✿Sedicesimo Capitolo✿
I ricordi sono eventi preziosi, inestimabili, che verranno per sempre conservati nel cuore di una persona, nel bene e nel male. Quando ci ripensi, ti torna il sorriso, la tristezza, e il desiderio di poter tornare indietro nel tempo per risistemare gli errori commessi.
Ma gli eventi passati sono collegati a quelli futuri, intorcigliati ad un filo invisibile che manovra la vita umana e viene distrutto fin quando la mente o il corpo cede.
Ogni cosa accade per un motivo, ti fa soffrire incessantemente e, per quanto Tanjiro glielo avesse ripetuto più volte, Inosuke stentava a credere a quello che i suoi occhi vedevano - che volevano far finta di non vedere.
Douma era lì, davanti a loro.
Quante volte aveva atteso quel momento? Quante volte aveva desiderato tornare a casa e chiedergli scusa, spiegargli con più precisione la decisione che lo aveva spinto a sparire? Aveva la possibilità di parlare, di pronunciare anche solo una misera lettera, ma non lo fece.
Inosuke era come ipnotizzato dal sangue che colava per terra, le dita di Douma intrise di quel colore così dannatamente nauseante. Il profumo di pericolo e morte riecheggiava nell'aria con profonda asprezza, un freddo gelido che lo colse totalmente alla sprovvista.
-È da un bel po' che non ci vediamo. Ora dimmi, Inosuke; che cosa hai da aggiungere a tua discolpa?-
Raramente Douma si era arrabbiato con lui.
Da piccolo si, era capitato spesso di essere rimproverato da lui per aver disobbedito per delle cose futili, per non aver indossato uno yukata pulito o per non aver mangiato un piatto di cibo specifico, eppure Inosuke mai aveva provato così tanto terrore in tutta la sua vita.
Sebbene la figura di Douma era composta, immobile e apparentemente calma, le sue iridi arcobaleno lo fissavano con un gelo tale che Inosuke, seppur quasi inconsciamente, comprese che la ventata di freddo di poco prima non poteva provenire da altra parte se non da lui. Solo in quel momento si accorse che anche i ventagli dorati che rappresentavano con maggiore regalità Douma, erano ricoperti di liquido cremisi.
-Cosa... che cosa ci fai tu qui?!-
-Ah, Inosuke... non sei cambiato affatto. Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!- il tono allegro era solo una maschera, e Inosuke per la prima volta se ne accorse; la presenza di Douma si faceva, ogni secondo di più che passava, maggiormente pericolosa: -Dovrei chiedertelo io. Sei stato così egoista da lasciarmi quel biglietto, lì, in camera. Diventare più forte? Non sentivo un'assurdità così grande da quando la carissima Shinobu mi ha minacciato di morte. E la morte l'ha incontrata lei; che povera anima in pena!-
Kanao si irrigidì di colpo, ma Inosuke non riusciva a muovere un muscolo e a collegare le informazioni che il suo cervello stava ricevendo.
-Non te l'ho detto? Shinobu ha provato a vendicare sua sorella, ma ha fatto la sua stessa, misera, fine. L'angoscia nel suo sguardo era divertente, lo ammetto... ma, sinceramente, avevo sperato in qualcosa di più.-
Cosa stava dicendo? Perché Douma stava parlando di Shinobu, per giunta della sua morte?
Questo si sarebbe chiesto, se solo il sangue nei vestiti e nei ventagli non fosse stato evidente. Douma adesso era divertito, ma era un divertimento alquanto inquietante; sogghignava, le palpebre socchiuse e un'aura di pura forza e ira che lo avvolgeva.
"Non..."
-INOSUKE!!-
La debolezza era una caratteristica dell'essere umano che non sopportava, un ostacolo che aveva sfidato per dissolverla definitivamente. Non si era mai accorto di quanto, il futuro potesse essere pericoloso, instabile.
La verità era sempre stata sotto il suo naso, dinanzi alla sua stupidità.
Douma reggeva la testa di cinghiale con aria fintamente perplessa, rigirandosela tra le mani, ma non era l'unica cosa che era riuscito a recuperare; la nichirin di Kanao era anch'essa nelle sue mani.
-Avrei dovuto disfarmi di questa roba. Mi rendesti così orgoglioso quando uccidesti questo cinghiale, Inosuke, ma l'orgoglio che provai quella volta non tornerà, non è così?- smise di spostare la sua attenzione sulla nichirin di Kanao: -Sei diventato ribelle, incontrollabile. E sei scappato, da me. E per quale motivo? Per unirti alla Squadra Ammazzademoni. Dovrei forse considerarlo un tradimento?-
-Tu...-
-Avrei dovuto essere più esigente, con te.-
-Ridammela! Non osare toccarla!-
Inosuke lo osservava con rancore, un insieme di emozioni che si stava lentamente facendo evidente all'interno del suo animo ferito e oramai consapevole. Il dolore si può manifestare in vari modi, ma mai Inosuke avrebbe pensato di provare una sofferenza simile al voler sprofondare nel vuoto, scomparire nel nulla.
