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28.04.1301, ore 23:00
Bianca e Domenico si incontrarono altre volte dopo quell'avventura. Sembravano diventare sempre più uniti, sempre più affascinati l'uno dall'altra. Quel giorno lei l'aveva raggiunto alla grotta per il terzo giorno consecutivo. Le piaceva passare del tempo lì anche se la maggior parte delle volte ella non faceva altro che restare seduta ad osservarli o a parlare con Domenico. Anche gli altri briganti si erano avvicinati a lei un po' di più. Le parlavano, le facevano domande, erano incuriositi da quella bella fanciulla che sembrava più affezionata al loro mondo che a quello della nobiltà.
"Siete di nuovo qui?" chiese Miguel, rientrando nella grotta con un sacco tra le mani. "Non avete proprio nulla da fare voi nobili." Borbottò superandola. Era ancora restio a darle maggiore confidenza, anche se nel suo cuore la considerava già parte della famiglia.
"Ti infastidisce la mia presenza?" chiese la donna, voltandosi nella sua direzione, seguendo poi ogni suo movimento. Gli camminava dietro come un cucciolo di cane affamato, tant'è che fu costretto a fermarsi di scatto e guardarla. "Temi forse che io possa portarti via il tuo amico?"
"Avete quest'intenzione?" chiese. Incrociò le braccia al petto ed inarcò un sopracciglio, cercando di incutere un po' di timore.
"No, affatto." Ridacchiò lei. "Credo di aver capito che la tua amicizia sia molto impo2rtante per Domenico. Non oserei mai ferirlo in tal modo." Confessò sincera. Miguel si sciolse un po', ma mantenne la precedente posa, volendo evitare di mostrare le sue vere emozioni.
"Va tutto bene?" chiese Domenico, entrando nella grotta in quel momento. I due si allontanarono l'uno dall'altra per rispetto nei suoi confronti e nei confronti dei suoi sentimenti verso la donna.
"Certamente. Voi sembrate indaffarato. Avere rubato ad altri malcapitati negli ultimi giorni?" chiese Bianca. Dovette spostarsi leggermente quando Domenico le si avvicinò e lasciò cadere una pesante sacca di juta alle sue spalle.
"Voi cosa credete?" chiese retorico lui, sorridendo sghembo. Quella domanda non aveva bisogno di alcun tipo di risposta.
"Mi spiegate una cosa, dama Bianca?" chiese Miguel, dopo essersi seduto su una delle rocce della grotta, poco distante dai due. Entrambi si voltarono e lo guardarono, curiosi. "Perché continuate ad usare un linguaggio formale con Domenico e trattate me come uno straccione?"
"Perché rispetto Domenico." Rispose all'istante la donna, senza alcuna esitazione. I due si sorrisero. Bianca sorrise dolcemente, mentre sul viso di Domenico spuntò il solito sorriso sghembo, sembrava quasi ironico.
"E non rispettate me? Quale sarebbe la differenza tra noi? Siamo entrambi uomini, entrambi briganti, entrambi affascinanti." Disse Miguel, cercando di capire un po' di più quella donna. Doveva pur conoscerla ora che stava entrando a far parte della loro vita.
"Non lo metto in dubbio." Replicò lei, andando poi a sedersi al suo fianco. "Ma tu, come hai ben detto precedentemente, sei uno straccione." Lo punzecchiò. "E sei geloso." Concluse poi, dandogli un leggero schiaffo sul braccio. Miguel non si mosse e non rispose. Non gli interessava davvero essere trattato alla pari di Domenico, non gli interessava il modo in cui la gente gli parlava. Aveva fatto quella domanda con il solo scopo di conoscere di più la mente della donna, le sue reazioni, le sue emozioni.
"Il nostro Miguel è più di questo." Replicò invece Domenico. Il sorriso sghembo si allargò, mostrando i denti e un po' di lungua. Lo stava deridendo, si stava prendendo gioco di lui nel modo più fraterno possibile. "Non è forse vero, Marchese Miguel dè Mendoza?"
"Taci!" ringhiò l'uomo. Odiava il suo cognome, il suo titolo e tutto ciò che essi comportavano.
"Un marchese, niente meno!" lo punzecchiò allora Bianca. "Cosa ti ha spinto a rinunciare alla nobiltà?" chiese poi. Anche lei aveva pensato di rinunciare alla nobiltà. Lo aveva pensato più volte da quando aveva conosciuto Domenico, ma ogni volta riusciva a trovare più svantaggi che vantaggi. Così aveva rinunciato.
"Non ho rinunciato alla nobiltà." Disse tristemente, abbassando lo sguardo. Era la prima volta che lei lo vedeva in quello stato. Sembrava che il sol pensiero della sua vita da nobile gli creasse disturbo, tristezza e rabbia in un sol colpo. "Ho rinunciato alla vita con mio padre."
"Non credo di aver capito." Rispose piano lei. La sua allegria lasciò il posto alla serietà, notando quanto serio era diventato lui.
"Meglio così." Disse l'uomo, prima di alzarsi e dirigersi fuori. Per lui, quella conversazione poteva considerarsi terminata. Lei lo guardò andar via, mentre Domenico prendeva il posto al suo fianco.
