✿Primo Capitolo✿
Le probabilità che il piccolo Inosuke sarebbe diventato ingenuo come sua madre erano molto alte, e di questo Douma ne era sicuro. Non aveva mai interagito con un bambino così piccolo, prima di imbattersi in lui e Kotoha.
Ricordava perfettamente la disperazione presente nello sguardo di quella donna, di quelle suppliche che solo gli fecero provare una pietà disarmante. Pietà? Poteva essere in grado di provare un sentimento autentico come la pietà?
Gli occhi di Inosuke erano tanto uguali quanto differenti: i suoi, a differenza della madre, emanavano energia e felicità pura, la tipica forza vitale mista a curiosità che un bambino possiede non appena è in grado di comprendere le prime basi del mondo circostante. Era molto impulsivo, e sembrava non provasse una certa simpatia per i suoi seguaci, poiché lo aveva ripreso più di una volta giocar loro un brutto tiro.
Ed era strano che invece, in sua presenza, divenisse più calmo del solito. Certo, momenti di disapprovazione e tristezza erano presenti in lui non appena veniva sgridato, ma non obiettava più del dovuto.
Come se a Douma importasse veramente, in realtà. I suoi seguaci erano soltanto alla base della catena alimentare, dove soltanto il più forte poteva desiderare di sopravvivere e divorare il più debole; era un ciclo che si tramandava da secoli.
Avrebbe fatto continuare quelle sue marachelle se solo Inosuke non fosse così chiassoso. Non era come Kotoha, tranquillo e dolce, ma invece una debole fiamma che avrebbe fatto tutto il possibile pur di farsi notare. Non se ne intendeva molto di bambini, ma il piccolo oramai era come un libro aperto, facile da decifrare.
-Douma!-
Il diretto interessato girò la testa lentamente, inclinandola un poco e con un sorriso enigmatico sulle labbra, interrompendo quel flusso di pensieri che lo turbavano.
-Cosa devo fare con te, Inosuke? Guarda come ti sei ridotto! Sei completamente ricoperto di fango.-
Douma dovette trattenersi dal torcere il naso. Si chiedeva se i suoi seguaci lo sorvegliassero realmente, ma non era quello l'importante; per quanto trovasse disgustosa quella vista, vedere il sorriso nelle labbra di Inosuke lo fece vacillare, sentire nuovamente strano.
-Non è colpa mia.- brontolò, con disappunto nella voce: -Se non fosse stato per quell'uccellaccio, ora non sarei ridotto in questo stato!-
Per essere un bambino di otto anni, pareva che i suoi modi di fare non fossero minimamente paragonabili ad un qualsiasi ragazzino della sua età. Chi avrebbe mai dedicato il suo tempo a rincorrere volatili, d'altronde?
Non si spiegava il motivo di quel suo comportamento alquanto bizzarro, e le uniche volte che aveva provato a capirne il significato, ci aveva rinunciato. Iniziare un discorso di senso compiuto con Inosuke era praticamente impossibile.
-Non è molto educato da parte tua importunare un animale così piccolo e innocente, Inosuke.-
-Se non mi avesse infastidito, non sarebbe successo.- sbuffò Inosuke, le sopracciglia leggermente incrinate e le guance gonfiate in un piccolo e adorabile cipiglio. Douma sentì come se il suo cuore si stesse per sciogliere da un momento all'altro; dal primo istante, era stato convinto che quell'affetto improvviso sviluppato verso quella piccola peste, fosse dovuto al fatto che avesse divorato Kotoha. Aveva promesso che si sarebbe preso cura di Inosuke assieme a lei, ma non immaginava che la situazione sarebbe cambiata.
L'indifferenza regnava sovrana nel suo cuore ogni talvolta che qualcuno gli proferiva parola, persino la morte dei suoi genitori non riuscì a procurargli un minimo di tristezza, ma quel bambino... Inosuke era in grado di fargli provare emozioni indescrivibili, che nemmeno Kotoha era riuscito a fargli provare con una tale intensità.
Affetto. Felicità.
Gli parevano ancora parole così lontane, ma così vicine che lo rendevano ancor più confuso ogni secondo che passava.
-Inosuke.- il suo tono non ammetteva repliche: -La prossima volta, ci terrei a vederti tornare esattamente come eri quando ti sei allontanato: pulito.-
Ricevette un piccolo cenno come risposta, e quello fu sufficiente. La luna piena stava per diventare protagonista di quel cielo stellato e silenzioso, e Douma adorava quel tipo di notti.
A un piccolo gruppo di fedeli era stato richiesto di riunirsi alla cerimonia che si sarebbe tenuta a mezzanotte, e a volte si chiedeva come un bambino così vivace come Inosuke non avesse notato i segni, le persone che svanivano dopo aver raggiunto il Paradiso.
Probabilmente il rapporto che vi era tra Inosuke e i suoi seguaci era più complicato del previsto, e andava bene così. Non avrebbe permesso che Inosuke venisse a conoscenza di quel che avveniva in verità, non era riuscito ad impedire a Kotoha di fare lo stesso, ma stavolta avrebbe messo in atto qualsiasi preucazione affinché Inosuke rimanesse all'oscuro di tutto.