Gli occhi smeraldini erano acquosi, in procinto di versare lacrime. Ed era per quello che avrebbe tanto voluto ricoprire il suo volto, per non farsi mostrare da Douma così impotente e amareggiato.
-Oh, stai piangendo? Sfogati, Inosuke. Passerà tutto, vedrai.-
-Perché non me lo hai mai detto!?- Inosuke stentava a credere di essere lui a parlare: la sua gola bruciava per quanto stesse urlando: -Perché non mi hai detto che anche tu sei un demone!?-
Ebbe, per qualche istante, l'intenzione di lanciarsi contro di lui, di colpirlo ripetutamente fino a quando non avrebbe parlato: -Io mi fidavo di te! Ma tu... bastardo-!-
-Che linguaggio scurrile che usi. Non ti sembra di star esagerando?- Douma continuava a sorridere in maniera nauseabonda: -Avvicinati e parliamone con calma, va bene? Alzare la voce non farà altro che creare divari infiniti tra di noi.-
-Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a te!- Inosuke, istintivamente, strinse l'elsa di una delle sue katane; le mani che tremavano: -La sensazione che ho provato... che provo anche adesso... era dovuta alla tua presenza, non è vero??-
Douma però lo ignorò completamente, e non si accorse di Kanao che indietreggiava di un passo dopo aver riconosciuto il pericolo che si stava per scatenare in tutta la sua crudeltà e spietatezza.
-Inosuke, credo che non ci siamo capiti. Avvicinati prima che perda la pazienza.-
Douma faceva paura, le mani e le gambe tremavano, ma il suo istinto gli suggeriva di non rispondere e di non assecondare i suoi voleri. Era stato una figura paterna, per lui, la sua famiglia, come poteva quindi averlo potuto tradire in quel modo?
"Era un demone. Lo è sempre stato." Inosuke si lasciò andare ad un pianto silenzioso: "E io sono stato troppo cieco per accorgermene. Sono un fallimento."
-È stata tutta una schifosa falsa, per te!? Avevi intenzione di divorarmi fin dall'inizio?!- testardo com'era, non diede il minimo cenno di avanzare; troppo scosso da quella notizia che, in fondo, aveva sempre saputo: -Kanae... non sparì veramente nel nulla, non è vero che non riuscì a rispondere alle mie lettere! Anche questa era una delle ennesime cazzate raccontate, vero?!-
-Inosuke, dobbiamo fare in fretta, ma c'è qualcosa che devo assolutamente dirti.-
Shinobu Kocho chiuse di scatto la porta scorrevole dietro di sé, e la tensione che emanava la sua persona era ben percepibile.
Inosuke non sapeva cosa pensare; perché lo aveva chiamato nel mezzo di un potenziale attacco nemico? Perché non andavano assieme agli altri, per capire a cosa fosse dovuto?
-La battaglia che detterà le sorti del nostro Paese e del mondo intero, ha inizio.- Shinobu guardava fuori dalla finestra: -Ci sono cose che ho dovuto tenerti nascoste, ma che ora è giusto che tu ne venga a conoscenza.-
-Cose che dovrei sapere? Di che cosa stai parlando, Shinobu?-
Shinobu non lo fissava, gli occhi color porpora erano riflessi sul vetro pulito della finestra e stava ponendo la sua attenzione altrove. Uno sguardo attento, esattamente come il suo, sarebbe riuscito ad intravedere delle figure che si allontavano nel buio della notte.
-Qualunque diavoleria sia, dobbiamo sbrigarci! Non possiamo parlare più tardi!?-
-Inosuke.- Shinobu aveva assunto un'espressione irremovibile e impassibile, le dita che picchiettavano contro il vetro con certa impazienza: -Mi è impossibile parlarti dopo, poiché un compito preciso mi spetta.-
-Come?-
-Chiamala intuizione femminile, o sesto senso.- Shinobu abbassò un poco le spalle, un sorriso amaro sulle labbra: -Una volta Tanjiro, mi chiese il perché di questo sorriso perenne, del risentimento represso che nascondevo a occhi indiscreti. Una maschera nata dall'odio e dalla vendetta, nata non appena quel dannato demone mi ha portato via mia sorella, la persona più cara della mia vita.-
Inosuke rimase in silenzio, il respiro trattenuto: -...conoscevi quel demone?-
-Mia sorella, in punto di morte, me lo ha descritto. Mi ha detto il suo aspetto, il nome con cui le si è presentato; mi chiese di ritirarmi, di condurre una vita tranquilla e senza rimpianti. Ma come avrei potuto? Condurre una via di questo tipo, verso un futuro spensierato sarebbe stato ignobile, e avrei infangato il suo nome. Non potevo permetterlo... non potevo accettarlo.-
Shinobu si toccò l'addome, ma Inosuke non se ne accorse: -Ho attuato la mia vendetta personale, mi sono preparata affinché il demone responsabile l'avrebbe pagata cara.- si fermò per qualche secondo, pensierosa: -E voglio essere sincera con te: non nego di aver pensato di coinvolgerti.-
-Coinvolgermi? Solo perché conoscevo anch'io Kanae?-
Shinobu scosse lentamente il capo: -Proprio non ci arrivi? Tuttavia, dubito che tu non abbia tratto le giuste conclusioni.-
Inosuke smise di parlare ancora una volta.
