VII

18.04.1301, ore 05:00

Era passato diverso tempo da quando Bianca e Domenico si erano visti. Nonostante il rifiuto dell'uomo, Bianca sapeva di esser riuscita a far colpo. Sapeva che un giorno l'avrebbe rivisto e che sarebbe stato lui a cercare lei. Per questo non si presentò più alla grotta dove vivevano i briganti e non lo cercò più. Ora per lei era arrivata la parte più difficile: aspettare. Aveva fatto un passo verso di lui, adesso doveva essere lui a fare un passo verso di lei. Non voleva essere corteggiata dall'uomo, sia perché era sicura che non l'avrebbe fatto, sia perché i corteggiamenti non le piacevano. Si, le piaceva essere al centro dell'attenzione, le piaceva essere amata, sentirsi importante per qualcuno, ma vedeva il corteggiamento come una strada stretta percorribile da un solo verso. Lei non avrebbe dovuto far altro che sorridere, arrossire ed annuire ai complimenti che lui le rivolgeva, ma non era la donna adatta per quel genere di cose. Non era la donna che sperava in una relazione in cui la donna si innamorava e l'uomo l'accontentava di tanto in tanto con paroline dolci e gesti romantici. No, non lo era affatto. Lei voleva far cadere l'uomo ai suoi piedi. Voleva essere innamorata di un uomo altrettanto innamorato.

Era presto quella mattina. Il sole aveva appena cominciato a mostrare la sua luce. I colori pastello dell'alba illuminavano lievemente la stanza in cui Bianca dormiva. Era rilassata, comoda sotto quelle costose lenzuola che coprivano il suo esile e spoglio corpo. I sogni dal sapore dolce come miele le avevano invaso la mente per la maggior parte della notte. Il sonno profondo, però era ormai un ricordo. Era entrata già da qualche minuto in quella fase di dormiveglia in cui non si è sicuri dello stato in cui ci si trova. L'aveva destata una sensazione. Una di quelle sensazioni strane in cui non sai se stai sognando o sei sveglia. Ella in quell'istante si sentiva osservata da occhi color oro. Ricordando il sogno fatto, credette di essere ancora all'interno di quel mondo in cui tutto è perfetto, per questo esitò prima di aprire finalmente i suoi grandi occhi azzurri.

Appena compì il gesto, non si stupì di vedere il protagonista dei suoi sogni.

"Siete bellissima quando dormite." Sussurrò l'uomo lentamente. Aveva quasi paura di rovinare quell'atmosfera fiabesca che s'era creata grazie alle luci dell'alba. Era seduto sul letto, proprio di fianco alle gambe della donna. Fece di tutto per non toccare il suo corpo. Non aveva secondi fini o intenzioni impure e non voleva di certo trasmetterle idee sbagliate. Nonostante il corpo avvolto nelle lenzuola di seta bianca, poteva tranquillamente notare che il suo corpo era nudo. Sarebbe stato stupido da parte sua non ammettere che la donna avesse un certo fascino e che gli trasmettesse emozioni di ogni genere, però non l'avrebbe comunque toccata.

"Da quanto tempo mi state osservando?" chiese lei, alzando la schiena e sistemandosi poi contro il muro. Afferrò un lembo del lenzuolo per evitare di mostrare il suo corpo. Non si vergognava di certo, il suo non era pudore, ma una sorta di rispetto nei suoi confronti e in quelli di Domenico. Forse in quell'istante capiva la vulnerabilità di cui parlò Antonia. Mostrarsi completamente nuda dinnanzi a uomini di cui non le importava era semplice, al contrario, mostrarsi all'uomo per cui provava attrazione la rendeva fragile.

"Abbastanza da sapere che stavate sognando di me." Sussurrò ridacchiando. La donna inarcò un sopracciglio. Era vero, aveva sognato di lui, ma come poteva esserne a conoscenza? "Avete detto il mio nome nel sonno." Le spiegò. Fu solo all'ora che rise anch'ella.

"Non vi dirò cosa stavo sognando." Lo punzecchiò. Il sogno che aveva fatto non era impuro, eccitante o volgare. Era un bel sogno, dolce, calmo e felice. Lui non poteva sapere questo e lei giocò la carta quella carta come meglio poteva.

"Ed io non lo chiederò." Bianca però on aveva fatto i conti con la purezza di Domenico. Non gli interessava il sogno e non era lì per provocazioni simili. La guardava dolcemente, ma parlava in modo diretto e serio. Aveva bisogno di risposte per poter capire cosa lui stesso voleva da lei.

"Perché siete qui?" gli chiese a quel punto, notando la serietà dell'uomo.

"Voglio chiedervi una cosa, prima di dirvi il motivo della mia visita." Disse. Lei si sedette in una posizione più comoda e lo incitò a parlare, poiché l'aveva incuriosita.

"Chiedete pure. Risponderò onestamente ad ogni vostra domanda."

"Perché?" chiese Domenico, prima di posare lentamente una mano sulle ginocchia coperte della donna. "Perché vi siete spinta fino al bosco fitto, rischiando la vostra vita?"

"Credevo di essere stata chiara. L'ho fatto per vedere voi."

"Questo l'ho capito." Rispose alzando gli occhi al cielo. "Ma perché? Siete una donna ricca, avete tutto. Una vita perfetta. Perché rischiare per un brigante?"

