Capitolo Ventunesimo
Entrare al Padiglione della Neve Purpurea fu abbastanza facile, lo fu meno cercare di capire dove si trovasse Meizhen. Deming sapeva che senza un lascia passare non gli sarebbe stato concesso di salire oltre il terzo piano, quindi doveva sperare che il principe Haoran non avesse portato la ragazza alle sale superiori.
Deming si fece spazio fra i commensali che stavano osservando con gli occhi pieni di lussuria le ballerine intente a esibirsi in danze succinte e provocanti. Questo accadeva perché, subito dopo la mezzanotte, il padiglione della Neve Purpurea cambiava volto, assomigliando più che altro a una raffinata casa di piacere che a un luogo dove svagare la propria mente.
Cercando di preservare i suoi occhi, Deming si guardò intorno, ma non scorse Meizhen negli ambienti del pianterreno, così si accinse a salire la lunga scalinata interna che lo avrebbe condotto al piano successivo, dove i ringhi dei felini riuscivano a fargli correre dei brividi lungo la schiena.
Deming emerse nella sala dalle pareti verdi, dove alcune pantere dalla pelliccia color carbone si stavano sfidando racchiuse in una gabbia di ferro spesso, disposta su di un tavolo circolare. Il ragazzo avrebbe voluto passare avanti, perché non vi era alcun divertimento nell'osservare due animali storditi e affamati scannarsi fino alla morte per il divertimento del pubblico. Il suo sguardo, però, venne attirato dalla presenza di Tan laoren. Quell'anziano che gli aveva parlato con tanta benevolenza era seduto insieme a Jianlu. Entrambi stavano puntando del denaro sulla pantera vincente.
A Deming venne il voltastomaco. Pensare che quegli uomini volessero la libertà per poi ritrovarli a scommettere sulla morte di due povere bestie in gabbia gli dava la nausea. Non che i mancesi fossero migliori, non esistevano uomini perfetti, dopo tutto. Neanche Deming lo era, perciò si allontanò da quei pensieri dirigendosi verso il terzo piano e, una volta sopraggiunto, osservò varie coppie esibirsi nella danza dello zoccolo ruggente su di un piedistallo, in un ambiente talmente allegro da strappargli una risata.
Deming avanzò fra la folla, consapevole di non potersi spingersi più in alto. Cercò il viso di Meizhen in quello di ogni ragazza, le sue guance tornite, le sue labbra rosee e i suoi occhi scuri capaci di addolcire l'animo, ma di lei non c'era nessuna traccia.
Deming si sentì talmente abbattuto da scontrarsi con una ragazza dai lunghi capelli sciolti, sopra cui spiccavano alcune trecce sottili. «Perdonami, xiaojie!» si inchinò subito, sentendosi stanco e stordito. «Ti ho fatto male?»
«Oh, ma cosa abbiamo qui? Una guardia di palazzo?» domandò la donna, con voce melliflua, posando un dito sotto il suo mento per costringerlo a sollevare lo sguardo. «Non ti hanno insegnato che al padiglione della Neve Purpurea ogni rango è dimenticato? Non devi inchinarti, anche se sono la matrona di questo luogo, mio bel soldato.»
«La matrona? Quindi sei tu la proprietaria... Bai Ai Lun» ragionò Deming, senza accorgersi della presenza di un uomo dai lunghi capelli grigi, che si stava aggirando nelle vicinanze. «Mi chiedevo se avessi visto un principe da queste parti, accompagnato da una ragazza.»
«Un principe?» domandò la giovane, attorcigliandosi una ciocca di capelli sul dito indice. «Dipende, uno l'ho visto e non era per niente simpatico. La sua accompagnatrice, invece, mi ha battuto nella danza dello zoccolo ruggente.»
Deming sorrise, forse c'era speranza di trovare chi stava cercando. «Puoi dirmi dove sono andati? La ragazza si chiamava per caso Meizhen?»
La donna annuì, mordendosi il labbro inferiore con fare indeciso. «Sì, proprio così, il suo nome è quello che si dona alle perle quando sono di magnifica fattura. Ma non so se posso dirti dove sono andati, potresti soffrire nel conoscere la verità.»
«Come?» domandò Deming, notando, stavolta, l'arrivo di quell'uomo dal capo coperto da una matassa disordinata di capelli. Era inusuale che qualcuno non adottasse l'acconciatura mancese, i recidivi venivano puniti con la tortura e la prigione.
