Kidd
Erano passate settimane dall'ultima volta che avevo visto quel bastardo alla quale DOVEVO un favore.
Era ripugnante, eppure era la realtà dei fatti.
Quel chirurgo che faceva la fila ai Mugiwara ha costretto Killer ad inchinarsi e a ringraziarlo per il lavoro che aveva svolto.
Era venuto davvero, alla fine.
Lo avevo notato immediatamente con il suo orribile cappello a macchie, seduto in una delle postazioni migliori e nonostante tutto, era anche venuto in sala autografi a mostrare il suo muso.
Ero esterrefatto e decisamente furente ogni qual volta che mi ricordavo dell'accaduto.
Non avevo parole per descrivere quanto mi sentissi in debito coi miei uomini per averli portati a subire un evento del genere.
Killer mi aveva ripetuto di essere più cauto, di non scontrarci con persone di tale calibro senza prima un piano accurato.
Tutto ciò non mi aveva fermato, dovevo constatare quali fossero i miei nemici e ne ero uscito sconfitto, da tutti i fronti.
Anche lui era distrutto e pertanto aveva iniziato ad allenarsi il doppio fino ad aumentare ad occhio la sua massa muscolare.
Che cosa gli passava per la testa?
Aveva detto di voler essere più forte, tanto da non avere più bisogno del supporto di nessun altro per proteggermi.
Queste parole bruciavano, ogni volta che mi ritornavano in mente.
Era tempo di prendersi una pausa, di rimettersi in piedi, pertanto avevo deciso di pensare esclusivamente alla realizzazione della nostra band.
Killer avrebbe suonato i suoi tamburi, Heat il basso e Wire sarebbe diventato la seconda chitarra.
Non che avessi abbandonato il mio sogno, non sarebbe mai accaduto, solo, i miei uomini avevano bisogno di riprendersi e rilassarsi.
Era orribile da pensare, ancor più da dire, ma dovevano assolutamente, e ne avevano il merito, concedersi del riposo.
Avevo venduto l'auto a buon prezzo come cimelio ed avevo riposto ogni premio in una credenza, per dare spazio a quello che sarebbe stato il nostro studio e posizionare l'attrezzatura, comprensiva di nuovi amplificatori.
Ora era un'abitudine provare le nostre strofe per tutta la serata, dopo la chiusura del locale e del mio commercio illecito di armi, che avveniva sempre nello stesso luogo dove ci esercitavamo.
"Kidd, siamo pronti per esibirci, abbiamo già imparato tutte e dieci le canzoni, ci mancano solo le prove generali ed abbiamo concluso" mi aveva informato appena finito di provare un'altra volta.
Ci avevo riflettuto, tuttavia, se era Killer a dirlo, sicuramente si trattava del vero.
"Heat, occupati tu di organizzare l'evento, dev'essere il più acclamato, come la banda di Kidd!"
Così aveva annuito e, sempre mantenendo la sua espressione in pena, aveva iniziato a mettere via già in pensiero su come agire.
I miei uomini, questi perseguitati uomini come me, altro non sarebbero potuti diventare che miei sottoposti.
Questo e nessun altro sarebbe potuto essere il loro unico posto e ne andavo fiero.
Loro lo sapevano, anche senza il bisogno di doverlo dire, ed ogni giorno si impegnavano nei loro compiti.
Che si trattasse di mantenere il ristorante, di ricercare informazioni, di saccheggiare e distruggere le basi di coloro che provavano ad ingaggiare spedizioni contro di noi, loro erano sempre pronti.
Era eccitante, tremendamente, vedere il terrore nell'animo di quelle persone mandate a concludersi contro di me.
Questo mi aveva riacceso, come lo aveva fatto il blitz ricevuto la settimana scorsa in casa nostra, che tutti sapevano dove fosse, da parte delle forze dell'ordine.
Erano in dieci, tutti armati e, anche se ne avevo dei dubbi, completamente addestrati.
Ma erano bastati Killer, rinominato da loro "Il Massacratore" non senza un motivo, e Wire a fare sì che gli ultimi due rimasti ripulissero il casino da loro compiuto con le loro inutili gesta e membra.
Ciononostante, ero troppo orgoglioso da ammetterlo, anche con me stesso, questa sconfitta era pesante da accettare, però non lo avrebbe saputo nessuno.
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