Bisogna solo accettarlo; c'è chi schiaccia e chi viene schiacciato, chi vince e chi perde, i deboli e i forti... e tu sei semplicemente sul lato sfigato, non ci puoi fare niente.» continuò a bisbigliare al suo orecchio, mentre Kat si abbandonava al proprio dolore.
«Povera la mia Valentine.» la consolò divertita.
Katherine continuò a singhiozzare per qualche minuto, accontentandosi di quelle carezze false, ma rassicuranti.
Quando il rumore dell'acqua tornò ad essere l'unico nella stanza, West lasciò libero il proprio istinto.
«Non credevo fossi cosí debole da piangere...» il sorriso sul suo volto spezzo l'illusione dell'attimo prima.
Katherine tiró su col naso.
«Piangere non è da deboli.» protestò con voce strozzata.
«Piangere è un momento di debolezza... e mostrarsi deboli al nemico, è stupido.» ribatté West.
«E tu... lo hai appena fatto.» le tolse i capelli dal viso, asciugando le lacrime con un polpastrello, per poi assaggiarne il sapore salato.
Kat ignoró quella provocazione, esausta.
«Tu non piangi?» chiese flebile.
Bisognosa di pensare ad altro si concentrò sulle parole che riecheggiavano.
«No. È da molto tempo che non lo faccio...
Vedi, c'è chi tiene tutte le emozioni dentro fino a che non esplode in lacrime, e chi le sfoga in altri modi... tipo sfogandosi sugli altri.» spiegó calma, assumendo quasi il tono che aveva in classe.
«È vero, la "morale" insegna che è sbagliato, ma perchè soffrire quando puoi far soffrire, e non sentire niente?
Anzi godere nel farlo.
Si tratta solo di vivere al meglio, di sopravvivere.
Di soffrire di meno e godere di più.
È questo che la vita insegna.» ammise West facendo venire la pelle d'oca a Valentine stretta fra le braccia di quel mostro.
«Sai Valentine, la lussuria che il male indossa, è qualcosa di inestimabile, qualcosa che quando assaggi non vuoi più farne a meno. Qualcosa che ti porta in contatto con la parte più istintiva e reale di te.
Ma tu sei debole… sei un'adolescente, vivi senza sapere di farlo.
Scommetto che non capisci niente di ciò che dico, o di ciò che ti passa per la testa.» le prese i polsi guardandoli attentamente.
«Mh no, non ti tagli...
Meglio, meno segni sulla mia bambolina.
Ma scommetto, che per tutte le volte che passi a piangere, ti piaccia soffrire.
Ti piace sentirti sprofondare nel dolore che ti assorbe, che ti fa sentire viva, reale.
Qualcosa che dal profondo viene fuori.
Non è così?»
Kat rimase zitta riflettendo su quelle parole. Non ci aveva mai pensato così.
«Sei masochista, piccola.
Ti piace farti sottomettere, come ti piace soffrire. Sei succube del male, della lussuria che può portarti, tanto quanto me.
Con la differenza nei mezzi e modi.
C'è chi è sadico e chi masochista, giusto?
Comunque,riguardo al tuo masochismo... il dolore fisico e quello psicologico sono due cose molto diverse... e sei fortunata che io non sia estrema riguardo a quello fisico, ma le sculacciate sembravano eccitarti.» aggiunse accarezzando dispettosamente il fianco a Kat.
La rossa avampó di vergogna solo al pensiero, avrebbe voluto negarlo ciecamente, ma lei stessa ne dubitava.
«Sei in tutto e per tutto una creaturina sottomessa e debole, in una mente che trova sicurezza ed appagamento nel dolore. Che trova se stessa, il vero sé, nel cadere in fondo, e ne trae particolare piacere.
Totalmente controproducente, non trovi? Ma non l'hai deciso tu, è la mente umana che funziona così.» le spiegò con una nota di dolcezza.
L'alunna in silenzio rimase affascinata e spaventata dall'intelligenza della professoressa, chiedendosi se effettivamente non avesse ragione.
West prese del sapone liquido sul palmo e lo spalmò sul petto della rossa, che venne coperto da tante piccole bolle di sapone. Kat sussultò impreparata.
«Posso… posso anche lavarmi da sola.» fece notare, ma la professoressa di risposta le strinse i seni tra le mani, accarezzandole i capezzoli con i pollici scivolosi.
Valentine gemette di piacere.
«Quando sei tra le mie mani devi solo lasciarti andare…» le ricordò, mordicchiandole il retro del collo e facendola tremare.
L'alunna deglutì.
«O-ok.» sospirò soltanto.
Le mani morbide dell'adulta scivolarono sul suo ventre, facendole inarcare la schiena istintivamente.
