Sette.
Non faceva altro che ripensare a tutta quella faccenda.
Quel Todoroki. Era bello, bellissimo, ma dannato.
Non era l'uomo che faceva per lui.
Keigo era una brava persona, a lui non erano mai piaciuti i delinquenti e le persone arroganti, e allora perché, proprio quando aveva staccato da lavoro, non si era diretto a casa sua per dimenticare la faccenda ma si era era andato verso il salone automobilistico di cui Touya Todoroki ne era proprietario?
Era davvero uno stupido, ma non poteva farci nulla se si era preso una cotta per la persona sbagliata.
Era sera inoltrata e sapeva che quel posto chiudesse tardi; non c'era nessuno. Infatti, non trovava il senso di tenerlo aperto fino a quell'ora, ma quello non era il momento di pensare all'orario.
Le auto esposte in quel salone erano di mille colori e, a occhio e croce, molto costose.
In quel salone c'erano miliardi e miliardi ben spesi. Davano uno schiaffo alla povertà e lui non avrebbe mai potuto comprare un auto del genere, nemmeno se si fosse venduto entrambi i reni. Camminava sul pavimento lucido e ogni suo passo, fatto con quelle scarpe da quattro soldi che indossava, provocava un rumore stridulo nel silenzio di quel posto.
Keigo si guardava intorno: nemmeno un'anima.
Sembrava un film dell'orrore dove il protagonista era proprio lui e dove sarebbe potuto sbucare uno zombie da un momento a un altro da chissà dove.
Era terribilmente spaventoso, ma a lui in un certo senso lo eccitava l'idea di poter vivere in un film horror. Combattere i mostri e vedere qualcosa di davvero splatter, quella si che sarebbe stata una bella vita. Mica la vita che viveva tutti i giorni dove si doveva svegliare puntuale per scendere a lavoro e fare solo delle cose altamente monotone. Non ne poteva più.
Continuava a camminare, perso nei pensieri. Distolse lo sguardo da qualcosa che non stava guardando per davvero e lo portò su una cabina poco più avanti. Era una specie di reception; da dove si trovava poteva ben vedere i monitor delle telecamere di sicurezza che lo riprendevano. Si avvicinò quindi a quella cabina.
Non l'ebbe mai fatto.
Pensò di aver visto male, o magari se avesse potuto si sarebbe strappato gli occhi da un momento a un altro.
Vide Touya Todoroki, seduto su una poltrona e con le gambe divaricate, la testa tirata all'indietro. Invece, in mezzo alle sue gambe, c'era inginocchiata una ragazza dai capelli biondi.
Keigo si mise le mani davanti alla bocca e sentì il viso avvampare dal caldo. Era sicuro che fosse diventato di un rosso talmente tanto scuro che poteva essere scambiato per la Ferrari dietro di lui.
Fece un passo all'indietro, voleva scappare da lì a gambe levate e il più in fretta possibile, quindi non stava nemmeno guardando dove andava. Camminava all'indietro come i granchi, tantoché andò a sbattere contro un portaombrelli e lo fece cadere a terra, creando un rumore così assordante che rimbombò per tutto il piano.
Disturbò l'amplesso dei due.
Vide Touya Todoroki, da dietro il vetro della reception, alzarsi dalla poltrona e sistemarsi i pantaloni. Poi vide la bionda alzarsi frettolosamente con i capelli scompigliati e fuggire via in imbarazzo.
Gli occhi pungenti del corvino si soffermarono in quello di Keigo. Il biondo ebbe un brivido, non seppe ben definirlo di cosa ma gli percorse tutta la schiena.
<Chi sei tu ?>
Chiese Todoroki.
Aveva quell'espressione piatta e non poteva sapere cosa avesse in mente o cosa provasse; era così misterioso. La cosa lo eccitava un po'.
Keigo sentiva la gola secca.
E in quel momento cosa avrebbe mai potuto dirgli o fare ?
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