-Sapevo che Kanae ti aveva incontrato, è stata la prima cosa che mi aveva riferito. Oltre che l'aspetto del demone, mi descrisse anche il tuo. Un bambino sui otto anni, impulsivo, che si era perso e non trovava più la strada di casa...-
Non aveva idea di dove sarebbe andata a parare, ma Inosuke stava provando un'ansia indescrivibile, mai provata finora. Voleva dire qualcosa, porre innumerevoli domande, semplicemente però non ne ebbe la possibilità.
Qualcosa di non bello stava per giungere a galla.
-Douma. È questo il nome del demone che ti ha accudito e che ha tolto la vita a Kanae.-
-È una bugia!-
L'eco della sua voce furiosa risuonò nel suo inconscio.
-Douma? Un demone? Impossibile!!-
-Inosuke, la realtà ti ha bussato alla porta più di una volta.- Shinobu era rimasta composta: -Quando ti deciderai ad affrontare i tuoi, di demoni?-
-Kanae? Mh... mi sorprende che ti ricordi ancora come si chiamava.-
-Rispondi!-
La testa gli doleva, il cuore batteva freneticamente contro la gabbia toracica per l'agitazione, e Inosuke si sentiva affranto, distrutto nell'animo. Non sapeva più cosa pensare, quale piega avrebbe coinvolto il suo destino.
Douma era un demone e non se ne era accorto.
Douma era un demone e si era convinto di non sapere niente.
Era quella l'accusa che gli aveva in verità rivolto Kocho Shinobu ore prima? Considerava anche lui un responsabile della dipartita di Kanae?
Inosuke trattenne un singhiozzo strozzato.
-Le lettere che continuavi a spedirle erano diventate una vera rottura, un gesto che mi faceva diventare matto. E l'idea era stata mia, ricordi? Avrei dovuto dirti la verità fin dal principio... sarebbe stato convenevole.- rise, una risata talmente vuota che fece tremare dalla rabbia i due giovani Ammazzademoni: -Saresti potuto diventare un demone perfetto!-
-Hai finito?- Kanao lo osservava con crudo disprezzo: -Non hai nemmeno rispetto per colui che consideravi un figlio. Un essere lercio come te, meritava di venire al mondo? Di ricevere la pietà di Kanae? A quanto pare, adesso persino Inosuke conosce le risposte a queste domande.-
Douma smise di ridere.
-Voglio ucciderti: desidero farlo davvero!-
-E allora perché non riprendi a combattere, bastardo?!- Inosuke si sovrappose tra loro, le nichirin sguainate e le vene del collo evidenti a causa della rabbia indescrivibile che lo stava avvolgendo: -Ti farò pentire di quello che hai fatto!-
Ringhiò frustrato quando notò che, per la seconda volta, Douma non gli prestò la dovuta attenzione. Aveva iniziato a ghignare nuovamente, le mani congiunte: -Sono un demone, cosa vi aspettate? Ma se Inosuke ha scoperto questo, allora, è necessario che scopra altro!-
-Cosa intendi?-
Douma continuò a sorridere, il mignolo della mano sinistra che penetrava all'interno del suo cranio, il sangue che colava minacciosamente per terra e il dito che andava più a fondo.
-BLEAH! Che cavolo stai facendo??-
Il disgusto era intriso nel volto di Inosuke e Kanao invece, completamente pietrificata, era in evidente stato di sbigottimento.
-Non mi hai sentito? Sto per raccontarti ogni singolo evento del tuo passato, com'è giusto che sia! Ma per farlo, devo ricordarmi i dettagli nei particolari.- gli occhi policromatici di Douma incontrarono quelli smeraldi e furibondi di Inosuke: -Ti ho mai parlato di Kotoha?-
La perplessità in Inosuke venne interpretata da Douma come un invito a parlare: -D'altronde, era questo il nome di tua madre. Ma era troppo irrilevante per te, per noi. Povero, penoso piccolo Inosuke... abbandonato da sua madre come un misero animale!-
-Douma?-
Quella notte, la quiete era diventata ingestibile da sopportare, e Kotoha non poteva fare a meno di provare terrore, mentre stringeva a sé Inosuke. Quest'ultimo, sebbene con i suoi occhioni si guardasse attorno curioso, non mostrava alcun cenno di malessere o di paura.
Peraltro, Kotoha non sapeva tantomeno di cosa avrebbe dovuto avere paura: i seguaci si stavano occupando dei loro ultimi compiti quotidiani, come dare un'ultima ripulita ai pavimenti o ricevere richieste d'aiuto da poter riferire a Douma, ma anche loro parevano essere totalmente a loro agio con l'ambiente circostante.
"Mi sto creando preoccupazioni inutili..." pensò, il cuore in gola: "Non dovrei avere paura..."