"Suo padre era molto violento con lui." gli spiegò l'uomo, guardando anch'esso il suo migliore amico.
"Lo picchiava?"
"Non credo sia il termine adatto." Mormorò lui pensieroso. "Si trattava di vere e proprie torture. Una volta mi ha raccontato che l'aveva legato da un piede e lasciato a penzolare dalla torre più alta del castello in cui alloggiavano. È rimasto appeso lì per tutta la notte, in pieno inverno." Le spiegò tristemente. "Aveva solo dodici anni." A quell'ultima affermazione, lei sgranò gli occhi e si portò una mano al cuore, sentendo una fitta di dolore.
"Che razza di mostro tratta in quel modo il proprio figlio?"
"Non lo so." Rispose guardandola. "Ma so che Miguel ha preferito scappare piuttosto che commettere omicidio contro suo padre. Questo lo rende più nobile di quanto faccia suo nome."
"Senz'altro." Sussurrò lei. in quel momento riuscì a capire perché l'uomo era così restio nei confronti della nobiltà e perché non riusciva a fidarsi facilmente di altre persone. Poi guardò Domenico. "E voi? Qual è la vostra storia?" chiese, sperando di poter cambiare argomento e alleggerire quella conversazione divenuta troppo cupa.
"Un giorno ve la racconterò." Rispose lui sorridendo.
"Perché non adesso?" chiese curiosa.
"Perché dovreste tornare al castello e riposare." Ridacchiò lui e si alzò. "La luna è già alta in cielo. Venite, vi accompagno agli archi." Propose, notando la luna che rappresentava la tarda ora della notte. Le tese la mano e lei l'afferrò all'istante.
"So cavarmela da sola." Disse lei. Nonostante questo, si avviò comunque al suo fianco, sorridente.
"Non siate imprudente, Bianca. Non tutti i briganti sono gentili con le belle donne." L'avvisò. Conosceva ormai così bene il modo in cui altri briganti si muovevano, che spesso si ritrovava ad aver paura persino per sé stesso. Una donna come Bianca non sarebbe sopravvissuta più di due minuti nelle mani di quegli uomini che aveva conosciuto in passato.
"Pensate che io sia bella?" chiese lei, ignorando totalmente il suo avviso. Non le interessava frequentare altri briganti. Non le interessavano neanche coloro che facevano parte del gruppo di Domenico.
"Sapete già la risposta." Rispose lui. Effettivamente era così: Bianca sapeva ciò che lui pensava di lei. Non era difficile capirlo e lui non faceva nulla per nasconderlo.
"Voi mi farete impazzire." Ridacchiò la donna.
"E perché mai?" chiese lui, senza smettere di camminare. Era pochi passi avanti a lei e non si voltava a guardarla. Aveva le mani dietro la schiena, la schiena dritta, lo sguardo puntato in avanti, la testa alta. Bianca lo ammirò un po', lo faceva spesso. Gli piaceva tutto di quell'uomo. Sembrava uno di quegli uomini che non si piegano dinnanzi a nulla, che si lasciano torturare per ore senza dire una sola parola. Sembrava uno di quegli uomini che avevano il coraggio di sputare in faccia al boia prima di essere uccisi. Eppure vi erano alcuni momenti in cui aveva così tanta dolcezza negli occhi da far sciogliere anche il cuore della donna più ostile. Non era certamente un uomo violento con le donne e forse neanche con gli uomini. Sapeva e voleva farsi rispettare, questo di certo non lo rendeva un villano.
"Per quest'aria misteriosa che portate sempre con voi. Non riesco a leggervi."
"Non avete bisogno di leggermi. Passare del tempo in mia presenza vi farà capire chi sono realmente." Rispose lui, confermando le precedenti teorie della donna.
"Sicuramente." Acconsentì felice. "Vorrei solo che per una volta rispondiate ad una sola domanda senza fare il misterioso." Aggiunse, esponendo i propri pensieri. Si fermarono entrambi, avendo ormai raggiunto gli archi.
"Solo una? Posso provarci. Cosa volete sapere?" disse, guardandola dolcemente. "Scegliete con cura, non avrete altre occasioni." Aggiunse poi. Non era solito divulgare informazioni personali, non gli piaceva esporsi in nessun modo.
"Mi bacereste in questo momento?" chiese la donna quasi in un sussurro. Lui era attraente, così attraente che lei proprio non ce la fece più a resistere. Porse quella domanda d'istinto, senza pensarci troppo.
Lui non se lo fece ripetere due volte. Le cinse la vita con le mani e si piegò alla sua altezza. Le sorrise dolcemente ed udì le loro labbra in un bacio casto. Lei poggiò le mani sul suo petto e provò ad approfondire quel bacio. Il suo primo bacio vero. Ma lui non glielo permise. Si allontanò poco dopo. E restarono a guardarsi per qualche istante. La donna non seppe mai descrivere ciò che aveva provato durante quei pochi secondi. Sapeva solo che non era mai stata così felice in tutta la sua vita.
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