III

11.06.1301, ore 23:40

Bianca e Domenico quella sera si ritrovarono ancora insieme, sul letto di Bianca.

Dopo aver appreso la situazione, l'uomo non se l'era sentita di lasciare la donna da sola.

"Non dovresti essere qui." Commentò Bianca voltandosi verso di lui. "È pericoloso. Se dovesse arrivare nella notte, potrebbe ucciderti."

"Non ti lascerò sola." Replicò all'istante Domenico, osservando il soffitto della stanza. "È pericoloso anche per te." Mormorò poi pensieroso.

In passato si era ritrovato in situazioni altrettanto pericolose, se non di più.

Al primo problema era sempre fuggito ed era sempre riuscito ad evitare la forca, ma quella situazione era diversa dalle altre.

Non era solo la sua vita in pericolo, ma anche la vita della donna che amava.

"Sapevo a cosa andavo incontro. Domenico, te ne prego, va via. Non voglio che ti faccia del male."

"Ed io non voglio che ne faccia a te, Bianca."

Silenzio.

Vi furono interminabili minuti di silenzio dopo tali affermazioni. Si persero entrambi nei propri pensieri. Ripercorsero la loro storia, affrontarono i dubbi, le paure e sorrisero ai momenti felici, ma nessuno dei due parlò per svariato tempo.

"Mi dispiace aver dubitato di te." Mormorò poi Domenico, cosciente di non aver mai formalmente fatto delle scuse per il suo atteggiamento avventato.

Lei rise sonoramente.

"Non preoccuparti, lo capisco."

Lui la guardò incuriosito.

Non era affatto arrabbiata con lui, poteva tranquillamente intuirlo, ma non ne capiva il motivo.

"Sei un brigante e sei abituato a nasconderti da tutti. Capisco di aver commesso io un errore." Ammise poi.

"No, è giusto che tu abbia amicizie." La corresse.

La sua reazione, come anche quella di Miguel erano state avventate e immature. Se ne rese conto solo in quell'istante.

"Avrei dovuto parlarti di Margherita." Replicò lei.

Calò ancora il silenzio.

Nulla si udiva oltre al leggero suono del loro respiro.

"Come fai?" chiese lui senza guardarla. "Come puoi non avere il timore di nulla? Vivi ogni giorno con un enorme sorriso in volto, con tranquillità, con passione. Non hai il timore dell'ignoto e anche dinnanzi alle difficoltà trovi il modo di sorridere, di emanare luce e calma." Chiese incuriosito. "Vorrei poter essere come te e non aver paura di nulla." Aggiunse poi, confessando i propri limiti.

"Sbagli, mio amato." Lo corresse la giovane, osservando il suo profilo. "Anch'io ho paura. Ora più che mai." Aggiunse in un sussurro.

Tanto fu basso il tono della voce a quell'ultima affermazione che Domenico si sentì costretto a voltarsi e guardarla.

"E di cosa? Cosa spaventa la tua anima?"

"L'oblio, mio caro. L'oblio è ciò che temo." Ammise.

"Tutti cadremo nell'oblio, un giorno. Le persone che ci conoscono moriranno e con loro morirà anche il nostro ricordo." Le ricordò lui.

Bianca alzò il busto di scatto, mettendosi a sedere e guardando l'uomo dall'alto.

Domenico, con le braccia ancora incrociate sotto la testa, non si mosse affatto. Fu solo un sopracciglio ad inarcarsi, permettendogli di esprimere silenziosamente la sua curiosità.

"Non per tutti è così. Prendete ad esempio Robin Hood, Guglielmo I, il Re conquistatore o anche nostro Signore. Loro non verranno mai dimenticati." Spiegò.

Fu in quell'istante che tutto l'animo bambinesco di Bianca uscì allo scoperto.

Sentirla parlare con tanta enfasi riempì il cuore di gioia a Domenico.

Lui rise di gusto.

Gli occhi serrati, le guance arrossate.

Bianca mai l'aveva visto in quello stato.

Mai aveva udito quella risata così spontanea e profonda.

"Quali paragoni." Mormorò tra le risate. "Vuoi paragonare la nostra vita a quella di Nostro Signore?"

Risero entrambi.

"Forse questo è stato un paragone un po' esagerato, hai ragione." Ammise dolcemente. "Però hai capito cosa voglio dire."

Si alzò e cominciò a trotterellare nella stanza.

"L'immortalità, mio caro. L'immortalità è ciò che desidero. Vivere nei ricordi delle persone per sempre. Quando, tra mille, duemila anni, la gente parlerà, ricorderà anche me."

Domenico, a quel punto, tornò serio ed alzò il busto dal letto per osservarla meglio.

Benché era felice di vederla tanto assorta nel suo sogno, non poté fare a meno di farla tornare alla realtà.

"Sono pochi coloro che riescono ad ottenere l'immortalità, Bianca. E sono ancor meno coloro che l'hanno ottenuta non facendo nulla." Le disse.

Lei si fermò e lo guardò seria.

"Cosa vuoi dire?"

