VI

03.04.1301, ore 16:30

Quando tornò al castello, non fu sorpresa nel trovare Antonia che passeggiava avanti e indietro preoccupata. La fanciulla non sapeva cosa fare, nella sua mente avevano preso vita i peggiori scenari possibili. Aveva davvero paura che qualcosa sarebbe potuto accadere alla sua padrona.

"Sono tornata!" Bianca annunciò la sua presenza dopo aver passato svariati minuti ad osservare la fanciulla, troppo concentrata a mangiarsi le unghie per udire la porta che si chiudeva. Al solo udire della sua voce, Antonia scattò come una molla nella sua direzione.

"Cosa è accaduto? Perché ci avete messo tanto? Vi ha fatto del male?" cominciò a fare domande a raffica, poi la osservò attentamente e notò la fasciatura intorno al gomito. "Vi ha picchiata? Signora, mi dispiace. Io vi avevo avvertita. I briganti restano briganti, rozzi e crudeli. Non potete cambiarli. Mio Dio, se solo avessi la forza, giuro che gli farei pagare quest'insolenza. Come ha potuto ferirvi? Oh, signora. Mi spiace così tanto."

"Antonia." La fermò la donna ridacchiando per tale eccessiva preoccupazione. "Calmati, te ne prego. Ti verrà un attacco di cuore se continui in questo modo!" La fece sedere su una delle sedie e lei si sedette difronte. "Nulla è accaduto. Nulla di brutto, voglio dire."

"Ma il vostro braccio è ferito, signora." Mormorò ancora turbata la fanciulla.

"Lo è, ma non reca dolore." Replicò lei. "Ciò che è accaduto è stato magnifico." Disse, ancora felice per l'esperienza avuta e per aver finalmente conosciuto l'identità di quell'uomo che, per qualche tempo le aveva addirittura tolto il sonno. Antonia, notando l'espressione felice, sorrise contagiata.

"Vi va di raccontare?" chiese. Bianca non aspettava altro e raccontò l'accaduto alla serva, facendo attenzione a non dimenticare alcun dettaglio.



Quando Bianca andò via, gli amici di Domenico tornarono nella grotta. Erano tutti confusi e arrabbiati.

"Puoi spiegarmi, cortesemente?" chiese Miguel, fronteggiando l'amico. Non era solito fare amicizia con i nobili in quel modo. Questa questione con la donna lo incuriosiva e spaventava parecchio. Non voleva che l'amico si mettesse in pericolo e non voleva guai neanche per sé stesso.

"Non c'è nulla sa spiegare." Mormorò Domenico, serio e concentrato come suo solito. Continuava a guardare nella direzione in cui era scomparsa Bianca, ma sul suo viso non traspariva alcuna emozione. Quando la donna gli aveva chiesto di conoscersi, lui aveva declinato l'offerta, ricordandole ancora una volta che appartenevano a due mondi diversi, ma in quel momento stava avendo qualche ripensamento.

"Non c'è..." borbottò Miguel, posizionandosi poi avanti l'amico. L'altezza dei due era la stessa, di conseguenza, in quella posizione, Domenico era costretto a guardare l'amico dritto negli occhi. "Domenico, siamo tutti ricercati e tu fai il cascamorto con una donnetta nobile?" chiese, poggiando le mani sulle sue spalle. L'altro si allontanò immediatamente. Non era solito provare sentimenti contrastanti o emozioni che prevalevano sulla serietà, per questo in quell'istante era incapace di sostenere lo sguardo di Miguel.

"Non parlare in questo modo di lei!" sibilò comunque, spinto da chissà quale ragione.

"Spiegami!" insistette ancora. "Cosa vuoi fare con lei? Stai cercando di abbindolarla per rubarle i suoi averi?" chiese curioso. Sperava in una risposta affermativa, perché non voleva credere che il suo migliore amico si fosse perso in quel modo per una donna.

"Forse." Sussurrò sincero. Non sapeva cosa voleva farne di Bianca. "Non ne sono sicuro." Ed era vero. Non era sicuro di nulla in quell'istante e le continue domande del suo amico non aiutavano di certo.

"Se è questo che vuoi fare, amico mio, stai perdendo colpi! Non avresti dovuto permetterle di scoprire il nostro nascondiglio o la nostra identità."

"Non sono stato io a rivelare nomi!" gli ricordò serio, guardandolo finalmente negli occhi ancora una volta.

"Mi spiace." Sussurrò sincero. A quel punto fu Miguel ad essere incapace di reggere lo sguardo. La questione del nome era fondamentale per Domenico. Il nome era un'arma a doppio taglio nella loro situazione. "Ti chiedo scusa, hai ragione, sono stato imprudente, ma..."

"Basta così." Lo interruppe, allontanandosi da lui per rientrare nella grotta. "Non ho intenzione di discutere oltre."

"Ovviamente" sibilò l'altro.



Giovanna ed Eustasia stavano prendendo un tè nelle stanze della prima. Approfittarono di un momento in cui Rodolfo aveva impegni con Fulvio per passare del tempo da sole a chiacchierare. Non avevano poi molti argomenti di cui discutere, esse avevano già parlato di tutto ciò che poteva essere elemento di discussione. V'era però qualcosa che non mancava mai nelle conversazioni delle due. O meglio qualcuno: Bianca.

