Killer

Era stata una lunga ed estenuante notte.
Kidd ha insistito per aggiudicarsi non un posto qualunque, bensì quello della banda del Rosso.
La banda del Rosso, capitanata da Shanks, era una delle quattro organizzazioni criminali più influenti e pericolose al mondo insieme all'impero di Kaido, la famiglia di Big Mom e il misterioso gruppo di Barbanera.
Quel bastardo!
Il suo sottoposto non lo aveva solamente ferito, ma lo aveva mandato all'ospedale con un braccio quasi del tutto mozzato ed il volto reciso ed ora mi toccava aspettare in questa maledetta sala d'attesa per sapere cosa sta succedendo ad Eustass.
Ero infuriato.
Avevo provato a farlo ragionare, che forse era troppo anche per noi, ma non ha voluto ascoltare le mie parole…
Sarebbe uscito da quella sala?
L'ansia aveva esteso le sue perfide grinfie sul mio collo e mi sentivo letteralmente soffocare, sprofondare e soccombere.
Erano passate ore, interminabili e opprimenti, finché qualcuno non era venuto a darmi informazioni.
"Sono l'infermiere Shachi, la informo che il paziente Eustass Kidd non è in pericolo, perciò fra qualche ora potrà incontrarlo.
Se desidera delle informazioni chieda al dottor Trafalgar Law, che ha diretto l'intervento" e con un accenno serio e intimorito si era dileguato.
Un peso, un enorme e pesante macigno, si era tolto di torno.
Dovevo cercare Trafalgar che, per benedizione di Kidd, era il miglior chirurgo in circolazione.
Subito mi ero alzato ed ero andato dritto verso l'uscita del corridoio, in fondo ricordavo il suo volto apparso in televisione, e poi avevo girato a destra per percorrere l'altra via.
Dopoché ero arrivato in atrio ed avevo deciso di percorrere un altro percorso che comprendeva la caffetteria, visto l'orario.
Non c'era, da nessuna parte.
Ero impaziente di sapere come stesse Kidd e quel bastardo era sparito!
Di fretta ero tornato indietro da quel Shachi, indispettito, per chiedergli dove fosse il medico, ma non lo sapeva, così avevo chiesto ad un'altra collega lì con lui, ma aveva risposto vagamente che rimane sempre da solo nel suo studio oppure insieme ai suoi pazienti.
"Fammi vedere Eustass" avevo concluso inferocito.
"Ma-ma è appena uscito dall'operazione un'ora fa, non mi sembra… il caso" aveva iniziato a balbettare tremando.
Non servivano ulteriori parole, perché aveva già capito la situazione.
"Mi segua" e si era diretto all'ascensore.
Dieci minuti dopo, finendo dall'altra parte dell'ospedale, aveva affermato di essere arrivati.
"È nella stanza ventotto insieme ad un altro uomo ricoverato di recente"
Si era dileguato in un attimo.
Stanza ventotto.
Lo avrei trovato sveglio?
Sarei dovuto andare lì mentre lui non è in grado di muoversi, mettendolo a disagio?
Nel temporeggiare indeciso mi ero ricordato di avvisare Heat e Wire.
Non sapevano ancora nulla e togliere loro l'angoscia passata in queste ultime ore è stata sicuramente la scelta corretta.
Trovata la stanza avevo notato immediatamente la sua stazza robusta seduta sul letto.
Era già seduto? Ma cosa combinavano i medici!
Di fretta ero entrato.
C'era sia Kidd che il rinominato medico.
Reprimendo la rabbia lo avevo chiamato facendo notare la mia presenza.
"Cosa ci fai già sveglio e seduto sul letto?"
Non mi sarei mai permesso di alzare la voce verso di lui, nonostante i disastri che faceva.
"Volevo sapere da questo bastardo perché mi ha staccato il braccio!" aveva esclamato lui con un forte affanno mentre stavo entrando.
L'altro era rimasto tranquillo con la sua cartella in mano.
"Se avessi avuto qualche potete Eustass-ya lo avrei sistemato, ma nella realtà non è possibile recuperare un braccio del tutto reciso alla radice" aveva risposto freddo e senza tatto.
"Dovrebbe calmarsi, altrimenti si riapriranno le ferite e dovremmo operare nuovamente" aveva infine concluso osservando me anziché lui.
Velocemente mi ero avvicinato per poggiare una mano sulla sua spalla.
"Calmati, ha svolto il suo compito, avresti dovuto vedere come ti aveva conciato"
A quelle parole si era chiuso, comprendendo, e si era sdraiato su quel piccolo letto.
"Fa sparire tutti da qui" aveva ordinato con un ringhio nella voce.
"Anch'io devo andarmene?"
"Sì, vi chiamerò io quando lo vorrò"
Queste erano state le sue ultime parole.
Mi avevano colpito come lo aveva fatto la scorsa serata quella maledetta lama sul suo perfetto volto.
Il fuoco che arde dentro di lui pareva estinto, senza alcuna fiamma sopravvissuta.
Era rimasto totalmente incenerito.
A testa china e in silenzio avevo ubbidito, scomparendo alla sua vista.

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