24 dicembre, 1955


24 Dicembre, 1955

Natale era un periodo meraviglioso ad Hogwarts. La neve copriva i terreni come glassa bianco-argentea su una torta. La Sala Grande era sempre decorata splendidamente, ma quest'anno era meglio che mai. Il nuovo professore di Incantesimi, Filius Vitious, aveva un meraviglioso senso estetico per le decorazioni. Hagrid e Ogg avevano trascinato dodici tra i più perfetti, enormi pini nella Sala Grande, e il personale, sotto la direzione magistrale di Vitious, li aveva fatti diventare unici l'uno dall'altro e assolutamente splendidi. Hogwarts non era mai stata così magica.
Ma le vacanze erano un momento piuttosto difficile per Minerva. Era l'unico periodo in cui si sentiva veramente sola. Quando gli studenti andavano a casa dalle loro famiglie, a Minerva veniva ricordato quando sgradita fosse alla casa felice di sua sorella. E quando tutti i suoi colleghi andavano a fare shopping di regali per le loro famiglie in Hogsmeade, Minerva rimaneva indietro perché non aveva nessuno a cui comprare i regali.
Grazie agli dei per Albus. Era l'unico che aveva notato che lei era più cauta del solito intorno a Natale e spendeva gran parte delle sue energie incoraggiandola ad entrare nello spirito delle festività. Ma i suoi sforzi l'addoloravano. Più attenzione le dava, tanto più si illudeva che lui avrebbe potuto innamorarsi di lei. Quando la lasciava dopo una partita a scacchi o una tazza di tè o una passeggiata nel parco, riacquistava i sensi e si rassegnava alla disperazione di un amore non corrisposto.
Quella sera, si stava preparando per la festa di Natale del personale. Non c'era stata nessuna festa l'anno precedente visto che troppi studenti erano rimasti a scuola per poter permettere a tutto il personale di lasciare il loro posti per alcune ore. Quindi questo era la prima festa di Minerva con i suoi colleghi.
C'era anche un motivo in più per festeggiare quest'anno. Il preside Dippet era stato molto malato ultimamente e si era ripreso a sufficienza per tornare ai suoi doveri abituali. Albus aveva fatto entrambi i loro lavori per mesi e con Armando di nuovo in salute si era liberato da un grande peso sulle spalle. Tutto il personale fremeva di eccitazione per una serata di adulte frivolezze.
Minerva controllò il suo riflesso nel grande specchio della sua vanità. Sorrise. Era sinceramente felice del suo aspetto, un evento raro. I lunghi capelli neri sciolti in una torsione, non molto diversa da quella della danza del diploma. Indossava il suo vestito festivo preferito, un tartan verde militare e marrone con un corsetto scollato e una gonna lunga che scivolava come onde intorno alle sue gambe quando si muoveva. Minerva si sentiva come non si sentiva da anni: bella.
La stanza del personale era stata trasformata. Sembrava come se una cartolina di Natale fosse esplosa sulle pareti. Stelle filanti rosse e verdi erano state appese tutt'intorno, con scintillanti fiocchi di neve d'argento che rivestivano le pareti. Candele di Natale brillavano su ogni superficie. Lumacorno aveva ottenuto una cassa di vino fatto dagli elfi per l'occasione, e gli elfi domestici sorpassarono se stessi sulla varietà di gustose prelibatezze natalizie.
Minerva trascorse gran parte della festa parlando con Filius Vitious. Era nuovo, proprio come lei, e un mago molto interessante. Si sedettero, mentre parlavano, dato che Vitious era alto come i fianchi di Minerva e nessuno dei due voleva essere a disagio per la differenza di altezza. Aveva circa dieci anni più di lei, un maestro di Incantesimi e un famoso campione di duello. Ebbero una conversazione piacevole, ma Minerva non poteva fare a meno di desiderare di poter passare più tempo con Albus. Ma egli era immerso in una conversazione con Galatea Gaiamens, la professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, riguardante il recente incidente con un Molliccio nell'armadio delle scope al sesto piano. Minerva continuava a lanciargli sguardi. Era molto bello nel suo abito blu notte.
