VI

12.06.1301, ore 08:10

"Siete tutti pronti?" chiese Domenico.

Nelle prime ore di quel giorno si erano ritrovati tutti nella grotta. Intorno alle sei del mattino, quando anche Bianca li aveva raggiunti, avevano cominciato ad organizzarsi per fuggire insieme.

La donna sembrava essere sempre più spaventata. Pian piano stava realizzando la gravità della situazione, non solo per Domenico e i briganti, ma anche per sé stessa. Conosceva bene la parte violenta di Leone. Non l'aveva mai provata sulla sua pelle, con lei egli non si era mai comportato in modo aggressivo o violento, ma l'aveva visto sfuriare la sua rabbia su altre persone e dei poveri malcapitati che finivano sotto le sue grinfie non restava nulla.

"Dama Bianca!" la chiamò Miguel, avvicinandosi piano. "Andrà tutto bene." la rassicurò.

Un po' per la stranezza della situazione, un po' perché la sua mente era colma di pensieri, finì per spaventarsi nell'udire quelle parole.

Portò una mano al petto e guardò il suo interlocutore.

Non si sarebbe mai aspettata che proprio Miguel provasse a rassicurarla. Miguel, tra tutti, che era quello più restio a nuove amicizie, nuovi legami e che odiava i nobili così tanto.

Ne fu sorpresa.

"Come fate ad essere tutti così calmi?" chiese piano, con gli occhi che lentamente si riempivano di lacrime. "Ci ucciderà. Ci ucciderà tutti!"

"Dov'è finita la vostra voglia di ridere e il vostro sorriso?" chiese Miguel, ridendo.

Lei era ancora spaventata e non fu contagiata da tale calma.

A quel punto, Miguel non poté fare a meno di sospirare e sorriderle dolcemente.

Forse, in tutta la sua vita, egli non aveva mai rivolto a nessuno un tale sorriso.

"Credete sia la prima volta che scappiamo perché inseguiti da un mentecatto violento?" le chiese.

"Non metto in dubbio che sia già accaduto, ma lui è un cavaliere. Muoverà mari e monti per trovarci."

"E mio padre era un conte." Mormorò Miguel.

Il tono era cambiato, la sua espressione era dura. Aveva completamente abbandonato quell'aria di calma e tranquillità.

I soli ricordi del suo passato lo riempivano di rabbia.

"Abbiamo avuto il suo esercito alle calcagna per tre mesi quando siamo fuggiti dal suo regno. Eppure siamo ancora vivi e vegeti!" confessò.

Quella rabbia scemò velocemente ricordando il suo passato con Domenico, ricordando il momento in cui fu realmente libero per la prima volta in vita sua.

Questo gli fece sfuggire una risata genuina e colma di bei ricordi.

"A quanto pare si sono invertite le parti." mormorò Domenico, raggiungendoli. "Non ti sentivo ridere così da tempo, amico mio." Aggiunse, dando una pacca sulla spalla a Miguel.

"Cosa vuoi farci? Le fughe mi divertono."

"Pazzo di un uomo." commentò Domenico.

Miguel rise ancora, prima di scrollare le spalle e allontanarsi da loro per prendere le sue cose.

Rimasti soli, Domenico si avvicinò a Bianca e le accarezzò dolcemente la schiena.

"Tranquilla. Andrà bene."

Qualche minuto dopo erano tutti nei boschi, che correvano a più non posso per allontanarsi dalle terre burgentine.

Domenico aveva preso Bianca sulle spalle e la trasportava per evitare che si facesse male o rallentasse troppo il gruppo. La donna, a differenza dei briganti, non era abituata a correre, tantomeno a fuggire per salvarsi la vita.

"Cavalli!" urlò Miguel tutt'un tratto, attirando l'attenzione di tutti.

Domenico si guardò intorno, ma non vide traccia degli animali. Rivolse uno sguardo interrogatorio all'amico. "Dobbiamo trovare dei cavalli. Siamo troppo lenti così." Spiegò, con un leggero accenno di affanno.

Si diressero verso una fattoria ai piedi del borgo, dove nei mesi precedenti avevano fatto razzia di animali per sfamarsi.

Ci volle un po' per trovare i cavalli, ma alla fine ci riuscirono.

Bianca, nonostante fosse brava a cavalcare, venne invitata da Domenico a salire sul cavallo con lui. Mentre gli altri uomini si apprestavano a salire sui cavalli, si udì lo scalpitio di un cavallo al galoppo proveniente alle sue spalle, poi una freccia passò a tutta velocità, sfiorando il viso di Miguel, per poi piantarsi in un albero difronte allo stesso.

Domenico e Bianca sbiancarono, terrorizzati. Il brigante guardò il suo amico, il quale restò tranquillo, mentre la donna si voltò, per incontrare il viso di colui ch'era il suo sposo.

"Muoviamoci!" disse Miguel con tono piatto, come se nulla fosse accaduto.

Salì a cavallo e si liberò in una risata così isterica da sembrare pazzo.

Quella situazione lo divertiva.

"È qui." Urlò Bianca, stringendo di più le mani intorno al busto di Domenico. "O mio Dio, è la fine."

