Futuro
Hai presente quella sensazione che provi quando vedi un treno? Che magari sei fermo, davanti al passaggio a livello, ad aspettare che le sbarre si rialzino e poi all'improvviso ti passa davanti agli occhi quel treno. Così veloce. Così irraggiungibile. E pensi: io devo andarmene da qui.
Quante volte ti è successo? Sei andato via o stai ancora sognando quel giorno?
Lei non è andata via, continua a perdere quel treno ogni volta che le passa per la mente quel pensiero. E se non lo fa, non è perché non può o non ci riesce; ma è perché non vuole scappare. Non più almeno.
Era estate e Lauren era finalmente tornata a casa, nella sua città. Stava finendo l'estate e si preparava ai test di ammissione per entrare all'Università. Aveva un sogno fin da quando era una bambina: voleva lasciare un segno nel mondo e voleva farlo diventando un'artista. Voleva diventare un'arredatrice di esterni, voleva occuparsi del design urbano. Voleva passeggiare per le piazze della sua città e di colpo fermarsi per ammirare una sua creazione. O in un parco, o in un aeroporto, oppure in un acquario. Insomma, voleva creare dei segni in giro per il mondo, o semplicemente nella sua città, per far capire che una parte di lei era lì.
E così, fra esercizi di matematica e quiz di informatica, di attualità, di storia del design, di chimica; arrivò il giorno del test.
Un test di sei ore in una piccola aula, sei lunghissime ore che passarono così velocemente da non rendersene conto; senza pausa, passando da una scheda all'altra. Crocette, calcoli, disegni, pastelli colorati, squadre, china, immaginazione... ce l'aveva messa tutta e finì la sua prova con soddisfazione. Purtroppo, quella soddisfazione durò poco. L'effetto svanì nel nulla in così poco tempo che sembrava glielo volessero togliere con la forza. Una notte di inizio settembre le portò via il suo sogno, continuava ad aggiornare la pagina dell'Università per poter vedere i risultati del test. Lo schermo rimaneva bianco e, dopo aver ricaricato la pagina per un'altra ventina di volte, si addormentò con il cellulare fra le mani.
L'avevano presa! Era fantastico, era il suo primo giorno in Facoltà. Era in un laboratorio di progettazione, disegnava e aveva il sorriso sulle labbra. Continuava a tracciare linee e decorazioni con il suo pastello colorato, si divertiva, ce l'aveva fatta.
Si svegliò nel bel mezzo di quella notte reduce da quel bellissimo sogno. Scorse il cellulare sotto le coperte e con grinta e sicurezza lo riprese per dare un'ultima occhiata al sito dell'Università. E, finalmente, erano stati depositati i file in PDF con i risultati del test. Accese il computer per aprire quei documenti e...
Fra quei trenta nomi, separati e colonizzati uno a uno, il suo non c'era. Controllò e ricontrollò più volte per assicurarsene, ma la realtà le era stata sbattuta in faccia. Le tremavano le gambe, il suo sguardo era vuoto; aveva in volto la tipica espressione di chi sa di non avere più speranze. Quella notte, alle quattro di mattina, il mondo di Lauren crollò un'altra volta. E stavolta rimettere insieme i pezzi e provare a ricostruirlo non aveva alcun senso.
"Adesso cosa faccio?" Pensava.
Quella notte non riuscì a dormire. Era rimasta talmente sconvolta dalla cruda realtà che non riuscì nemmeno a piangere, anche se voleva farlo.
Era delusa, si era impegnata tanto. Era riuscita a risolvere i problemi di logica matematica, mentre prima non ne sapeva uscire fuori. Era il suo sogno e in cinque minuti era stato distrutto. Era il suo grande sogno, era quello che voleva fare della sua vita.
"Adesso cosa faccio?" Si ripeteva.
Tutti hanno un sogno da quando sono bambini, alcuni lo dimenticano, ma altri lo portano avanti fino alla fine. La fine di Lauren era arrivata quella notte.
"Adesso cosa faccio?"
Le dicevano che il tempo poteva essere la sua unica cura. Ma i giorni, le settimane passavano e non cambiavano le cose. Anzi, la situazione non faceva che peggiorare: i suoi ex compagni di classe erano stati ammessi nella Facoltà dei loro sogni. E lei poteva solo guardare da lontano il suo sogno da arredatrice. E ogni giorno quel futuro si allontanava sempre di più.
Se non uccide, fortifica. Ma fa male, male da morire la forza. Si diventa forti quando si è stati sconfitti tante volte. Lauren è una ragazza che sembra fragile, ma dentro di sé si nasconde la sua forza. E la tira fuori quando capisce che non può arrendersi. Perché se ci si arrende, si fallisce. E lei non voleva fallire, voleva provarci ancora una volta. Infatti, si preparò per un altro test in un'altra Facoltà: Lettere. Non era sicura che le potesse piacere quel percorso, ma non voleva permettere alla sconfitta di lasciarla con le mani in mano. Voleva andare avanti, come un treno.
Alla fine i treni si lasciano tutto dietro alle spalle; corrono via da quel passato e vanno avanti. Sempre più avanti, fino a dimenticarsi le stazioni di ieri.
"Adesso voglio andare avanti e diventare una scrittrice di romanzi."
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