Ai Lun fece per rispondergli, ma l'uomo le sfiorò una spalla con la mano destra e lei annuì. Pareva quasi si fossero scambiati un silenzioso contatto, che ammorbidì i lineamenti della matrona, belli come quelli di una peonia in sboccio. Alla fine, Ai Lun si tolse uno spillone dalla treccia più grossa, mettendoglielo delicatamente in mano. «La tua amica, Meizhen, si trova al quinto piano. Primo baldacchino a destra. Se non ti fanno passare, mostra loro il mio ornamento.»
Deming si inchinò di nuovo, a dispetto delle regole in vigore al padiglione. «Grazie per la vostra comprensione, xiaojie» la chiamò con rispetto, per poi avviarsi verso le scalinate interne, nascoste dietro i portici. Quando due giovani dall'aria annoiata lo videro si alzarono in piedi, come a volerlo fermare, ma Deming mostrò loro il pendaglio. «Ho il permesso della matrona.»
«Perdonateci» borbottarono allora i due giovani, facendosi da parte, in tal modo Deming poté accedere in tutta tranquillità al quarto piano. La sala era composta da tre stanze ubicate in corridoi silenziosi, da cui provenivano rumori per niente pudici.
Deming cominciò a capire per quale ragione la matrona lo avesse avvertito, dicendogli che avrebbe potuto soffrire nel cercare Meizhen. Tuttavia, il giovane continuò ugualmente la sua avanzata, raggiungendo il quinto piano. Lì le stanze nemmeno c'erano, i vari letti erano divisi da tende di velo e organza che si muovevano solo quando, dalle finestre ottagonali, osava entrare uno sbuffo di vento.
Deming deglutì un grumo di saliva e camminò silenzio tra i tendaggi, voltandosi poi verso un baldacchino coperto da sottili strati di raso blu. Solo da lì provenivano lamenti e sospiri, che riuscivano a inondare l'intera sala.
Il giovane non voleva credere che sdraiata su quel letto ci fosse Meizhen, lei non si sarebbe mai ceduta al principe Haoran a neanche un giorno dalla fine della loro relazione.
Deming si avviò così verso i tendaggi e afferrò il raso fra le mani, scostandolo appena, per osservare ciò che mai avrebbe voluto vedere: Meizhen giaceva sul materasso, priva di vesti, sotto il principe Haoran, che stava baciando il suo intero corpo con una lentezza estenuante. L'uomo aveva le labbra posate sul suo petto e una mano nascosta fra le cosce di lei. Meizhen, invece, stringeva le sue spalle fra le braccia e lasciava su di esse graffi profondi, capaci di far lamentare il principe.
Era abbastanza.
Deming abbassò il tendaggio e si incamminò con il cuore in gola verso le scalinate, scendendole quasi di corsa, finché non tornò al pian terreno, stritolando lo spillone della matrona fra le mani.
La guardia uscì all'aria aperta e mise una mano sulla fronte, sedendo sulle gradinate d'accesso al padiglione per cercare di metabolizzare, concepire, ciò a cui aveva appena assistito, senza riuscirci.
L'unico sentimento che avvertiva, oltre alla rabbia, era il ribrezzo che provava nei confronti di Meizhen.
Con quale coraggio gli aveva detto di non desiderare il principe Haoran? Con quale coraggio gli aveva chiesto di ripudiare la grande offerta che l'imperatore gli aveva proposto, in nome di un amore che non esisteva e non sarebbe mai più esistito?
Quella ragazza non era altro che una puttana, che si era lasciata fuorviare dal fascino del principe Haoran alla prima occasione. Non era diversa dalla Yifan che tanto aveva screditato.
Meizhen lo aveva insultato, aveva buttato fango su di lui e sul loro legame, giacendo con un altro uomo, forse il peggiore della Città Proibita, a discapito di ogni riconciliazione.
Deming non poteva dimenticare e passare avanti, non lo avrebbe mai fatto. Anzi, si sarebbe vendicato, nel modo peggiore possibile. Anche Meizhen doveva soffrire, come lui aveva sofferto quella notte.
🥀🥀🥀
Cadere fra le braccia del principe Haoran era stato così facile, e al contempo così stupido. Se non avesse bevuto tanto, forse Meizhen non gli avrebbe concesso di possederla. Di infilarsi con calma e dolcezza dentro di lei, mentre le sue labbra si muovevano con smodata passione sulle proprie, come se le desiderassero da chissà quanto tempo.
Meizhen non poteva perdersi in certi pensieri, lottò per scacciarli via mentre il principe spingeva il bacino contro il proprio, e i muscoli delle sue braccia si tendevano sotto le dita della giovane, che aveva perduto il conto dei gemiti a cui aveva dato adito fino ad allora.
