3. Domenico di Laia (I)

31.10.1270, ore 23:55

Nella lontana Spagna, in una piccola cittadina, una giovane donna aveva appena dato alla luce un bellissimo bambino. Qual bambino, nato nella notte più importante dell'anno, durante i festeggiamenti del Samhain, era Domenico di Laia.

Sua madre era ancora molto giovane quando diede alla vita il piccolo Domenico. Ella aveva solo diciassette anni. Era cresciuta in un villaggio, non vantava di molto denaro ed aveva passato tutta la sua breve vita a lavorare per i nobili. Qualche anno prima, mentre lavorava come serva nel castello di alcuni conti e contesse, conobbe un giovane cavaliere entrato nell'esercito reale da poco più di due mesi. I due avevano entrambi quindi anni quando si conobbero e s'innamorarono a prima vista.

Poco più di un anno dopo convolarono a nozze.

Il cavaliere, Alejandro portò sua moglie Dominga a vivere con lui, la liberò dalla vita da serva e le fece vivere la vita di una nobildonna.

Purtroppo, però, quella bella vita e quell'amore non durarono a lungo.

Alejandro Di Laia morì sul campo di battaglia quasi un anno dopo il matrimonio, lasciando la moglie gravida di cinque mesi.

Dominga, non possedendo alcun titolo nobiliare, venne cacciata ed esiliata dalle terre reali. Fu però furba e, prima di andar via, raccolse tutta l'eredità di Alejandro e la portò con sé.

Si nascose in un piccolo villaggio immerso nei boschi, dove nessuno conosceva lei o la sua storia.

Trovare lavoro come serva le era impossibile e così divenne una contadina.

Lavorò nei campi ed aiutò gli abitanti del villaggio con tutta sé stessa, ma non disse mai a nessuno del denaro che possedeva e dell'eredità di suo marito.

Era amata da tutti in quel luogo, così, nella notte in cui venne alla luce il bambino, tutto il villaggio si radunò dinnanzi alla porta della sua piccola casetta.

Le donarono cibo, vestiti, culle fatte a mano e tutto il necessario per far crescere il bambino in salute.

"Qual è il suo nome?" chiese la levatrice che l'aveva aiutata con il parto.

Aveva appena finito di pulire il piccolo corpicino del bimbo. Quando poi Dominga si riprese dallo sforzo, lo lasciò tra le sue mani.

La donna, ancora scossa dai dolori e dalla fatica, con il capo che grondava sudore e le mani che tremavano, strinse il bambino a sé e gli sorrise come solo una mamma poteva fare.

"Domenico." Sussurrò. "Il suo nome sarà Domenico di Laia."

"Di Laia?" chiese la levatrice, confusa. "È questo il nome della tua famiglia? Credevo che i Di Laia fossero nobili."

"Lo sono." Mormorò la donna. "Suo padre era un cavaliere." Ammise per la prima volta.

La levatrice abbassò lo sguardo.

Non conosceva la sua storia e non avrebbe chiesto ulteriori spiegazioni, poiché credette che il padre del bambino l'avesse abbandonata dopo aver scoperto della gravidanza.

Era una cosa comune in quegli anni: gli uomini approfittavano delle serve e le abbandonavano subito dopo.

Non era accaduto questo a Dominga, ovviamente, ma lei non poteva saperlo e la donna non avrebbe confessato la verità. 

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