"Smettetela di lamentarvi!" ringhiò Miguel, cominciando a cavalcare via, seguito da tutti.

Altre frecce arrivarono nella loro direzione, ma erano troppo veloci e per fortuna nessuna di esse li raggiunse.

"Dama Bianca!" la chiamò Andrea, attirando la sua attenzione.

L'espressione dell'uomo era spaventosamente seria.

"Posso fermarlo, se mi date il permesso."

Avrebbe potuto farlo tranquillamente senza dire nulla, ma era un uomo che rispettava chiunque, per questo motivo si sentì in dovere di chiedere il permesso alla donna.

Per un breve tempo restarono tutti in silenzio, attendendo la risposta della donna.

Gli unici rumori udibili erano lo scalpitio dei loro cavalli, il nitrare del cavallo di Leone e le urla di quest'ultimo che li intimava di fermarsi.

"Fermatevi, buoni a nulla!" urlò leone. "Vi staccherò la testa uno ad uno!"

Bianca chiuse gli occhi e si mantenne a Domenico, cercando di capire cosa avrebbe voluto fare.

"Bianca." La richiamò dolcemente Domenico. "Devi prendere una decisione. Capisco la difficoltà, ma solo tu puoi scegliere come finirà questa storia."

Bianca si girò ancora una volta e guardò Leone, il quale stava per raggiungerli.

Nonostante tutto, nonostante quella situazione e la consapevolezza che sarebbero morti se li avesse raggiunti, ella ricordò tutti i bei momenti passati con lui. Ricordò le risate, ricordò la loro amicizia, il loro legame, la loro promessa.

Chiuse gli occhi ancora una volta e sopirò.

"Non ucciderlo." Sussurrò piano.

Andrea abbassò immediatamente la balestra che aveva in mano, seguendo le sue istruzioni.

Era un grande rischio lasciarsi inseguire in quel modo, ma avrebbe eseguito gli ordini della donna anche se significava rischiare la vita.

Lei lo guardò, notando il dispiacere nell'udire tale frase e sospirò pesantemente.

"Fermalo, ma non ucciderlo. Te ne prego." Aggiunse poco dopo.

Qualcosa si risvegliò in Andrea, il quale ghignò e voltò in fretta il cavallo per dirigersi verso il suo nemico.

"Ci vediamo dopo." Disse.

Bianca guardò la scena in silenzio, chiedendosi più di una volta come facessero quegli uomini a sembrare così calmi e così attirati da una situazione potenzialmente mortale quale era quella in cui si trovavano in quel momento.

"Mi fido di te." Disse Domenico, prima di lasciar correre il cavallo il più velocemente possibile nella direzione opposta a quella di Andrea.

Mentre si allontanavano si udì chiaramente partire il colpo dalla balestra di Andrea balestra già caricata in precedenza. Non riuscirono a vedere cosa fosse accaduto, ma alle loro orecchie arrivò l'urlo di dolore di Leone.

L'uomo cadde da cavallo dopo aver ricevuto un colpo al ginocchio.

L'animale, preso alla sprovvista e spaventato sia per l'urlo che per l'arma che l'aveva sfiorato, impazzì e andò via. Andrea non gli diede neppure il tempo di reagire o superare il dolore.

Si avvicinò velocemente e, restando in groppa al suo cavallo, sparò ancora, colpendo l'altro ginocchio dell'uomo.

"Muoviti adesso se ci riesci, cavaliere bastardo."

Bianca che aveva sentito urlare di dolore Leone si strinse istintivamente di più a Domenico.

"Tranquilla. Andrea è bravo con la balestra. Sa cosa fare e come fermarlo senza ucciderlo." La rassicurò, capendo la sua preoccupazione.

"Mi spiace, non dovrei provar pena per l'uomo che vuole uccidermi, però non riesco a non pensare ai momenti belli passati assieme." Si giustificò.

Capiva che la situazione e il suo modo di reagire potevano sembrare immaturi o sbagliati, ma non riusciva a non provar pena per l'uomo con cui aveva passato la maggior parte della sua vita.

"Non avete nulla di cui rimproverarvi, Dama bianca." rispose Miguel, sorprendendola ancora per la terza volta in quella giornata. "Nella vita esistono così tante forme d'amore da rendere noi umani succubi di tale sentimento." Mormorò serio. "Alcune volte non sappiamo di amare qualcuno finché non lo vediamo andar via dalla nostra vita."

"Molto sentimentale da parte tua." Lo schernì Domenico. Conosceva bene l'amico e sapeva ch'erano rari i momenti in cui lasciava uscire il suo vero io interiore.

Erano rari i momenti in cui utilizzava davvero il cuore.

"Non parlavo con te." Ringhiò guardandolo in malo modo.

Bianca ridacchiò leggermente nel vedere quella scena tra due amici che sembravano litigare come bambini.

"Grazie Miguel." Lo ringraziò dolcemente.

E, come il cielo di marzo, l'umore dell'uomo cambiò velocemente, tornando serio.

"Non è ancora finita." Disse, prima di far correre il cavallo e distaccarsi leggermente dagli altri.

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