Cercando le labbra del principe, Meizhen impediva a se stessa di pronunciare quel nome di cui aveva paura. Lo stesso che Yifan aveva sospirato nella camera da letto di palazzo An'chi, prima di essere travolta da un nuovo futuro.
Meizhen cominciava ad aver paura del futuro e delle conseguenze che le sue azioni avrebbero portato, ma ormai c'era dentro e non poteva fare altro che assecondare quei movimenti e goderseli fino in fondo, sebbene la confusione regnasse sovrana nella sua mente.
Quando Wentian abbandonò le sue labbra, Meizhen avvolse le mani dietro il suo collo e cercò di baciarlo ancora, ma non vi riuscì. Si sentiva neutralizzata, i movimenti dell'uomo diventavano sempre più forti e il piacere la travolgeva, facendole inarcare la schiena.
Lo sapeva, Meizhen. Sapeva che il principe Haoran voleva che lo chiamasse, ma non lo avrebbe fatto. La donna si lamentò ancora, affondò le unghie dietro la schiena del compagno, già segnata da innumerevoli graffi, e poi raggiunse l'apice del piacere, immobilizzandosi, mentre lui continuava, instancabile, per nuovi istanti che le fecero quasi male.
Wentian non era dolce, quando si trattava della passione.
Alla fine, però, anche lui spinse per l'ultima volta, e Meizhen si sentì invasa da un forte calore all'altezza del basso ventre. Cercò di non rimproverarlo per essere stato così poco accorto e rimase in silenzio, coi lunghi capelli abbandonati lungo i cuscini e il corpo sudato, percorso dai mille baci che Wentian le aveva donato prima di unirsi a lei.
Quando Meizhen avvertì la mano del principe Haoran serpeggiare sul suo ombelico chiuse gli occhi e si voltò verso di lui. Wentian le cinse la schiena e la attirò sopra il proprio petto. Meizhen rimase ancora in silenzio, i suoi occhi si erano ormai abituati al buio. Con una mano accarezzò il petto dell'uomo, su cui vi erano troppi graffi, troppe imperfezioni, su dei muscoli tesi.
Lui non diede voce ad alcun pensiero, si limitò a sfiorarle la schiena, forse nel tentativo di farla rilassare, e ci riuscì. Meizhen posò la testa sulla sua spalla, mentre il principe tirava sopra di loro delle coperte di lana, capaci di ripararli dal fresco della sera.
«Zhen'er» la chiamò allora, posando una mano sui suoi capelli, per intrecciarli fra le proprie dita.
Meizhen socchiuse gli occhi, sentendo il peso della stanchezza adagiarsi sulle proprie spalle. «Wentian?» lo chiamò, proprio come lui le aveva suggerito di fare.
«Penso che non ne avrò mai abbastanza» le rivelò, con la voce flebile, carezzevole. Non c'era tenerezza nel suo tono, ma malizia. «Non posso astenermi dal tuo corpo. Non posso accontentarmi di una sola notte. Sarebbe come impedirmi di bere nel deserto di Gobi.»
Meizhen si sentì arrossire, e fu lieta di aver posato la testa sotto al mento del principe, così lui non se ne sarebbe accorto. «Non posso offrirti di più. Ti sei preso la mia virtù, ma non puoi farne tesoro visto che hai scelto di non sposarti.»
«Non mi dire che tu potresti resistere» rise il principe, scambiando le posizioni. Fu un attimo e poi Meizhen se lo ritrovò sopra, a un palmo dal naso.
«Potrei, invece. Te l'ho detto, non sarò la tua amante all'ombra della sera» mormorò la giovane, che sapeva di avere ancora un onore, una dignità, a cui appellarsi. «Dormi, e dimentica tutto.»
«Non lo farò» sussurrò il principe, abbassandosi sulle sue labbra per schiuderle ancora, cercare la sua lingua e avvilupparla alla propria. Meizhen si ritrovò di nuovo senza fiato e sollevò una gamba, chiudendola intorno al bacino del principe, che si adagiò su di lei, prima di unire ancora una volta i loro corpi. Meizhen non pensava di aver provato un piacere tanto sconfinato, capace di farle dimenticare ogni dolore e umiliazione subita.
«Giochi sporco...» sussurrò la giovane, sentendo le spinte scuotere il suo intero corpo. Il principe le strinse i fianchi e la fece di nuovo sua, movimento dopo movimento, invadendola con il proprio desiderio.
Meizhen era impacciata, eppure si lasciava guidare da lui, da quell'uomo a cui era stata promessa da piccola. Forse lei e il principe Haoran erano davvero destinati, ma non all'amore, non c'era amore in lui. E in Meizhen non vi era altro che un cuore spezzato, che riusciva a ricomporsi soltanto durante quegli istanti di piacere capaci di neutralizzare ogni suo pensiero.
