Degenza

Erano passati due giorni da quella notte.
Era tardo pomeriggio, il cielo era sereno e soleggiato, forse un po' troppo per la stagione, e, all'interno dell'ospedale, il paziente Eustass Kidd, aveva aspettato con impazienza il finire di quelle visite di controllo.
Erano troppe e si alternavano in troppo tempo, si era detto.
Inoltre tutte queste attenzioni dopo aver subito quella sconfitta bruciavano e non voleva che Killer e gli altri provassero compassione per lui.
Compassione? Perché mai avrebbero dovuto?
Il loro viaggio non era sicuramente finito qui e di certo questo non lo avrebbe fermato, anzi, ne sarebbe uscito meglio di quanto quegli stupidi possano immaginare.
Tuttavia, nonostante questa convinzione, si chiedeva spesso se sarebbe rimasto il giusto capitano del suo gruppo e se avrebbe potuto ancora gareggiare e vendere le sue armi.
Trafalgar nel frattempo aveva esaudito il desiderio del suo difficile paziente e gli aveva portato un libro informativo su una possibile protesi che avrebbe potuto utilizzare.
"Vista la situazione è possibile poter inserire questo tipo di ausilio" aveva affermato usando il suo solito tono professionale.
"Che resa mi dà?" aveva tagliato corto l'altro.
"Certamente non sarà come prima, ma una volta presa l'abitudine avrà le rese migliori nel suo caso" aveva comunicato elencando poi le alte capacità dell'oggetto in questione.
Il paziente, con gran sorpresa per Trafalgar, aveva seguito il tutto, analizzando in maniera eccellente l'aspetto tecnico e tutte le informazioni relative la sua struttura e funzione.
Difatti oltre a gareggiare e a vendere illecitamente armi, Kidd, era anche un meccanico eccezionale e costruiva congegni dai tempi dell'orfanotrofio, tra una fuga e l'altra, che alle volte duravano anche mesi insieme al suo biondo amico.
Nessuno, oltre a loro, poteva sapere cosa combinassero da soli per le strade scozzesi a quell'età, a malapena ragazzini, liberi nelle strade di quella modesta cittadina.
Alle volte li ritrovavano nei dintorni, delle altre invece venivano rintracciati addirittura in luoghi distanti decine e decine di chilometri, nonostante scappassero con solo qualche manciata di denaro e modeste quantità di cibo.
Kidd non possedeva nulla e nemmeno aveva mai conosciuto il suo vero padre, l'unica cosa che aveva era sempre stata Killer, l'amico che non mostra mai il suo volto fin da bambino ed odia la sua risata, tanto che aveva smesso di farlo.
Quale fosse il suo nome, il suo volto e la sua storia erano sconosciuti e segreti, tanto che anche Eustass non ne era pienamente a conoscenza.
Ma non gli importava, lui sarebbe stato il suo migliore amico anche se fosse il figlio di un noto imperatore o di un umile operaio.
"Me ne vado" aveva sentenziato dopo un breve tempo di riflessione alzandosi e prendendo con sé il volume.
"Avendo concluso visite importanti per l'inserimento di una protesi per il caso in questione, la scelta migliore sarebbe restare e finire gli accertamenti, così da poter procedere" aveva risposto Trafalgar senza davvero ascoltare quelle che, per lui, erano stupide lamentele.
"Non ti sei rotto di lavorare per due giorni di fila?"
Aveva vistose occhiaie e si era sistemato nei servizi dedicati ai medici dell'ospedale ma, infondo, non aveva alcun motivo per tornare a casa di corsa.
L'altro aveva scosso la testa, seccato, aggiungendo poi che il motivo per la quale non tornasse nella sua abitazione fosse proprio il suo comportamento.
Il tempo continuava a scorrere ed erano rimasti soli, Trafalgar, Eustass e l'altro paziente, senza che nessun medico o infermiere venisse a prelevare uno dei due per un'ulteriore visita.
"Perché ci impiegano tutto questo tempo?"
Non aveva compreso davvero per quale motivo fosse ancora lì dentro e non se ne fosse andato prima, ma forse era solo perché non si sentiva ancora pronto a ritornare da loro in quelle condizioni.
Sconfitto, bruciato.
Credeva di poter compiere ogni cosa, anche prendere il posto della banda del Rosso, ma a quanto pare non era ancora pronto.
No, non lo era, per nulla.
A quelle parole l'altro paziente aveva ridacchiato, divertito delle lamentele e noncurante del flusso dei pensieri dell'altro, interrompendolo.
Eustass non aveva nemmeno aperto bocca, limitandosi ad uno sguardo eloquente, ma non era bastato e l'aveva fatto ridere ancora di più.
"Ho sempre tifato per Luffy ed il suo team, come credevi di poter essere alla loro altezza?" aveva continuato ancora divertito.
Erano sul punto di azzuffarsi, ma Trafalgar era prontamente intervenuto mettendo a tacere Bartolomeo.
"E comunque domani è pronto per essere dismesso" aveva infine sentenziato.
Era davvero felice e nel mentre aveva preso un poster del suo idolo e lo aveva sbandierato come se nulla fosse e mettendosi quasi a gridare.
"Finalmente potrò vedere Luffy-senpai!"
Nel mentre lui ancora sghignazzava sornione Trafalgar ne aveva approfittato per portare alla calma il suo paziente, invano.
"È l'ora di un ottimo sedativo" e, senza andare troppo lontano, visto che ne aveva alcuni per l'occasione, si era accinto per prepararne una leggera dose.
"Merda, allontanati" aveva esclamato infuriato e alzandosi in piedi.
"Rimettiti seduto allora" aveva ordinato con ancora la siringa non aperta in mano.
Era apparso agli occhi di Kidd un vero stronzo, tuttavia, il solo fatto che avesse fegato a tal punto lo compiaceva, ma allo stesso tempo infastidiva.
Così si era conclusa quella giornata e, di fretta, l'operatrice aveva portato la cena ai due, scappando di corsa per restare il meno possibile lì dentro.
Era del cibo orribile, aveva pensato Eustass.

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