-... perché ci siete tu e Douma a proteggermi, non è forse così, mio amato Inosuke?- concluse dando voce ai suoi pensieri, giocherellando con le piccole manine del figlioletto che tentavano di prenderle un indice.
-A proposito di Douma... è tutta la giornata che si è volatilizzato nel nulla, spero solo che non gli sia capitato qualcosa di grave...- si girò un paio di volte, assicurandosi di non essere vista da nessuno e, con estrema determinazione, si incamminò verso la stanza privata del suo Salvatore.
Douma era una persona vivace, allegra e presente, non poteva essergli successo qualcos'altro se non un imprevisto. O perlomeno, era di questo che si stava convincendo. L'aveva salvata, gli aveva offerto il suo aiuto, a lei e Inosuke, e non sarebbe mai riuscita a ripagarlo abbastanza.
Le aveva detto che la loro sola presenza al suo fianco era più che sufficiente, e mai prima d'ora Kotoha si era sentita tanto amata da qualcuno. Dubitava che Douma la amasse nel vero senso del termine, eppure, lei si sarebbe assicurata di ricambiare la sua generosità con il suo, di amore incondizionato.
Si stava avvicinando alla sua stanza, e si accorse distrattamente che era l'unica ad essere presente in quel largo corridoio. Non era buio, ma neppure così illuminato; aveva la costante sensazione di essere osservata, e quell'impressione non le faceva affatto piacere. Sperava che si trattasse davvero soltanto di una insignificante impressione.
-C'è qualcuno?- chiese con un filo di voce, ma non ricevette alcuna risposta. Si limitò a sospirare appena e a cullare Inosuke con dolcezza.
"Non devo spaventarmi. Non c'è alcun motivo per cui debba avere paura...." era di fronte alla porta che conduceva alla stanza di Douma, d'altrocanto però non se la sentiva di essere così invadente e di entrare senza un motivo preciso: che fosse una stupida preoccupazione? Che stesse bene?
Douma era il padrone di un culto abbastanza conosciuto da quelle parti, non doveva essere stupita di non vederlo occasionalmente in giro. Le giornate dovevano essere molto impegnative ed era già tanto se riusciva a trovare del tempo libero per trascorrerlo con lei e Inosuke all'aria aperta, sotto il cielo notturno.
In effetti, non lo aveva mai visto uscire di giorno, sotto la luce scottante del sole o con la brezza leggera mattutina che gli scompigliava i capelli argentei: doveva essere spiacevole.
"Qualche volta dovrebbe pensare al suo benessere."
Bussò, ma nessuno dall'interno le rispose. Anzi, a Kotoha parve di percepire uno strano rumore provenire da dentro. Non capiva di che cosa si potesse trattare, ma non doveva essere nulla di bello: non poteva però tornare indietro per mettere in salvo Inosuke; Douma poteva essersi cacciato in qualche guaio e aver bisogno di aiuto.
"E se non stesse bene? Se avesse avuto un malore improvviso?"
L'ansia aveva sconfitto la ragione e, con un sonoro gesto secco, entrò di scatto. Vedeva tutto buio e Kotoha strinse con maggiore protezione Inosuke, con lo sguardo che tentava di focalizzare la possibile figura di Douma. Non lo vedeva, non ancora, ma il rumore di uno strano masticare si faceva più vicino.
Era simile a quando una bestia era in procinto di divorare la sua preda e, a quell'assurdo paragone, Kotoha si maledì da sola.
"Devo restare calma."
-Douma? Douma, sei qui?-
Si avvicinò di qualche passo, alla cieca, e col piede urtò contro qualcosa di pesante.
Le luci si accesero in immediato e, ciò che vide, la lasciò senza fiato: carcasse di corpi smembrati erano uno accanto all'altro, sopra ad un'immensa pozza di sangue. Erano tantissimi e ognuno con dei volti che Kotoha riconobbe: seguaci che avrebbero dovuto lasciare il Tempio per indisposizione giorni prima.
Contro ogni previsione, erano invece lì, privi di vita e con la bocca e gli occhi spalancati per il terrore. Altri erano irriconoscibili, per quanto erano stati dilaniati con malignità e follia selvaggia.
Seduto in totale tranquillità, in mezzo ai cadaveri, vi era il proprietario dei suoi precedenti timori.
Douma aveva il volto ricoperto di sangue e stava addentando con gusto un braccio di donna quando si rese conto della sua presenza - anche se Kotoha, ebbe l'intuizione che lui doveva essersi accorto della sua presenza da già qualche minuto.
-Ma guarda chi c'è; Kotoha col piccolo Inosuke! Oh, ma perché quella faccia terrorizzata e bianca? Non è un bello spettacolo, lo so. Neanch'io apprezzo tutto questo disordine.-
-Hai... D-Douma... tu hai...-
-Non avresti dovuto aprire quella porta. Sapevo che la tua curiosità sarebbe potuta essere un problema, prima o poi.- Douma si portò una mano sotto il mento sporco di sangue: -Che cosa posso farmene di te? Non era previsto...-
Kotoha indietreggiò instintivamente, con le lacrime che le rigavano il volto e la vista annebbiata. Era reale quel che stava vedendo? Douma aveva appena massacrato e divorato quelle persone, che fino a qualche giorno prima erano state al suo servizio con impressionante devozione?