Jade ne approfittò per leccarle il collo godendosi i suoi lamenti.
La piccola sentiva i seni ed i capezzoli duri dell'insegnate, premere contro la sua schiena. Era tutto così eccitante e al contempo rilassante.
«Valentine se hai domande, di qualsiasi tipo, puoi farmele pure.» se ne uscí West continuando ad insaponarla.
'Oh sì, mi sembra proprio il momento adatto!', pensò ironica Kat, mordendosi il labbro per non gemere.
«S-sí.» strinse i denti.
«L'armadio nero chiuso con il lucchetto...» accennò.
Jade scoppiò in una fragorosa risata.
'Okay... non è un buon segno.' pensò preoccupata.
Le mani abili scesero tra le sue gambe, accarezzandole l'interno coscia.
La ragazza chinò la testa tremante, d'istinto provò a chiudere le gambe che la prof le teneva aperte.
«Tesoro, vedrai che scoprirai tutto il contenuto di quell'armadio... ma per oggi hai già fatto tanto.» le sfiorò il pube, passando le dita tra le sue labbra per pulirla dal sangue e dalla sostanza viscida rimasta.
Valentine si piegò in avanti, presa dalla vergogna di sentirla così intimamente su di lei, gemendo come un cucciolo.
West rise intenerita, dandole un bacio umido sulla guancia rossa. Con un sorrisino malizioso, si accorse dell'agitazione tra le gambe dell'alunna.
«Certo che ti ecciti sempre Valentine.» la prese in giro facendole chiudere gli occhi.
«Sai com'è… se tu mi tocchi la vagina!»
sbottó Katherine stridula.
L'insegnante scoppiò a ridere. Amava quel tratto della sua alunna, riusciva sempre a divertirla inaspettatamente.
Le morsicchió la spalla di risposta.
Avvicinando un dito alla sua entrata spinse di poco, con molta attenzione.
La ragazzina gemette di dolore.
«Mh, ti fa male?» chiese sorpresa.
«Sì.» sussurrò Kat.
«Non pensavo fossi così delicata. Anche se ammetto la cosa mi eccita.»
si leccò i denti al ricordo.
Kat rimase in un silenzio insicuro. Quando West si decise a cercare il suo sguardo, allora si convinse a dare voce ai propri dubbi.
«Dici… insomma… tu che hai esperienza…
Dici che è normale? Cioè che sono normale, che il mio corpo... funziona?»
Kat non avrebbe voluto parlare delle sue insicurezze, ma sapeva che Jade era l'unica che avrebbe potuto darle risposte.
West sorrise a quella domanda.
«Oh sì, eccome se funziona Valentine. Non immagini manco quanto bene.» le sfregó il clitoride facendola sussultare.
Kat si sentì stupida per averlo chiesto, ma tanto che c'era continuò.
«No dico… è che pensavo sarebbe stato diverso. Sai… insomma…
Pensavo che dentro sarebbe stato meglio, ecco… invece è stato più bello tutto il resto, ecco…
Magari sono io...» riuscì ad ammettere con enorme sforzo ed imbarazzo.
West si sentì profondamente intenerita.
«Perché nei porno le donne si infilano di tutto?
Kat, il tuo corpo è normale.
Per godere esiste il clitoride, non che la penetrazione sia spiacevole, ma in realtà la maggior parte delle donne raggiunge l'orgasmo tramite la stimolazione del clitoride. Non è così importante poi.
Ogni corpo è diverso, come ogni vagina.
Alcune preferiscono la lingua, altre le dita dentro, altre persino cambiare buco. Alcune raggiungono l'orgasmo in tre secondi, altre non sanno raggiungerlo.
La sessualità è ben più vasta di un porno, e va ben oltre la penetrazione, o al raggiungimento dell'orgasmo.
In più viviamo in una società di uomini che si sentono potenti a tenersi in mano i cazzetti. Come se il sesso fosse solo per loro.
Alle donne non serve che un cazzo le penetri per godere, alle donne non serve un uomo per godere.
Alle donne serve un cervello che le sappia prendere, o ancor meglio, un'altra donna.»
West sorrise divertita da quel discorso.
Passò ad insaponarle la schiena, dandole la pelle d'oca.
La rossa socchiuse gli occhi, sentendosi rassicurata dalle parole dell'adulta, riflettendo su quella visione della realtà a cui non aveva mai pensato.
Le dita affusolate della sua professoressa le diedero i brividi, tracciando le sue lentiggini sulle spalle.
Avrebbe voluto chiederle un sacco di cose, ma non sapeva nemmeno da dove iniziare.
Sospirò leggermente quando un bacio le accarezzó il collo.
