✿Decimo Capitolo✿

-Quella lì è inquietante!-

-"Quella lì"? Intendi Aoi-chan?-

Inosuke stentava a credere che potesse esistere un qualcuno di così severo: la ragazza dai due codini non solo li comandava a bacchetta, ma pretendeva da loro che non venisse rubata alcuna porzione di cibo. O meglio, da lui.

Perché, per quanto tentasse di mettere in mezzo anche Tanjiro e Zenitsu, tutti sapevano che il ladro di cibo non era nient'altro che Inosuke, che si abuffava di nascosto ogni talvolta che ne aveva l'occasione. D'altronde, si diceva che era impossibile andare a combattere senza avere la pancia piena, e rimanere a digiuno era l'ultimo dei suoi pensieri.

Peccato però che nessuno lo capisse e, che chi lo capiva, in quel momento era lontano da dove si trovava.

Con un sonoro sbuffo, si degnò di rispondere a Tanjiro: -Si, lei. Non potrebbe farsi gli affari suoi?-

-Si preoccupa per te; non darle una colpa, si assicura soltanto che la nostra salute sia ottima. E poi, ultimamente stai mangiando troppo, dovresti provare a regolarti, Inosuke.-

-Mh.-

"Tanjiro e le sue manie da bravo ragazzo."

-Secondo me c'è qualcos'altro dietro ai furti di onigiri e di bentō. Non è che ti piace Aoi-chan?~ Eh, Inosuke?-

-Non dire idiozie, Monitsu.-

-Il mio nome è Zenitsu, idiota di un cinghiale!-

La loro compagnia era piacevole. Tanjiro e Zenitsu delle volte tendevano a diventare apprensivi e insopportabili, ma lo facevano divertire come non mai. Avere dei veri amici era da sempre stata l'ultima delle sue aspettative: circondato da gente falsa o fanatica, non ne aveva avuto semplicemente la possibilità.

Andare in missione, per giunta, era diventato molto più piacevole rispetto a quando era solo. Si potevano guardare le spalle e difendersi, aiutarsi a vicenda. E, sebbene non lo avrebbe mai ammesso, non poteva desiderare compagni migliori.

La sera sarebbero dovuti andare dal Pilastro della Fiamma, nel mezzo di una sua missione. Inosuke l'aveva subito vista come una preziosa opportunità; Tanjiro doveva scoprire qualcosa su una certa Danza del Dio del Fuoco, ma avere l'occasione di poter vedere in azione un Pilastro, era uno spettacolo che non si sarebbe potuto di certo perdere.

E, anche se gli altri ne erano all'oscuro, anche lui aveva qualcosa da chiedere.

Durante l'addestramento, gli era capitato di incontrare Shinobu, di cui la somiglianza fisica si avvicina pericolosamente a quella di Kanae, il Pilastro dei Fiori che aveva incontrato anni prima.

Aveva tentato di iniziare un discorso sensato con lei ma, per colpa di Zenitsu o a causa delle interruzioni di altri, aveva dovuto rinunciarci. Per questo, anche adesso che stava addentando un onigiri, aveva pensato di chiedere informazioni a Rengoku Kyojuro. Doveva per forza saperne qualcosa... su che fine avesse fatto e sul perchè sembrava che nessuno ne avesse fatto menzione.

Era un'adolescente la prima e l'ultima volta che l'aveva vista, dunque la possibilità che potesse essersi ritirata dalla carica di Ammazzademoni era presocchè bassa, forzata. Magari era rimasta ferita durante uno scontro e ciò le era stato fatale, le aveva impedito di continuare a combattere per colpa del danno riportato ma Inosuke, nel profondo del suo cuore, sapeva che la questione doveva essere diversa.

-Non voglio nemmeno immaginare quali altri demoni dovremmo affrontare...- Inosuke ascoltò a malapena le lamentele abitudinarie del biondo che, cominciando a prepararsi per il viaggio, guardava malinconicamente la sua ciotola di riso vuota.

-Dovremmo dire addio alle abilità culinarie di queste bellissime ragazze, è un affronto!-

-Zenitsu, parli come se non dovessimo fare più ritorno!-

-Ma le probabilità ci sono, no?-

Tanjiro aveva una pazienza infinita, una gentilezza che poteva rincuorare chiunque: persino Zenitsu, che era di indole codarda, dopo qualche altro minuto sprecato a lamentarsi decise di dare ascolto alle sue parole confortanti e di rilassarsi.

Ascoltava i problemi degli altri con profonda e infinita pazienza, con un sorriso sulle labbra che ricordava la luce del sole in piena estate. A tratti gli ricordava Douma.

