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01.11.1300, ore 03:15

Dopo la festa, le due ragazze riuscirono ad accordarsi per incontrarsi di nascosto durante la notte. Si erano date appuntamento nell'unico posto in cui si sentivano al sicuro e protette: vicino al fiume ai piedi del borgo. Margherita le aveva raccontato ciò che aveva udito, le aveva parlato delle sue preoccupazioni per la salute di suo padre e per i progetti crudeli del marito e Bianca, per la prima volta, era rimasta senza parole. In quella occasione non sapeva cosa dire o come aiutare l'amica. Era una situazione sicuramente delicata e complicata. Bianca, che aveva la capacità di trovare soluzioni a tutto, quella volta non ne aveva. Non aveva la solita capacità di sdrammatizzare e non sapeva come tirar su di morare Margherita.

"Che stupida." Sussurrò la principessa, cominciando a camminare avanti e indietro. Le lacrime cominciarono a solcarle il viso e picchiettava ripetutamente la sua tempia con un pugno. "Stupida, stupida, stupida!"

Bianca si alzò e la fermò prima che potesse farsi seriamente del male.

"Vi prego, Margherita, calmatevi." Sussurrò. Anch'ella aveva gli occhi lucidi e colmi di lacrime sia per la situazione in cui si trovava l'altra, sia perché non voleva perderla. Erano diventate davvero molto unite e sapeva che, una volta tornata nelle terre inglesi, non ne avrebbe più avuto notizie. "Farvi del male non cambierà le cose!"

"Bianca, voi non capite! Se solo avessi avuto la forza e il coraggio di Giovanna. Se solo mi fossi opposta al mio matrimonio. Se solo..." Bianca la interruppe tenendola ferma dalle spalle e rivolgendole il suo sguardo più duro.

"Con il se non si ottiene mai nulla, tantomeno col ma!"

"Senza se e senza ma la vita diventa crudele!" replicò lei. "Specialmente la mia."

Bianca sospirò affranta e triste. Margherita scosse il capo e si lasciò cadere a terra. Le due erano illuminate solo dalla luce della luna, ma entrambe potevano vedere bene i loro visi e le loro emozioni.

"Questa è la fine. La mia fine, la fine del regno di mio padre, la fine della pace e delle alleanze. Quando Giovanni salirà al trono vi saranno solo guerre, distruzioni, povertà e cattiveria. Nessuno avrà più pace. Nessuno potrà più vivere serenamente."

"Allora opponetevi!" suggerì Bianca con una ritrovata speranza nel suo cuore. "Tornate nelle terre inglesi con vostro marito, fingete di essere dalla sua parte, fingete accordi e calma. Nel frattempo, però, quando lui è distratto, formate le vostre alleanze. Create amicizie, mostrate al mondo il vostro buon cuore e insieme trovate un modo per distruggere quel mostro!"

Si sedette al suo fianco e le cinse la vita con un braccio, lasciandole poi posare il capo sulle sue spalle.

"Parlate con vostro padre, fate in modo che scelga voi. Fate in modo di essere la futura Regina!"

"Non credo di poterlo fare." Sussurrò. "Mio padre sta perdendo il senno. Sta dimenticando ogni cosa o persona. Arriverà il momento in cui dimenticherà anche me!"

"Siete sempre sua figlia, Margherita. Si, un giorno vi dimenticherà, ma dovrete fare in modo di essere ricordata più a lungo di Giovanni!"

Annuì. Bianca riuscì a donare un po' di speranza a quella donna che ormai sembrava pronta a rinunciare persino alla sua vita. Restarono ferme, abbracciate e in silenzio a lungo. Si lasciarono andare ai loro pensieri mentre venivano cullate dal vento fresco di novembre. Bianca era sicura della forza dell'amica. Aveva bisogno di una spinta, di una persona fidata al fianco, ma possedeva una gran forza anche da sola. Non era mai stata abituata alle amicizie o alle alleanze. Era cresciuta da sola e in balia di uomini che la controllavano e la comandavano. Bianca era riuscita a farle vedere il mondo da una prospettiva diversa, era riuscita a renderla sé stessa.

Dopo quel silenzio, Margherita si lasciò sfuggire un sorriso e una lieve risata che incuriosì Bianca.

"Sapete..." cominciò, alzando finalmente il capo dalla sua spalla. "Più penso a mio marito, più mi torna in mente quel contadino. Qual era il suo nome?"

"Francesco." Suggerì Bianca, sorridendo anch'ella.

"Francesco, si. Nonostante il suo essere grezzo e sciatto, era un bell'uomo, a differenza di quel laido di mio marito."

Bianca rise di gusto a quell'affermazione.

"Suvvia, Margherita! Di vostro marito potete dire ogni cosa. Che sia arrogante, presuntuoso, crudele e viscido come un verme è risaputo, ma dovete ammettere che il suo aspetto non teme rivali. Esso è senz'altro uno degli uomini più belli che io abbia mai incontrato."

"Forse avete ragione." Concordò. Si alzarono entrambe e si avviarono verso il castello. "Ma perché non è stato dotato di un bel cuore oltre che di un bell'aspetto?"

"Perché non si può avere tutto dalla vita, amica mia!" ridacchiò.

"Non è vero. Prendete voi come esempio: siete bellissima ed avete un animo puro e candido. Così come vostro marito Leone."

"Leone è un astuto giocatore. Furbo come una volpe e velenoso come un serpente, quando il caso lo richiede. Io, invece, non sono candida come credete. Mi piace la vita, mi piace ridere e scherzare, mi piace aiutare chi ritengo mia amica, ma ho anche i miei difetti."

"E quali sarebbero?"

"Sono attratta dall'oro, ad esempio." Confessò. "Le monete d'oro, i gioielli preziosi sono il mio punto debole. Sono come una gazza ladra: attirata da ciò che brilla."

"Non sembra essere un difetto. Ogni donna è attratta dalle ricchezze."

"Diventa un difetto quando faresti qualunque cosa per ottenere dell'oro. Ed io, amica mia, venderei l'anima al diavolo per la giusta somma." Confessò ancora senza timore alcuno.

Continuarono a chiacchierare per il resto del loro cammino verso il castello. Prima di tornare nelle loro stanze, si salutarono con un lungo abbraccio e con la promessa di scriversi e non dimenticarsi.

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