VIII

19.04.1301, ore 19:10

"Dove volete portarmi?"

Bianca era da poco arrivata agli archi. Sotto di essi vi era nascosto Domenico, assieme agli altri briganti suoi amici. Lei era curiosa di sapere cosa lui avesse in serbo per lei quella notte. Non si era creata alcuna aspettativa, non volendo rovinare la sorpresa. Le aveva detto che le avrebbe mostrato il suo mondo e non vedeva l'ora di scoprirlo.

"Nel castello!" dichiarò l'uomo, afferrando un tagliacarte affilato più di un pugnale dalle mani di Diego, un uomo basso, tozzo e con le guance perennemente arrossate. Bianca cominciò a preoccuparsi. Sapeva fosse un brigante e sapeva che voleva mostrarle ciò che faceva, ma non avrebbe mai immaginato che l'avrebbe trascinata direttamente sulla forca.

"Nel castello? Siete forse impazzito? Siete ricercato, se qualcuno vi vedesse o vedesse me in vostra compagnia..."

"Te l'avevo detto." Si intromise Miguel, interrompendola bruscamente. "Ci porterà solo guai!" si lamentò poi, evitando lo sguardo della donna. Poteva tranquillamente reggere il confronto con il suo sguardo, ma non gli interessava farlo. Non gli interessava lei. Miguel era un uomo diffidente, l'aveva imparato a sue spese già da fanciullo.

"Domenico, vi prego, cosa avete intenzione di fare?" chiese la donna, spostando lentamente lo sguardo tra i due uomini, i quali sembravano essere sempre più concentrati nelle loro faccende e sempre meno interessati alle sue parole.

"Credevate vi portassi a fare una passeggiata nei boschi?" chiese ironicamente. Continuavano a far passare tra le loro mani ogni genere di arma affilata, il che faceva preoccupare Bianca. Si era informata sull'anima vagante abbastanza da sapere che non aveva mai commesso omicidio, però sapeva anche che, in caso di fosse trovato di spalle al muro, non avrebbe esitato a ferire o uccidere. Si voltò verso di lei e alzò il cappuccio del mantello sulla testa, per nascondere al meglio il volto. "Vi avevo detto che v'avrei portato nel mio mondo. E il mio mondo è pieno di rischi." Le ricordò.

"Qui non si parla di correre rischi. Si parla di essere imprudenti e stupidi!" tentò ancora lei.

"Andiamo." Interruppe ancora una volta Miguel, avviandosi verso il castello. "Lasciala qui, non ne vale la pena, te l'avevo detto. Avresti dovuto fare come con le altre: rubarle purezza e gioielli." Brontolò. Lui e Domenico avevano parlato e l'uomo gli aveva confidato i suoi pensieri e confessato di voler qualcosa in più dalla donna che una notte di fuoco che avrebbe dimenticato nei giorni successivi. Ovviamente Miguel non era d'accordo. Non si fidava dei nobili e meno ancora delle donne, ma confidava nel buon senso di Domenico e alla fine gli disse solo che gli avrebbe ricordato il suo essere contrario, quando quella storia sarebbe risultata una perdita di tempo e un danno ai loro confronti.

"D'accordo." Disse Bianca, rivolgendo uno sguardo duro e colmo di rabbia a Miguel. "Cosa dobbiamo fare?" chiese poi, guardando nuovamente Domenico. Non era affatto convinta, ma voleva dimostrare a Miguel di non essere come lui l'aveva descritta. Voleva dimostrargli di potersi adeguare ad ogni genere di situazione.

Così si diressero tutti al castello. Entrarono di soppiatto, passando per alcuni tunnel sotterranei che Banca non aveva mai visto. Aveva sentito una conversazione tra Fulvio, Rodolfo e Leone una volta, in cui parlavano di alcuni tunnel che collegavano il castello con quello di Saxo Forte e quello di Pietrafesa, ma non aveva prestato molta attenzione.

