✿Prologo✿

Prima di lasciarvi alla lettura di questa storia, ci tenevo a ringraziare la mia carissima chlorijs, che ha fatto nascere in me il desiderio di pubblicare questa storia "What if".

Sono presenti spoiler sin dall'inizio, per chi ha solo visto l'anime, quindi leggete a vostro rischio e pericolo!

Mi son sempre chiesta cosa sarebbe accaduto se Douma avesse preso con sé Inosuke, crescendolo come un figlio. Il che è stato molto interessante, soprattutto perché non possiamo certamente ritenere il personaggio di Douma normale, ecco.

Oggi pubblico perché è il compleanno del piccolo Inosuke, e non potevo non approfittarne! Anche se le prossime pubblicazioni avverranno ogni domenica - o almeno spero, purtroppo i miei professori sono diventati più spietati di Muzan... -.-"

Detto questo, vi lascio alla lettura di questa fic! Spero con tutto il cuore che sia di vostro gradimento!

🌸Ship Presenti 🌸

Tanjiro x Kanao

Zenitsu x Nezuko

Inosuke x Aoi

Douma x Kotoha (lievissimo accenno)







Buona lettura!💜

























Non aveva mai avuto fortuna in quella sua breve vita, e Kotoha ne era consapevole.

Abbandonata a sé stessa, da piccola aveva sempre sperato in un futuro roseo, privo di malignità e delusioni, immaginando una famiglia tutta sua da poter accudire con amore, e il solo pensiero le faceva sempre provare un piacevole calore all'altezza del petto.

Non si era mai ritenuta una ragazza di estrema bellezza, sebbene fossero in molti a constatarlo: ma a lei sembrava non importare affatto, d'altronde, la bellezza esteriore non sarebbe dovuto essere l'elemento principale per descrivere appieno una persona.

Possedeva una mentalità molto aperta e generosa, ed era grata che fosse riuscita a crescere seguendo determinati valori, eppure in quel futuro fiorito che si era creato, era nato un "ma".

Per quanto potesse essere giovane, bella e gentile, non erano rare le volte in cui malediceva la sua ingenuità. La vista del suo futuro sposo l'aveva fatta sognare, sorridere come non mai, pronta a dare tutta sé stessa e amare quell'uomo per il resto dei suoi giorni...

Ma allora perché?

I sogni possono trasformarsi in incubi però, a quella prospettiva, non ci aveva mai pensato. Per questo si era ritrovata totalmente impreparata alle violenze di quell'uomo che avrebbe tanto dovuto amarla, trattandola alla pari di un oggetto inanimato.

Di aiuti non vi erano stati, tantomeno dalla famiglia del suo sposo - poteva ancora definirlo tale? - , e persino la sua suocera aveva deciso di rendere la sua vita infelice, mancandole di rispetto con altrettante violenze fisiche e verbali.

Anche se sembrava essere tutto perduto, ogni frammento di felicità distrutto, era riuscita a intravedere una luce in quel sentiero così buio.

Soltanto l'arrivo del piccolo Inosuke era riuscito a farle tornare il sorriso sulle labbra, a farle ritrovare la forza di volontà oramai perduta. Era per quegli occhi puri e innocenti, per quella adorabile risatina, se aveva vinto le sue paure e abbandonato ogni cosa, con suo figlio tra le braccia e stretto forte al suo petto, incurante del dolore che le gambe stavano subendo dopo ore di corsa, verso un futuro migliore. Un'altra possibilità.

A Inosuke non sarebbe spettato il suo stesso destino. Non lo avrebbe permesso.

E fu da lì a breve, che un'altra luce avvolse la sua vita, salvandola.

Non ricordava quante ore esatte avesse trascorso a fuggire, nulla importava, con Inosuke al sicuro. E tutto era stato possibile grazie a quel dono degli Dei, che le aveva dato ospitalità e cure con una gentilezza disarmante.

Douma, l'uomo dagli occhi color arcobaleno e dalla chioma argentata era stato il primo a porgerle una mano, a donarle tutto l'aiuto possibile.

Ed era stata così felice.

Le risate che avvolgevano quel luogo paradisiaco erano musica per le sue orecchie, in special modo se emesse da suo figlio e dal suo salvatore. Le pareva di essere giunta veramente in Paradiso.

Ora però, che correva ancora una volta all'interno di quel bosco oscuro con Inosuke in braccio, si diede della stupida. Si odiava immensamente, perché era a causa del suo essere ingenua se Inosuke, il suo mondo, rischiava la vita.