Quando terminarono, Meizhen era ancora scossa dal piacere generato dall'orgasmo, e Wentian ansimava al suo fianco. Era stanco anche lui, ma la abbracciò di nuovo, come se non ne volesse saperne di stare lontano dal suo corpo. Meizhen, però, lo lasciò fare.
«Allora...» espirò il principe, con voce roca, bassa. Contratta da un piacere che Meizhen non era sicura di voler dimenticare. «Davvero riusciresti a resistere?»
La giovane si lasciò andare a una risata e sollevò lo sguardo verso il principe, posando una mano sulla sua guancia. «Non te lo dirò. Ora dormi, non penso di avere le forze di continuare.»
«Colpa del vino» ridacchiò l'uomo, baciandola sulla tempia, in un impeto di affetto. «Spero almeno che tu sia soddisfatta, non vorrei averti deluso.»
«Come potresti deludermi? Finora non hai fatto altro che proteggermi» Meizhen parlò a lingua sciolta, non aveva motivo di mentire, non con il principe Haoran. «Se non posso sposarmi per amore, sono felice di aver donato a te la mia virtù. Altrimenti se la sarebbe presa qualche nobile spocchioso, che di certo avrei odiato.»
Il principe non si fece problemi nel ridere. Era forse quella la leggerezza che sopraggiungeva dopo l'unione dei corpi? Quella sensazione di soddisfazione che aveva pervaso Meizhen, rendendola simile a una piuma?
«Non hai grandi prospettive per il futuro, Zhen'er» mormorò Wentian, abbassando le palpebre. Doveva essersi stancato, così Meizhen appoggiò il viso sui cuscini e passò un dito lungo la mascella marcata del principe, fino a lasciar scivolare il polpastrello sul suo mento.
«In realtà, mi spaventa il futuro» rivelò la giovane, a mezza voce. Il principe Haoran socchiuse le palpebre e perse tutta la sua ilarità, abbracciandola come a farle da scudo. Meizhen si sentì protetta fra le sue braccia e chiuse gli occhi, sentendo la sonnolenza avvolgerla meglio di un mantello. «Ti ho turbato?»
«Meizhen» la chiamò Wentian, forse per la prima volta, senza ricorrere ad affettuosi appellativi. «Non avere paura del futuro. Mai. Affrontalo e basta. Promettimi che lo farai.»
«Lo farò» sussurrò Meizhen, suggellando quella promessa con un ultimo bacio, privo di passione ma pieno di qualcos'altro. Poteva essere fiducia, oppure speranza, lei non lo sapeva. Ciò che sentiva, erano le labbra del principe Haoran più attente e calme che mai.
Quando il baciò terminò, Meizhen quasi ne sentì la mancanza, ma era troppo stanca per richiedere nuove attenzioni. Il sonno sopraggiunse, e la trascinò via, lontano da tutte le preoccupazioni che fino ad allora l'avevano oppressa fino a rendere sofferenti i suoi giorni.
Troppe delusioni e troppi dolori erano scomparsi, quella sera, grazie al principe Haoran. Ed era una sensazione così bella, la leggerezza, che Meizhen non avrebbe voluto lasciarsela scappare. Anche se sarebbe accaduto, il giorno dopo, quando sarebbe tornata alla Città Proibita e avrebbe rischiato di incrociare gli occhi di Deming a ogni angolo di quell'imponente gabbia, che i nobili chiamavano palazzo.
🥀🥀🥀
Ebbene, alla fine Deming non è riuscito a impedire il fattaccio, anzi, ha visto con i suoi occhi la verità, e sappiamo tutti che non resterà con le mani in mano. Il nostro ragazzo è parecchio orgoglioso, e si è sentito ovviamente tradito XD (C'è da dire che anche Ai Lun ci ha messo del proprio, ma a lei torneremo fra qualche capitolo u.u)
Invece spero abbiate apprezzato la scena tra Wentian e Meizhen, lei finalmente era leggera e contenta, dopo parecchi capitoli di tensione e sofferenza <3 Il principe si è ormai scavato un bel posticino nella sua vita, e chissà come si svolgerà la loro storia u.u Chissà!
Vi dico in anticipo che i prossimi tre capitoli vi uccideranno come hanno ucciso me XD, mi prendo la responsabilità di vostri futuri crolli ed esaurimenti. Nel frattempo vi invito a lasciarmi un commento e una stellina per spronarmi nella pubblicazione del prossimo capitolo, mercoledì u.u
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