"Tutto dite?" chiese ironicamente. Quell'affermazione non l'aveva semplicemente infastidita, l'aveva fatta infuriare. Non era arrabbiata con lui, ma con il pensiero generale che il popolo aveva dei nobili. La nobiltà nascondeva più scheletri di quanti un armadio avesse potuto ospitare. Si alzò avendo cura di avvolgere l'intero corpo nel lenzuolo. Lui la lasciò fare, spostandosi solo il necessario per permetterle di sfilare il pezzo di stoffa da sotto il sedere. Restò seduto lì ad aspettare che lei spiegasse e quella rabbia si affievolisse. "Se per voi la vita di un nobile è perfetta, allora credo di avervi giudicato male. Non siete l'uomo che avevo creduto."

"Spiegatemi." Le chiese lentamente, cercando di evitare parole che avrebbero potuto alimentare quella rabbia che ormai era ben visibile. Lei cominciò a spostarsi sui piedi, poi iniziò a camminare avanti e indietro, cercando le parole adatte per spiegare quella vita che in molti ritenevano perfetta.

"I soldi, i gioielli, le feste, i letti comodi. Tutte queste cose sono senz'altro gradevoli, belle. Ma questa vita è noiosa ed ha sempre un pezzo mancante."

"Di cosa parlate?" chiese, non capendo. Tutto ciò che ella aveva elencato era ciò che tutti desideravano. Domenico era convinto che tutti avrebbero dovuto avere almeno una parte di quella ricchezza. Tutti dovevano essere uguali, non dovevano esserci più Re ricoperti d'oro e poveri contadini ricoperti di sterco.

Lei si sedette al suo fianco e, com'era già accaduto in passato, la sua espressione mutò all'istante. Non riusciva davvero a capire com'ella faceva a passare da un'emozione all'altra in un battito di ciglia. Lei sorrise e posò una mano su un ginocchio dell'uomo, mantenendo l'altra sul suo seno, per reggere ancora il lenzuolo.

"Della vera felicità." Sussurrò guardandolo dritto negli occhi. "E dell'amore." Aggiunse. Lui non riuscì a reggere lo sguardo. Si spostò lontano dal suo tocco e guardò il pavimento.

"Ma siete spostata, come può mancarvi l'amore?"

"Un matrimonio combinato, scelto da mio padre per assicurarmi un futuro pieno di ricchezze. Non amo mio marito, come lui non ama me!" gli spiegò lei. Quelle parole avevano una punta di amaro. Non era arrabbiata, non più. Era solo delusa, forse dalla sua vita, forse da sé stessa.

"Vorreste essere amata?" le chiese in un sussurro. Ebbe nuovamente il coraggio di guardarla, quella volta con un po' di timore e un po' di curiosità.

"Con tutto il cuore." Sussurrò lei. Nessuno dei due seppe come, quando e perché, ma i loro volti si ritrovarono a pochi centimetri di distanza. Sembravano pronti a compiere quel passo, pronti a lasciarsi andare ad emozioni che nessuno dei due aveva mai provato prima. Emozioni senza alcun dubbio sbagliate in quell'istante. Il sol pensiero di commettere l'errore di affezionarsi ad una nobildonna lo fece allontanare bruscamente ed abbassò ancora una volta lo sguardo.

"Domani sera, dopo il tramonto, venite con me." Disse con voce roca dall'imbarazzo. Si avviò verso la stessa finestra da cui era entrato e si fermò solo dopo aver udito la domanda di Bianca.

"Dove?"

"Vi mostrerò il mio mondo. Se dovesse piacervi, però, dovrete essere pronta a rinunciare a tutta la ricchezza e dovrete venire a vivere con me. Diventerete come me, una ricercata e sarete in pericolo per il resto della vostra vita." le spiegò. Non ebbe ancora il coraggio di guardarla. Era pronto ad andare via ed aspettare con ansia il giorno successivo.

"Rinunciare a tutto per un paio d'ore che potrebbero essere divertenti? No, non accetto." Replicò lei. Si spostò velocemente e cercò di posizionarsi avanti all'uomo, senza però riuscirci. Lui si sbrigò a salire sul davanzale della finestra, demoralizzato e triste, poiché in cuor suo sperava che la donna fosse diversa, disposta a cambiare la sua vita, disposta a rinunciare alle frivolezze della nobiltà.

"In questo caso..."

"Ho una controproposta." Lo interruppe prima di vederlo andar via. "Verrò con voi e, che mi piaccia o no la vostra vita, vi aiuterò in futuro per qualunque cosa." Propose. Lui la guardò curioso.

"Dov'è l'inganno?"

"Voi dovrete mostrarmi il vostro cuore." Suggerì avvicinandosi. Gli sfiorò il braccio e gli sorrise. "Dovrete lasciarvi andare e farvi conoscere per ciò che siete davvero. Voglio conoscere Domenico, non l'anima vagante." Parlò piano, accompagnando ogni parola con una carezza sul braccio. Anche lui le sorrise alla fine. Non era poi l'inganno che aveva immaginato. Una proposta simile, forse poteva anche accettarla.

"Domani sera dopo il tramonto, sotto l'arco dove ci siamo incontrati per la prima volta. Vi aspetterò fino al suono delle campane, dopodiché andrò via e non mi vedrete mai più."


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