"No... non può essere lui... il Douma che conosco non potrebbe mai fare una cosa simile... n-non è possibile..."
-Sei una donna pietosa, Kotoha... molto ingenua. Anche ora che la verità ti è stata sbattuta in pieno, continui a diffidare di ciò che i tuoi occhi stanno vedendo. È triste.- le sue iridi policromatiche si posarono per qualche istante sul piccolo Inosuke e, per un singolo momento che sembrò infinito, brillarono di una luce gioiosa, in completo distacco col suo aspetto lugubre e macchiato di vite innocenti.
Quello fu il sentore definitivo che fece prendere a Kotoha la decisione di correre via, di scappare lontano.
Lo sguardo di Douma si accigliò.
-Ah, che seccatura.- non si curò di pulire i vestiti, né tantomeno di liberarsi dei cadaveri: -Inosuke non è molto fortunato ad avere una mamma così stupida. Povera, pietosa piccola creatura...-
E il breve sintomo di un affetto recentemente nato si stava facendo largo nel punto principale di un cuore che, sino ad allora, non aveva mai iniziato a battere.
-Se non ti avessi preso al volo, molto probabilmente saresti morto. Tentare di buttarti da un'altezza simile... che donna spregevole!-
L'odio è un sentimento che ti corrompe, che ti cambia radicalmente, e Kanao lo sapeva bene. Lei odiava Douma, con ogni fibra del suo essere, poiché da quando Kanae non era più in quel mondo, si era sentita irrimediabilmente sola. E adesso che le era stata strappata via anche Shinobu, la solitudine si era intensificata, così come l'odio che le ribolliva nelle vene.
Era da anni che attendeva di incontrarlo, di vendicare sua sorella maggiore, ed era preparata a tutto ciò - se ne stava convincendo -, ma Inosuke?
Inosuke era una vittima spaesata, completamente devastata da un essere crudele che non aveva fatto altro se non raggirarlo, manipolarlo a suo piacimento. Douma aveva manovrato le retini della sua infanzia, rivelando che era pentito di non averlo potuto trasformare in un essere demoniaco.
Per Inosuke doveva essere dura, e Kanao non lo avrebbe biasimato di certo: lei in una situazione simile, al suo posto, non aveva idea di cosa avrebbe potuto fare. Vide con la coda dell'occhio Inosuke digrignare i denti, l'ennesimo coccio di cuore spezzato che cadeva da qualche parte.
Kanae e Shinobu erano state uccise dalla Seconda Luna Crescente, così come Kotoha, la mamma di Inosuke...
In tutta la sua vita, Kanao non aveva mai odiato con tale intensità un essere talmente mediocre da non avere sentimenti. Doveva morire, e subito.
Qualcuno anticipò le sue azioni; Inosuke si lanciò all'attacco e, con due fendenti, tentò di colpire Douma con tutta la forza che possedeva. Egli però abbandonò la nichirin di Kanao con noncuranza, un sorriso falsamente divertito sul suo volto.
-Non hai apprezzato la mia storiella? Vuoi che te ne racconti qualcun'altra come quand'eri bambino?-
-Chiudi quella fogna!!- Inosuke non stava versando altre lacrime amare, ma gli occhi erano ancora arrossati per il pianto: -Sei un bastardo, devi morire! Ti sei divertito ad uccidere mia madre, a spargere fandonie sul suo conto? O ti sei divertito di più a manipolarmi, a rendere la mia vita un Inferno!?-
Kanao non avrebbe voluto impedirgli di parlare, di farlo tacere, ma Douma si era ammutolito così all'improvviso che un brivido d'orrore le percosse la schiena.
C'era un perché se Douma era la Seconda Luna Crescente.
-Sei la rovina della mia vita, la peggior disgrazia che mi sia mai capitata! Kanao ha ragione; perché esisti?! Ti odio! Un rifiuto demoniaco come te non può provare emozioni, tu non mi hai mai veramente volu-...!-
-INOSUKE!-
Due grandi squarci a forma di x erano apparsi sul petto di Inosuke che, colto alla sprovvista, si accasciò a terra per il dolore insopportabile. In meno di pochi secondi, con sguardo furente e l'ira che le corrodeva l'animo, Kanao riprese la sua nichirin e gli fu accanto.
Douma li guardava assente, con le iridi policromatiche prive di un luccichio di vitalità, fasullo o veritiero che fosse. Era come se la sua mente stesse viaggiando su tutt'altro piano astrale.
-Che finale ripugnante.- fu ciò che disse qualche minuto dopo, schivando un attacco di Kanao: -Inosuke, non voglio risultare ripetitivo, perciò te lo chiederò una volta sola: vuoi diventare un demone?-
Sia Kanao che Inosuke sussultarono.
-Vorrei evitare di ucciderti. Quindi pensa attentamente alla mia proposta nel frattempo che mi occupo della tua amichetta, si?-
-Respirazione dei Fiori, Fourth Form: Crimson Hanagoromo!-
Kanao non avrebbe vinto.
