0. Il castello
18.09.2022, ore 23:45
A Brienza c'era un gran caos quella sera. I volti della gente erano illuminati dalle luminarie poste in tutto il paese. La musica si sentiva ovunque e tutti passeggiavano felici. C'era chi rideva ad una battuta di un vecchio amico che non incontrava da anni. C'erano bambini che mangiavano zucchero filato con un'espressione davvero buffa, mentre si concentravano a non far cadere a terra quello che per loro era oro colato. C'erano adulti seduti intorno a tavolini improvvisati che addentavano panini con wurstel o salsicce, con patatine fritte che, nel tragitto tra il vassoio e la bocca, finivano inesorabilmente a terra o sulla camicia del malcapitato. C'erano adolescenti che correvano per assicurarsi un posto sulle giostre. C'erano cantanti, ascoltatori, venditori. C'era felicità, serenità, gioia. Ogni anno, nella sera dei festeggiamenti per il Santissimo Crocifisso, Brienza si svegliava. Diventava un altro paese, un altro mondo. Un altro universo. Il cielo sembrava meno nero, gli edifici più colorati, la gente più calma. Non c'era chi andava sempre di fretta, chi spintonava e lanciava occhiatacce per scaricare la colpa. Non c'era rabbia, cattiveria o meschinità. Per quelle ventiquattro ore all'anno, quel paese si trasformava. Questo lo sapevano tutti: gli abitanti, i turisti abituali, i parenti che tornavano solo per passare le vacanze. Tutti erano a conoscenza di quella magia che riusciva a colpire il cuore del paese. Brienza era bella in quelle sere, così bella che persino il castello sembrava sorridere.
Il castello. Il grande castello Caracciolo che osservava Brienza dall'alto. Il grande castello che aveva fatto la storia. Il grande castello che aveva visto nascere quel paese. Da qualche tempo, però, il castello aveva iniziato a perdere la sua vitalità. Era sempre ricoperto di nastri, sempre pieno di lavori da fare ed aveva perso una parte della visibilità su Brienza, poiché una gru vi era stata posta avanti ed era stata lasciata lì da tanto, troppo tempo.
Gli abitanti di Brienza, consapevoli della presenza del castello, avevano ormai smesso di osservarlo. Avevano smesso di elogiarlo, di apprezzare la sua imponenza, la sua maestosità, la sua bellezza. Sapevano che c'era, che era lì, ma non aveva più alcun impatto nella loro vita. Tra gli abitanti erano pochi coloro che si fermavano ad osservarlo, di tanto in tanto e lo facevano solo per commentare i lavori in corso da ormai troppo tempo. I turisti, invece, lo guardavano ammaliati. Si sentivano piccoli ed impotenti dinnanzi a tale maestosità e bellezza. Il grande castello Caracciolo. Il castello che possiede una stanza per ogni giorno dell'anno, che nasconde e protegge il vecchio borgo malconcio alle sue spalle. Ma i castelli, così come l'arte, con il passare del tempo hanno perso la loro magia. La gente va sempre troppo di fretta per fermarsi ad osservare la bellezza, per fermarsi ad osservare la magia. Non ci credono più, non ne hanno forza o volontà. I canoni di bellezza cambiano con il passare del tempo, com'è anche giusto che sia, ma negli ultimi tempi sembrano essere svaniti più che cambiati.
Dovremmo farcene una ragione.
Noi, e anche ilCastello.
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Sono tornata e, dopo tanto tempo ho deciso di scrivere una nuova storia. Si, sono consapevole di aver altre storie incomplete sul mio profilo, ma vi assicuro che sul mio computer sono molte di più. Non so quando e se mi tornerà l'ispirazione per completare le vecchie storie. Per il momento, se siete interessati, potete leggere questa storia. Questa volta prometto a me stessa e a voi che la completerò.
Spero nel vostro aiuto e supporto. Se vi piace, cortesemente, fatelo sapere con un commentino o una stellina, grazie.
-Jea Iscas.
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