L'unica caratteristica che distingueva quelle personalità dai temperamenti diversi, era l'incredibile ingenuità che albergava nei loro animi.
E questo gli aveva reso le cose più semplici.
-Devo farti un bagno e andare a letto, si è fatto tardi.- il tono apparentemente calmo e dolce di Douma parve far rabbrividire in qualche modo Inosuke, come se avesse scorto una certa impazienza nella sua voce.
-Sarai impegnato anche stasera?-
La delusione nella voce del bambino era evidente.
-Sfortunatamente si, ma tornerò non appena avrò finito. Lo prometto.-
Riuscì a percepire una certa riluttanza in Inosuke, tanto che non parve fare altre storie, sebbene le sue iridi dicessero altro. Avvicinò lentamente la piccola mano verso di lui, così come poi fece lo stesso col suo indice: -Promessa da mignolo?-
Douma si limitò a sorridere.
-Promessa da mignolo~-
Gli arruffò i capelli, divertito dalla smorfia imbarazzata che apparve nelle labbra di Inosuke. Chiuse la porta dietro di lui, dirigendosi nella stanza dove il Paradiso diveniva il protagonista di ogni cosa.
In un battito di ciglia, il suo sguardo lasciò cadere il camuffamento di una pupilla, l'incisione di un numero preciso.
Seconda Luna Crescente.
Inosuke si lasciò sfuggire l'ennesimo sbuffo infastidito, ritirandosi tra le coperte come se non lo avesse già fatto una miriade di volte: poco gli importava di prendere sonno, con quella sensazione di angoscia che gli tormentava l'animo.
Era da giorni che non faceva altro che provarla, tanto che ogni volta era costretto a sopprimere le lacrime per quanto essa era forte e ripugnante. Avrebbe voluto darle un nome, ma non aveva la minima idea di che cosa potesse essere, e nemmeno poteva sperare di andare da Douma con qualche scusa, dopo aver appreso che era ad una delle sue cerimonie.
Fu questo miscuglio di pensieri ed emozioni a farlo alzare dal letto e poggiare i piedi nudi sul pavimento gelido, rabbrividendo appena al tocco. Cercando di fare minimo rumore possibile aprì con cautela la porta e si guardò attorno, non vedendo altro se non il buio più fitto. - doveva stare attento a non farsi scoprire, perché se Douma lo avesse scoperto, non sarebbe finita bene.
Amava moltissimo andare all'aperto, sentire il vento solleticargli i capelli e il silenzio che la natura poteva offrire, in particolare di notte. Ed era per questo che, quando non riusciva a dormire ed era certo che Douma non fosse nei paraggi, sgattaiolava via per raggiungere l'immenso giardino.
Le stelle brillavano alte nel cielo, e la luna pareva osservarlo, taciturna a differenza di qualche insetto che ancora era in circolazione. Era uno spettacolo che in qualche modo lo rasserenava, ma avrebbe preferito osservarlo con Douma, se solo ne avesse avuto la possibilità.
Odiava con tutto sé stesso le cerimonie che Douma svolgeva, ma in particolar modo i seguaci che lo veneravano con tanta devozione: Inosuke li trovava dannatamente fastidiosi, dei nemici da affrontare e che non facevano altro se non allontanare Douma da lui.
Non sapeva chi fosse la sua famiglia, gli era stata accennata un paio di volte la storia di una ragazza con un bambino identico a lei tra le braccia, che un giorno smise di frequentare il culto per poter andare via indisturbata a sbarazzarsi del piccolo, frutto di un abuso.
Cosa fosse un abuso, per Inosuke era un mistero, ma non era tanto stupido da capire che quel bambino non era altri che lui. Douma non gli aveva mai narrato quella storia di sua iniziativa, erano bastate le chiacchiere distratte di qualche fastidioso seguace per venirne a conoscenza.
Probabilmente quella donna - aveva tentato di ucciderlo, non meritava di essere definita madre - era fuggita all'interno di quella foresta che avrebbe tanto voluto andare a visitare.
Inosuke si guardò attorno, ancora quella sensazione che gli accaponava la pelle; non ne aveva parlato con Douma, l'idea di farlo preoccupare non gli andava molto a genio.
"Forse se mi addentro in quella foresta, questa sensazione se ne andrà."
Quel pensiero lo tormentò per alcuni minuti, fino a quanto non si decise di seguire il suo istinto e andare ad avventurarsi in mezzo a quei fitti alberi. Tutto era avvolto nel silenzio più totale, molto più intenso rispetto a quello di prima, ma ciò non calmò affatto Inosuke.
Perché continuava a sentire quell'angoscia, quel tormento inspiegabile? Non gli veniva in mente alcuna spiegazione, ma era la simile e insopportabile sensazione di quando gli capitava di annusare l'odore di un animale selvatico morto da poco, o quando era costretto a stare assieme a quegli idioti ogni volta che Douma non era presente.
