6. I Briganti

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Erano passati diversi anni dalla fuga di Domenico e Miguel dalla cella del castello. Avevano passato ogni giorno, ogni istante insieme. Domenico gli insegnò tutto ciò che le Dìsir ebbero insegnato a lui. Il patto di andare ognuno per la propria strada venne dimenticato pochi mesi dopo, poiché divennero più che amici, quasi fratelli e nessuno dei due voleva separarsi dall'altro.

Un giorno, dopo aver derubato nel castello di un principe che sarebbe salito al trono a breve, incontrarono un uomo. Un tale Vito.

Era di qualche anno più grande di loro, astuto, un grande ascoltatore, attento a tutto e tutti e, soprattutto solo ed annoiato.

Era il figlio di un contadino, ma, a causa di alcuni screzi con suo padre, aveva deciso di fuggire di casa all'età di dodici anni e vivere per conto proprio.

La sua furbizia e la sua capacità di ascoltare furono un vantaggio per lui e lo aiutarono a crescere e sopravvivere senza alcuno sforzo.

Dopo aver osservato i due, li raggiunse ai piedi di un burrone dove s'erano nascosti e si presentò con la frase:

"Vi ho visti. Ho visto cos'avete fatto."

I due ragazzi vennero colti in flagrante e, impanicati, gli chiesero cosa avesse voluto in cambio del silenzio.

La risposta che seguì lì lasciò a bocca aperta e confusi.

"Voglio venire con voi. Ho sempre sognato di incontrare la famosa Anima vagante."

Così il duo divenne un trio.

Si scoprirono essere tutti molto diversi, eppure andavano d'accordo e credevano negli stessi ideali.

Qualche mese dopo incontrarono Diego. Un uomo basso, tozzo e così calmo da far impazzire chiunque.

Mentre erano all'interno di un villaggio, videro dei cavalieri far baldoria all'entrata di una locanda.

Diego stava passando per caso avanti ad essi e per sbaglio urtò uno dei cavalieri. Non chiese scusa e non si mosse, neppure quando il cavaliere gli sferrò un pugno in pieno viso.

Restò lì, impassibile, ad osservarli.

Altri cavalieri si lanciarono su di lui, ma l'uomo continuava a restare immobile.

Domenico, Miguel e Vito rimasero sconcertati da tale visione e decisero di far entrare quell'uomo nella loro cerchia di persone.

Riuscirono a tirarlo fuori da quella situazione creando un diversivo.

Vito urlò ai cavalieri di aver udito che qualcuno stava attentando alla vita del Re e gli uomini si diressero velocemente verso il castello, ignorando qualsiasi altra distrazione.

Convincere Diego non fu semplice. Ad ogni proposta, la sua risposta era la stessa:

"Perché dovrei faticare tanto?"

Nulla sembrava smuoverlo, finché Domenico decise di confessargli chi lui fosse davvero.

Non sapeva perché, ma intuiva di potersi fidare.

"Tu sei l'Anima vagante?" chiese allora Diego. Domenico annuì. "Ti immaginavo più grosso, senza offesa."

"Non mi offendo. Allora, vuoi venire con noi a distruggere il mondo?"

"No, è troppo faticoso." Rispose Diego.

Sbuffarono tutti, stanchi di provarci.

Diego li osservò e rise.

La sua non era una risata derisoria, ma dolce e genuina.

"Però vedo che siete mal amalgamati." Disse, attirando la loro attenzione. "Vi manca qualcuno che mantenga la calma nel gruppo e che vi faccia capire che non bisogna correre ad ogni occasione."

"Questo vuol dire che accetti?" chiese Miguel.

Diego annuì.

"Ad una condizione." Rispose.

"Quando ruberemo, prenderemo con noi molto più cibo. Voglio carne, quintali di carne."

Risero tutti ed accettarono la sua proposta.

Fu proprio Diego, poche settimane dopo a proporre di lasciare una rosa nera nel luogo in cui derubavano, come segno del loro passaggio.

