Capitolo 2
Consiglio di leggere il capitolo ascoltando "Dream it possible" di Delacey.
Il canto dei gabbiani mi risveglia dal mio sogno. Era bello immaginare che per una volta tutto il resto del mondo non ci fosse, era bello essere sicuri che le angoscie fossero per una volta sparite. Ma purtroppo la vita reale è sempre pronta a tenderti un agguato, e bisogna stare all'erta in caso essa decida di coglierti alla sprovvista.
Rifletto mentre continuo a camminare lentamente sull'orlo dell'abisso. Il pericolo di cadere giù è come un carburante per i miei pensieri: partono per un viaggio dalla meta lontana, scorrono leggeri come se seguissero il corso di un fiume. Il rintocco delle campane è come il segnale che avverte dell'arrivo in stazione, i miei pensieri si arrestano dolcemente e la mia attenzione si focalizza sul suono che si è diffuso nell'aria.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette colpi decisi. Sussulto accorgendomi che come al solito sono in ritardo. Mi affretto a camminare per raggiungere la casa che ho affittato per il mio periodo di soggiorno al mare. Passo davanti allo Starplace, e nel farlo mi torna in mente la conversazione che ho fatto poco prima con il ragazzo con la chitarra.
"You need me, I don't need you..."
Tu hai bisogno di me, ma io non ho bisogno di te.
Tu hai bisogno della mia musica, ma io non ho bisogno che tu la ascolti.
Tu hai bisogno di sentirmi, ma io ce la faccio da solo, non mi serve il tuo aiuto.
Quel ragazzo con la sua musica vuole combattere contro il mondo intero, la potenza delle sue parole contro l'unione di otto miliardi di persone. Ciò che usciva dalla sua bocca a parer mio avrebbe potuto abbattere ogni barriera, non importa quanto grande, che si fosse intromessa tra lui e il suo obiettivo. Sono sicura che con quella canzone spiazzerebbe l'intero pubblico dello Starplace, per quanto possa essere esigente.
Arrivata davanti alla porta delle scale di casa, dò un ultimo sguardo al mare dietro di me e in lontananza mi sembra di udire ancora il canto di Edward. In pochissimo tempo sono dietro la porta dell'appartamento e chiudendola alle mie spalle mi siedo a terra con la schiena appoggiata al legno bianco dipinto di recente. Sospiro annusando l'odore di fresco che si respira all'interno e mi lascio andare dopo quella giornata stancante.
Il fresco ha un odore? Non lo sapevo.
Sei ricomparsa da poco e già mi dai fastidio.
Anni fa non la pensavi allo stesso modo.
Ora stai zitta per cortesia.
Le mie braccia iniziano a muoversi da sole diffondendo la mia disperazione nella stanza. Ballare è sempre stata la mia liberazione, e una buona canzone a cui affidare la propria anima è esattamente quello che ci vuole. Nella mia testa le parole della canzone di Edward volano leggere come farfalle, il mio corpo si muove esprimendo tutta l'energia che mi ha investita come un'onda quando le ho sentite la prima volta. Alzo energicamente le braccia verso l'alto e inizio a ruotare su me stessa, la testa all'indietro e l'aria che intorno a me crea un vortice sempre più potente, sempre più grande. Non credo che si possa avere un'idea della sensazione di libertà che percepisco in questo momento se non la si prova di persona. Mi sento come una libellula che sfida il vento e, volando controcorrente, raggiunge le nuvole per poi giocare a passarci attraverso.
Quando nella mia testa anche le ultime note si esauriscono, finalmente apro gli occhi e mi accorgo che involontariamente il mio sguardo si è rivolto verso la finestra aperta, da cui entrano la brezza della sera e il suono del canto degli uccelli. Mi giro indietro e guardando la cucina mi viene improvvisamente fame. Ho anche ragione dato che ormai sono le sette e mezza e non tocco cibo da pranzo. Preparo velocemente un panino al prosciutto e seduta sul terrazzo lo mangio contemplando l'oceano. Per finire in bellezza apro la vaschetta di gelato che ho acquistato il giorno prima e me lo gusto paragonando la freschezza del gusto della menta a quella degli schizzi d'acqua sulla pelle, il sapore pungente del cioccolato all'aria che tira sul lungomare, la dolcezza della fragola al calore della sabbia sotto i piedi. Per me il gelato rappresenta appieno il mare, racchiude in tutta la sua morbidezza ogni sfumatura dell'estate. Molto profondo come paragone, lo so.
In fondo ti piace solo perché è gelato.
Ehi non è vero. Io quelle cose le penso veramente.
Sembrava che volessi creare una nuova religione, il culto del gelato.
Potrei sempre pensare di farlo...
Ed è in questo momento di serenità che decido la mia occupazione serale: assistere al successo di Edward.
*Angolo autrice*
Ciao Sheerios...! Cosa ve ne pare di questo capitolo? La colonna sonora è azzeccata? Penso di sì in ogni caso perché ho scritto l'ultima metà ascoltandola... per la prima parte ero ovviamente accompagnata dalla playlist di Ed. Detto questo, cosa pensate invece del banner che ho inserito a inizio capitolo? È il primo che faccio, non ho la più pallida idea se vada bene o meno... aiutatemi!!
Con ciò è tutto, al prossimo capitolo!💙
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