Quel Paradiso terrestre si era tramutato in Inferno, nel preciso istante che venne a conoscenza di un'abomimevole realtà; Douma, colui che le aveva concesso la possibilità di sperare in un futuro migliore, era un demone che si cibava di carne umana.

-Tua madre è stata una sciocca, perdonala se puoi, Inosuke.-

Il fiato le mancava ogni secondo che passava, i polmoni e le gambe chiedevano pietà, ma Kotoha non poteva permettersi assolutamente di fermarsi, o per il suo bambino sarebbe stata la fine.

Anche quando un precipizio comparve dinanzi al suo cammino, continuò a correre, con l'identica determinazione che la aveva caratterizzata quando aveva visto per la prima volta quei grandi occhioni verdi simili ai suoi, ma molto più belli. Era da quel momento che l'intenzione di proteggerlo era nata dentro di sé.

-Non permetterò che ti venga fatto del male...!-

Mancava poco.

Pochissimo.

Sarebbe bastato un ultimo movimento estremo delle gambe per-

-Ah, che spreco.- Douma si trovava sopra il corpo inerme di Kotoha, un piccolo bambino che piangeva tra le sue braccia. Considerava facile sopportare le urla del bambino, nonostante fossero acute. Era abituato a urla molto più forti.

Douma aggrottò le sopracciglia, fissando tristemente il corpo senza vita. Che peccato, che ha dovuto imbattersi su di lui mentre stava mangiando. Evidentemente, la vita di Kotoha era destinata a rimanere misera sino alla fine.

Ogni tentativo di approccio sarebbe stato inutile, non avrebbe ascoltato. Così si era avventurata nel bosco con Inosuke tra le braccia. Che sciocca.

"È triste pensare che non sarò più in grado di sentire la sua voce.", si ritrovò a pensare, scrollando il sangue dal ventaglio dai ricami dorati che teneva in mano, prima di metterlo via.

Perlomeno era riuscito ad afferrare il bambino prima che cadesse fuori dalla sua portata, avvicinandolo prima che il tessuto che lo teneva avvolto si staccasse.

Alla fine rivolse la sua attenzione al piccolo, sospirando mentre pizzicava una delle sue guance. La sua pelle gli ricordava il mochi, morbido e liscio e senza traccia di qualcosa di brutto e sgradevole: -Che cosa me ne dovrò fare di te, Inosuke? Tua madre era così sciocca che ho quasi rischiato di perdere entrambi.-

Douma sbuffò, il labbro inferiore sporgente in un broncio: -Pensavo che una madre dovesse essere amorevole, far di tutto per proteggere il proprio figlio, eppure la tua ha provato a buttarti giù da una scogliera! Che crudeltà.-

Non è come se non sapesse il perché, poteva vederlo chiaramente in quegli occhi. Ogni posto era più sicuro per il bambino che vicino a un mostro come lui, ma la pratica rendeva perfetti, e quale momento migliore per iniziare a tessere la bugia che sarebbe giunta nelle orecchie di Inosuke d'ora in avanti?

Douma sbattè le palpebre, sorpreso di sé stesso. Quando ha deciso di tenerlo sotto la sua ala, senza divorarlo?

Sospirò, coprendo il bambino un po' meglio nella coperta in cui era avvolto. Sarebbe stato molto più tranquillo senza Kotoha in giro, e Inosuke aveva i suoi occhi. Forse avrebbe ereditato anche la sua voce melodiosa, e onestamente, lo sperava.

Inosuke non accennava in alcun modo a voler smettere di piangere, ma quasi smise, non appena vide il mignolo di Douma di fronte a lui.

-Va tutto bene, piccolino.-

Douma sorrideva, la voce dolce mentre lo tranquillizzava e passava il pollice sulle lacrime salate del piccolo Inosuke, cullandolo avanti e indietro come era sempre solita fare Kotoha.

-Promessa da mignolo, promessa da mignolo. Ti proteggerò, te lo prometto~-

Aveva funzionato; il pianto si interruppe a vista d'occhio e Inosuke sbattè le palpebre con le iridi smeraldine ancora liquide. Douma continuava a sorridere, fino a quando il bambino non gli afferrò un dito.

-Ecco fatto, sei proprio un bravo ragazzo.-

Abbassa lo sguardo sul corpo di Kotoha, la povera donna circondata da una pozzanghera color cremisi, dal suo stesso sangue.
Lo avrà visto prendere Inosuke, prima di morire?

Non fa a meno di chiederselo, ma alle sue stesse orecchie ciò risuona come irrilevante, sedendosi dopo poco a terra di fronte a lei, ignorando il fatto che il sangue fresco gli rovinerà i vestiti.