Qualche anno dopo si unì a loro anche Andrea. Un uomo bellissimo, figlio di un cavaliere e abile con le armi.

Il primo incontro con l'uomo fu veloce e confusionario. Erano impegnati a fuggire da alcune guardie, quando lo sguardo di Domenico incontrò quello di Vito.

Quest'ultimo fermò i cavalieri che li inseguivano e li mandò nella direzione opposta, dando a loro di fuggire.

Domenico pensò a quanto accaduto per diverse ore e non riuscì a mettersi il cuore in pace.

Quella notte tornò al castello, intercettò le stanze di Vito e andò a chiedergli spiegazioni.

"Perché ci hai aiutati?" chiese.

"Perché mi annoiavo." Replicò.

Domenico scosse il capo.

"No."

"No?"

"Non ci credo. C'è qualcosa di strano in te!" ammise Domenico.

L'altro si alzò dal letto sul quale era rimasto sdraiato e lo fronteggiò.

"Sul serio? L'Anima vagante si è mostrato al figlio di un cavaliere, rischiando l'impiccagione e quello strano sarei io?" chiese ironico.

Divenne per un istante serio.

"Fai attenzione, brigante. Sono bravo con le armi!" lo minacciò.

Domenico sorrise sbieco.

"Quanto bravo?" chiese.

"Abbastanza."

"Unisciti a noi." Propose.

"Va bene."

"Va bene?" chiese Domenico confuso.

"Va bene." confermò.

Così il gruppo sembrava essere completo.

Miguel ci mise un po' più degli altri ad accettare Vito, ma alla fine furono coloro che divennero più legati.

Ovviamente nulla e nessuno poteva competere con l'amicizia tra Domenico e Miguel, poiché quest'ultimo vedeva Domenico come il suo salvatore, ma l'amicizia con Vito sembrava essere altrettanto salda.

Fu solo nel 1299, pochi mesi prima della loro fuga dalla spagna, che conobbero Luca.

Egli era un omone pieno di muscoli che aveva vissuto in mare per anni.

Provarono a rubare la sua imbarcazione, fallendo miseramente. Li colse con le mani nel sacco e fece loro confessare tutto.

"Sono un uomo di mare, ho visto tante facce, ma le vostre non sembrano quelle di briganti. Avete un viso troppo buono!" confessò.

"Eppure lo siamo!" rispose Miguel. "Quindi o ci dai a tua imbarcazione o ce la prenderemo con la forza!" minacciò. Domenico lo fermò posandogli una mano sulla spalla.

"Ascolta." Disse, rivolgendosi a Luca. "Siamo ricercati in tutto il regno di spagna e se ci trovano siamo morti." Confessò.

"Ci daresti un passaggio?" chiese gentilmente.

"Perché dovrei?" chiese, incrociando le braccia al petto. Domenico sorrise sghembo.

"Sono un uomo di terra e riconosco il viso di un criminale quando ne vedo uno." Lo schernì.

Luca cominciò a muoversi a disagio e spostò lo sguardo, incapace di mantenere il contatto visivo.

"Non sono un criminale" mormorò. "Non ho ucciso nessuno."

"Ne sono certo." Replicò Domenico. "Come sono certo che tu abbia fatto infuriare molti più nobili di quanti possano contarsi sulle dita di tre mani."

L'uomo lo osservò.

"Come l'hai capito?"

Domenico prese una rosa nera dalla tasca dei suoi pantaloni e gliela lanciò.

Luca l'afferrò al volo e la osservò per un istante. Quando capì cosa fosse sgranò gli occhi e, per lo stupore, gli cadde da mano.

"Allora, ci accompagni nel regno di Sicilia?"

Luca deglutì ed annuì.

Egli divenne l'ultimo membro del loro gruppo e, nonostante i litigi iniziali, riuscì a legare così bene con loro che decise di lasciare il mare ed aiutarli.

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