-Inosuke? Se hai finito di osservare il cielo, potresti anche deciderti ad alzarti e raggiungerci!-

-Taci, Bonitsu!-

-Il mio nome è Zenitsu, te l'ho detto anche prima, non puoi averlo già dimenticato!-

La loro compagnia era piacevole, un vero e proprio toccasana, ma non poteva di certo negare che un po' di solitudine, magari all'interno di un fitto bosco, non gli avrebbe potuto fare tanto male.



































Da quant'era che non pensava più a nulla? Che la sua mente non precipitava in un sonno così tranquillo?

Non gli dispiaceva dormire, però non era nemmeno pensabile chiudere gli occhi durante una missione, in un treno dove dei passeggeri erano in pericolo e il demone ad essere lì era più di uno.

Un attimo primo camminava tra i vari vagoni, emozionato come un bambino che riesce a compiere i primi passi, e ignorava i rimproveri di Zenitsu sul fatto che non dovesse affacciarsi troppo dal finestrino. Poi, in una manciata di secondi, si era ritrovato ad abbassare alle palpebre e a pensare.

"Come sono finito qui?"

Quel luogo era famigliare, sapeva di casa e libertà.

Non erano i pensieri che lo tormentavano da quando era partito, non vi erano dubbi o preoccupazioni, ma una semplice e bizzarra quiete che mai lo aveva allietato: si trovava nei pressi della foresta che lo aveva visto crescere, circondato unicamente dalla natura. Nessuna traccia di animali, né tantomeno di esseri umani. Doveva essere pomeriggio inoltrato, ma l'unica presenza in quel luogo doveva essere soltanto lui.

Era seduto su di un masso, le gambe incrociate e lo sguardo che scrutava attorno, le sopracciglia un poco accigliate.

Non era possibile che la foresta fosse così tranquilla. Soprattutto di giorno.

A meno che...

-Ancora a petto nudo, Inosuke? Se continui di questo passo, c'è il rischio che ti prendi un malanno.-

Quasi cadde dal masso.

Non si era mai spiegato il motivo eppure, tutte le volte che Douma decideva di subentrarsi nel bosco per riportarlo indietro, ogni rumore attorno a lui spariva, come se gli uccellini o i cinghiali avessero timore della sua sola presenza. In effetti, Douma quando si arrabbiava faceva paura, peccato però che erano rare le volte in cui dal suo volto scompariva quella traccia di divertimento che veniva riflessa sulle iridi arcobaleno.

-...Douma?-

Avrebbe riconosciuto la sua voce ovunque, così come la sua figura alta che lo osservava attentamente, un sopracciglio inarcato e il luccichio divertito negli occhi che non accennava a sparire.

-Non dirmi che stai cominciando a perdere la memoria, a dimenticarti di me! Dovrei offendermi, forse?-

-Douma!-

Per quanto fu veloce, non si accorse di essere sceso dal masso e di correre verso di lui per abbracciarli. Dopo qualche secondo, probabilmente di sorpresa, sentì due braccia che ricambiavano l'abbraccio. Il contatto fisico era reale, così come lo era il venticello che gli solletticava dolcemente i capelli.

Da quant'era che non lo vedeva? Un paio di mesi? Quattro? Tuttavia, le domande lasciarono ben presto posto alla felicità e ad un bizzarro senso di nostalgia.

-Oggi sei strano. È successo qualcosa?- nella voce di Douma non era presente alcun cenno di rimprovero o di ira che rischiava di scatenarsi, no. Era divertito e sorpreso, e Inosuke divenne improvvisamente confuso dinanzi a tale comportamento. Era sparito per giorni interi, lasciando solo un misero messaggio come "arrivederci". Chiunque al posto di Douma si sarebbe adirato.

-No, non è successo nulla.- rispose infine, guardandolo a sua volta. Una breve esitazione gli fece perdere la voce, le mani gli tremarono appena, ancora incredulo.

-Non sei... non sei arrabbiato con me?-

-Arrabbiato?- Douma sbatté un paio di volte le palpebre e rise. Inosuke sentì un macigno lasciargli il petto: per fortuna, la sua era una preoccupazione infondata: -Perché dovrei essere arrabbiato con te, Inosuke? Perché non indossi lo yukata, perché hai litigato con due mie seguaci o perché sei giunto qui senza il mio permesso?-

Si sarebbe messo a ridere nervosamente se ne avesse avuto voglia; si limitò invece a non aprire bocca per qualche secondo, la confusione impressa nella sua mente.

-È da mesi che non ci vediamo... non sei arrabbiato?- ripetè.

Questa volta fu Douma a smettere di fiatare. Il divertimento impresso nel suo sguardo svanì, gli occhi policromatici che non smettevano di scrutarlo attentamente, senza capire.

-Di che cosa stai parlando?- quando non ricevette risposta, scoppiò a ridere allegramente: -Molto divertente, Inosuke! Eri così serio che ti stavo per credere. Non pensavo saresti mai stato in grado di poter recitare in questo modo, mi sorprendi!-

"Che cosa sta dicendo? Perché non ricorda nulla?"