Però era una situazione piuttosto strana, dato che anche in camera sua non riusciva a rimanere tranquillo per questo motivo. Non era nemmeno sicuro se era quello che le persone chiamavano sesto senso. O era un brutto presentimento?
"E se Douma fosse in pericolo?"
Scosse la testa furiosamente. Non era possibile, se ne sarebbe accorto. Inoltre Douma era molto più forte di lui, almeno così credeva. Tutte le volte che lo sfidava in un combattimento, l'uomo dagli occhi color arcobaleno impiegava una manciata di secondi per metterlo a tappeto, non che lo facesse davvero; odiava essere stretto tra le sue braccia come se fosse un neonato, e le sue risate divertite risuonavano nelle sue orecchie come prese in giro, e ciò lo irritava sempre di più.
E questo perché gli faceva comprendere di non essere forte, che non lo sarebbe stato, mai quanto lui.
Inosuke si guardò attorno dopo aver camminato per altri dieci minuti, gli alberi attorno a lui che invece di soffocargli l'aria dalla paura, gli trasmettevano una certa tranquillità.
Sospirò appena, abbassando lo sguardo e notando delle piccole orme sul terreno umido, segno che una famiglia di cinghiali era passata in quel luogo poco prima di lui. Non aveva timore di nulla, Inosuke, e non sarebbe stata di certo una famiglia di cinghiali a farlo spaventare, eppure il pensiero che fossero passate delle ore da quando si era allontanato, lo faceva allarmare.
Da quanto tempo stava girando all'interno di quella foresta? Che ore erano, esattamente? Douma si era accorto della sua assenza?
Tremò appena.
-Non posso permettere che la paura intimorisca il grande Inosuke! Se lo permetto, Douma non smetterebbe di ridere!- quasi urlò, rimproverandosi poco dopo per l'errore commesso. Doveva assolutamente evitare che qualche animale spuntasse dal nulla per attaccarlo.
"Sempre meglio di essere trovato da quegli idioti."
Inosuke, sai perché queste persone mi venerano con tanta devozione?
No, che non lo sapeva. Non ci aveva mai capito nulla di tutta quella faccenda.
Perché sono stato in grado di mostrare loro un cammino sicuro, affinché gli Dei li aiutino ad affrontare i problemi della vita per raggiungere, dopo la morte, l'Eterno Paradiso.
La felicità nelle parole di Douma era presente tutte le volte che s'apprestava ad iniziare quel discorso.
La paura è la peggior nemica dell'uomo, se egli si lascia sopraffare da un sentimento così tanto negativo, non vi sarà più scampo. Per questo, gli Dei sono stati clementi e mi hanno mandato qui.
Parole così distanti e, al tempo stesso, troppo belle e rassicuranti per essere ignorate.
Farò loro il dono della felicità che immensamente bramano. Oh, e vale lo stesso per te, piccolo Inosuke. Non permetterò che ti accada nulla di male.
Inosuke dovette portarsi una mano sulla guancia sinistra per constatare di star piangendo.
Gli mancava Douma, c'era poco da fare.
E non perché ora si era perso sotto lo sguardo impassibile della luna che continuava ad osservarlo, ma perché era da giorni che Douma non gli donava le stesse attenzioni che riceveva fino a qualche mese prima.
Forse, stava cominciando a dare un senso a quella opprimente sensazione.
La paura che provava era ben diversa da quella normale, ne stava diventando consapevole, tuttavia, c'erano ancora alcuni concetti che non gli erano del tutto chiari.
La sua mente di bambino gli suggeriva di tornare indietro il prima possibile, di sbrigarsi per evitare una qualche punizione. Un'altra parte di sé, però, gli suggeriva invece di non fermarsi, di perdersi appositamente.
"Se non torno entro l'alba, Douma si preoccuperà e mi verrà a cercare... ahah! Sono un genio!"
Quasi sorrise trionfante al pensiero.
Ma furono due paia di occhi surreali e inquietanti a smorzargli il sorriso nascituro dalle labbra e a fargli ammettere che, forse, avrebbe fatto meglio a dare ascolto alla sua giovane razionalità.
❇️️Angolo Autrice❇️
Ed ecco qui il primo capitolo di questa storia! Ho deciso che anche i prossimi saranno di 2000 parole circa, sia perché non ho intenzione di rendere la lettura troppo pesante, essendo che non si trattano di One-Shots, e sia perché ci sono troppi argomenti e situazioni che vorrei venissero raccontate con una certa frequenza, evitando di rappresentare tutto assieme.
Non sono nemmeno totalmente certa se questa storia avrà una ventina di capitoli o più, ma spero che riuscirete comunque ad apprezzarla! Anche perché l'idea di immaginarmi Douma che cresce Inosuke come se fosse suo padre, non lo so, mi dà ancora più ispirazione nello scrivere! E devo ringraziare le varie fan art che ho visto su di loro e Kotoha, oltre che alla mia Marchesa, per questo! (๑♡⌓♡๑)
Al prossimo capitolo!
- LadyFraise💜
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top