Inosuke rimase in grembo mentre avvicina il corpo di Kotoha, rigirandola. La tenne quasi in posizione seduta, il corpo ancora caldo e facile da spostare. I capelli corvini e lisci come la seta sono ricoperti del sangue che le ricopre molta parte del viso, ignorando la sensazione appiccicosa.

-Non avevo davvero intenzione di mangiarti. È così triste, volevo sentirti cantare fino al giorno della tua morte.-

Le lasciò cadere la testa, sorridendo dolcemente mentre le afferrò un braccio, tirandolo. Si assicurò che Inosuke sia al sicuro sul suo grembo prima di usare entrambe le mani per tirarglielo: -Ma non preoccuparti, ci penserò io.-

Il braccio si separò dal resto del corpo con un suono quasi fastidioso. Douma ridacchiò, portando la sua carne morbida alla bocca e baciandole il palmo della mano.

-Farai parte di me e cresceremo insieme Inosuke! Non dovrai più temere per il suo futuro, non è meraviglioso?- fa una pausa, come in attesa di una risposta, prima di iniziare a mangiare la carne dal suo braccio.

Continuò finché non ne restarono soltanto che le ossa, con Inosuke in grembo, a guardare.



























Non passarono nemmeno due mesi da quando Inosuke riuscì a pronunciare la sua prima parola.

Douma non si era separato per molto tempo da lui, e forse era per questo motivo se Inosuke sarebbe scoppiato in un pianto disperato non appena avesse tentato di lasciare la stanza senza di lui, lamentandosi fino a quando Douma non fosse tornato a riprenderlo.

Era in grado di tollerare il suo pianto, ma è al tempo stesso spiacevole e Douma preferisce tenere Inosuke tranquillo piuttosto che vederlo piangere - se avesse provato emozioni, poteva di certo afferma che quello scenario lo irritava.

I suoi seguaci si avvicinavano spesso a Inosuke, commentando che anche un bambino può riconoscere un dio tra gli uomini. Lo lodavano anche, dicendo al bambino quanto fosse fortunato ad essere cresciuto da qualcuno di così divino. In qualche modo però, i seguaci che gli si avvicinavano si sentivano in errore, come se non avessero il diritto di assistere a tale scena e diventando pericolosamente noiosi, finendo con l'essere liquidati via da Douma.

Si ritrovava a giocare con Inosuke il più delle volte; la compagnia del piccolo era piacevole in un modo totalmente differente da Kotoha, ma pur sempre piacevole.

Strinse delicatamente una delle guance paffute di Inosuke, lenendo la pelle dove il suo artiglio ha lasciato un piccolo segno rosso. L'ultima cosa che desiderava in quel momento, era sentire Inosuke scoppiare di nuovo a piangere.

Inosuke d'altro canto ridacchiava, cercando di afferrare il dito, provando a toccarlo. Douma ignorò le piccole mani, continuando ad accarezzarlo mentre Inosuke balbettava.

Era uno spettacolo che lo faceva sentire strano.

-Da... ma.- si fermò di colpo, guardando il bambino tra le sue braccia.

-Che cos'era questo?-

Inosuke ridacchiò di nuovo, afferrando il dito di Douma con determinazione: -Da... ma.-

Definirsi sorpreso, era un eufemismo; rimase radicato al suo posto, seduto sui morbidi cuscini, le iridi sgranate.

Aveva detto "Douma"? Era stata quella la prima parola di Inosuke? Il suo nome?

Si rese ben presto conto che il suo petto risultava essere ancora più strano del solito. Sembrava che il suo cuore fosse dolorante, ma non era possibile.

Il suo cuore non si era mai mosso, prima d'ora. Neanche quando in passato veniva deliziato dalla voce di Kotoha.

Guardava attentamente Inosuke sorridere felicemente, inconsapevole del - primo - tumulto interiore che gli aveva creato.

Douma si portò una mano sul viso, rendendosi conto che la sua guancia era calda: -Ah, cosa mi stai facendo, Inosuke?-

Rideva, quella sensazione all'interno del suo petto che cresceva mentre stringeva delicatamente il bambino contro il suo petto, come se fosse fatto di porcellana.

-Penso di amarti. Pensi che sia perché ho mangiato tua madre?-

Era difficile rimanere concentrati, si sentiva insolitamente calmo, una consapevolezza che cominciava a farsi vivida.

Lo vuole proteggere.

Era una sensazione strana, come era strano provare qualcosa, e Douma non riusciva a smettere di ridere.

Poteva essere quella, la felicità?

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