Era questo che Inosuke pensava nel mentre che tentava di rimettersi in piedi, fallendo miseramente. Non seppe quante volte provò ad alzarsi, ma sapeva solo che doveva darsi una mossa, e in fretta; Kanao era in netto svantaggio e, se non l'avesse aiutata, sarebbe morta.
Douma stava giocando con lei, si lasciava colpire e sorrideva, rideva, talvolta rivolgendo l'attenzione su di lui.
Hai deciso?
Se Douma credeva che avrebbe tradito i suoi amici, il suo onore da Ammazzademoni per diventare un mostro, si sbagliava. Si sentiva un'idiota, un incompetente; aveva seriamente creduto che Douma dovesse essere protetto? Da lui, per giunta?
-Io ti volevo bene, dannazione...- si rialzò a fatica, giusto in tempo per vedere Kanao schivare miracolosamente un attacco fulmineo: -Perché è andato tutto a rotoli? Perché il mondo ce l'ha con me...?!-
Avrebbe combattuto con lui? Lo avrebbe ucciso?
Inosuke non sapeva che cosa fare.
Sconfiggere una Luna Crescente era stato il suo sogno: poter adempire a quel compito, lo avrebbe elevato di rango e fatto diventare un Pilastro. Veder esaudito il suo obbiettivo e proteggere Douma era stato il suo scopo di vita, ma adesso? Aveva uno scopo per cui valeva continuare a vivere?
Douma gli aveva proposto di diventare un demone: piuttosto che accettare si sarebbe fatto ammazzare, ma quella proposta cosa voleva dire, esattamente?
Gli voleva bene? Non era senza sentimenti come credeva?
Aveva posto fine ad innumerevoli vite, a quella di sua madre, di Kanae e Shinobu... e non lo odiava. Era furioso, voleva colpirlo, ma odiarlo? Era un sentimento che sarebbe stato in grado di provare nei suoi confronti?
Cosa c'era di così sbagliato, in lui? Perché non lo odiava?
-Hai finalmente deciso quale strada intraprendere?- il ghigno di Douma era evidente, così come i suoi occhi arcobaleno ricolmi di crudeltà: -Vieni qui, Inosuke. Diventarai un demone e rimarrai per sempre al mio fianco. Non è questo quello che vuoi?-
Douma lo aveva cresciuto e, anche se gli aveva mentito, Inosuke sapeva che chiunque al suo posto non sarebbe riuscito a comportarsi diversamente. Dovette ringraziare silenziosamente Tanjiro, perché era grazie all'amico se nel corso dei mesi, era riuscito a maturare e a crescere come essere umano.
Sarebbe andato avanti a testa alta, come un vero membro onorario della Squadra Ammazzademoni. Sua madre sarebbe stata orgogliosa di lui?
Non credeva, ma nei suoi sogni ad occhi aperti gli era apparsa come un angelo sceso in terra e forse, se lei non fosse venuta a conoscenza della vera identità di Douma, non sarebbe stato lì a combattere ma a casa, con la sua presunta famiglia.
Inosuke si chiese perché gli Dei dovessero odiarlo così tanto. Ma a pensar ciò e guardando in contemporanea Douma, si ritenne abbastanza fortunato.
Douma era nato senza emozioni, da quel che aveva capito, ed effettivamente, in quindici anni di breve esistenza, era la prima volta che si chiedeva come fosse potuta essere la sua infanzia. Era stato venerato in ogni istante della sua vita, tuttavia...
-Non ho alcuna intenzione di diventare un demone.- il suo tono di voce era tutto tranne che inespressivo: -Questa è la mia risposta.-
Lo sguardo di Douma divenne minaccioso e Kanao, ferita e con i capelli non più raccolti, respirava affannosamente; Inosuke non doveva esitare: -Hai ucciso mia madre, e non ti perdonerò mai. Ma se mi hai voluto bene, se il tuo affetto non era una menzogna... perché non me lo dimostri?-
-Non te l'ho dimostrato a sufficienza?- Douma rise nuovamente e Inosuke voleva farlo smettere; quella risata era così vuota da fargli venire il vomito: -Ho assecondato ogni tuo capriccio, dal primo all'ultimo. Cos'altro vuoi che faccia?-
-Mi vuoi bene? Dimostralo.-
Nessuno dei presenti riuscì a credere a quello che avevano udito, e lo stesso valeva per Inosuke. Ma ormai aveva parlato, aveva preso la sua decisione, e non sarebbe tornato indietro.
Come Tanjiro, si sarebbe assunto le sue responsabilità.
-Se è vero quello che mi hai detto in questi anni, dimostralo!- ripeté, stringendo i pugni con forza: -È colpa mia se mia madre è morta, e lo stesso vale per Kanae e Shinobu. Per questo anch'io la pagherò per i miei peccati. Ma tu...- Douma gli stava rivolgendo uno sguardo indecifrabile: -Puoi ancora rimediare.-
-Inosuke, non puoi star parlando seriamente.- Kanao li osservava con freddezza: -Hai idea di quante persone abbiano perso la vita a causa sua?-
Inosuke le stava per rispondere, articolando le giuste parole da usare, ma un conato e il rumore di qualcuno che cadeva a terra lo fece girare.
