Capitolo 1

Salgo la scaletta che dalla spiaggia porta alla passeggiata lungomare. Voglio arrivare fino al porto, mi è sempre piaciuto guardare le barche che ondeggiano cullate dall'acqua del mare, sembrano bambini che si addormentano lentamente in quei bellissimi lettini a dondolo coperti da un velo come fosse una tenda.
Si chiamano culle.
Zitta tu. Così era più realistico.

Sorrido pensando al fatto che ho appena fatto felice una persona, ho migliorato contemporaneamente la mia e la sua giornata. Non c'è che dire, sono stata magnificamente gentile, ora mi serve qualcuno che mi faccia un applauso. Assumo un'aria solenne e immagino nella mia testa una platea di gente che mi applaude creando un'ovazione. Rimango per qualche secondo lì, ad occhi chiusi, a sognare lasciandomi trascinare dal suono delle onde in lontananza. Poi apro di scatto gli occhi e scoppio a ridere. Chi mi sta guardando starà sicuramente pensando che io sia pazza.
Lo sei. E sei anche esibizionista.
Ehi io non sono pazza, tantomeno esibizionista. Al massimo modesta.
Continua a crederci.

Continuo a camminare distrattamente in direzione del porto, concentrandomi sulla natura intorno a me. Ci sono delle agavi enormi che costeggiano la passeggiata, intervallate da delle gigantesche palme da dattero in fiore. Dietro alle piante si erge un muro di pietra alto circa due metri sulla cui cima sono piantati dei cespugli di delicati fiorellini lilla. Dalla parte opposta della passeggiata c'è una ringhiera in ferro battuto che protegge le persone dall'enorme strapiombo sul mare. Oltre la ringhiera si vedono gli scogli scuri in netto contrasto con la candida schiuma che l'acqua crea sbattendo contro la pietra. E più in là, c'è l'oceano. Un'infinita distesa blu turchese di cui tutti si innamorano facilmente per il semplice fatto che è lo specchio del cielo. E la gente nel cielo ci ripone speranze, sogni, desideri, cerca le stelle e i pianeti, rincorre comete e meteoriti. Allo stesso modo si tuffa nelle oscure profondità del mare per nascondere preoccupazioni e dubbi sotto un manto di sabbia bagnata schiacciata dal peso dell'acqua.

Mi fermo un attimo, il mio viso si rabbuia improvvisamente. Un quesito forse troppo grande per me è inaspettatamente affiorato nell'oceano di idee che è la mia testa. Perché i nostri pensieri ci portano a comprendere il mondo in cui viviamo? Come può il nostro inconscio essere così potente da farci venire in mente determinate domande le cui risposte sono utili alla nostra vita? Il cervello umano è così complesso che neanche noi che lo usiamo tutti i giorni ce ne rendiamo conto. Ma soprattutto... come facciamo a rispondere a questi dubbi? Come facciamo a ricavarne una certezza?
Se non lo sai tu.
Smettila di intervenire a sproposito, stavo esprimendo un pensiero intelligente.
Per una volta.
Lasciamo stare...

Molti immagino lo facciano attraverso l'arte. L'esprimere le proprie emozioni su un foglio li aiuta a mettere ordine nel caos che regna nel cervello umano. Altri invece tramite la danza. I movimenti fluidi o duri e netti dei loro corpi esprimono le sensazioni contrastanti che la vita di tutti i giorni suscita in loro. Altri ancora con la scrittura. Trasmettere a qualcuno i propri pensieri aiuta a volte ad avere più chiari alcuni concetti che altrimenti risulterebbero incomprensibili. Infine c'è chi, come Edward, lo fa attraverso la musica. Riesce a creare una magia potentissima tenendo in mano una chitarra e cantando il suo dolore, la sua tristezza, la sua felicità.

È quello che ha fatto oggi Edward, solo ora sono riuscita a a capirlo: lui in quella canzone ha raccontato sè stesso, ha messo in campo la sua anima per renderla più forte. Ha veramente un grandissimo talento. Spero proprio che riesca a sfruttare al meglio le occasioni che gli verranno fornite dalla vita e a raggiungere ciò che sogna.

Intanto senza neanche accorgermene sono arrivata alla mia meta. Alla mia destra c'è una grossa spiaggia ingombra di ombrelloni e lettini, dall'altro lato invece inizia l'altissimo muro di cemento che circonda tutti il porto. Salgo le strette scalette che conducono alla passeggiata che percorre tutto il molo, e quando arrivo in cima mi sento investire da una forte brezza dall'odore di salsedine. I miei capelli biondi svolazzano attorno al mio viso estasiato da quella sensazione di estrema libertà.

Chiudo gli occhi e, affidandomi al mio istinto, cammino in punta di piedi sul cordolo che separa la passeggiata dal mezzo metro di cemento prima dell'acqua, tenendomi in equilibrio con le braccia e aggrappandomi mentalmente alle parole che ricordo della canzone di Edward.

*Angolo autrice*
Cerea ragasuole!! Ecco un nuovo capitolo fresco fresco, appena pescato (ok no). Abbiate pietà di me, non uccidetemi se alle undici di sera dopo sei ore di scuola e tre di danza faccio ste battute...
Comunque, cosa ne pensate di questo nuovo capitolo? Sto sperimentando una nuova tecnica ovvero quella di dare poco per volta le informazioni necessarie alla comprensione della storia.
Comunque pubblicherò il capitolo domani mattina, ora ho problemi di connessione.
A presto!!💖

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