Che non avesse trovato la lettera, Inosuke la trovava un'assurdità bella e buona. E, nel caso fosse andata proprio così, se non l'avesse letta, Douma non avrebbe dovuto ridere ma adirarsi ancor di più. Perché doveva farlo, no? Perché in teoria quando una persona a te cara scompare senza lasciar traccia, dovresti essere addolorato e furioso.

Nel notare la continua perplessità di Douma, Inosuke decise di reggere momentaneamente il gioco. Non era capace a fingere o mentire, aveva sempre odiato farlo.

-Non sto mentendo, è solo che ho fatto un sogno così reale da...!-

-Da pensare che la realtà stessa fosse un illusione. Oh Inosuke, la tua innocenza mi stupisce.-

Si trattenne dall'urlare, fallendo: -Non sono innocente!!-

Douma lo ignorò; volse lo sguardo in alto e sbuffò appena, il cielo azzurro che pareva più limpido rispetto ai giorni scorsi. Le nuvole erano in cielo si, ma Inosuke dovette ammettere che quella fosse comunque una vista piacevole.

-È quasi ora di pranzo. Non hai fame?-

Prendendolo per un invito a tornare al Tempio, si decise a seguirlo.

Non riusciva a capire come potesse essere possibile, come potesse Douma far finta di nulla e come Tanjiro, Zenitsu, Nezuko e Rengoku Kyojuro potessero essere spariti. Un attimo prima era in un treno, l'attimo dopo a contemplare le limpide nuvole del cielo con distratto interesse.

Camminava, continuava a camminare, ma la strada che stavano percorrendo sembrava infinita e il flusso di pensieri continuava ad aumentare.

E se i suoi ipotetici amici non erano mai esistiti, così come quello strano affare chiamato "treno"? Non gli era capitato di vederne uno da piccolo, non poteva dunque essere nient'altro che il frutto di una mera fantasia.

Gli alberi erano uguali, gli uccellini presero per la prima volta a cinguettare, il venticello di poco prima scomparve in un istante, tutto era uguale a...

Inosuke si fermò di colpo. Una piccola curiosità, magari superficiale, che però trovava alquanto insolita.

-Douma.- provò a far finta di nulla: -Non sei mai uscito di giorno.-

Il rumore di passi si destò di colpo. l'Ammazzademoni provò un brivido di tensione attraversargli la spina dorsale: l'aria attorno si era fatta soffocante, e non era una bella atmosfera. Il cielo limpido era diventato scuro, un temporale che si sarebbe scatenato da un momento all'altro, il vento che tornò più forte, in una maniera così improvvisa che Inosuke temette che qualche ramo degli alberi potesse cadere loro addosso.

Inosuke non era l'unico ad essere sorpreso, ma non poteva saperlo.

-Cosa ci fa Lui qui?- ebbe l'impressione che una voce maschile e falsamente pacata avesse pronunciato quella precisa frase. Non se ne curò, la sensazione d'inquietudine che aumentava.

Le giornate da Douma venivano occupate nel soddisfare e ascoltare le richieste dei suoi fedeli, non aveva mai fatto una piccola passeggiata con lui se non al chiaro di luna, quando poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo. Si assicurava che tutti potessero essere soddisfatti e felici, non un minuto si permetteva di raggiungerlo nella mattinata, nel pomeriggio.

-Cosa stai dicendo ora, Inosuke?-

Instintivamente fece un passo indietro. Si sentì soffocare, stavolta davvero, e una voce in lontananza pareva chiamare il suo nome con maggiore insistenza.

"Tanjiro?"

-A quanto pare, il tuo amichetto ha bisogno di aiuto.-

Il suo tono di voce era distorto, inumano.

Voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa, ribattere, urlare che lui non era il Douma che conosceva, che non era quello vero, ma la sensazione di star soffocando si faceva sempre più intensa, insopportabile. Stava cominciando a vedere tutto bianco e nero, a perdere il controllo del suo corpo.

-Inosuke, svegliati! Inosuke!-

Cadde a terra.

L'ultima cosa che vide, oltre il ghigno del Douma fasullo, fu la vaga figura sfocata di una ragazzina dai capelli scuri e lisci che rimaneva impassibile e immobile ad osservarlo.

-Adesso devo trovare la regione dell'inconscio.-

Udì quelle precise parole provenire dalla figura femminile, poi il buio totale lo inghiottì in uno spirale di ignoto.

























❇️Angolo Autrice❇️

E dopo due mesi, sono tornata a continuare questa fanfic!

Mi dispiace averla stoppata così all'improvviso, dopo aver promesso di terminarla entro settembre, ma le vacanze hanno fatto raggiungere alla mia pigrizia picchi altissimi -.-""

Cercherò di finirla a breve, anche perché sono a buon punto, come avevo già detto nel capitolo precedente.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!

- LadyFraise💜

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