"La maggior parte degli immortali sono criminali. Persone ricordate per le loro gesta atroci. Nobili, ricordati solo per il nome che portavano in vita. O creatori, ma di questi ultimi vengono ricordate le creazioni e non le persone in sé." Le spiegò dolcemente.

Non voleva demoralizzarla, ma riteneva tale sogno irraggiungibile per una donna come Bianca.

Non che la ritenesse incapace di raggiungerlo, ma in tutta la sua vita mai aveva udito di un "immortale" ricordato solo per essere una persona di buon cuore, solare e vivace.

"Com'è mai possibile ciò? Quando ricordi una creazione devi ovviamente ricordare anche colui o colei che l'ha creata!" replicò confusa.

"Non obbligatoriamente."

Si alzò e si avvicinò a lei, cingendole il busto con le mani. Non passò molto tempo prima che le mani di Bianca si posassero sul petto di lui, toccando quella pelle lasciata scoperta dalla camicia sbottonata.

"Se io ti chiedessi chi ha inventato le sedie, chi fu il primo a creare un oggetto ch'è divenuto di tale utilità, sapresti rispondermi?" chiese, mentre un ghigno divertito prendeva vita sul suo volto.

Non aveva bisogno di udire la risposta, poiché la conosceva già.

Questo alimentò il suo ego e lo fece divertire.

"Oh." Mormorò la donna. "Non l'avevo mai vista in questo modo." Gli disse, prima di dargli un leggero schiaffetto sul petto, nella speranza di cancellare quel ghigno e quell'aria di superiorità.

"E cosa dovrei fare, per essere ricordata per sempre?" chiese poi.

"Vuoi la verità o una mera speranza?" replicò lui. "Perché la verità è che, l'unico modo infallibile per ottenere l'immortalità è compiere una strage."

"Giammai!" rispose inorridita. "Non potrei mai far del male a delle persone. Voglio essere ricordata per tutt'altro: per il mio sorriso, per la mia gioia di vivere e per il bene che posso fare agli altri. Non voglio di certo essere ricordata come un mostro!"

"Allora mi spiace, mia cara, ma dovresti prepararti all'oblio. Perché persone buone, sincere e pure sono destinate ad essere dimenticate sin da quando sono ancora in vita."

La giovane si rattristò nell'udire tale verità.

"Beh, la nostra vita, purché breve, non è stata di certo vuota. Moriremo soddisfatti." Disse, tentando di farle tornare il buon umore.

"A cosa ti riferisci?"

"Quando tuo marito tornerà, ucciderà entrambi, dico bene?" chiese retorico.

"No, affatto!" replicò all'istante, allontanandosi velocemente da lui.

"Tu scapperai, ti salverai e continuerai la tua missione. L'anima vagante non morirà a causa di un cavaliere geloso e di una nobildonna che si comporta da donnaccia."

"Bianca." Ridacchiò lui, avvicinandosi nuovamente. Dopotutto era divertente per lui vederla tanto preoccupata. "Sei tutt'altro che una donnaccia. Sei nobile di cuore e me l'ha confermato il discorso che abbiamo appena avuto!" le disse prima di stringerla in un abbraccio.

"Ti amo." Confessò poi. "Ti amo ed è per questo motivo che morirò al tuo fianco."

"Domenico." Mormorò lei, poggiando la testa sul suo petto.

Si sentiva amata ed amava per la prima volta in tutta la sua vita. Sapeva di non aver bisogno di confessare i propri sentimenti, poiché lui già li conosceva.

Sapeva quanto lei l'amava.

"Non moriremo." Sussurrò poi Bianca, seria.

Si allontanò da lui, lasciandolo confuso.

"Margherita si è informata sulla lettera spedita e potremmo avere ancora qualche ora di vantaggio su Leone. O forse un giorno intero." Spiegò, camminando a passo svelto nella stanza.

"Cosa stai cercando di dire?"

Bianca lo fronteggiò nuovamente.

Fu talmente svelta da farlo spaventare.

Si ritrovò difronte al sorriso smagliante della giovane, che lo confuse ancor di più.

"Torna dai briganti e dì loro di prepararsi per la fuga. Partiremo alle prime ore del giorno!" ordinò.

"Credevo tu non volessi lasciare le ricchezze del castello o il tesoro."

Bianca scosse la testa, senza perdere quel sorriso e quella voglia di vivere ritrovati.

"Il nostro amore vale più di qualsiasi tesoro al mondo. E poi..."

Il sorriso si trasformò in un ghigno divertito.

"Sei o non sei l'anima vagante? Ti consiglio di cominciare a pensare ad un piano per rendermi ricca e piena d'oro, quando saremo lontani da qui." Lo punzecchiò, riuscendo anche a strappargli un sorriso.

"Sei incredibile." Mormorò divertito.

"Ma, Bianca... se lui dovesse arrivare prima dell'alba? Saresti in pericolo e non potei aiutarti." Disse, esprimendo le sue preoccupazioni.

"Sono più furba di quanto credi. Non mi lascerò trovare, non preoccuparti. Adesso vai, preparatevi per la fuga!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top