«Valentine…» Jade richiamó la sua attenzione
«Sì?»
«I tuoi sanno che ti eccitano le proprietarie di una figa ed un paio di tette?» chiese, esponendo la domanda nel modo più imbarazzante possibile, com'era solita fare.
Kat a quella domanda si tinse bordeaux.
''Era troppo semplice dire lesbica, ovviamente! ', pensò a disagio.
«No, non sanno che mi piacciono le ragazze…» rispose leggermente triste al pensiero.
«E come pensi la prenderebbero?
Hai intenzione di dirglielo?»
«Io... non lo so, non penso gli freghi più di tanto, ma di sicuro non la prenderebbero bene. Sai la religione…» sforzó un sorriso sconsolato.
West rimase ferma per un attimo.
Un attimo che bastò a Kat per chiedersi cosa stesse pensando in quel momento.
«La vita è ingiusta…» bisbigliò soltanto la Prof, più come se lo stesse dicendo a se stessa che all'alunna.
Sciacquó la schiena della ragazza.
«I tuoi?» chiese la rossa con un sussurro titubante.
«I miei, i miei bene.» sorrise Jade.
«Tutto quello che volevano era che fossi felice, sono stata fortunata.
Tra l'altro quando tua figlia a dieci anni inizia il liceo, dimostrandosi una bambina prodigio con un brillante futuro, allora il suo orientamento sessuale diventa un difetto su cui si può chiudere un occhio o due.» finì di sciacquare la ragazza e la girò verso di se.
L'insegnante la guardò negli occhi ancora lucidi, le asciugò gli aloni delle lacrime passandoci i polpastrelli per poi baciarla dolcemente.
Il cuore di Kat sussultò. Come avrebbe voluto, come desiderava con tutta se stessa che quel bacio fosse sincero.
'Non è reale. È sempre la solita stronza.' si ricordò per non ricaderci, mentre dentro si sentì morire.
«Okay, cagnetta.» non tardò a ridere uscendo dalla vasca.
Si avvolse in un accappatoio prima di fermarsi davanti ad uno degli sportelli aperti.
«Questa.» prese una crema mostrandogliela.
«Applicala... all'interno.» le dedicò un sorriso perverso.
«Te la metterei con gran piacere io.» si leccò un labbro guardandola arrossire.
«Ma devo andare a sistemare di là.» fece cenno verso la porta.
Posò la crema sul ripiano del lavandino.
«Tu mettila. Serve per fermare il bruciore e guarire l'infiammazione... non vorrai... anzi non vogliamo che la tua bimba sia fuori utilizzo proprio ora.» le fece l'occhiolino prima di uscire dalla stanza.
*
Jade si era vestita e aveva rifatto il letto cambiando le coperte.
«Mh, le starà un po' larga, ma dovrebbe andare bene lo stesso.» lasciò sul letto una sua camicetta bianca, insieme al resto dei vestiti di Valentine.
L'insegnante andò in salotto a sedersi sul divano. Doveva rimettere in ordine le cose che le frullavano in testa.
'Di sicuro Katherine ha un situazione familiare di merda, con dei genitori che non si curano di lei.' riprese le informazioni che aveva raccolto, provando appena una sensazione di angoscia e pena.
'Il che psicologicamente spiegherebbe le sue tendenze masochiste.' rifletté creando il profilo psicologico della ragazza.
Si morse il labbro.
'Senza amici.
Omosessuale.
Bullizzata.
Senza l'appoggio di una famiglia.' sospirò, 'La situazione di una ragazzina sola e disperata...
Mi sorprende che non sia arrivata all'autolesionismo. Molti ragazzi arrivano al suicidio in condizioni del genere. Deve essere mentalmente più forte di quel che pensa... ma non abbastanza.'
«Le mancava proprio la Professoressa manovratrice e sadica.» fece una risata amara. Lo sguardo spento.
«Una preda perfetta…» ma un emozione strana si fece largo in Jade.
Sapeva benissimo di essere lei la "cattiva" della storia. Era sempre lei.
«Mi dispiace che mi sia capitata proprio lei, ma la vita è ingiusta.» ricordó a se stessa.
'I piani non cambiano.
Non mi addolcisco solo per pena.' si disse per rammentare il proprio carattere freddo.
Decise di smettere di pensare e raggiungere la ragazza in camera.
Quando arrivò la ragazzina si era già vestita, la trovò in piedi davanti alla libreria, accarezzando le varie copertine e leggendone i titoli ad alta voce.
La camicetta bianca che le aveva prestato le stava enorme, le arrivava quasi alle ginocchia, ma nonostante questo la trovò graziosa, faceva effetto vestito.
Jade sorrise vedendola.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top