Quei tunnel vennero costruiti per favorire il transito di merci nei periodi in cui i castelli vennero costruiti, ma lasciati alla deriva poco dopo. Erano pieni di ragnatele, topi morti, in alcune parti, vicino alle pareti era cresciuta dell'erba, alcuni blocchi erano caduti ed avevano lasciato spazio agli insetti per fare i loro nidi. L'odore non era dei migliori: v'era puzza di escrementi di cani, gatti o altri mammiferi. V'era puzza di carcasse di topi morti e odore di muffa. Bianca camminò per tutto il tempo con una mano sulla bocca e sul naso, nella speranza di allontanare quegli odori disgustosi. Arrivarono nel castello in silenzio, dopodiché si separarono. Tre dei briganti si diressero nelle stanze del medico, per rubare alcune erbe che avevano terminato, mentre lei, Miguel, Domenico e Riccardo (un uomo così magro che sembrava non mangiasse da mesi, biondo, basso e silenzioso.) andarono nelle stanze di un conte di nome Andrea, il quale aveva l'abitudine di bere nella taverna del paese fino a restare senza sensi. Rubarono qualche gioiello, molte monete d'oro e un particolare pugnale che aveva alcune gemme incastonate. Miguel era convinto di poterne ricavare una fortuna da quelle gemme, se fosse riuscito ad estrarle. Bianca non era mai stata così silenziosa in vita sua. Nessuno di loro parlava e lei era troppo concentrata a guardarsi le spalle ad ogni istante per poter dire una parola. Fu solo dopo che Domenico ebbe lasciato la rosa nera e si furono avviati nuovamente nei tunnel sotterranei, che lei riprese fiato e sospirò sollevata.

"E così avete preso la purezza di altre donne nobili?" chiese sussurrando, mentre provava ad osservare Domenico. Era scuro e lui era a pochi passi avanti a lei, quindi non riusciva a vedere i suoi occhi. Tutto ciò che vedeva era il suo mantello nero che cadeva sulle spalle larghe. Miguel provò a zittirla, emettendo qualche verso, ma lei continuò, ignorandolo. "Ditemi, vi hanno soddisfatto? Le donne nobili vi piacciono allor..."

"Bianca." Sussurrò Domenico girandosi di scatto. Si ritrovò ad osservare i suoi occhi dorati e notò immediatamente l'espressione seria e dura. Era la stessa esatta espressione che aveva quando ella si era presentata nella grotta per la prima volta e lui si era arrabbiato con l'amico. Le mise le mani sulle spalle. Solo in quell'istante lei notò che l'aveva chiamata con il suo nome per la prima volta in assoluto. "Dovete stare zitta o finiremo tutti nelle segrete del castello. Voi compresa." Le disse serio e severo, prima di spingerla dolcemente avanti a lui per poterla tenere d'occhio.

Lei si zittì ancora, annuì ed uscirono dal castello in silenzio, per la gioia di tutti, specialmente di Miguel.

"Avete già esaurito le parole?" le chiese Miguel, deridendola. Erano arrivati nella grotta da ormai diversi minuti. Lei era rimasta in silenzio, osservandoli mentre sistemavano tutta la merce rubata ed organizzavano le loro future rapine. Li ascoltava, cercava di capire in che modo potevano essere così organizzati e così complici da capirsi senza neanche parlare. Com'era accaduto nel castello: era bastato un gesto della mano di Domenico per far capire a tutti ciò che dovevano fare.

"Oh, forse credevate di poter fare i vostri comodi senza essere rimproverata." L'uomo rincarò la dose, cercando di ottenere una qualsiasi reazione. Lei lo guardò soltanto, restando ferma, seduta su quella roccia all'interno della grotta illuminata da qualche candela. "Mi spiace, signora, qui v'è una gerarchia da rispettare. Domenico è il capo; io, Miguel, sono il secondo, quei quattro laggiù sono membri onorari e voi siete l'ultima arrivata. Dovete rispettare tutti noi. Qui siamo noi che comandiamo!"

"Miguel, la stai spaventando." Intervenne Domenico, ridacchiando appena. Gli divertiva quella situazione, non aveva intenzione di negarlo o nasconderlo. Era appena rientrato nella grotta con un enorme sacco di monete tra le mani, che posò in una cassa di legno.

"Bene, è esattamente ciò che voglio." Replicò orgoglioso Miguel.

"Non ho paura." Bofonchiò Bianca, destandosi solo in quell'istante. Entrambi gli uomini si fermarono e la guardarono curiosi. Aveva detto il vero: non era affatto spaventata, solo incuriosita. Dopotutto quella era una novità per lei.

"Se non è la paura che vi ha resa così silenziosa, allora cos'è?" le chiese Domenico, mentre si sbrigava a chiudere a chiave la cassa e nascondere la chiave in una tasca dei suoi pantaloni.