Douma era inginocchiato, il volto violaceo e irriconoscibile, così come il resto della sua pelle. Sputava sangue e doveva aver perso momentaneamente la sua forza.
-A quanto pare, il veleno di mia sorella sta facendo effetto.-
"Veleno?"
-Inosuke, mi dispiace. Ma per un mostro di questo calibro non potrà mai esserci redenzione.- Kanao cominciò ad avvicinarglisi, l'aria stanca e risoluta: -Divorandola, ha fatto si che il piano di Shinobu si attuasse con successo. Un veleno creato grazie al glicine, con l'intento di indebolire drasticamente l'avversario.- si avvicinò ancora, e Inosuke invece rimase fermo immobile: -Non mi sorprende che voi demoni sottovalutiate le capacità di noi esseri umani. Come ci si sente ad essere battuti da dei ragazzini?-
Kanao riuscì a schivare un attacco a fatica, il gelo che la avvolgeva diventò ancor più straziante da sopportare, ma Inosuke sapeva che non si sarebbe arresa. Le sue iridi si erano ridotte a due fessure e i vasi sanguigni rotti, la sclera di entrambi gli occhi completamente rossa.
-Final Form: Equinoctial Vermillion Eye!-
Contemporaneamente a Kanao, Inosuke vide Douma utilizzare la sua ultima tecnica: suppose che fosse quella più potente, perché un enorme buddha di ghiaccio apparve e l'ex tsuguko di Shinobu faceva una fatica immensa a resistere al freddo polare di quell'attacco.
-Fermati, dannazione!-
Urlò, ma neanche lui seppe a chi si stesse riferendo tra i due. Se avesse deciso di intervenire, sarebbe morto in un lampo, ne era certo.
Douma non poté fare altro se non indietreggiare ma il veleno e la determinazione di Kanao che lui non possedeva, furono fatali per lui.
Con un gesto secco del polso, la Ammazzademoni riuscì a decapitarlo.
Inosuke smise di pensare; la scena gli si era rappresentata a rallentatore, con un sadismo eccessivo che gli fece quasi perdere l'equilibrio.
Doveva essere felice; Douma, la Seconda Luna Crescente, era stato sconfitto.
Eppure perché, suo malgrado, stava correndo verso di lui?
Il suo corpo aveva già iniziato a svanire, così come la sua testa, ancora violacea. Il veleno era talmente potente da non lasciargli scampo anche in punto di morte.
-Douma!-
Gli si inginocchiò accanto, le mani tremanti - di rabbia? Paura? - che afferrarono la sua testa.
-Inosuke.- Douma era sorpreso, lo si poteva notare da un miglio di distanza: -Hai realizzato il tuo sogno, vedi? Sei diventato-...-
-STA' ZITTO!-
Gli Dei erano assai maligni, e di ciò ne era convinto soprattutto Douma.
Lui, che era cresciuto nel lusso, gli era toccato l'effimero destino di prestare aiuto al prossimo, con la scusante di essere un Salvatore del popolo, un messia venuto in soccorso dei più deboli. I suoi genitori non si erano curati di fargli condurre una vita normale, di farlo giocare con altri bambini; troppo fomentati dall'idea di avere un bimbo prodigio, non avevano esitato nel creare un culto in suo onore.
Non aveva mai voluto loro bene, non aveva provato sentimenti per nessuno. La sua gentilezza era svanita ogni giorno che passava, le richieste dei seguaci che diventavano troppo insopportabili da gestire.
"Misere anime in pena che non conoscerete mai pace.... quale destino vi attende?"
Douma non credeva a nulla; il Paradiso e l'inferno erano frutto della mentalità egoista dell'uomo che, oscurato dalla paura della morte, aveva creato ogni sorta di religione pur di evitare quel destino e terrore che prima o poi lo avrebbe atteso.
Se avesse condotto una vita qualunque, semplice, avrebbe scorto dei sentimenti provenire da lui, sin dall'inizio?
Si. Ma non sarebbe stato lo stesso.
Inosuke era stato un fulmine a ciel sereno, la persona che lo aveva apprezzato dall'inizio alla fine, sebbene gli avesse chiaramente espresso che non lo avrebbe mai perdonato.
Ma Douma suppose che andava bene così.
Inosuke era un ragazzo contraddittorio, aveva urlato più di una volta che era un essere schifoso e che lo odiava, ciononostante stava sprecando lacrime per lui. Stringeva la sua testa e piangeva e Douma sapeva che se avesse voluto, avrebbe potuto rigenerarsi come aveva fatto Akaza.
Ma a quale scopo?
Lui non era mosso da ideali, da una motivazione precisa. Per una volta, pensò che vedere Inosuke condurre quella vita che non aveva potuto pregustare, non era un'idea poi così male.
E per far si che ciò accadesse, doveva sparire definitivamente dalla sua.
