Killer
Quel Penguin mi stava salvando.
Non sapevo se ce l'avrei fatta a continuare, senza sapere come stessero gli altri, come stesse lui, senza sapere quando sarebbe finita e senza poter andarmene.
Stavo per cedere, non ho la minima idea di quanto avrei resistito in quelle condizioni e con quelle torture continue.
Ma ora era diverso.
Ogni volta che una guardia entrava lui si frapponeva tra noi e riceveva quasi tutti i colpi diretti a me, tanto che l'adrenalina e lo stress dovuti a quella prigionia stavano lentamente scendendo lasciando spazio ad una discreta calma, nonostante il dolore.
Perché lo faceva, soprattutto?
Mi aveva disinfettato le ferite, per poi bendarle, quando le sue erano fresche ed esposte, mi aveva ripulito, mentre il suo sangue continuava a sgorgare ed aveva provato a coprirmi dal freddo con la sua piccola giacca, rimanendo esposto con un maglione.
Per quale motivo?
In questo momento stava ricontrollando le bende che mi fasciavano tutto il dorso, con cura, una ad una.
Ero riuscito con fatica, grazie al suo aiuto, a sedermi con la schiena rivolta verso l'angolo della stanza, in modo da toccare il meno possibile il muro.
Le ferite erano lancinanti e muovermi era impossibile da solo.
Avevo fatto un lungo respiro.
"Perché lo stai facendo?"
Lo sforzo era molto, la voce poi era flebile e non sapevo se avesse sentito le mie parole, ciononostante il petto bruciava come se avessi urlato a squarciagola.
"Sono un medico, grazie a Law, ed è il mio compito aiutare gli altri come lui fece con me.
Ad inizio della sua carriera ha diretto interventi come lo studente più brillante del suo corso, ma in realtà ne ha condotti precedentemente altri clandestinamente.
Una delle sue prime operazioni ha salvato il mio braccio e la vita di Shachi" aveva spiegato lui, senza voltare lo sguardo dalle ferite.
Provava pietà, quindi? O un senso di dovere nei miei confronti?
Ero contrariato da quella affermazione, non comprendevo.
"Sei arrabbiato? Ho forse fatto qualcosa di male? Captain Kidd credeva che fossi morto e sarebbe davvero distrutto se ti lasciassi morire sul serio, non me lo perdonerei" aveva continuato ora osservandomi negli occhi.
Era difficile, la gola bruciava ed anche respirare era complesso, non avevo più forze, ma volevo sapere come stesse!
Mi ero toccato il collo con le dita, come per tastare con le ultime energie rimaste come fosse conciato.
Lui continuava a mantenere lo sguardo fisso e gli occhi sui miei, addolcendo la sua espressione.
"Sta molto meglio di te, Trafalgar lo ha curato, era solo a terra perché credeva che non fossi più qui.
Anche gli altri stanno bene e non hanno subito torture"
Quelle parole mi avevano rincuorato, molto, tanto da avere gli occhi umidi.
Si vedeva che non ero in me, altrimenti non mi sarei comportato come un debole al punto da piagnucolare in un angolo riempito di bende ed imboccato da quel ragazzino.
Sì, mi aveva anche imboccato per farmi ingerire qualcosa, visto che non ero nemmeno in grado di tenere un cucchiaio in mano.
Era imbarazzante, maledizione!
Però erano giorni che non mangiavo e gli sono grato per avermi fatto mandare giù qualcosa.
"Vuoi parlare con lui? Ho qui questa penna che ti permette di sentire l'altra cella e comunicare"
Potevamo comunicare?
Avrei voluto sentirlo, però che cosa avrei potuto dire in quelle condizioni?
Perciò avevo scosso la testa, non me la sentivo di farmi sentire da Kidd in questa situazione.
Era faticoso, ma dovevo farlo, visto quello che stava facendo per me.
"Grazie, Penguin"
Non potevo dire altro, era troppo stancante.
Una volta dette, avevo chiuso gli occhi, per cercare di asciugarli, e mi ero appoggiato con la testa al muro, sfinito dagli sforzi.
Lui continuava ad osservarmi ed aveva quasi iniziato a piangere.
"Non preoccuparti, ci penso io a te!" Aveva esclamato soffiandosi il naso e continuando commosso.
Non era forse esagerata, quella reazione?
Non importa, era comunque gradita.
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