"Voi." Disse lei. Si alzò e raggiunse l'uomo, osservandolo al meglio, cercando di imprimere nella sua mente ogni cambio di espressione. "È possibile che Domenico e l'anima vagante siano due entità tanto diverse pur avendo lo stesso corpo?" chiese retorica. V'era una grande differenza tra l'uomo che le era difronte in quell'istante e l'uomo che aveva derubato nel castello. Sembrava quasi che fossero due persone diverse e distinte. Non riusciva a capire come facesse ad essere entrambi. Lui le posò una mano sulla spalla e si chinò leggermente, guardandola negli occhi.

"C'è una cosa che dovete capire, Bianca. Quando, per sopravvivere devi rubare, devi imparare anche a non lasciarti distrarre da nulla e da nessuno." Le sussurrò a pochi centimetri dal suo viso. Sul viso di lei spuntò un sorriso sghembo, provocante.

"Quindi io sarei una distrazione per voi?" chiese, sussurrando anch'ella. L'uomo rise a quel cambio di umore, senza accennare a volersi allontanare.

"Siete incredibile. Cambiate umore come cambia il vento." Le disse ridacchiando. Non cedette alla provocazione, ma la provocò a sua volta, avvicinandosi maggiormente. Erano così vicini da poter percepire il respiro l'uno dell'altra sulle proprie labbra. "Perché lo fate?"

"Per ottenere sempre ciò che voglio." Sussurrò lei. Le guance le si arrossarono leggermente per l'imbarazzo. Fortunatamente la luce fioca della grotta lo nascose. Era la prima volta che si trovava a distanza così ravvicinata con un uomo tanto affascinante. Una sola volta aveva baciato qualcuno: il giorno del suo matrimonio, ma era un bacio di circostanza che diede per obbligo. Nulla aveva provato per quel bacio, di certo non emozioni forti come quelle che stavano invadendo il suo cuore in quell'istante. Era felice, poiché, per la prima volta, aveva trovato un uomo capace di intimorirla in senso positivo. Entrarono gli altri briganti, stavano borbottando qualcosa tra loro, ma quando videro quella scena si zittirono all'istante. Decisero di lasciarli alle loro faccende e si ritirarono nelle profondità della grotta, per andare a riposare. Miguel, il quale aveva assistito all'intera scena, non riuscì a far altro che scuotere la testa e sedersi sulla roccia precedentemente utilizzata da Bianca.

"Allora ditemi, vi è piaciuta quest'avventura nel mio mondo?" le chiese Domenico in un sussurro, ancora ignaro di ciò che stava accadendo nella mente e nel cuore della donna. Fu lei ad allontanarsi per prima, incapace di restare in quella posizione. Quella domanda abbassò la fiamma nel cuore della giovane. Non rispose e si limitò a spostare lo sguardo. "Come temevo." Disse lui, capendo esattamente i suoi pensieri.

"Apparteniamo a due mondi diversi, è vero." Replicò piano lei, guardandolo ancora, questa volta senza alcuna ombra di malizia. Il suo sguardo era serio. "La vostra vita io non potrei mai farla. Però la mia proposta resta valida. Voglio aiutarvi in qualsiasi altro modo." Gli disse, ricordandogli la sua proposta.

"Siete più stolta di quanto immaginassi! Vi completate perfettamente!" borbottò Miguel. Si alzò alterato ed andò fuori dalla grotta, incapace di ascoltare ancora quella conversazione che per lui non aveva alcun senso. Il modo di agire e di parlare di Bianca stavano lentamente scalfendo la corazza di Miguel. Cominciava quasi a piacergli.

"Ignoratelo, fa sempre così." Le disse Domenico. "Comunque accetto la vostra proposta. Vi farò sapere cosa mi servirà e quando."

"Perché continuate a portarlo con voi? È irrispettoso anche con voi." Chiese Bianca. Continuava a guardare Miguel. Benché fuori dalla grotta, egli non era ancora uscito dalla visuale dei due e potevano distintamente vedere ogni movimento. Si sedette sotto ad un albero poco distante e cominciò a guardare il cielo con fare misterioso. Lo sguardo ancora duro, serio, severo. Sembrava arrabbiato, ma altro non era che perso nei propri pensieri. Domenico la affiancò e anche lui guardò il suo amico.

"È il migliore amico che possiedo. Rude, sgarbato e ottuso, senz'altro, ma fedele e sincero. Non vi sono più molti uomini con tali principi." Le spiegò. Un dolce sorriso prese vita sul suo volto. La loro amicizia era pura e sincera, questo era chiaro e anche Bianca lo notò.

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