-...non avevi detto che... saremmo tornati a casa insieme?...s-sei un bugiardo...!-
Andava bene così. Non era necessario fare altro se non accettare la propria morte.
Si era preoccupato del benessere dei suoi seguaci? No.
Aveva davvero voluto bene ad Akaza, a Kotoha? Forse.
E a Inosuke?
-Pare che questo sia un addio.- i suoi capelli argentei stavano svanendo, così come il lato sinistro del suo volto: -Sai, non mi pento delle azioni che ho compiuto, per quanto prive di senso siano. Ma una decisione che non mi rimangerò mai...- chiuse gli occhi: -È quella di averti risparmiato la vita.-
E per l'ultima volta nella sua secolare vita, Douma si sentì vivo.
La Morte era ben peggiore di quanto si aspettasse. Doveva trovarsi in un limbo, perché tutto attorno a lui era scuro e senza luce.
La sua testa non era attaccata al suo corpo: Shinobu Kocho la teneva con fierezza sopra ad una mano, come se fosse stata un trofeo di guerra - e in maniera contorta, lo era.
-Quindi alla fine sei morto.- Shinobu sorrise vittoriosa: -Perfetto. Ora potrò finalmente riposare in pace. Mi chiedo però come stia Inosuke; a differenza tua, lui ti voleva veramente bene. Non ha mai screditato il tuo affetto per te. Eppure, non posso fare a meno di chiedermi del perché tu abbia deciso di crescerlo come un figlio. Dunque, perchè lo hai fatto?-
-Vedo che non sei cambiata affatto, Shinobu!- la testa di Douma si mosse leggermente: -Risparmiare la sua vita non era previsto, ma qualcosa in lui è riuscito a far smuovere il mio fermo cuore. Nessuno era riuscito nell'intento, e quando pronunciò come prima parola il mio nome, contro ogni previsione, in una giornata di freddo inverno, scoprii cos'era la vera felicità.-
Shinobu era piuttosto sorpresa dalla risposta che il discorso di Douma le aveva rivelato. Poteva percepire una surreale sincerità nelle sue parole.
-Gli volevo bene, lo consideravo alla stregua di un figlio, e ti odio, con ogni fibra del mio essere. Mi hai ucciso, strappandomi via Inosuke per sempre. È innegalmente colpa tua. Ma... ehi, Shinobu? Che cos'è questa altra strana sensazione che provo? Ritieni che sia possibile amare e odiare in contemporanea una persona?-
-Mh...?-
-Ehi, Shinobu.- le guance di Douma avevano assunto un colorito roseo: -Ti andrebbe di venire all'Inferno con me?-
Shinobu sbatté un paio di volte le palpebre, perplessa.
Poi sorrise.
-Fottiti.-
Le ceneri di Douma erano nei suoi palmi, e Inosuke non sapeva quanto era passato da quando era rimasto fermo immobile, a versare tutte le lacrime rimaste.
Era rimasto solo. Irrimediabilmente solo.
Che cosa avrebbe fatto, d'ora in avanti? Dopo aver sconfitto Muzan, cosa gli sarebbe spettato?
Muzan.
Kibutsuji Muzan.
Era colpa sua.
Perché se Douma non fosse diventato un demone, lui non avrebbe sofferto. E sarebbe stato d'altra parte, a condurre una vita felice. Era Muzan il vero responsabile, colui che aveva permesso a loro di separarsi.
Ed era quella la ragione per cui avrebbe combattuto, per vendicare quel futuro felice che si era visto costretto a vedere distrutto.
Cosa avrebbe detto a Tanjiro e Zenitsu di Douma? Lo avrebbero odiato?
"Bugiardo... dovevamo tornare a casa..."
Era possibile che un singolo essere umano, potesse patire tanta sofferenza?
-Inosuke.- Kanao lo ridestò con velenosa consapevolezza. Le farfalle avevano vinto: -Dobbiamo andare, non possiamo rimanere qui.-
Non era colpa sua, Inosuke lo sapeva bene. Kanao aveva sofferto quanto lui e aveva perso persone altrettanto care. Ma non riuscì comunque a rivolgerle uno sguardo o altro, se non l'ombra di un astio malcelato.
Cosa gli restava?
L'odio, che lo inghiottiva e faceva ribollire il suo essere ogni secondo di più, e che lo avrebbe indotto a voler distruggere completamente il Re dei Demoni e coloro che lo avrebbero ostacolato.
Perché l'odio è rancore, e il rancore è sofferenza; una gabbia senza fine che ti cattura e non lascia all'anima di ambire.
❇️Angolo Autrice ❇️
E niente... mi faccio paura da sola: 5800 parole.
Ho detto tutto.
Se trovate qualche piccolo e fastidioso errore di battitura, è perché il capitolo è così lungo che mi sarà impossibile revisionarlo alla perfezione.
Inoltre, mi sono ritrovata a piangere un paio di volte quando scrivevo, colpa di Inosuke e mia, che tendo ad immedesimarmi in un personaggio.
Mi sento triste e fiera di me: la prossima settimana uscirà l'Epilogo, che non vedo l'ora di scrivere. Sono emozionata!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
- LadyFraise💜
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