"Non posso ancora credere a quello che hanno visto i miei occhi." Borbottò Giovanna, ripensando alla scena di Bianca completamente nuda. Era incredula. Non capiva come aveva potuto essere così volgare. Presentarsi coperta di soli gioielli in una festa piena di uomini sposati e non, era stata una scelta di pessimo gusto secondo lei.

"Smettete di parlarne, ve ne prego!" sussurrò Eustasia, prendendosi la testa tra le mani. A differenza dell'amica, lei non pensava al gesto di Bianca, ma solo alla reazione di Fulvio, il quale le era sembrato essere più che affascinato.

"Oh, Eustasia, vi chiedo scusa." Si scusò Giovanna, prendendole le mani tra le sue, per confortarla come meglio poteva.

"Quella donna. Adesso capisco perché ha rifiutato di aiutarmi." Si lamentò. Stava incolpando Bianca per la sua mancanza di coraggio. Non aveva mai neanche provato a proporsi a Fulvio poiché non riusciva a farlo. Non riusciva però a comprendere che la colpa fosse soltanto sua e scaricava la sua frustrazione su Bianca.

"Sembra quasi che voglia tutti gli uomini ai suoi piedi. Crede forse di essere una Regina? Non è altro che la moglie di un cavaliere. Nulla, in confronto a noi!" brontolò Giovanna, infuriata. Sembrava quasi fosse più arrabbiata lei dell'amica. Quest'ultima sospirò affranta, incapace di aggiungere altro in quel momento. "Ascoltate." Tentò ancora. "Vi prometto che troverò una soluzione. Vi prometto che, se provasse ancora a fare scenate di quel calibro, le renderò la vita un inferno!" propose. Eustasia, però, spalancò gli occhi spaventata da quella frase.

"No. Per cortesia, non fate nulla di avventato." La pregò. Non voleva creare alcun genere di disputa. "Dopotutto, Fulvio non mi ha mai degnata di uno sguardo. Non dovrei neanche provare gelosia in questo modo."

"Voi avete tutto il diritto di sentirvi così." Rincarò la dose, inconsapevole del dolore che stava provando Eustasia. "La colpevole è solo Bianca e dovrà pagare per le sue azioni sconsiderate!" concluse seria e determinata.



"Quella donna mi manderà fuori di testa."

Nelle stanze di Fulvio, lui e Rodolfo stavano conversando tranquillamente, dopo aver concluso le faccende riguardanti il castello e i possibili miglioramenti dello stesso e del borgo.

"Vi piace?" chiese Rodolfo. Avevano anch'essi cominciato a discutere della questione di Bianca, però, a differenza delle due donne, non la stavano criticando. Al contrario: Fulvio stava elogiando la sua bellezza.

"A voi no?" chiese l'uomo, incuriosito da quell'apparente mancanza di interesse. Fulvio vedeva Bianca come la donna perfetta: spiritosa, diretta, provocante e bellissima; ma non sembrava essere lo stesso per l'amico.

"No." Rispose onestamente. Ricevette uno sguardo stupito dall'altro uomo, il quale non si aspettava di certo una risposta tanto diretta e spontanea. Rodolfo ridacchiò. "Non guardatemi così. Il fatto è che ho occhi solo per mia moglie. Le altre donne non interessano. Non più."

"Potete almeno ammettere la sua bellezza. Questo non vi renderà certo un uomo meno innamorato."

"La sua bellezza è indubbia, lo ammetto." Ammise sinceramente, ma senza alcuna malizia. "Però, Fulvio, si tratta comunque di una donna sposata e avete udito voi stesso le parole di Leone. Volete forse essere fatto a fette?" gli ricordò. Le parole che quel giorno disse Leone furono di forte impatto per Rodolfo. Non poteva credere che quell'uomo vietasse alla moglie di provare amore, mentre lui viveva la migliore delle vite. Per lui il sol pensiero di vietare qualcosa ad una moglie poteva essere considerata mancanza di rispetto.

"Lei ha detto che..." tentò, ma venne immediatamente interrotto dall'amico, il quale era già a conoscenza delle parole dette dalla donna.

"Fulvio. Dama Bianca vi stava solo provocando. È brava in questo ed è riuscita ad ottenere da voi ciò che voleva: il vostro silenzio."

"Quindi era solo una sceneggiata?" chiese rammaricato. "Oh, sono proprio un credulone. Adesso capisco perché nessuna donna ha mai accettato la mia corte." Si lamentò. Aveva provato in passato a corteggiare qualche donna, ma elle l'avevano sempre rifiutato. Lo avevano fatto in modo delicato e dolce, ma si trattava pur sempre di rifiuti e lui ne accusava il colpo ogni volta.

"Forse avete solo scelto le donne sbagliate per voi." Disse l'amico, concludendo poi la frase con un sorriso sbilenco, che fece incuriosire l'amico.

"Sapete qualcosa che io non so?" chiese. Rodolfo annuì. "Conoscete una donna che vorrebbe essere corteggiata da me? Chi è costei?"

"Eustasia."




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Vorrei ringraziare per avermi inserito nel libro di pubblicità: 

- @quella_logorroica

Sul suo profilo, oltre ad avere un libro di pubblicità che potrebbe aiutarvi a far crescere le vostre storie o aiutarvi a trovarne qualcuna da leggere, troverete anche delle storie, a mio parere molto belle e interessanti!

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