Undici.

Quella domanda da parte del moro lo aveva spiazzato e non poco; perché mai avrebbe dovuto usare una pistola nella sua vita ? Non ne aveva di certo bisogno. Sentì, come d'improvviso, la gola secca e deglutì un paio di volte, cercando di riprendersi. Non voleva fare la figura del pesce lesso davanti al figlio degli uomini più importanti del paese, anche se già la stava facendo e non se ne stava rendendo contro. Touya, dal canto suo, si stava innervosendo davanti alla scena muta di Keigo tanto che sbuffò:<allora ? Sì o no ? Non è così tanto difficile la risposta.>
Keigo scosse la testa, come se si fosse risvegliato da un brutto sogno e si morse le labbra.
<No...non so usare le pistole.> Disse in risposta, facendo un sospiro. Si sentiva uno stupido.
<Bene.>
Non aggiunse nulla di più, il corvino, si girò dandogli le spalle e camminò nella direzione di una serie di container colorati.
Fuori vi erano diverse persone, con delle armi tra le mani e muscoli sulle braccia; all'apparenza, non erano delle persone con la quale avrebbe voluto a che farci.
Seguì Touya, non gli andava di rimanere dietro.
Si guardò intorno.
La zona era quella portuale, l'odore di salsedine giungeva alle sue narici. Lui non era un tipo da mare, avrebbe preferito piuttosto fare delle vacanze in una zona fredda dove avrebbe potuto godersi della cioccolata calda davanti a un camino.
Il posto era umido, loro continuarono a camminare fino a quando non si ritrovarsoni davanti a una grossa porta scorrevole in ferro battuto, in alcuni punti era stata arrugginita dal tempo e dalla pioggia e ai lati di essa vi erano altre due persone dall'aspetto losco, vestite in nero e con delle pistole nelle cinghie dei pantaloni.
Keigo fece di tutto per non guardarli negli occhi, teneva lo sguardo solamente puntato sulla schiena perfetta del corvino.
Lo seguiva, mentre attraversavano un'altra stanza.
Non guardava davanti a se, quindi non sapeva dire dove si trovassero, si fermò solamente quando anche il corvino arrestò i suoi passi e a quel punto di guardò intorno; la stanza aveva poca illuminazione, con una sola lampada che prendeva dal soffitto.
Davanti ai due vi era un banchetto, sopra una pistola con delle munizioni. Sul fondo della stanza, invece, vi era una sagoma somigliante a una persona, fatta di cartone, con vari buchi un po' dappertutto.
<Vieni.> Ordinò Touya, mentre si diresse verso il banchetto e prese la pistola, infilando poi in essa il caricatore pieno di proiettili.
<Mira e spara, tenendo la pistola ben salda tra le mani. Mi raccomando.>
Gli passò poi l'arma, Keigo la osservò. Ne era quasi terrorizzato, non gli piaceva l'idea di far del male a un altro essere umano. Doveva sempre esserci un motivo per la quale avrebbe sparato a qualcuno, ma non per puro e semplice divertimento.
Sentiva lo sguardo pungente del corvino su di sé. Alzò lo sguardo verso il suo, incatenandolo in quegli occhi così azzurri.
<Va bene.> Mormorò più a se stesso, si avvicinò al banchetto e mirò con l'arma.
Lo aveva visto solo fare nei film, non aveva mai assistito a una scena reale. E poi, quella pistola, pesava più di quanto immaginava.
Permette il grilletto e sparò il proiettile. Il rumore fu così assordante che gli fece male nelle orecchie. Non lo avrebbe mai dimenticato.
Chiuse automaticamente gli occhi; non gli erano mai piaciuti i rumori così forti e, fin da quando era un bambino, odiava il capodanno per le botte.
Aveva un udito troppo sensibile e, quello sparo, gli era entrato dentro.
<Lo hai mancato.> Sentì a malapena Touya sussurrare. Nelle orecchie aveva ancora quel fischio rimasto impresso dello sparo. In automatico, andò a riaprire gli occhi e tutto ciò che vide fu la canna fumante della pistola e un buco lasciato nel muro.
<Io...> Il biondo fece per dire qualcosa, l'altro subito lo fermò.
<Continuiamo domani. Ora ho fame.>

Effettivamente, si era fatto un po' tardi e anche lui aveva fame, il suo stomaco brontolava.
Touya se n'era accorto mentre erano di ritorno a casa sua.
Si era girato verso di lui, che aveva rotto il silenzio nell'auto con quel classico brontolio nello stomaco e gli aveva chiesto:<anche tu hai fame ?>
La sua risposta fu immediata; d'altronde, non aveva mangiato proprio nulla.
Alla fine, si erano fermati in un fast food.
Aveva ordinato del pollo fritto, mentre il corvino si era preso un'insalata di pollo e pomodori.
Fu una semplice serata.
Non ci pensava proprio che lui stesse lì con un delinquente, anzi. Era stata così tranquilla che lo aveva dimenticato proprio. Era stato piacevole, dopotutto, anche se il corvino non era molto chiacchierone. Alcune parole da bocca gliele aveva tirare fuori proprio il biondo.
Era stato così bene e lo avrebbe rifatto.
Dopotutto, le serate più belle si passavano solo con le persone piacevoli. E a lui Touya piaceva eccome.

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