Vitious lasciò la festa presto per finire un po' di correzioni, in questo modo Minerva fu lasciata ai propri pensieri. Ogni volta che si avvicinava per parlare con Albus, Horace Lumacorno sembrava intercettarla per vantarsi di qualche strega o mago famoso che conosceva, il tutto mentre le fissava il petto. Fu molto sollevata quando il preside Dippet chiese di parlarle per quanto riguardava l'inventario della biblioteca, costringendo Lumacorno a trovare qualcun altro da cercare di impressionare.
Minerva e il Preside chiacchierarono per un bel po'. Albus venne per unirsi a loro e si resero conto che erano gli unici tre rimasti nella stanza del personale.
<< Sembra che siamo stati abbandonati, amici miei. Devo dire, però, che non sono sorpreso di essere stato lasciato con i miei due collaboratori più devoti e di talento >> osservò Dippet.
Minerva arrossì leggermente alla sua lode e cambiò frettolosamente argomento. << Dovremmo riordinare? >>
<< Certo che no! Siamo in ferie per la serata. Lascia che se ne occupino gli elfi domestici >> le disse Dippet.
<< Anche gli elfi domestici hanno bisogno di una vacanza, signore >>. Minerva sorrise. Albus la guardò, con anche lui un sorriso sulle labbra. Il mondo vedeva raramente la sua compassione nascosta.
Dippet notò l'espressione sul volto di Albus. << Bene, allora, vi lascio ad esso. Questo vecchio ha bisogno del suo riposo. Buonanotte >>.
Albus e Minerva diedero la buonanotte al preside e Minerva tirò fuori la sua bacchetta per mettere in ordine la sala professori.
<< Non c'è bisogno che resti, Albus. Posso occuparmene da sola. Non ci vorrà molto >>.
<< Sciocchezze, mia cara. Ho cercato di parlarti da solo per tutta la notte >>.
Minerva arrossì una tonalità di violento color cremisi. Tenne la schiena ad Albus, insicura su come rispondere.
<< Allora, cosa ti rende così sensibile alle esigenze degli elfi domestici, Minerva? >>
<< Abbiamo degli elfi domestici a McGranitt Cliffs. Sono due, Twila e Zara. I miei genitori ci hanno insegnato ad essere rispettose e a trattarli come se fossero parte della famiglia. E lo faccio ancora. Ho mandato loro regali di Natale questa mattina >>. Non guardò Albus in faccia mentre parlava, aveva troppa paura per guardarlo. Aveva bevuto un po' di vino e non era fiduciosa nella sua capacità di nascondere i suoi veri sentimenti per lui.
<< Ho sempre pensato che il vero segno distintivo di una persona buona è nel modo in cui lui o lei tratta i suoi inferiori, non i suoi eguali. Hai un grande interesse per gli altri, Minerva >>.
<<. Sono certamente niente in confronto a te >>.
<< Oh? >>
Si voltò verso di lui e lo guardò dritto in quegli occhi di zaffiro. << Albus Silente, tu sei l'uomo più gentile, più compassionevole che il mondo abbia mai visto >>. Si voltò di nuovo. La sala degli insegnanti era quasi tornata alla normalità.
<< Mi lusinghi, mia cara >>.
Lei fu in grado di rilevare il suo sorriso nella sua voce. Non rispose, avendo paura di quello che avrebbe potuto dire. Finì di mettere in ordine l'arredamento e si avviò verso la porta. << Buonanotte, Albus. Buon Natale >>.
<< Minerva, aspetta un attimo, per favore >>.
Si fermò e si girò sulla soglia. << Sì? >>
Lui si diresse verso di lei fino a quando il suo corpo non fu che a pochi centimetri da quello di lei. << Vischio >> sussurrò.
Lei alzò lo sguardo per vedere un piccolo rametto appeso sopra di lei. Prima che potesse parlare, le labbra di lui incontrarono quelle di lei. Fu delicato in un primo momento, poi sempre più appassionato. Avvolse la vita di lei nel suo abbraccio, tirandola il più vicino possibile a lui. Spostò il suo labbro inferiore e approfondì il bacio. Le braccia di lei serpeggiarono attorno al suo collo mentre la sua bocca si muoveva contro quella di lui, le sue dita tra i suoi capelli. Il suo intero essere era in fiamme. Era meglio che nei suoi sogni più selvaggi.
E poi era finita. Lui la lasciò andare e si allontanò, lasciandola da sola sulla soglia. Albus scomparve nel corridoio buio.
Minerva era sopraffatta dall'emozione. Riusciva a malapena a stare in piedi, il suo petto era teso ed era senza fiato. Barcollò fino alle sue stanze in stato confusionale. Le lacrime le scorrevano liberamente e silenziosamente lungo il viso. Non era sicura se fosse dalla felicità o dalla delusione.

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